sabato 30 giugno 2012

Il coraggio di rifiutare i voti sporchi


“Repubblica – Palermo”
30 . 6. 2012
IL CORAGGIO DI RIFIUTARE I VOTI DI CHI RESISTE ALLA CIVILTA’
Ora che la campagna elettorale per le amministrative palermitane è acqua passata, può essere istruttivo meditare su un episodio che non è arrivato - per ragioni intuibili – a conoscenza dell’opinione pubblica. Angelo Zito, un giovane creativo che si occupa di comunicazione fra la Sicilia e l’Emilia, aveva preparato per una certa lista ‘progressista’ un power point da tradurre in 40.000 volantini cartacei. Ogni volantino avrebbe dovuto contenere otto domande e una sola risposta conclusiva. Agli interrogativi (“Suoni ripetutamente il clacson? Sporchi le strade della nostra città? Non raccogli le cacche del tuo cane? Posteggi in doppia fila? Ti infastidiscono i ciclisti? Non sopporti due uomini che si amano? Non rispetti tua moglie? Gli immigrati sono un problema e non una risorsa?”) sarebbe corrisposta una dichiarazione netta: “Noi non vogliamo il tuo voto”.
Sapere che un volantino simile sia stato concepito è interessante, ma la notizia è che – nonostante già approvato dal responsabile organizzativo della propaganda elettorale della lista - sia stato, in extremis, bocciato. Con quali motivazioni? Sofisticati maghi della comunicazione hanno sentenziato che, con queste dichiarazioni programmatiche, i consensi elettorali – lungi dal moltiplicarsi – si sarebbero volatizzati. La decisione finale dà da pensare: siamo davvero una cittadinanza che, odiando i gay e rifiutandosi di raccogliere le cacche dei cani, sarebbe in maggioranza scappata da una lista di candidati avversi all’omofobia e amici dell’ecologia? Siamo davvero una cittadinanza che separa le pubbliche virtù (pretese in tutti gli altri) dai vizi privati (esercitati pervicacemente, senza ombra di rimorso)? Nessuna sfera di cristallo potrà mai stabilire chi avesse ragione: la lista non ha registrato nessun exploit ma non si può affermare che sarebbe andata meglio con i volantini censurati. Forse la risposta meno lontana dal vero è che i palermitani siamo l’uno e l’altro: alcuni avrebbero dirottato il voto verso liste meno esigenti, altri avrebbero trovato un motivo in più per scegliere proprio quella lista che chiedeva coerenza fra i progetti politici di ampio respiro e la responsabilità individuale nel quotidiano. Detto così, sembra che il confine separi nettamente categorie sociali e culturali, ma sarebbe fuorviante. La tragedia e la speranza di questa città è che il confine fra il sogno di una città pulita (esteriormente perché tale mentalmente) e il menefreghismo delle regole più elementari di educazione civica passa per l’animo di ciascuno di noi. Secondo i momenti della giornata, gli umori, le circostanze. La stessa persona che non occuperebbe mai abusivamente una pista ciclabile con il suo fuoristrada trova ovvio gettare dal finestrino il pacchetto svuotato dalle sigarette. E viceversa.
In questa contraddizione la genetica non c’entra per nulla. Anche gli scandinavi o gli austriaci, se vivessero in una città dove la tolleranza delle infrazioni è la norma, si comporterebbero come i palermitani o come i catanesi. E anche palermitani e catanesi, se sapessero che - quando rompono i giochi per i bambini in un giardino pubblico o quando chiudono una veranda abusivamente - corrono il rischio molto concreto di essere penalizzati, si comporterebbero come nordeuropei. L’impunità sistematica genera cultura, ethos. I cinque anni che ci attendono con la nuova amministrazione potrebbero risultare decisivi se si assistesse alla fecondazione reciproca dell’azione pedagogica nelle scuole e nelle altre agenzie educative, da una parte, e una vigilanza rigorosa da parte della polizia urbana in sinergia con tutte le altre forze dell’ordine. L’azione pedagogica è già attiva in molte zone della città (e si può sperare che non si afflosci e anzi si intensifichi); sull’altro versante, alcune decisioni della nuova giunta municipale sembrano andare nella direzione giusta. Il combinato disposto delle due strategie - per così dire dal basso e dall’alto – dovrebbe produrre il cambiamento decisivo della convinzione oggi dominante: che sono solo i fessi ad obbedire alle leggi, a pagare l’Imu e le tasse sull’immondizia, a fermarsi davanti alle strisce pedonali e a lasciare libere le corsie di emergenza. Se ciò avverrà, lo si potrà verificare alla prossima campagna per il rinnovo dell’amministrazione comunale: quando ci sarà una lista di candidati che non avrà paura di scrivere “se ti danno fastidio i ciclisti, i gay e gli immigrati, evita di votare per noi”.

Augusto Cavadi

giovedì 28 giugno 2012

La religione padana su “Mosaico di pace” (2012, 5, maggio)


DIALOGO

La religione padana

Anche al di là dei gravi fatti di cronaca che oggi coinvolgono la Lega, occorre prestare attenzione al pericoloso rapporto tra leghismo e religione.

