sabato 31 maggio 2008

Un piccolo, prezioso libretto sulla consulenza filosofica


“Giornale di metafisica” (edizioni Tilgher, Genova), anno XXIX (2007), n. 3.

N. Pollastri, Consulente filosofico cercasi, Apogeo, Milano 2007, pp. 120.

Il variegato mondo delle pratiche filosofiche presenta al proprio interno differenze anche contrastanti e ciò non facilita certo la corretta informazione da parte di chi osserva dall’esterno. Questo agile volumetto del presidente di “Phronesis”, la più autorevole associazione italiana di consulenti filosofici, costituisce uno strumento di chiarificazione ad intra e ad extra : è infatti dotato di notevole spessore teoretico ma è anche accessibile ad un vasto pubblico di lettori.

La tesi centrale dell’autore è inequivoca: la consulenza filosofica è “filosofia, e nient’altro. Non una professione d’aiuto, se non di mero aiuto al filosofare, cioè al pensare e al ricercare nuove forme di pensiero; non una professione d’ascolto, se non nel senso che, per dialogare, è sempre necessario anche ascoltare; non una terapia, perché anzi è il suo contrario, il suo radicale abbandono; non ‘ cura di sé ‘ , se non nel senso che, occupandosi del modo di pensare il mondo, si occuperà anche del modo in cui si pensa se stessi; non formazione, se non in un senso estremamente indebolito e allargato del termine; non una ‘tecnica’, perché priva di un obiettivo preciso e predeterminato, se non quello di cercare ciò che non si conosce. Dunque non rimane che ribadire quel che fin dalla sua origine si è intenzionalmente voluto che fosse: la consulenza filosofica è filosofia. E lo è a buon diritto, perché ne condivide i tratti caratteristici, salvo metterli in pratica su un terreno diverso da quello della filosofia tradizionale: nella realtà concreta e quotidiana; con individui particolari, e per giunta non filosofi; alla ricerca di una comprensione del senso degli aspetti minuti e particolari della realtà, più che delle universalità; ‘improvvisando’ creativamente in modo istantaneo, quindi producendo comprensioni del reale forse spesso meno profonde, ma sempre e comunque di tipo filosofico” (pp. 75 - 76).
Queste righe, in cui l’autore stesso sintetizza felicemente il succo del suo discorso, possono suonare ovvie: sono invece semplici, di quella semplicità essenziale che si guadagna solo dopo aver attraversato le complicazioni accidentali. Ed essersene liberati. Infatti: negare che la consulenza filosofica sia “una professione d’aiuto”, “una professione d’ascolto”, “una terapia”, significa marcare nettamente la differenza da ogni approccio psicoterapeutico (fosse anche di orientamento ‘umanistico’ o ‘analitico esistenziale’). Negare che sia “una cura di sé” significa prendere le distanze dal modello foucaultiano che si pone più come una critica all’attività teoretica che come un suo aggiornamento. Negare che sia “formazione” significa distinguersi con decisione dal modello del canadese Raabe che tende, invece, ad identificare consulenza filosofica e insegnamento della filosofia. Negare che sia una “tecnica” significa, infine, evidenziare la differenza anche con un antecedente storico illustre: le scuole filosofiche ellenistiche che tendevano - soprattutto nel caso dell’epicureismo e dello scetticismo - a ridurre la filosofia a mero strumento di orientamento prassico.
Sgombrato l’orizzonte dai fraintendimenti, il profilo della consulenza filosofica si staglia con più precisione: ma anche intatto nella sua paradossalità. Infatti la consulenza filosofica incarna uno dei molti (almeno apparenti) paradossi della filosofia stessa: “essere una pratica teoretica; per questo, nella pratica filosofica quello che sempre conta è il modo in cui la teoresi attraversata nel processo di pensiero produce effetti pratici sul modo di essere, vivere e affrontare la realtà di chi ha filosofato” (p. 104).

