venerdì 8 settembre 2006

RELIGIONI A CONFRONTO


”Repubblica – Palermo” 8.9.06

UN PEZZETTO DI BUDDISMO SULLA VIA DELLA GENTILEZZA

Non si sono ancora assopite, in città, le discussioni su religiosità popolare, fede adulta e scienze teologiche che piomba - come ennesima, imprevedibile provocazione – un’iniziativa esterna al mondo cristiano: la tappa palermitana del “Tour delle Reliquie” attribuite allo stesso Buddha storico e ad altri grandi maestri di quella antica tradizione spirituale. La notizia sembra confezionata apposta per far sorridere: non abbiamo abbastanza ossa, denti e frammenti di tonache dalle nostre parti da dover ospitare anche reliquie indiane in giro per il pianeta? E le amministrazioni locali (Comune, Provincia, Regione) non hanno modi meno opinabili di distribuire (sia pure, si suppone, in misura contenuta) le risorse pubbliche?

Non c’è dubbio che, se l’iniziativa sarà vissuta soprattutto come versione esotica del bigottismo nostrano, sarà logico concludere che ne avremmo fatto volentieri a meno. Ma i responsabili del Centro palermitano “Muni Gyana”, facendo eco agli organizzatori mondiali del “Progetto Maitreya”, spiegano che lo spirito della proposta è ben diverso. Prima di tutto, le “reliquie” in questione non hanno nulla di cadaverico né di necrofilo: sono “splendidi cristalli di perle” rinvenuti fra le ceneri dei maestri cremati. Esse sono come il simbolo allusivo dello “splendore” morale di quelle persone, soprattutto delle due virtù cardinali secondo il buddismo: la saggezza e la compassione verso tutti gli esseri viventi. In secondo luogo, come spiega Gabriele Piana, docente presso la Facoltà di filosofia del capoluogo siciliano (dove quest’anno ha anche proposto agli studenti un corso di introduzione alla meditazione), la venerazione delle reliquie non ha - nell’ottica buddista – che un valore strumentale e del tutto opzionale: la visita non prevede nessun cerimoniale obbligatorio, è aperta a fedeli di ogni confessione, vale nella misura in cui suggerisce sentimenti di pacificazione col proprio sé e col resto dell’universo. In terzo luogo, infine, l’idea di questo giro del mondo delle reliquie è finalizzato a far conoscere un progetto preciso: la costruzione a Bodhgaya, nello stato indiano di Bihar, di un Centro multifunzionale che possa promuovere lo sviluppo socio-economico di quell’area del continente asiatico attualmente deprivata. Intorno ad una gigantesca statua del Buddha, infatti, dovrebbe sorgere un parco pubblico con padiglioni per la meditazione, saloni per conferenze, ospedali, scuole, musei, strutture alberghiere: il tutto nel più assoluto rispetto delle esigenze naturalistiche dell’ambiente. Insomma: un investimento che distolga capitali dall’industria bellica e li indirizzi a scopi umanitari. Il Lama Zopa Rinpoce, direttore spirituale dell’ambizioso progetto, ripete che la costruzione della statua di 152 metri e del complesso architettonico nel parco di 16 ettari “non rappresenta lo scopo - che sarebbe permettere al maggior numero di persone di fare un’esperienza spirituale intensa - ma solamente il mezzo per raggiungerlo”. Tuttavia se avverte il bisogno di ripeterlo, vuol dire che qualche timore sull’esito finale dell’impresa lo nutre anche lui. D’altronde, non è forse l’Occidente cattolico zeppo di santuari edificati per la maggior gloria di Dio e poi destinati a rimpinguare le tasche di speculatori d’ogni risma, più o meno sedicenti ‘religiosi’? Sarebbe dunque interessante sapere cosa, di questa iniziativa, ne avrebbe pensato lo stesso Budda: ma tutto lascia sospettare che dovremo accontentarci di semplici congetture.
Dall’ottica della nostra città (che qualche anno fa ha conferito al Dalai Lama la cittadinanza onoraria) possiamo solo dire che ogni manifestazione che ci solleciti ad allargare gli orizzonti mentali, a sprovincializzarci, ad incuriosirci verso modi ‘altri’ di concepire e di condurre la vita, non può che essere salutata con favore. Al di là degli aspetti culturali, non va sottovalutata l’occasione di sensibilizzarsi - sul versante politico – nei confronti del popolo tibetano, fortemente perseguitato da un regime come quello di Pechino che, sulla carta, dovrebbe garantire i diritti di tutti i popoli. Senza contare che i promotori del Tour assicurano che, sinora, ad ogni tappa, si è registrato nei visitatori di ogni religione (e di nessuna religione) un incremento di “gentilezza amorevole verso sé stessi e verso altri”: se persino a Palermo dovesse verificarsi un risultato del genere, sarebbe davvero un miracolo. E il gioco - anzi, la liturgia – varrebbe la candela.

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