Sergio Paronetto
Vicepresidente Pax Christi Italia

Nel giro di un anno sono usciti tre testi che, analizzando il rapporto tra leghismo e Chiesa cattolica, si intrecciano e si integrano con diverse caratteristiche: etica, storica, politica, sociologica, ecclesiale, teologica. Tutti e tre i lavori citano Mosaico di pace, intervenuto sul tema sia col dossier “Un moderno tribalismo guerriero” (luglio 2010), sia con un altro dossier sul convegno di Loreto “Il dialogo rinnova la città” (febbraio 2011). Il problema è grande e delicato. Riguarda il rapporto fra fede e politica, tra laicità e messaggio cristiano, tra fedeltà al Concilio e azione ecclesiale. Il primo ad affrontarlo è stato Paolo Bertezzolo con Padroni a Chiesa nostra. Vent’anni di strategia religiosa della Lega Nord (EMI, Bologna 2011), seguito un mese dopo da Renzo Guolo, Chi impugna la Croce. Lega e Chiesa, (Laterza, Roma 2011). Nel corso della loro analisi, gli autori coltivano alcuni interrogativi: perché la Lega si sviluppa in ambienti tradizionalmente cattolici? È possibile un incontro che non renda subalterna la Chiesa alla Lega e non comporti gravi conseguenze per la fede cristiana? La Lega diventerà la vera “Chiesa del Nord”? Il sole celtico si confonderà con la croce fino a sostituirla?

Tra conflitto e dialogo
“Conflitto e dialogo tra Chiesa e Lega avvengono su questioni che riguardano i fondamenti stessi dell’annuncio cristiano, spiega Bertezzolo: globalizzazione, immigrazione, solidarietà, presenza islamica, laicità, dialogo interreligioso, interpretazione del Concilio Vaticano II” (pag. 250). Il leghismo incrocia il fatto religioso sia perché opera come una “religione civile”, un “partito-tutto” che vuole dare un’anima al suo popolo, sia perché si diffonde in luoghi di ampio insediamento cattolico, già democristiano. “La Lega è portatrice di una visione globale e organica, chiara nei suoi aspetti fondamentali, anche se mai compiutamente definita. Il suo obiettivo è costruire un’identità ‘etnica’ distinta e separata dalle altre, attorno a cui definire una ‘nazione’, un territorio e, dunque, anche uno Stato”. A tal fine raccoglie organizzazioni sindacali, culturali, sportive, assistenziali, ricreative, economiche, giovanili, fino all’occupazione delle banche (pag. 251).
Il rapporto leghista verso la Chiesa viaggia su due binari. Da un lato, lo scontro con gli arcivescovi di Milano (Martini e Tettamanzi), le Caritas, il Pontificio Consiglio per i Migranti, preti o vescovi definiti immigrazionisti o cattocomunisti (in tale ambito occorre aggiungere il contrasto silenzioso verso il papa Benedetto XVI, osannato come custode della dottrina, ma mai citato nel suo vero esprimersi).
Dall’altro lato, l’esibita vicinanza alle autorità ecclesiastiche sui “valori non negoziabili” in ambito bioetico e familiare, facendo leva sugli umori più viscerali legati alla difesa della propria terra dagli “invasori islamici” o dai “nemici”. La massima vicinanza ecclesiastica al leghismo è quella espressa dal card. Rino Fisichella per il quale la Lega è popolare e “cattolica” sulle questioni bioetiche. Apertamente critici sacerdoti “conciliari”, il mondo missionario, alcune associazioni e pubblicazioni come Famiglia cristiana, Il nostro tempo, Mosaico di pace, Missione oggi e Jesus. Allarmate le osservazioni di chi, come Valli e Cardini, vede nel leghismo una proposta politica radicalmente anticristiana e anticattolica, o di studiosi come Diamanti e, appunto, Renzo Guolo per i quali siamo davanti a una presenza socio-religiosa incalzante, a una sorta di religione senza chiesa perché è la Lega che vuole diventare la vera chiesa o la chiave ermeneutica della verità religiosa o dell’autentica linea ecclesiale. Il testo di Guolo mette a fuoco, soprattutto, l’area trevisana. Per lui la Lega punta a una sorta di “cesaropapismo verde”, a un “cristianesimo senza Cristo”, a una “religione del territorio” agitata da un partito che, nonostante aspri conflitti, ritiene ormai la Chiesa un legittimo interlocutore per un continuo braccio di ferro in lotta per l’identità locale e per la gestione del popolo (pp. 147-151).

