lunedì 12 dicembre 2011

Nino Cangemi recensisce “La bellezza della politica”


Il coraggio della provocazione

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12.12.2012

Il coraggio della provocazione. Pochi ce l’hanno. Sicuramente non manca ad Augusto Cavadi e a Elisabetta Poma, che firmano un saggio, edito da Di Girolamo, dal titolo che, considerati i tempi, più provocatorio non poteva essere: “La bellezza della politica”.
Si può dire oggi che “la politica è bella” quando si sono appena ascoltate le intercettazioni di un colloquio tra parlamentari che si fanno i conti sulla durata della legislatura e si mostrano disponibili a “vendere” il proprio voto?
I cattivi esempi di chi pur rappresentando la collettività si è occupato di tutto tranne che del bene pubblico hanno immiserito il significato stesso della parola “politica”, che si allontana da quello originario, legato alla sua etimologia: “politica” come arte del governo della comunità, la polis. Il libro di Cavadi e Poma, coraggiosamente, vuol fare riscoprire quel significato. E gli autori sono ancora più temerari: oltre alla “politica” vogliono recuperare l’”ideologia” che alla politica è intimamente connessa.
I primi interrogativi che Cavadi e Poma si pongono sono infatti: le ideologie sono tramontate? E se le ideologie sono crollate è un bene? Le risposte che offrono sono articolate e invitano alla riflessione. L’ideologia come “apparato di idee guida (riguardanti l’uomo, la società, lo Stato, l’economia, l’istruzione, la sanità…) che un determinato gruppo sociale elabora e tenta di attuare mediante l’azione politica” non è mai morta. Semmai, nelle azioni delle forze politiche, prevalgono emotività e sentimenti che ridimensionano, nel confronto con i cittadini, il peso delle idee e delle scelte razionali. E si va sempre più affermando in parte della collettività un rifiuto della politica e della ideologia che, in quanto richiama la difesa dei soli interessi economici e tornaconti personali, è esso stesso ideologia, per quanto inconsapevole e frammentaria.
Il saggio, che ha finalità pedagogiche ( non a caso entrambi gli autori operano nelle scuole), passa in rassegna le ideologie a cui fanno appello gli attuali schieramenti politici in Europa: il liberalismo, il comunismo, la socialdemocrazia, il fascismo, la dottrina sociale cattolica, l’ambientalismo, il conservatorismo, l’anarchismo.
Ciascuna ideologia è descritta sinteticamente evidenziandosene “il nucleo generatore”, la “concezione dell’uomo”, la “concezione della società”, la “concezione dello Stato”, la “concezione dell’economia”, la “concezione dell’educazione”, la “concezione della religione”. L’impostazione schematica dello studio agevola nei lettori la comprensione dei tratti distintivi delle varie ideologie e facilita la comparazione tra le differenti visioni della realtà che alle ideologie sono sottese.
Tuttavia, se nel saggio –destinato principalmente agli studenti e a chi vuole approdare al mondo politico con una basilare cognizione di causa - prevale l’intento divulgativo ed esemplificativo, non manca lo stimolo ad approfondire gli argomenti. In tal senso si segnalano le tante “finestre” che si intersecano alla trattazione pedagogica, in cui vengono riportate pagine fondamentali per analizzare più a fondo gli apparati di idee esposti. Non solo, ma nell’ultima parte del testo gli autori propongono riflessioni su alcuni temi che proiettano verso il futuro della politica e il superamento delle ideologie del Novecento. Temi attualissimi che spingono al dibattito: la responsabilità dell’uomo nei confronti delle condizioni presenti e future, i limiti del potere dell’uomo verso la natura, l’ampliamento dell’ambito istituzionale della politica da non circoscrivere più ai soli partiti, il rapporto tra realismo e utopia in una visione non più contrapposta, l’allargamento delle conoscenze non più patrimonio di élites ma di un nucleo più vasto di soggetti, il controllo dell’operato dei rappresentanti.
Tutto ciò fa de “La bellezza della politica” un libro da consigliare non solo a chi, malgrado tutto, conserva la passione del confronto civile e costruttivo nel governo della comunità, ma anche a chi, sopraffatto da pessimismo e scetticismo, tende a rinchiudersi in se stesso e a subire passivamente le scelte dei propri rappresentanti.

Nino Cangemi

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