mercoledì 18 febbraio 2009

TRAFFICO CITTADINO E ALEGALITA’


Repubblica - Palermo 18.2.09

Alegalità applicata al traffico

Anche se facciamo fatica a riconoscerlo - non sempre dedichiamo qualche minuto di riflessione alle scelte di ogni giorno - la “a-legalità” (intendo, il vivere come se le regole non esistessero) è una delle cause principali della cattiva qualità della vita. Mi riferisco, ovviamente, non solo ai comportamenti a-legali degli altri, ma anche ai nostri: che, più spesso di quanto non sospettiamo, contribuiscono a quel clima di strafottenza generale di cui ci lamentiamo quando, a nostra volta, ne paghiamo le conseguenze. Un esempio, a caso, fra tanti? Per tutta una vita occupiamo la corsia di emergenza (riservata ai mezzi pubblici) alla Circonvallazione o in via Roma, in modo da poter fregare gli stupidi che pazientemente si dispongono sulle due fila di automobili: ma quando ci capita di dover accompagnare in autoambulanza il figlioletto o la nonnina e ’scopriamo’ che ciò, a Palermo, può comportare sino al doppio del tempo per via dell’intasamento della corsia preferenziale, protestiamo fra urla e bestemmie da vittime innocenti.

L’infrazione sistematica delle regole non conviene mai, dunque: ma ci sono dei casi in cui essa Ë particolarmente odiosa. Raramente - sarebbe meglio dire: mai - vigili urbani e forze dell’ordine in genere sanzionano queste trasgressioni: ciò non toglie che esse sono fra le più ributtanti. Quando saremo una popolazione civile, tra un secolo o un millennio, non proveremo nessuna indulgenza per questo genere di infrazioni: ci faranno schifo. E ogni volta che saremo noi a praticarle, ci faremo schifo.
Anche qui gli esempi possibili sono tanto numerosi che si avverte l’imbarazzo della scelta. Inizierei con l’occupazione automobilistica dei marciapiedi: in città, in zone periferiche come il cimitero dei Rotoli e in zone centrali come viale della Libertà, spesso Ë impossibile camminare a piedi sui marciapiedi perchè sono adoperati, nella totale impunità, come posteggi di riserva. Il pedone Ë costretto a scendere in strada: anche se è anziano, anche se è ragazzino, deve sfidare i pericoli di un transito nelle corsie riservate alle auto. Se poi è una madre che porta il bambino in carrozzella o un invalido, nel marciapiedi rischia di non salirci neppure: gli scivoli appositi sono quasi sempre ostruiti da auto in sosta.
Ammesso e non concesso che per una volta si possa salire su un marciapiedi e restarvi per un lungo tratto, quando si deve a un certo punto attraversare la strada è davvero un risiko: se non c’è un semaforo, l’impresa è seriamente e letteralmente pericolosa. Che un automobilista si fermi per farti attraversare le zebre è talmente raro che, se avviene, è spontaneo che il pedone ringrazi con un sorriso e un inchino: persino in questi gesti banali, il diritto è vissuto come una benevola concessione da parte del più potente. Qualcuno ha mai assistito alla multa di un automobilista che non si ferma davanti al pedone impegnato ad attraversare la strada, sia pure sulle strisce apposite? Finchè questo continuerà a non verificarsi (d’altronde ho visto con i miei occhi auto guidate da poliziotti e anche da funzionari della prefettura comportarsi esattamente come i più indisciplinati automobilisti, ovviamente anche in situazioni di assoluta normalità e senza nessuna sirena innescata) non ci saranno prospettive di mutamento: anche gli svizzeri o i finlandesi, se godessero per dieci anni dell’impunità di cui godiamo da sempre noi meridionali, diventerebbero esattamente come noi.
Almeno un terzo caso di trasgressione insopportabilmente ripugnante si impone alla memoria: le migliaia di automobilisti che abusano del cartellino “invalido a bordo” per invadere corsie riservate, posteggiare senza pagare e, quando hanno difficoltà a trovare posto nelle zone blue, anche nelle zone gialle. Il controllo è qui carente due volte: sia al momento della concessione del ‘permesso’ sia, ancor più platealmente, nell’uso effettivo che se ne fa. Il codice, infatti, parla chiaro: il cartellino Ë valido solo se la persona invalida per cui è stata concessa l’autorizzazione si trova a bordo. Non se un baldo ragazzone trentenne o una pimpante signorina ventenne hanno a casa un nonno invalido, inchiodato a letto o in poltrona e scorrazzano per la città con tutti i privilegi legali…
Questi giorni di pioggia eccezionale hanno, infine, evidenziato le inadempienze dell’amministrazione comunale che si sommano disastrosamente alle già troppo frequenti trasgressione dei privati: se vuoi evitare l’abitudine dei concittadini a ricorrere all’automobile invece del parapioggia, devi rassegnarti a tornare a casa zeppo di acqua e di fango. A Palermo infatti le precipitazioni atmosferiche arrivano come tsunami imprevedibili: i tombini, colmi di rifiuti, non assorbono neppure pochi millimetri di pioggia e i marciapiedi sono ‘ammaccati’ e appiattiti sul livello del manto stradale. Il sindaco, gli assessori, i consiglieri comunali (almeno quelli tra loro che rivendicano il permesso di posteggiare sotto il municipio) non possono saperlo perchè i contribuenti-non-evasori gli paghiamo la benzina e, in molti casi, anche l’auto blue con l’autista: ma gli altri, i cittadini comuni, non abbiamo neppure il diritto di spostarci a piedi. Forse un giorno sarà difficile spiegare agli studenti che, nel XXI secolo, in Europa c’erano elettori che accettavano tutto questo come ‘normale amministrazione’.

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