Il Vangelo e il Concilio
Nel terzo libro, quello di Augusto Cavadi, Il Dio dei leghisti (San Paolo, Milano 2012), emerge la preoccupazione sulla dimensione teologica della questione. è la tradizione cattolica, mescolata all’egoismo piccolo borghese, ad aver prodotto menti leghiste o sono queste ultime a rischiare di travolgere la dottrina-presenza cattolica? Nella seconda parte del volume si parla di “fidanzamento di interesse tra Chiesa cattolica e Lega Nord” nella forma di… una coppia di fatto (pp. 117, 150). Per Cavadi, il problema per i cattolici è grave non tanto per la ricerca del potere ma perché siamo davanti alla convinzione radicata che la Chiesa cattolica sia depositaria della verità integrale sull’uomo e sulla storia e abbia il dovere (prima ancora che il diritto) di convertire tutti con tutti i mezzi possibili (pag. 119).
Leghisti ed ecclesiastici a loro vicini condividono la classica metodologia del fine che giustifica qualunque mezzo, convinti di operare sempre e comunque per “il bene supremo”. Non sarebbe tanto la volontà di potenza, quindi, a spingere la Chiesa verso il leghismo ma la pretesa di possedere la verità e di acquisire il consenso totale a un messaggio che si reputa salvifico, in particolare quello inerente i valori bioetici e le virtù private ritenute “le chiavi del paradiso” (pag. 120).
C’è, insomma, il rischio di ripetere col leghismo lo stesso errore consumato nei confronti del fascismo, del nazismo e della mafia (pag. 121). Per evidenziarlo, Cavadi ricorda una frase di Tonino Bello: “Come Chiesa siamo spesso prigionieri del calcolo, vestali del buon senso, guardiani della prudenza, sacerdoti dell’equilibrio”.
Per l’autore si apre una questione teologica cruciale che interessa direttamente la Chiesa che, nella sua proiezione etico-sociale, dovrebbe “riformulare la sua scala di priorità, ricalibrandola con maggiore attenzione sul messaggio evangelico”(pp. 128, 150) e sulla sostanza del Concilio. Tipico della Lega, infatti, è l’attacco frontale al Concilio. Famoso il discorso di Bossi del 27 ottobre 2003, che lo considera frutto della invadente massoneria. “è incredibile, osserva l’autore, che l’attacco ai massoni venga da chi è stato alleato fino all’ultimo del massone Berlusconi, tessera 1816 della P2 (pp. 110-111). L’emergenza che la Chiesa sta vivendo non si supera interrogandosi su come espellere dal tessuto ecclesiale neonazisti o camorristi, razzisti o guerrafondai, ma cercando di “pensare come fare della Chiesa e delle chiese, dei luoghi insopportabili, irrespirabili, per chiunque viva in un’ottica egoistica e corporativa la spasmodica ricerca del profitto e del comando” o la deleteria confusione tra religione e ideologia (pp. 128, 150).

Un pericoloso relativismo
I tre testi offrono abbondanti materiali di riflessione. Il problema è esplorabile in tre direzioni: quella della politica (antipolitica) anticostituzionale; quella dell’involuzione settaria della Chiesa; quella internazionale. Il leghismo, infatti, non è un movimento solo “padano” ma una tendenza diffusa legata alle dinamiche della globalizzazione, allo svuotamento dello stato di diritto, al fiorire dei populismi in molti Paesi europei. Per quanto ci riguarda, esso costituisce anche una forma pericolosa di relativismo che può annullare l’anima cristiana. Il tema di un cristianesimo etnico (impaurito e triste) e di una comunità cristiana “oltre i localismi” è emerso anche negli interventi del Papa del 7-8 maggio 2011 tra Aquileia e Venezia.

domenica 24 giugno 2012

“Roberta Oliver sul seminario di Augusto
alla Biblioteca universitaria di Catania”


L’incontro con lo scrittore, giornalista, filosofo e teologo Augusto Cavadi è stato un grande arricchimento per tutti i presenti nella sala piena della biblioteca del palazzo centrale dell’università di Catania. Si sono toccati molti argomenti interessanti e non sono mancati neanche i consigli per gli aspiranti giornalisti e non solo.

Appunto si è detto che una grande parte dei giornalisti sono stagisti senza remunerazione ed ora non ci sono più posti nemmeno per quelli! Allora qual è il consiglio che lo scrittore ha dato a noi giovani, quello di specializzarsi il più possibile. Perché siamo un po tutti tuttologi che possiamo parlare e scribacchiare tutti di un po di tutto, ma se un giornalista è un esperto di economia e sa scrivere di economia con la competenza dell’economista ma ha la “fluently” del giornalista, allora si che il giornale avrà bisogno di un professionista simile, così ad es. se uno è esperto di tecnica cinematografica ha la competenza ma sa usare un linguaggio efficace senza troppi tecnicismi, sicuramente sarà una persona ricercata da un giornale. Il consiglio di Augusto Cavadi poi è valido direi anche per altri ambiti ad es. per gli ingegneri, per i programmatori e un po' per tutti quelli che conoscono una tecnica in maniera approfondita e saranno più ricercati e pagati di chi ha competenze più generiche.

