sabato 19 novembre 2011

PRIMA I LADRI, POI LE MULTE. L’ODISSEA DI UNO SCOOTER


“Repubblica – Palermo”
9.11.2011

Qualora anche a voi capitasse - come all’Antonio Albanese di un indimenticabile sketch – di subire il furto del ‘motorino’, sappiate che si possono realizzare, in ordine decrescente di fortuna, tre possibilità. La prima è che la polizia vi chiami e vi restituisca (in condizioni più o meno buone) la refurtiva. La seconda è che nessuno trovi più il ciclomotore e vi rassegniate alla disgrazia (ce ne sono di molto peggiori!). E la terza? Alla terza non avevo mai pensato. Anzi, francamente, non ritenevo che fosse neppure immaginabile, prima di diventarne - del tutto involontariamente – protagonista.
Può capitare, infatti, che i ladri riducano a uno scheletro malconcio il vostro amato mezzo di trasporto, ma dimentichino di toglierli la targa e lo abbandonino in un angolo semioscuro del quartiere Capo.
In questa ipotesi, prima o poi, qualche vigile urbano potrebbe notare il relitto meccanico e, invece di consultare gli archivi delle Forze dell’ordine o anche soltanto del Pra (Registro automobilistico), elabora l’idea geniale di inviarti a casa una…multa di parecchie decine di euro. Per aver lasciato, in stato di evidente abbandono, il tuo scooter. Incredulo, mi sono recato al quartier generale dei vigili urbani di via Dogali e, dopo una paziente attesa di quasi due ore, sono stato finalmente ricevuto.
Ho esibito l’attestato di cancellazione del titolo di proprietà nonché l’assicurazione intestata al nuovo ciclomotore e, solo allora, mi è stato concesso il diritto di redigere un ricorso amministrativo.
“Come mai, prima di appiopparmi la sanzione e farmi perdere mezza giornata di lavoro, non avete consultato gli elenchi dei mezzi rubati negli ultimi anni?”. La risposta è stata talmente spiazzante da risuonare incredibile:
“Non abbiamo accesso a quei dati”. Veramente sul verbale inviatomi si legge esattamente il contrario:
“Sul veicolo rinvenuto non risulta denuncia di furto, come da accertamenti effettuati dall’Ufficio presso la Questura di Palermo”).
Comunque, presentato il mio ricorso scritto, m’illudevo di aver chiuso la querelle. Così, quando dopo due mesi trovo l’invito a ritirare presso l’Ufficio postale una raccomandata spedita dai Vigili Urbani, mi ci fiondo allegramente, sicuro di essere arrivato alla parola ‘fine’. Invece…era una seconda multa, emessa in altra data, a firma di altri agenti. Che erano passati da quello stesso spiazzale e, ignari di essere stati preceduti tre mesi prima da colleghi, reduplicano l’ammenda.
E la mia via crucis ricomincia daccapo.
Morale dell’incubo: se ti rubano un ciclomotore, non sperare nella collaborazione della polizia municipale di Palermo. Anzi, per la precisione: spera intensamente che nessun vigile si accorga mai di cosa sia rimasto, dopo la depredazione, del tuo motoveicolo. Potresti dover sommare, al danno, la beffa di un…secondo, terzo danno. E in questo caso ti chiederesti se sia così in tutta Italia, in tutta Europa, o se è un privilegio della tua città dover augurarti che l’Amministrazione comunale latiti. Perché, se si fa viva, è per complicarti la vita.

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