giovedì 24 gennaio 2013

Oggi trent'anni dall'assassinio di Ciaccio Montalto


“Repubblica – Palermo”
24.1.2013

OGGI 30 ° ANNIVERSARIO DELL’ASSASSINIO DI CIACCIO MONTALTO

      Nel 1971 il giovane magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto chiede di trasferirsi a Trapani, città da cui il nonno era partito alla fine dell’Ottocento, dopo aver lottato a fianco dei contadini dei “Fasci siciliani”. Vi resta undici anni, sino a quando - il 24 gennaio del 1983 – viene crivellato di proiettili e abbandonato per lunghe ore in una stradina di Valderice. La breve, ma intensa e documentatissima, biografia di Salvatore Mugno (Una toga amara, edito da Di Girolamo, che sarà presentato oggi nella Sala consiliare di Valderice alle ore 17,30 in occasione del XXX anniversario dell’assassinio) ricostruisce la solitudine crescente di quel PM che non cede alla logica delle clientele, dei favoritismi, dei regali sottobanco. Si trova costretto a convivere nella stessa Procura della Repubblica con colleghi ai quali urlare, avendone acquisito le prove, “Siete corrotti!”: ma è una denunzia che, pochi giorni dopo, pagherà con la vita. Mugno ha il merito di inquadrare la vicenda di Ciaccio Montalto nel più ampio contesto italiano dell’epoca, caratterizzato - allora come oggi - da luci e ombre contrastanti. Se da una parte, infatti, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini si precipitò, dopo il delitto, a Palermo per condannare “la mafia, questa ignobile minoranza che non riuscirà mai a contaminare il sano popolo siciliano”, solo pochi giorni prima, invece, il Ministro della Giustizia, Clelio Darida, aveva dichiarato che sarebbe stato illusorio ipotizzare la scomparsa di Cosa nostra e che, se mai, la si poteva “riportare entro certi limiti fisiologici”.

Augusto Cavadi

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