Si è parlato naturalmente anche di tematiche riguardo gli interessantissimi libri dello scrittore, “il Dio dei leghisti” e “il Dio dei mafiosi” edizioni San Paolo, l’uno del 2012, l’altro abbastanza recente del 2009. A questo proposito è molto interessante il punto di vista dello scrittore per quanto riguarda i gruppi politici, culturali e sociali che spesso non hanno una propria visione del mondo e invece ereditano la mentalità dominante inconsapevolmente, pur magari dicendo di professare tutto un altro credo. Non è solo il problema della crisi delle ideologie, si tratta di una crisi del pensiero, della libertà del pensiero e rappresenta quindi un problema di democrazia. Perché se uno si presenta come democratico o addirittura cristiano o cattolico o di sinistra e poi considera lo stato come un fascista, le donne come un fascista, i lavoratori come un fascista, allora la contraddizione diventa un pericolo piuttosto.

Si è parlato anche delle condizioni dell’editoria siciliana di come ci siano solo le note testate siciliane e non c’è stato ad esempio posto per una versione catanese di Repubblica un po' per volontà dell’editore Ciancio che ha ostacolato sicuramente la concorrenza un po anche per motivazioni relative al mercato, agli introiti pubblicitari che qui scarseggerebbero ancor prima che per la mancanza di lettori.
L’incontro con lo scrittore è stato ricco di spunti e possibilità di aprire dibattiti su vari temi. Il pubblico presente in sala ha capito di stare di fronte ad un intellettuale libero, merce rara in questa società così omologata, per questo segnaliamo il blog di Augusto Cavadi dove è possibile anche contattare l’autore, disponibilissimo nei confronti degli studenti e aspiranti giornalisti presenti in sala.

da: http://www.siciliapop.com/2012/06/09/incontro-con-augusto-cavadi-per-trovare-lavoro-bisogna-specializzarsi-di-piu/

sabato 23 giugno 2012

Quei concorsi universitari zone franche dalle regole


Per una serie di coincidenze, dopo il mio articolo di ‘cronaca’ di ieri sul settimanale “Centonove”, è uscito oggi sulla pagina siciliana del quotidiano “Repubblica” un secondo articolo di ‘commento’ sul medesimo episodio. Forse - anche a giudicare da vari interventi sulla stampa - si sta dando a questo episodio una valenza eccessiva: chiunque sa quanto ‘oggettivi’ siano abitualmente i criteri di selezione del personale docente all’università. Questo caso di Catania ha l’unica singolarità di essere particolarmente ’sfacciato’ e di risvegliare - anche in chi, come me, l’aveva seppellito sotto quaranta anni di gratificante insegnamento liceale - l’amarezza di vedersi escluso dalla carriera accademica a vantaggio non solo (meritatamente) di alcuni coetanei più tagliati per la ricerca scientifica e più interessati alla storia della filosofia, ma anche (immeritatamente) di molti colleghi inclini al servilismo verso i potenti, al camaleontismo etico e al conformismo intellettuale.

“Repubblica – Palermo”
23 giugno 2012

QUEI CONCORSI UNIVERSITARI ZONE FRANCHE DALLE REGOLE

Chi ha detto che lo scibile umano va distinto in categorie accademiche? Edgar Morin lo ribadisce ad ogni libro: la specializzazione parcellizza uno sguardo sul mondo che deve ritornare ad essere globale. Solo un individuo intellettualmente miope può sostenere che una laureata in architettura non possa vincere un concorso a cattedra per insegnare all’università storia contemporanea. Specie se l’università è siciliana e la benemerita candidata ha già al suo attivo delle pubblicazioni co-firmate con il presidente della commissione d’esame.
Tanta ampiezza ed elasticità di vedute non convincono però un candidato risultato escluso nonostante fosse esperto proprio di storia contemporanea. Per esattezza, come abbiamo letto sulla cronaca di ieri, non convincono neppure il Tribunale Amministrativo Regionale che accoglie il ricorso del candidato bocciato (bocciato nonostante la commissione non avesse potuto fare a meno di valutare con il doppio del punteggio, rispetto alla vincitrice, le sue pubblicazioni scientifiche). Ma chi può osare interferire all’interno del santuario del sapere? Sin dal Medioevo le università godono di autonomia totale: perciò la commissione obbedisce al Tar, si riunisce una seconda volta e…conferma la decisione precedente per la cattedra di storia contemporanea alla facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Ateneo di Catania.
Secondo in graduatoria: un laureato in storia contemporanea, con un dottorato di ricerca in studi storici per l’età moderna e contemporanea e cinque anni di attività da assegnista di ricerca, sempre in storia contemporanea. Prima in graduatoria: una brillante laureata in architettura che non ha nessun dottorato di ricerca in nessuna disciplina (ma, in cambio, ha avuto incarichi di insegnamento in altre due facoltà - Ingegneria e Lettere – nel corso dei quali ha avuto modo di adottare per l’esame finale una Storia dell’architettura redatta, casualmente, proprio dal presidente della commissione che l’ha portata in cattedra col sorprendente sorpasso).
Raggiunto al telefono da un cronista dell’ inkiesta.it, il parlamentare PD Paolo Corsini, autore di un’interrogazione al Ministro proprio su questo episodio, è laconico: «Anche io insegno storia moderna. E devo dire che questo caso va al di là di ogni fantasia. Non riesco a capire come sia stato possibile che un candidato senza dottorato di ricerca e senza studi di storia contemporanea sia potuto passare avanti al secondo classificato. Il confronto tra i due aspiranti è assolutamente improponibile». Se non capisce un accademico, come potremmo noi comuni mortali? Ci limitiamo a confessare che, se queste vicende kafkiane si svolgessero un po’ più a nord del parallelo di Tunisi, avremmo qualche speranza in più su una Sicilia che seleziona in base ai meriti oggettivi. Ancora una volta si spalanca una questione radicale: perché in Italia esistono delle zone franche, come le università, in cui vengono sospese le norme giuridiche, le leggi morali e persino le regole del buon senso? Non si può lavorare in sede legislativa per equilibrare più attentamente le opposte esigenze dell’autonomia della cultura, da una parte, e dell’uguaglianza dei diritti dei cittadini, dall’altra?. E’ vero - come ha scritto recentemente nel suo Maledetta università proprio uno stimato docente dell’Ateneo etneo, Francesco Coniglione – che non si deve fare di tutte l’erbe un fascio e che le mele marce si trovano in tutte le categorie professionali. Ma è altrettanto vero che corruptio optimi pessima: la corruzione di magistrati o di medici ferisce particolarmente perché là dove più alta e delicata è la funzione che si svolge, maggiori sono le aspettative da parte della gente. Che siano dei docenti a calpestare la qualità dei saperi e i gradi di competenza culturale dentro l’università addolora quanto apprendere che ci sono preti che molestano bambini proprio dentro l’oratorio.

