sabato 30 giugno 2012

Il coraggio di rifiutare i voti sporchi


“Repubblica – Palermo”
30 . 6. 2012
IL CORAGGIO DI RIFIUTARE I VOTI DI CHI RESISTE ALLA CIVILTA’
Ora che la campagna elettorale per le amministrative palermitane è acqua passata, può essere istruttivo meditare su un episodio che non è arrivato - per ragioni intuibili – a conoscenza dell’opinione pubblica. Angelo Zito, un giovane creativo che si occupa di comunicazione fra la Sicilia e l’Emilia, aveva preparato per una certa lista ‘progressista’ un power point da tradurre in 40.000 volantini cartacei. Ogni volantino avrebbe dovuto contenere otto domande e una sola risposta conclusiva. Agli interrogativi (“Suoni ripetutamente il clacson? Sporchi le strade della nostra città? Non raccogli le cacche del tuo cane? Posteggi in doppia fila? Ti infastidiscono i ciclisti? Non sopporti due uomini che si amano? Non rispetti tua moglie? Gli immigrati sono un problema e non una risorsa?”) sarebbe corrisposta una dichiarazione netta: “Noi non vogliamo il tuo voto”.
Sapere che un volantino simile sia stato concepito è interessante, ma la notizia è che – nonostante già approvato dal responsabile organizzativo della propaganda elettorale della lista - sia stato, in extremis, bocciato. Con quali motivazioni? Sofisticati maghi della comunicazione hanno sentenziato che, con queste dichiarazioni programmatiche, i consensi elettorali – lungi dal moltiplicarsi – si sarebbero volatizzati. La decisione finale dà da pensare: siamo davvero una cittadinanza che, odiando i gay e rifiutandosi di raccogliere le cacche dei cani, sarebbe in maggioranza scappata da una lista di candidati avversi all’omofobia e amici dell’ecologia? Siamo davvero una cittadinanza che separa le pubbliche virtù (pretese in tutti gli altri) dai vizi privati (esercitati pervicacemente, senza ombra di rimorso)? Nessuna sfera di cristallo potrà mai stabilire chi avesse ragione: la lista non ha registrato nessun exploit ma non si può affermare che sarebbe andata meglio con i volantini censurati. Forse la risposta meno lontana dal vero è che i palermitani siamo l’uno e l’altro: alcuni avrebbero dirottato il voto verso liste meno esigenti, altri avrebbero trovato un motivo in più per scegliere proprio quella lista che chiedeva coerenza fra i progetti politici di ampio respiro e la responsabilità individuale nel quotidiano. Detto così, sembra che il confine separi nettamente categorie sociali e culturali, ma sarebbe fuorviante. La tragedia e la speranza di questa città è che il confine fra il sogno di una città pulita (esteriormente perché tale mentalmente) e il menefreghismo delle regole più elementari di educazione civica passa per l’animo di ciascuno di noi. Secondo i momenti della giornata, gli umori, le circostanze. La stessa persona che non occuperebbe mai abusivamente una pista ciclabile con il suo fuoristrada trova ovvio gettare dal finestrino il pacchetto svuotato dalle sigarette. E viceversa.
In questa contraddizione la genetica non c’entra per nulla. Anche gli scandinavi o gli austriaci, se vivessero in una città dove la tolleranza delle infrazioni è la norma, si comporterebbero come i palermitani o come i catanesi. E anche palermitani e catanesi, se sapessero che - quando rompono i giochi per i bambini in un giardino pubblico o quando chiudono una veranda abusivamente - corrono il rischio molto concreto di essere penalizzati, si comporterebbero come nordeuropei. L’impunità sistematica genera cultura, ethos. I cinque anni che ci attendono con la nuova amministrazione potrebbero risultare decisivi se si assistesse alla fecondazione reciproca dell’azione pedagogica nelle scuole e nelle altre agenzie educative, da una parte, e una vigilanza rigorosa da parte della polizia urbana in sinergia con tutte le altre forze dell’ordine. L’azione pedagogica è già attiva in molte zone della città (e si può sperare che non si afflosci e anzi si intensifichi); sull’altro versante, alcune decisioni della nuova giunta municipale sembrano andare nella direzione giusta. Il combinato disposto delle due strategie - per così dire dal basso e dall’alto – dovrebbe produrre il cambiamento decisivo della convinzione oggi dominante: che sono solo i fessi ad obbedire alle leggi, a pagare l’Imu e le tasse sull’immondizia, a fermarsi davanti alle strisce pedonali e a lasciare libere le corsie di emergenza. Se ciò avverrà, lo si potrà verificare alla prossima campagna per il rinnovo dell’amministrazione comunale: quando ci sarà una lista di candidati che non avrà paura di scrivere “se ti danno fastidio i ciclisti, i gay e gli immigrati, evita di votare per noi”.

Augusto Cavadi

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