Augusto Cavadi

venerdì 30 maggio 2008

PIANTE GRASSE COME TERAPIA


Centonove 30.5.08

UNA IMPRESA DA MATTI

Di buone notizie c’è bisogno come di boccate d’ossigeno quando si nuota in immersione. E questa volta ne arriva una da Dipartimento di salute mentale di Palermo della AUSL 6 diretto da Nicolò Governanti. Nell’ambito di tale servizio della A USL 6 un sociologo, Enzo Sanfilippo, sta sostenendo una piccola iniziativa imprenditoriale della Cooperativa Solidarietà, indirizzando verso obiettivi di auto-promozione alcuni interventi del Distretto socio-sanitario 42 (L.328) e altri fondi provenienti dalla AUSL 6 che in questi giorni ha stipulato varie convenzioni con cooperative sociali che operano con soci portatori di disagio psichico.

Di che si tratta? Negli spazi di via Pindemonte (l’ex manicomio cittadino) esiste un vivaio, il Vivavio Ibervillea. Incaricato istituzionalmente di occuparsi di “inclusione sociale” e inserimento lavorativo di persone che hanno avuto o hanno tuttora problemi di malattia mentale, Enzo Sanfilippo ha scelto di farlo sfruttando un hobby personale (quello delle piante grasse) e cercando di condividerlo con utenti di vari Servizi di salute mentale interessati alla campagna e alla natura. Conclusa la fase di formazione del gruppo che è durata più di un anno (raccontata in diversi opuscoli che spiegano la storia di questo progetto), si è costituita una squadra di cui fanno parte anche due tutor a contratto con funzioni tecniche con l’obiettivo di trasformare il gruppo di interesse in un’attività economica.
A tale scopo non era certo sufficiente vendere le piante occasionalmente davanti a una chiesa o nel corso di una festa associativa: bisognava entrare almeno nei circuiti dei mercati rionali della città.
Ma qui si è parato davanti un muro a prima vista invalicabile. All’assessorato comunale alle Attività produttive, dove qualcuno si reca per chiedere le informazioni sui costi di locazione e sui vari adempimenti per iniziare questa avventura, l’impiegato di turno risponde, in maniera abbastanza perentoria, che presso i mercati possono esporre solo le “ditte individuali”. Le cooperative (poco importa se della tipologia “sociale”, cioè finalizzata all’inserimento di persone svantaggiate ), non possono presentare l’istanza. E’ una risposta che raffredda gli entusiasmi e rischia di mandare tutto in aria. Ma - dopo varie insistenze per superare i filtri burocratici - si riesce ad avere un appuntamento con una funzionaria dell’assessorato. La signora si rivela non solo gentilissima ma anche di notevole perspicacia. Resasi conto della incongruità della legge e della validità dell’iniziativa, immediatamente cerca di trovare l’escamotage (ovviamente legale) per raggiungere, nel giro di un paio di mesi, l’agognato obiettivo imprenditoriale. Seduta stante fa incontrare l’assessore con i rappresentanti della cooperativa e della AUSL,si mette al lavoro per la risoluzione tecnico-amministrativa del problema.
Risultato: la stessa cooperativa (come in passato altre onluss: organizzazioni non lucrative di utilità sociale) ottiene, senza padrini e senza padroni, un permesso speciale per esporre e vendere le sue piantine in cinque mercati della città.
Ovviamente il passo successivo sarà modificare il regolamento comunale affinché altre iniziative simili non debbano attraversare fili tesi, sul baratro del fallimento, da equilibristi. Alla Cooperativa poi il compito di incrementare l’immagine del prodotto e le vendite. Insomma, affinché avviare all’autonomia produttiva e finanziaria una cooperativa sociale possa considerarsi anche da noi un’ “impresa da matti” solo nel caso che venga tentata in via…Pindemonte.

martedì 27 maggio 2008

Conferenza mondiale dei consulenti filosofici in Sardegna


Dal 16 al 19 luglio 2008 ci sarà la Conferenza mondiale dei consulenti filosofici.
E’ un’occasione preziosa per chi volesse conoscere da vicino i maggiori esponenti del variegato mondo delle ‘pratiche filosofiche’.
Potete accedere al relativo sito o attraverso il sito della nostra associazione italiana (www.phonesis.info) o direttamente dirigendovi su www.carloforte2008.eu
Per l’occasione, dieci filosofi ‘pratici’ italiani presenteremo un volume (sia in edizione italiana sia in edizione inglese, entrambe pubblicate dalla Casa editrice Di Girolamo di Trapani) in cui sintetizziamo le acquisizioni teoriche e pratiche sinora maturate nel nostro Paese. Il titolo del libro (che nei mesi successivi al convegno mondiale sarà acquistabile anche nelle librerie) è: “Filosofia praticata. Su consulenza filosofica e dintorni”. La versione inglese - acquistabile in Italia nelle librerie e dall’estero via internet - è “Philosophical Practice. in Italy”. La Presentazione, in entrambe le edizioni, è di Ran Lahav.