Augusto Cavadi

venerdì 22 giugno 2012

A Catania (ma solo là?) i concorsi universitari
“sono tutti farseschi” (A. D’Orsi)


“Centonove”
22 giugno 2012

INSEGNARE STORIA ALL’UNIVERSITA’?
A CATANIA VA BENE UN’ARCHITUTTA

La vicenda risale agli ultimi mesi ma solo in questi giorni è stata evidenziata da una interrogazione parlamentare. 11 agosto 2011 (si noti la data !) : la Facoltà di Lingue e letterature straniere di Catania bandisce un concorso per un contratto quinquennale di ricercatore che includeva, fra i compiti, l’insegnamento di storia contemporanea. Risultato: il 20 dicembre 2011 prima in graduatoria viene proclamata una candidata laureata in architettura senza nessun dottorato; secondo, un laureato in storia contemporanea con un dottorato di ricerca in studi storici per l’età moderna e contemporanea e cinque anni di attività da assegnista di ricerca, sempre in storia contemporanea. L’escluso fa ricorso al Tar facendo notare alcune singolari coincidenze: la vincitrice ha avuto incarichi di insegnamento in altre due facoltà - Ingegneria e Lettere – nel corso dei quali ha adottato una Storia dell’architettura redatta proprio dal presidente della commissione che l’ha portata in cattedra; e con lo stesso presidente, inoltre, ha co-firmato due delle pubblicazioni presentate per il concorso. La sezione catanese del Tribunale Amministrativo Regionale accoglie, il 22 marzo 2012, il ricorso del candidato bocciato (le cui pubblicazioni erano state valutate il doppio rispetto a quelle della concorrente) con la motivazione che tale ricorso presentava “consistenti profili di fumus in relazione alla dedotta incongruenza nella valutazione dei titoli della contro interessata”; la commissione, riunitasi il 4 aprile per una seconda volta, conferma però la decisione precedente, limitandosi a offrire ulteriori motivazioni di merito. Raggiunto al telefono da noi, il presidente ha spiegato che – trattandosi di una causa in corso – ritiene più opportuno mantenere il riserbo.
Il parlamentare PD Paolo Corsini, come risulta dagli atti ufficiali, ha rivolto un’interrogazione, in cui – dopo aver denunziato che “alla luce di tutti gli elementi riportati appaiono di dubbia regolarità i lavori della commissione” - chiede “se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto e se abbia adottato o ritenga utile adottare iniziative, se del caso normative, al fine di stabilire criteri di valutazione tali da evitare una arbitraria discrezionalità delle commissioni universitarie, in modo da riportare fiducia nelle istituzioni universitarie e nei concorsi, garantendo che la selezione del personale avvenga attraverso meccanismi pienamente trasparenti”. Interpellato da un cronista de Linkiesta.it, proprio su questo episodio da lui definito surreale, Corsini è laconico: «Anche io insegno storia moderna. E devo dire che questo caso va al di là di ogni fantasia. Non riesco a capire come sia stato possibile che un candidato senza dottorato di ricerca e senza studi di storia contemporanea sia potuto passare avanti al secondo classificato. Il confronto tra i due aspiranti è assolutamente improponibile». Francesco Coniglione – docente nell’Ateneo etneo – osserva sul suo blog che l’episodio ha qualcosa di kafkiano: mentre si discute a livello nazionale se mantenere o meno il valore legale del titolo di studio, nei fatti alcune commissioni si comportano come se tale valore legale fosse stato già abolito.

Augusto Cavadi

mercoledì 20 giugno 2012

Dopo venti anni, Libero Grassi


“Repubblica – Palermo”
28. 8. 2011

Autori vari
MAFIA O SVILUPPO.
Di Girolamo
Pagine 181
Euro 10.

