lunedì 29 settembre 2008

Sull’uso dell’aereo come mezzo di trasporto


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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de “La nonviolenza e’ in cammino”
Numero 22 del 12 settembre 2007

In questo numero:
1. Peppe Sini: Triste il ritorno del pellegrino
2. Augusto Cavadi: Il cielo e il vuoto
3. Si e’ svolta a Viterbo il 10 settembre 2007 una partecipata assemblea del comitato che si oppone all’aeroporto
4. Lidia Menapace: Del nostro rapporto col tempo
5. Gianpaolo Silvestri: Appoggio le vostre richieste
6. Elena Buccoliero: Ambientale e sociale
7. Elisabetta Caravati: Solidale con voi
8. Raffaella Mendolia: Per il bene comune
9. Michele Meomartino: Per il bene di tutti
10. Diana Napoli: Una modesta proposta
11. Giuseppe Picchiarelli: Per un mondo migliore
12. Programma della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici 2007 (Roma, 12-13 settembre 2007)
13. Giobbe Santabarbara: Che non sia l’orgia dell’ipocrisia
14. Per contattare il comitato che si oppone all’aeroporto di Viterbo

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2. EDITORIALE. AUGUSTO CAVADI: IL CIELO E IL VUOTO
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi@alice.it) per questo intervento.
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia.
Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994, D G editore, Trapani 2006; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per passione, la filosofia, DG Editore, Trapani 2006. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo e siciliane. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: www.augustocavadi.com (con bibliografia completa)]

Alla vista di un aeroplano che scivola sulla striscia nera di asfalto per poi, come uccello inedito, spiccare il volo - dritto verso e oltre le nuvole - e’ difficile restare insensibili. Come non ammirare con stupore il frutto magico, quasi sacro, dell’inventiva umana che realizza - al di la’ di ogni previsione, per quanto ardita - il sogno di Icaro? Purtroppo e’ la stessa, medesima stoffa umana che puo’ banalizzare i miracoli di cui e’ sorprendentemente capace. Banalizzarli, se non addirittura pervertirli di segno e farne strumenti di offesa mortale per uomini, animali, piante e opere d’arte.
All’inizio del mio insegnamento mi trovai a lavorare in un liceo privato che i padri Gesuiti gestivano - allora da soli, senza il rinforzo successivo delle Ancelle del Sacro Cuore - a Palermo. A un certo momento dell’anno scolastico una ragazza (era figlia di un eurodeputato della Democrazia cristiana che anni dopo sarebbe stato assassinato dal piombo mafioso - pare piombo “amico”) chiese, per alcuni giovedi’ di seguito, di lasciare la scuola con un’ora di anticipo. Alla terza o quarta volta non potei trattenermi dal domandarle la ragione della sua richiesta: “Sa, alle 16 mi parte l’aereo per Roma dove mi aspetta, per le prove settimanali, la sarta che sta confezionando il mio abito di debutto come maggiorenne. Ne’ possiamo partire piu’ tardi perche’ altrimenti non ce la facciamo a ritornare in Sicilia in serata”. Stentai a credere alla versione della mia alunna, ma presto dovetti rassegnarmi: era vera sin nei dettagli.
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Neppure episodi come questi sono riusciti a soffocare la mia ammirazione per l’ingegneria aeronautica, per l’occhio che immagino aquilino dei piloti, per la sensualita’ discreta quanto decisa delle hostess. E, ancor di piu’, per la possibilita’ di contemplare la terra - coi suoi fiumi, le sue montagne, i suoi campi, le sue cittadine - dal punto di vista del cielo.
Ma proprio perche’ ho stima, viscerale e lucida insieme, per tutto questo mondo - metafora palpabile della nostalgia intima di trascendenza - mi sono impegnato, con me stesso, a contrastarne, per quel pochissimo che posso con le parole e le omissioni private e le opzioni politiche, la degenerazione autolesionistica.
Non cedero’, lo so, alla lusinga di un arretramento autoritario della lancetta della storia (anche perche’ ogni regime repressivamente sobrio cova in seno le eccezioni a favore degli eccessi smodati dei suoi dirigenti); ma neppure rinunziero’ all’utopia - da rendere topica passo dopo passo - di una civilta’ del self-control. Una civilta’ dove ciascuno contribuisca al bene comune secondo le proprie forze e vi attinga secondo i propri bisogni.
Dunque dove siano ancora aeroporti e aerei e piloti e hostess: ma senza inflazione. Senza sbracamenti. Per trasportare malati gravi da sottoporre a interventi chirurgici urgenti, per consentire convegni scientifici davvero istruttivi, per spostare statisti immersi in tessiture di pacificazione. Non per trasportare ordigni idiotamente intelligenti che uccidano i nostri simili senza degnarli di uno sguardo negli occhi; non per consentire al consumatore norvegese di acquistare al supermercato, senza limiti stagionali, le arance tunisine; e neppure per alimentare la continua fuga da se stessi, nell’illusione che mutare continuamente paralleli e meridiani possa riempire il vuoto che non siamo riusciti a colmare sedendo a meditare dalla finestra della nostra stanza.
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Ricordo ancora il commento di Andre’ Malraux quando un po’ tutti eravamo elettrizzati dalle immagini dei primi umani sulla luna: siamo la prima generazione della storia che non ha una ragione per stare sulla terra; perche’, dunque, arrivare sin lassù, se è per suicidarsi?

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