SETTECENTO CONTROVERSO PER IL PAPAS ORTODOSSO


Repubblica - Palermo 27.5.08

NICOLA DRAGOTTA
Spiegazione della messa
Parrocchia di s. Nicolò a Mezzojuso
Pagine 317
Distribuzione gratuita

Sul finire del XVIII secolo, un prete cattolico di rito ortodosso (è noto che in Sicilia, in Calabria e nel Lazio ne operano ancora diversi), papàs Nicola Dragotta, avverte l’esigenza di mostrare - documenti alla mano - che i suoi correligionari (profughi albanesi), seguendo la liturgia greca di S. Giovanni Crisostomo, non potevano considerarsi dissidenti rispetto al rito originario. Se mai, erano proprio i cattolici romani, di tradizione latino-occidentale, ad aver introdotto lungo i secoli delle modifiche innovative…Il manoscritto è rimasto inedito negli archivi della parrocchia di s. Nicolò di Mira per due secoli. Oggi, grazie ad Antonio e Piero Perniciaro, viene finalmente stampato - con una premessa del vescovo Sotir Ferrara ed un dotto saggio introduttivo di Stefano Parenti - in un’edizione fuori commercio resa possibile dal contributo finanziario dell’Assessorato regionale dei beni culturali. Iniziativa non certo inattuale in una fase in cui il dialogo fra la Chiesa cattolica e le Chiese d’Oriente, da qualche decennio, sembra di nuovo battere il passo.

lunedì 26 maggio 2008

“La mafia spiegata ai turisti” (”Repubblica”, Enrico Bellavia)


“Repubblica - Palermo” 13 marzo 2008
Il fenomeno mafia spiegato agli stranieri in sei lingue

Oltre i luoghi comuni vieti e abusati, gli stereotipi delle fiction il pretesto di una guida per turisti in sei lingue prova a mettere alcuni punti fermi su cosa sia stata e cosa è diventata Cosa nostra. Domande semplici, risposte articolate per rispondere alle curiosità più diffuse di chi in Sicilia mette piede per la prima volta, ma anche per sollecitare la riflessione di chi in questa terra vive da marziano. Così si fa piazza pulita del mito di una mafia buona che non uccide donne e bambini. Si prova a delineare tracciare un identikit dellla mafia gangsteristica e di un mafioso che non è l’ uomo in velluto con panciotto, lupara e coppola ma abita in mezzo a noi. Il volume, che sarà presentato questo pomeriggio alle 18,15 all’ Auditorium Rai di viale Strasburgo, è opera di Augusto Cavadi, impegnato da tempo nello studio del fenomeno mafioso. «La mafia spiegata ai turisti» (pag.55, edito da Di Girolamo, 5,90 euro) è tradotta in giapponese, tedesco, inglese, spagnolo e francese. In fondo al volume una bibliografia essenziale e alcune schede di approfondimento tratte dalle ricerche del centro “Peppino Impastato”.
e.b.

venerdì 23 maggio 2008

Sabato 24 maggio alle 19: Zampieri a Palermo


QUANDO LA FILOSOFIA INVITA TUTTI

Sabato 24
 maggio
alle ore 19
presso il Parco letterario “Tomasi di
 Lampedusa”
(Vicolo della Neve,
alle spalle di piazza Marina)

Augusto
 Cavadi
 presenterà
insieme all’autore
il volume di
Stefano Zampieri
(Venezia)