“La collusione con le imprese mafiose distorce il compito dell’imprenditoria sana perché non consente di svolgere una parte attiva nella società, di costruzione insieme di sviluppo e di civiltà”: così, nel 1991, Libero Grassi che, pochi mesi dopo, avrebbe pagato con la vita la lotta simultanea contro tre fronti: i ricatti delle cosche mafiose, la sordità delle istituzioni politiche, l’apatia succube dei suoi colleghi imprenditori. Il testo di quelle dichiarazioni, insieme agli altri interventi della tavola rotonda in cui vennero pronunziate, è stato ripubblicato, in occasione del XX anniversario, nel breve ma denso pocket di Autori vari, Mafia o sviluppo. Un dibattito con Libero Grassi 1991 – 2011 (Di Girolamo). Dopo due decenni la lucida follia di Grassi è rimasta allo stadio di sogno o è diventata realtà? La risposta non si lascia ridurre a un ‘no’ o a un ‘sì’. Come spiega Tano Grasso: “Se si guarda al tempo trascorso da quella mattina del 29 agosto del 1991 ad oggi; se si pensa al modo in cui si guardava il commerciante che si opponeva al pizzo e a come lo si guarda oggi, dobbiamo riconoscere che siamo in un altro mondo. Tuttavia, ancora oggi l’area dell’opposizione alle mafie è costituita da una minoranza assoluta. Gli imprenditori che denunciano sono un’avanguardia. Se va bene, per uno che denuncia ce ne sono nove che continuano a pagare”.

Augusto Cavadi

martedì 19 giugno 2012

I dieci anni di una bella rivista (gratuita la versione online)


Dalla rubrica “Taccuino” del sito www.luoghidisicilia.it

“Luoghi di Sicilia” ha compiuto dieci anni. Le tappe più significative della testata sono state ripercorse nel corso di un convegno che si e’ svolto a Trapani sabato 12 maggio a Palazzo della Vicaria. Ai lavori hanno preso parte, tra gli altri, davanti a un numeroso e interessato pubblico, il prof. Enzo Tartamella, giornalista e saggista, il prof. Renzo Vento, giornalista e latinista, il dott. Alberto Augugliaro, direttore responsabile di “Luoghi di Sicilia”. Al meeting sono anche intervenuti, attraverso dei videomessaggi, l’arch. Leandro Janni, da Caltanissetta, presidente storico di Italia Nostra regionale e attualmente membro del consiglio direttivo nazionale, il prof. Augusto Cavadi, da Palermo, scrittore e saggista, il dott. antonio fragapane, da agrigento, collaboratore della rivista e cultore di storia della sicilia antica. Nel 2010, è stato ricordato nel corso del convegno, la rivista ha avuto il privilegio di finire sui banchi di una scuola, il liceo “Emilio Ainis” di Messina, che aveva scelto la testata per un progetto extra curriculare, conclusosi con un incontro tra la redazione e gli studenti, poi venuti a Trapani in viaggio d’istruzione. L’intera collezione di “Luoghi di Sicilia”, per quanti ne fossero interessati, è disponibile su internet, sul sito della rivista (www.luoghidisicilia.it), mentre in edicola (a Trapani) è ancora in distribuzione il centesimo numero, uscito in occasione del decennale.

