martedì 6 agosto 2013

QUELLO CHE I BUROCRATI SICILIANI DOVREBBERO INSEGNARE AI COLLEGHI LIBICI


“Repubblica – Palermo”
6.8.2013

QUELLO CHE I BUROCRATI NON POSSONO INSEGNARE

     Ho dovuto rileggere due volte la notizia per essere sicuro di aver capito bene. Il ministro italiano della Pubblica Amministrazione  ha firmato con il ministro libico del Lavoro un protocollo d’intesatremila funzionari nordafricani verranno in Sicilia per apprendere, da funzionari regionali nostrani, come rendere efficiente la macchina amministrativa, sviluppare le attività economiche, gestire il servizio idrico, incrementare il turismo e valorizzare i beni culturali. So bene che si è sempre il Nord di qualcun altro; so bene che non si può fare di tutte le erbe un fascio livellando, nelle stesse barzellette, funzionari regionali competenti solo in disonestà con omologhi (come Giovanni Bonsignore e Filippo Basile) che hanno dato la vita per difendere il legale funzionamento delle istituzioni. Ma c’è un limite oltre il quale si rischia davvero il ridicolo.
    Nella stessa giornata in cui viene reso noto il protocollo italo-libico  “Costruire la democrazia”, i  quotidiani riportano notizie non esattamente incoraggianti. Efficienza della macchina amministrativa siciliana? Le imprese fornitrici di beni e servizi sono in credito per centinaia di milioni e rischiano, in caso di perdurante insolvenza da parte della Regione, la bancarotta.
      Sviluppare le attività economiche? La Corte dei conti  ha scoperto che la Sicilia è di gran lunga, tra le regioni meridionali, la maggiore responsabile di truffe a danno dell’erario comunitario. Si potrebbe obiettare che i truffaldini sono in primo luogo produttori agricoli: ma avrebbero consumato i loro imbrogli senza la complicità, almeno omissiva, degli organi regionali di controllo amministrativo?
       Gestire il servizio idrico? Ma non siamo in un’isola che, tuttora, ignora l’esito di un referendum nazionale contro la privatizzazione delle acque?
       Incrementare il turismo? La Sicilia, al primo posto sulla carta per bellezze naturali e artistiche, di fatto viene evitata dai turisti di tutto il mondo (a favore di Spagna e Grecia soprattutto) per l’arbitrarietà dei prezzi di alberghi, ristoranti e taxi, per la difficoltà dei traspèorti pubblici  nonché per la scarsa professionalità degli addetti a tali servizi. Mentre paghiamo migliaia di concittadini perché  restino a casa ad annoiarsi o nelle bettole di quartiere a bighellonare, a meno che non siano occupati a delinquere, la pulizia di chilometri di coste e di spiagge dipende dall’iniziativa spontanea di sparuti gruppi di volontari che soffrono troppo nell’assistere allo scempio operato da bagnanti impuniti per principio.  Ma anche senza l’apporto dei maleducati, i sistemi fognari e gli impianti depurativi funzionano tanto male da provocare la condanna della Sicilia, da parte della Corte di Giustizia europea,  per l’inquinamento delle acque territoriali (per i dettagli vedi l’intervento di Aurelio Angelini su “Repubblica” di martedì 30 luglio) .
     Parlare della custodia dei beni culturali, negli stessi giorni in cui si contano i danni provocati dall’affidamento – da parte della Regione – della gestione dei medesimi a società private, equivarrebbe a infilzare  con una forchetta un pollo ben rosolato allo spiedo. 
       Resta una duplice curiosità: i dirigenti regionali daranno anche preziosi consigli su enti a cui affidare la formazione professionale dei giovani disoccupati e su aziende di pubblicità cui affidare l’immagine internazionale della Libia?
     Certo i funzionari amministrativi non potrebbero fare, o evitare di fare, tanto senza la complicità della classe politica: ma sappiamo che, sin dalla istituzione dell’ente regionale, i canali di scambio fra burocrati e “onorevoli” (come si chiamano, abusivamente, dalle nostre parti i consiglieri regionali) hanno funzionato nei due sensi, con commistioni familiari e di consorterie non sempre estranee al mondo della criminalità organizzata. La riprova, sotto i nostri occhi, è data dalle titaniche resistenze che stanno incontrando, dentro e fuori i palazzi della Regione, a netto di dichiarazioni ad effetto, Crocetta e alcuni dei suoi migliori assessori per il ripristino di regole così ovvie che non ci sarebbe nemmeno motivo di discuterne.
       In conclusione: a meno che non sia ispirata dal principio pedagogico del modello in negativo (“Osservare bene e comportarsi al contrario”), la cooperazione formativa siglata dal  ministro Giampiero D’Alia e dal suo collega libico Muhammed Elfituri Ahmed Swelem ha tutti i presupposti per risolversi in una mera operazione d’immagine, se non di ulteriore spreco di denaro pubblico (italiano), soprattutto se si agganceranno nuove schiere di consulenti per farsi aiutare nella…consulenza. Se, invece, servisse come frustata al senso deontologico dei nostri funzionari regionali, provocandone un salutare colpo di reni, sarebbe uno di quei miracoli di cui abbiamo bisogno per non affondare definitivamente.

Augusto Cavadi

1 commento:

Maria Mammano ha detto...

Ottima disamina della pura realtà siciliana! se non fosse per lo spreco di denaro pubblico ci sarebbe da ridere !