L’ESERCIZIO DELLA FILOSOFIA
(Apogeo, Milano 2008)

martedì 20 maggio 2008

Giovedì 22 alle 19 e sabato 24 alla stessa ora


Due inviti per questa settimana.
Giovedì 22 maggio alle 19 consegna della Targa Falcone nel Salone della Chiesa di S. Francesco d’Assisi ad un coraggioso oppositore del sistema mafioso con interventi musicali ed artistici.
Sabato 24 maggio, sempre alle ore 19 ,
presso il Parco letterario “Tomasi di Lampedusa”
(Vicolo della Neve, alle spalle di piazza Marina)
discuterò , insieme all’autore,
il volume di Stefano Zampieri (Venezia)
L’ESERCIZIO DELLA FILOSOFIA (Apogeo, Milano 2008).

giovedì 15 maggio 2008

Sabato 17 maggio alle 21,30: incontro con Montanari


La ‘filosofia-in-pratica’ NON è una terapia. Può essere però una forma di ‘cura’ verso di sé e verso gli altri, filosofi o non-filosofi di mestiere?

Sabato 17 maggio
alle ore 21,30
Augusto Cavadi
ne discutera’
presso il Parco letterario “Tomasi di Lampedusa”
(Vicolo della Neve, alle spalle di piazza Marina in direzione di via Alloro)
con Moreno Montanari (Ancona)
autore del recente volume

LA FILOSOFIA COME CURA (Unicopli, Milano 2007).

martedì 13 maggio 2008

LA SOCIETA’ SICILIANA TRA CONSERVAZIONE E TRASFORMAZIONE


Repubblica - Palermo 13.5.08

PSICOLOGIA DELLA CONVIVENZA PER CAPIRE I SUCCESSI POLITICI

Molti di noi hanno vissuto un segmento della storia occidentale (dal ‘68 al ‘77) di forte ideologizzazione della cultura: un trattato di astrofisica o una poesia venivano valutati, prevalentemente, per le incidenze politiche (reazionarie o progressiste) rilevabili. Per contrasto, comprensibile ma non condivisibile, gli ultimi tre decenni sembrano caratterizzarsi per la tendenza opposta ad ignorare la dimensione politica della produzione intellettuale. Un recente volume a cura degli psicologi Di Maria, Di Stefano e Falgares (Psiche e società: la polis siciliana tra conservazione e trasformazione, Franco Angeli, Milano 2007) costituisce un tentativo di riequilibrare la direzione di marcia: quasi nella convinzione che, se non è vero che tutto è politica, è vero che tutto ha anche una valenza politica. Tutto: dunque anche la psicologia. Castoriadis, genio poliedrico, l’ha saputo dire bene: “Non vi è politica della scienza e nemmeno scienza della politica, salvo, nei due casi, come mistificazione o pseudotecnica manipolatrice. Vi è soltanto, vi deve essere, politica pensata e pensiero politico, ed è questo che i tempi domandano”.

Idee come questa - ricordata a un certo punto del volume dai curatori - implicherebbero, se inculturate nel contesto siciliano, un totale ribaltamento di prospettive: dalla politica spensierata (perfettamente compatibile con il pensiero impolitico ossia con la tendenza degli intellettuali a farsi i fatti propri, paghi dello specialismo accademico e degli eventuali apprezzamenti dei colleghi altrettanto isolati) ad una politica che cerchi consensi sollecitando consapevolezza e senso critico, non soltanto emozioni ed interessi privati. In particolare ciò significherebbe che “la psicologia possa e debba, sulla base di una lettura attenta delle dinamiche sociali, trovare uno spazio all’interno della politica (non certamente sostituirsi ad essa) ,sia nei suoi contributi conoscitivo-esplorativi, nella misura in cui il buon funzionamento della democrazia non può prescindere da come le persone pensano e agiscono, sia nelle sue funzioni operative, attraverso dispositivi di apprendimento della competenza socio-affettiva alla relazionalità“.
In questa direzione, la psicologia - che nell’immaginario collettivo è spesso una disciplina limitata alla terapia individuale di disagi clinici - mostra un volto molto diverso: diventa analisi e promozione dei gruppi sociali; diventa “psicologia della convivenza”. Non si tratta, ovviamente, di rinunziare all’autonomia scientifica in nome di interessi di parte, per quanto nobili: non dunque di piegarsi ad “una psicologia serva”, bensì di elaborare “una psicologia che serva”. Nel nostro contesto regionale questo programma disciplinare significa cercare di capire perché “in Sicilia, tranne un breve periodo storico, i risultati delle consultazioni elettorali di questi ultimi cinquanta anni abbiano visto sempre la maggioranza della popolazione manifestare il proprio consenso ai partiti conservatori, segno tragico di un bisogno di ‘assoggettamento collusivo’ ai poteri forti (a partire da quelli mafiosi), segno tragico di come nei siciliani sembra essere assente ancora oggi uno spazio mentale capace di pensare il cambiamento”.
Come si può inferire da questi rapidi accenni, il libro tocca questioni che si evocano a catena, per le quali un solo angolo d’osservazione è troppo ristretto. Auspicabile, dunque, che, in futuro, simili indagini possano essere promosse in sinergia con sociologi e storici, antropologi e filosofi: se è vero, come è vero, che nessun approccio disciplinare è stato mai in grado di affrontare da solo la complessità dell’antroposfera. Neppure - con tutti suoi meriti - la psicologia.