Come liberare la Sicilia dai suoi acerrimi nemici



domenica 17 giugno 2012

Adesso tocca a noi cittadini. Dopo la vittoria di Orlando


“Repubblica – Palermo”
6 giugno 2012

ORA TOCCA A NOI CITTADINI

L’elezione di Leoluca Orlando con un consenso più ampio del previsto potrebbe rendere attuabile il sogno di ogni sindaco: contare non su sudditi riottosi, bensì su concittadini partecipi in prima persona alla difficile scommessa della rinascita di una città prostrata da dieci anni di abbandono. A Palermo un sindaco solo - quale che sia il giudizio su di lui – non può bastare: ce ne vogliono altri settecentomila. Nessun rematore solitario (anche nei casi in cui coltiva un’alta considerazione di sé) può liberare la nave dalle secche in cui è impantanata. Se continua la logica sinora dominante in noi siciliani - istituzioni, strutture, risorse servono per l’utile privato e, se mai, per qualche amico – nessun deus ex machina potrà guarire la città con la formula taumaturgica.
Traffico ? Se il 60 % dei vigili urbani restasse imboscato negli uffici e il 40% continuasse a farsi il giro dei negozi circostanti prima di permettersi una multa per sosta vietata; se il 99 % degli automobilisti continuasse a posteggiare impunemente in seconda e terza fila…Se l’Amat, a differenza di quanto avviene nelle città europee, continuasse a rifiutarsi di scrivere sulle tabelle alle fermate gli orari di transito dei bus in modo che il cittadino non abbia alcun argomento per protestare dopo mezz’ora di attesa e, alla fine, sia costretto a ripiegare sull’uso inquinante del mezzo privato…
Immondizia? Se i burocrati dell’Amia continuassero a gestire l’azienda da qualche albergo a cinque stelle di Dubai; se gli operatori ecologici non lavorassero con diligenza dettata dalla cura per la città o dal timore del licenziamento; se i cittadini non si preoccupassero di differenziare i rifiuti e di versare i tributi necessari a raccoglierli e smaltirli…
Disoccupazione? Se il turista continuasse a trovare taxi supercostosi, piste ciclabili perennemente occupate da auto posteggiate, spiagge degradate, scarsissima recettività alberghiera di livello intermedio fra le bettole e gli hotel di lusso, scippatori silenziosi sugli autobus e violenti sui marciapiedi…
Legalità? Se i concorsi per entrare nell’amministrazione comunale fossero sempre vinti in base alla tessera di partito più che ai diritti e ai meriti (o, per evitare sorprese, si continuasse a ricorrere a bizantinismi giuridici per sostituire i concorsi pubblici con assunzioni su chiamata diretta); se imprenditori e commercianti continuassero a pagare il pizzo e non imparassero a ripetere, con il ristoratore meridionale emigrato in Germania, “Qui ogni cittadino è un poliziotto”…
L’elenco delle esemplificazioni potrebbe allungarsi. Ogni cittadino – di sinistra, di centro o di destra - sa che cosa potrebbe modificare nella propria mentalità e nei propri comportamenti quotidiani. Dopo il decennio-Cammarata sarebbe da sciocchi attendersi una palingenesi solo per ragioni di ciclicità metafisica: detto altrimenti, può fare più buio di mezzanotte. Dei sindaci-fantasmi è facile lamentarsi, ma se si sopportano tanto a lungo è perché sono comodi per tutti. Controprova? Un sindaco un po’ meno assente e un po’ più rigoroso sarebbe bollato come sindaco-sceriffo. Dalle oscillazioni fra re travicelli e dittatorelli di provincia si esce solo quando la maggioranza degli abitanti diventa, con qualche sacrificio e molta dignità, protagonista del proprio destino.

Augusto Cavadi

domenica 3 giugno 2012

Le prossime vacanze filosofiche estive per non... filosofi


Care e cari,
siamo già all’inizio di giugno e si avvicinano le due edizioni estive delle vacanze filosofiche per non…filosofi: in Puglia per chi ama il mare (a luglio) e negli Abruzzi (ad agosto per chi ama la montagna).
Qui di seguito le notizie essenziali per iscriversi.
Vi ricordo che, per saperne di più su questa iniziativa ormai tradizionale (la prima edizione risale al 1983!), si può consultare il sito www.vacanzefilosofiche.it

INVITO

Il sito internet “www.ilgiardinodeipensieri.eu” di Bologna
Il gruppo editoriale “Il pozzo di Giacobbe”-“Di Girolamo” di Trapani
organizzano le

XV
SETTIMANA FILOSOFICA
PER... NON FILOSOFI

* Per chi:

Destinatari della proposta non sono professionisti della filosofia ma tutti coloro che desiderano coniugare i propri interessi intellettuali con una rilassante permanenza in due luoghi tra i più gradevoli del Bel Paese, cogliendo l’occasione di riflettere criticamente su alcuni temi di grande rilevanza teorica ed esistenziale.

* Dove e quando:

A - Ostuni (Brindisi), Valle Itria a m. 220, dal 17 luglio al 23 luglio 2012
B - Pescasseroli (L’Aquila), a 1.150 metri, dal 21 agosto al 27 agosto 2012

* Su che tema:
In Puglia a luglio:
La bellezza della politica

In Abruzzo ad agosto:
Filosofia e sessualità

Le “vacanze filosofiche per…non filosofi”, avviate sperimentalmente sin dal 1983, si sono svolte regolarmente dal 1998. Per saperne di più si possono leggere: A. Cavadi, Quando ha problemi chi è sano di mente. Breve introduzione al philosophical counseling (Rubbettino, Soveria Mannelli 2002) oppure Autori vari, Filosofia praticata. Su consulenza filosofica e dintorni (Di Girolamo, Trapani 2008) oppure, A. Cavadi, Filosofia di strada. La filosofia-in-pratica e le sue pratiche (Di Girolamo, Trapani 2010). È attivo anche il sito www.vacanzefilosofiche.it curato da Salvatore Fricano (Bagheria).

Programma orientativo dell’edizione di luglio in Puglia

Arrivo nel pomeriggio (possibilmente entro le 19) di martedì 17 luglio.

Primo incontro alle ore 21 presso Erboristeria “Il gelso”.

Sono previsti due seminari giornalieri, dalle 9.00 alle 10.30 e dalle 18.00 alle 19.30, sui seguenti temi:

* Dove, quando, come nasce la politica moderna
* Attraverso, e oltre, le ideologie del XXI secolo
* Naufragio della politica ed etiche contemporanee

I seminari saranno introdotti a turno da Mario Trombino (Bologna) e
Augusto Cavadi (Palermo).
Partenza dopo il pranzo di lunedì 24 luglio.

Si consigliano per questa edizione:
A. Cavadi – L. Poma, La bellezza della politica (Di Girolamo, Trapani 2011); A. Cavadi, La filosofia ci farà liberi? (www.bibienne.it, Fosdinovo 2011).

