venerdì 18 novembre 2005

IL CONVEGNO


Centonove
18.11.05


MEDITERRANEO DA… AGGIORNARE

Dell’Ucc (Università etica per la condivisione della conoscenza: www.universitaetica.net) il nostro giornale si è già occupato altre volte. Dopo l’esordio con un seminario a Bruxelles sulla politica dell’Unione europea (28 – 30 giugno 2005), questa struttura privata - senza fini di lucro - di servizio culturale alle realtà locali (amministrazioni civiche, organizzazioni partitiche e sindacali, associazioni di volontariato…)  torna in azione con una proposta in collaborazione con la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Palermo. Convoca, infatti, nel capoluogo siciliano - dal 7 all’11 dicembre – la prima edizione delle “Giornate del Mediterraneo” destinate a far sì che alcuni esperti della ricerca scientifica possano socializzare le acquisizioni più recenti ed autorevoli della loro riflessione dialogando con esponenti della cittadinanza attiva. Su che temi?  Con un occhio al 2010 (data in cui il Mediterraneo sarà dichiarato area di libero scambio), il Comitato promotore dell’Ucc ha ritenuto opportuno procedere per passi graduali (alternando, per ogni tappa, sessioni generali e gruppi di lavoro più ristretti).
Ovviamente si inizierà con il tentativo di aggiornare la fotografia del Mediterraneo: perché – lungi dal presentarsi come lago di pace – appare come arena di conflitti? C’è una questione di identità (che significa essere israeliani e/o ebrei? Che significa essere europei e/o cristiani? Che significa essere arabi e/o islamici?) che non esclude, anzi forse addirittura esige, il confronto dialettico con le identità altrui.

Ma già riferirsi ad una identità etnico-culturale è problematico. Per limitarsi alla prospettiva della struttura che promuove l’evento, ci sono molti  modi di essere europei. Un esempio fra tanti: quando l’Unione Europea decide che dal 2010 il Mediterraneo verrà dichiarato “area di libero scambio”, chi è il soggetto della decisione? E’ l’intera popolazione europea che, direttamente o indirettamente, lo decide o non sono piuttosto alcune fasce socio-economiche forti, concentrate nell’Europa continentale, che decidono a spese di altre fasce socio-economiche deboli (sia europee sia, a maggior ragione, extra-europee)? Dunque, un po’ semplificando, si potrebbe individuare una questione doppia: del dialogo fra europei e non-europei e, preliminarmente, del dialogo fra europei continentali ed europei mediterranei.
Come se il quadro non fosse abbastanza complicato, bisogna aggiungere che nella trama dei rapporti fra gli abitanti del Mediterraneo – già problematici, quando non esplicitamente conflittuali – incidono ulteriormente gli interventi esterni: di Stati (come gli USA e la Russia) e di gruppi industriali multinazionali radicati in zone molto lontane del pianeta. E’ appena il caso di notare che questo genere di interferenze esterne nel bacino mediterraneo producono molto raramente conseguenze positive dal punto di vista della convivenza pacifica e dello sviluppo sostenibile.
Se questo – per tratti sommari – è lo scenario complessivo, emerge la domanda sul “che fare”. A chi tocca restituire ai popoli del Mediterraneo il loro protagonismo storico? Nessuna delle grandi istituzioni politiche internazionali ha interesse a questa operazione di democratizzazione. Dunque sono gli Europei del Sud, in confronto dialogico con Mediorientali e Africani del Nord, che devono riappropriarsi della titolarità perduta – o minacciata – di soggetti consapevoli ed attivi. Compito di leaders politici e intellettuali, certamente; ma anche, in misura non minore, delle comunità locali, delle associazioni civiche, dei movimenti religiosi non imprigionati in gabbie fondamentalistiche. Per questo è previsto che la sessione conclusiva dia voce ai partecipanti-destinatari dell’iniziativa: a coloro che potranno tradurre nella continuità e nella fecondità del quotidiano un nuovo modo di progettare il futuro. A coloro cui spetta – per usare una formula ispirata alle opere di Franco Cassano - imparare a pensare il Mediterraneo dal punto di vista del Sud.

Augusto Cavadi

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