martedì 6 maggio 2008

Il Padre nostro (rivisto e corretto da Riccardo Orioles)


< Padron nostro
che sei al governo
sia massmedizzato il Tuo nome
Fiat e Mediaset voluntas tua.
Dacci oggi il nostro pane interinale
rimetti a noi i nostri crimini
come noi li rimettiamo ai nostri superiori
e non c'indurre in tentazione di pensare
ma liberaci da ogni legge
e così sia >

L’ARCHITETTURA TRAPANESE COME DIALOGO MEDITERRANEO


Repubblica - Palermo 6.5.08

MARIA ELIANA MADONIA
Dialogo mediterraneo
Ila palma
Pagine 157
euro 12

Che cos’è l’architettura? Non mancano certo testi che spiegano in maniera suggestiva e convincente come essa sia l’arte di stabilire col pensiero, progettualmente, relazioni inedite fra rappresentazioni sensibili di dati oggettivi, materiali. Come si è strutturata la città di Trapani e come se ne potrebbe prospettare il futuro urbanistico? Anche se in numero minore, non mancano neppure studi su scala locale che propongono analisi e ipotesi d’intervento. La peculiarità, forse esclusiva, di questo denso saggio di Maria Eliana Madonia (Dialogo mediterraneo) è di coniugare, in maniera originale, l’attenzione ad un ‘caso’ concreto (il capoluogo di provincia siciliano) con un’ampia visione culturale, tessuta di tematiche ‘filosofiche’. Trapani riscopre così “il genius loci di città-porto (…) sulla direttrice immaginaria che segna la congiunzione dei due Mediterranei”. E il suo porto acquista valenze simboliche, archetipiche: il luogo di “approdo” di dinamiche complesse che attraversano lo spazio e il tempo in direzioni talora convergenti, talaltra contrastanti.

giovedì 1 maggio 2008

LE ULTIME ELEZIONI


“Repubblica - Palermo”
1 maggio 2008

L’identità ambigua dei progressisti

Sul perché il fronte nominalmente progressista abbia perduto le elezioni si è detto molto (e sarà bene approfondire l’analisi). Ma, intanto, perché non avviare una riflessione prospettica su come evitare di perdere anche le prossime?
Innanzitutto una premessa: le votazioni sono un epifenomeno, un gesto sintomatico. Scegliere una lista (e, quando possibile, un candidato) è un atto che sintetizza ed esprime un modo di vivere: un modo di vivere maturo quando è una scelta ponderata, un modo di vivere superficiale quando si tratta di una opzione emotiva. La qualità del proprio voto misura, in ogni caso, il grado di consapevolezza del proprio modo di essere nel mondo.
Se la premessa è - almeno in larga misura - condivisibile, ci si potrebbe chiedere che livello di consapevolezza media si possa ragionevolmente presupporre nell’elettorato italiano e, in particolare, siciliano. Non mi risultano, sull’argomento, studi sociologici aggiornati, ma un’attenta osservazione condotta da anni in più ambiti della società può suggerire qualche ipotesi analitica.