Costo

L’iscrizione al corso (comprensiva dei materiali didattici) è di euro 100 a persona.
Chi si iscrive entro il 10 giugno ha diritto a uno sconto di 20 euro.
Eccezionalmente si può partecipare a uno dei 12 incontri (euro 10).

Ognuno è libero di trovare il genere di sistemazione (albergo, camping o altro) che preferisce.

Chi vuole può usufruire di alcune convenzioni:

a) Una casetta indipendente presso l’Erboristeria “Il gelso” (due camere da letto per 2 + 2 persone; un bagno; un’ampia cucina): 240 euro per l’intero periodo

b) Un ‘trullo’ (2 camere da letto per 2 + 2 persone;un bagno; un’ampia cucina):
300 euro per l’intero periodo.

Per accordi: http://www.holiday-rentals.co.uk/p610836 oppure tf. 0831.330495

Altra possibilità (varie sistemazioni):

http://www.residenzaurora.com/

In caso di necessità, consultare anche:
http://www.urpcomunediostuni.it/turismo/turismo_bed.html

Avvertenze integrative

*Per i primi 4 giovani o adulti non occupati che ne facciano richiesta è possibile avere presso l’Erboristeria “Il gelso” una ospitalità gratuita a scelta dentro un locale coperto o nel giardino adiacente (si consiglia in questo caso una tenda).
I quattro ospiti avrebbero a disposizione un bagno autonomo.

Programma orientativo dell’edizione di agosto in Abruzzo

Arrivo nel pomeriggio (possibilmente entro le 19) di martedì 21 agosto e primo incontro alle ore 21

Sono previsti due seminari giornalieri, dalle 9.00 alle 10.30 e dalle 18.15 alle 19.45, sui seguenti temi:

* La sessualità nel mondo pagano, biblico e medievale
* La sessualità nella filosofia moderna
* La sessualità nella filosofia contemporanea

I seminari saranno introdotti a turno da Elio Rindone (Roma), Mario Trombino (Bologna), Pierpaolo Casarin (Milano).

È possibile chiedere di anticipare e/o posticipare di qualche giorno il soggiorno in albergo.

Partenza dopo il pranzo di lunedì 27 agosto.

Costo

L’iscrizione al corso (comprensiva dei materiali didattici) è di euro 130 a persona.
Chi si iscrive entro il 30 giugno ha diritto ad uno sconto di 30 euro.
Eccezionalmente si può partecipare a uno dei 12 incontri (euro 10).

Ognuno è libero di trovare il genere di sistemazione (albergo, camping o altro) che preferisce.

Chi vuole, può usufruire di una speciale convenzione che il comitato organizzatore ha stipulato con:

L’Albergo Faggio Rosso - Via Tre Confini, senza civico, 67032 Pescasseroli, www.faggiorosso.it Tel/Fax 0863.912879 mail: info@faggiorosso.it (cui ci si può rivolgere per la prenotazione delle camere e il versamento del relativo acconto).

Si consiglia di chiedere l’iscrizione per tempo, poiché il numero delle camere è limitato, facendo riferimento alla convenzione particolare col gruppo di filosofia.

La pensione completa (comprensiva di bevande) costa:

* in camera singola (con bagno) € 65 al giorno.
* in camera doppia (con bagno) € 57 al giorno.

Avvertenze tecniche per entrambe le settimane filosofiche

• Per l’iscrizione ai seminari, dopo aver risolto la questione logistica, inviare l’acclusa scheda d’iscrizione e la copia (anche mediante scanner) del versamento di € 50,00 a persona, a titolo di anticipo sulla quota complessiva, a: prof. Elio Rindone (tel 0699928326 - cell. 331.4206991- fax 0623313760 - email: eliorindone@tiscali.it oppure acavadi@alice.it). In caso di mancata partecipazione alla vacanza-studio, detta somma non verrà restituita. La prenotazione al seminario non è valida finché non è stato effettuato il versamento e la data del bonifico fa fede per lo sconto!

• Il saldo della quota di partecipazione sarà versato all’arrivo in albergo.

Scheda di iscrizione

Nome_______________________

Cognome____________________

Via o piazza_________________

N. civico____________________

c.a.p. e Città_________________

Prov._______________________

tf.__________________________

e-mail______________________

fax_________________________

Ho spedito € 50 a persona
mediante bonifico bancario*
intestato a:
Elio Rindone
conto cor. n° 1071306
presso Monte dei Paschi,
agenzia 96, Roma

Codice IBAN del conto corrente:
IT43L0103003278000001071306

Anticipo per Ostuni

Firma______________________

* I versamenti possono essere
unificati per due o più iscrizioni
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Ho spedito € 50 a persona
mediante bonifico bancario*
intestato a:
Elio Rindone
conto cor. n° 1071306
presso Monte dei Paschi,
agenzia 96, Roma

Codice IBAN del conto corrente:
IT43L0103003278000001071306

Anticipo per Pescasseroli

Firma_______________________

* I versamenti possono essere
unificati per due o più iscrizioni