venerdì 12 gennaio 2007

IL VESCOVO DI TRAPANI CRITICA I CONTRIBUTI AGLI ENTI RELIGIOSI


“Centonove” 12.1.07

Micciché e le strenne natalizie

Il 30 dicembre, sulla pagina locale di un quotidiano a diffusione regionale (“Giornale di Sicilia”), il vescovo di Trapani legge un articolo sui contributi regionali agli enti di culto che non lo entusiasma per nulla. Trova un po’ sproporzionata la scelta di indicare genericamente la somma complessiva elargita a vari enti della provincia (1.409.571,00 euro) e di soffermarsi, in dettaglio, esclusivamente sulla piccola quota (8.100 euro) destinata in particolare alle comunità cattoliche (che vengono, invece, citate una per una). Se questa scelta fosse stata motivata da intenti scandalistici o denigratori, forse il presule avrebbe taciuto. Ma ciò che lo indigna è il sospetto che l’articolo sia stato suggerito dal deputato regionale Paolo Ruggirello, al quale viene attribuito esplicitamente il merito dello stanziamento regionale. Da qui la decisione di prendere carta e penna per una lettera - riservata ma non troppo – indirizzata all’assessore Paolo Colianni e, per conoscenza, allo stesso Ruggirello.

Dopo aver evocato l’appello del Presidente della Repubblica ( “Non allontaniamoci dalla politica”), monsignor Francesco Micciché si chiede, “con preoccupata responsabilità”, a quale “politica” vengano, di fatto, invitati, i cittadini. Infatti – prosegue - “il criterio di assegnazione di detti contributi suscita in me indignazione e sconcerto per il modo disinvolto con cui, purtroppo, vengono gestite le risorse pubbliche”.
Poiché certe elargizioni un po’ arbitrarie, e dal sapore vagamente clientelare, non sarebbero possibili se non trovassero delle mani aperte, pronte a ricevere, il pastore della chiesa trapanese ammette onestamente la corresponsabilità da parte ecclesiastica: “D’altro canto, anche per quanto riguarda gli enti di culto interessati, che si sono adeguati, senza forse rifletterci troppo, a questo sistema, non posso non manifestare riprovazione con la segreta speranza che non cadano per il futuro in simili tranelli. A nessuno è lecito svendere in cambio di un piatto di lenticchie il bene più grande della libertà e della profezia”.
Per il futuro dunque, Micciché si augura un’ attenta e concreta vigilanza per superare “un modo di fare politica che, in coscienza, reputo di scarsa valenza morale; politica che crea dipendenza, servilismo, cultura sociale inquinata”. Ma che può significare ciò in concreto se non una duplice, reciproca, sobrietà da parte dell’amministrazione regionale nel dare e del mondo cattolico nell’accettare? Da qui la conclusione. Che rivolta ai due politici destinatari della missiva è di liberarsi da una visione della politica “in termini di clientela, governata con una gestione non rispettosa della cosa pubblica e con una progettualità che appare sganciata dal bene comune, da un sano sviluppo del territorio, dalla vocazione propria di questa terra”. E, rivolta ai parroci e agli istituti religiosi destinatari dei contributi finanziari per arredi sacri e spese analoghe, significa invito a ricredersi sull’innocenza della “strenna natalizia”: “Mi vergogno e faccio mea culpa anche per quanti si sono prestati a questo stupido gioco. Se fossi io a decidere, rimanderei tutto al mittente”. Forse chi a natale si è tanto inorgoglito per i favori elargiti ai cattolici del proprio collegio elettorale non si aspettava di ricevere, per la befana, un ringraziamento di questo tenore.

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