Innanzitutto c’è il sottogruppo consistente degli astensionisti (oscillante fra il 20% ed il 30% degli aventi diritto): tra questi solo una percentuale trascurabile decide di non decidere in maniera lucida, meditata. Molto più della metà, invece, si astiene per pulsioni viscerali, senza un ragionamento complessivo, strategico. Chi - e come - si rivolge a questi milioni di concittadini per invitarli a rivedere criticamente la propria propensione a non prendere posizione e a restare - più o meno ’schifati’ - fuori dall’agone? A questi non-elettori occorrerebbe poter mostrare almeno alcuni esempi di politici puliti e laboriosi che si impegnano con serietà, senza sfruttare per sé e per la propria tribù i privilegi del potere. Sappiamo che questi volti puliti ci sono - in tutti i partiti e soprattutto nei partiti progressisti - ma proprio per la loro serietà restano in seconda fila, considerati dagli stessi compagni di partito degli ingenui destinati a restare ‘mediani’ sino al pensionamento. Eppure costituiscono una risorsa tanto preziosa quanto nascosta: valorizzarli, esporli, sarebbe strategicamente - oltre che moralmente - opportuno.
Ma che ne è del 70% - 80% dei votanti? Una metà vota - a destra come a sinistra - sapendo per chi e perché. Sono i fedelissimi che difficilmente cambiano bandiera. Votano in coerenza con i propri principi e soprattutto con i propri interessi. E’ l’altra metà che vota, quasi sempre a favore del moderatismo e del già-visto, per motivi umorali: per conformismo, per tradizionalismo, per fiducia in promesse elettorali riguardanti piccoli benefici immediati, per paura di schieramenti che vengono ad arte dipinti come diabolici e così via. Ed è questa metà dei votanti - tra il 35% ed il 40% dell’elettorato - che decide, alla fine, l’esito delle votazioni. Per catturarne il consenso ci sono essenzialmente due strade.
La prima è la strategia del paternalismo: partiti e singoli esponenti di partito si offrono come protettori, come benefattori, come accompagnatori nella giungla della burocrazia e del mercato. E’ la strategia dell’uovo oggi al posto di una gallina - denigrata come utopica - domani. E’ la politica ad personam basata sulla risposta alle domande private in cambio del silenzio sulle richieste generali, sulle esigenze del bene comune. Questa strategia, in cui in ogni parte del mondo i conservatori sono maestri (dunque anche i partiti di sinistra là dove detengono da tempo il potere e dove sono perciò impegnati a ‘conservarlo’), parla il linguaggio dell’immediatezza e non presuppone nell’elettore un’elevata maturità etico-politica: anzi, funziona meglio con un basso tasso di senso civico. Differente la strategia della progettualità condivisa: partiti e singoli esponenti di partito si astengono dal curare gli interessi individuali dei propri elettori per concentrarsi sulle priorità pubbliche, collettive. E’ la strategia della gallina domani anche a costo di rinunziare all’uovo (o a mezzo uovo, o alla sola illusione del mezzo uovo) oggi. E’ la politica ad omnes in cui si stabiliscono delle regole “a occhi bendati”, senza sapere prima se il loro rispetto favorirà sé stessi e i propri elettori o non piuttosto altri più meritevoli. E’ una strategia che combatte il clientelismo immediato per favorire un’equità sociale; che combatte l’abusivismo sulle coste per favorire la qualità della vita di tutti e il turismo; che combatte le camarille mafiose per dare ai cittadini la pari dignità. E’ una politica della lungimiranza che può essere capita e condivisa solo se la gente trova dei luoghi per informarsi correttamente, per riflettere, per confrontarsi democraticamente.
Il fronte sedicente progressista non può illudersi di continuare ad andare avanti intrecciando, a seconda dei momenti e dei contesti, la politica paternalistica e la politica progettuale: deve operare una scelta. Non può candidare sotto lo stesso simbolo il ras che controlla appalti ed assunzioni pubbliche e private nella sua provincia e la donna che spende la maggior parte del tempo a organizzare formazione politica per altre donne; non può candidare la figlia del sultano che avanza diritti d’eredità e il giovane animatore sociale che apre centri di aggregazione volontaria per i bambini dei quartieri disagiati. Con questa incertezza strategica continuerà ad illudersi di pescare da bacini opposti: in realtà sarà abbandonato sia dagli elettori maturi , in quanto critici verso i suoi metodi ‘vecchi’, sia dagli elettori socialmente deboli che trovano nella prassi di altri schieramenti politici un apparato assistenzialistico molto più organizzato.