giovedì 7 novembre 2013

Il seminario di Valderice: report APRIBILE (si spera)


IL SEMINARIO DI VALDERICE: IL REPORT FINALE

A conclusione di un seminario di studio di tre giorni (1 – 3 novembre 2013) svoltosi a Valderice (Tp) sui flussi migratori verso l’Italia, la Scuola di formazione etico-politica “G. Falcone”  di Palermo è arrivata, dopo un vivace e serrato confronto sia tra i soci che con gli ospiti esperti, alle seguenti conclusioni:
·      molti luoghi comuni, a cominciare dalla tesi di una identità italiana, si rivelano dal punto di vista storico-antropologico dei meri pregiudizi: ogni popolo, più che portatore di una cultura, è frutto di un intreccio (diaconico e sincronico) di culture al plurale;
·      un altro equivoco radicato nell’immaginario collettivo è la confusione fra tipologie diverse (per esempio fra migranti per lavoro – che sono la maggioranza e arrivano attraversando regolarmente le frontiere - e migranti  forzati);
·      le informazioni correnti sono scorrette perché ingigantiscono i dati statistici: attualmente – secondo le fonti del Ministero degli Interni -  gli immigrati regolari (con  i Paesi europei più rappresentati rispetto al resto del mondo) in circa 5 milioni a cui vanno aggiunti circa 400.000 irregolari e clandestini  (stimati);
·      molte leggi che regolano l’ingresso dei migranti in Italia contraddicono la civiltà giuridica europea (fondata sulla filosofia greca, sul diritto romano, sulla tradizione cristiana e sui princìpi dell’illuminismo: libertà, uguaglianza e fraternità);
·      la soluzione più radicale sarebbe allargare ai cittadini di tutti gli Stati del mondo la medesima facoltà di spostamento di cui attualmente godono solo i cittadini degli Stati più ricchi (Unione europea, Stati uniti d’America, America latina, Russia, Giappone, Australia…);
·      in una logica di gradualità dell’inversione della tendenza politica si potrebbero studiare delle norme meno ipocrite, quali ad esempio l’istituzione di un “permesso di soggiorno per ricerca di lavoro” (della durata di un anno) che eviti il paradosso di un immigrato che deve vivere da clandestino e lavorare in nero (dunque in condizione di sfruttamento) prima di poter chiedere la regolarizzazione.

1 commento:

Pietro Spalla ha detto...

Ma è un caso che le informazioni dei media sul reale numero degli immigrati siano così lacunose? Quando si enfatizza ogni sbarco di disperati declinandone con precisione il numero ma senza un'adeguata contestualizzazione, possibile che non si sappia che in questo modo si alimentano inquietudini, che si nutrono fantasmi di invasioni e fagocitamento da parte dello "straniero" che albergano nelle parti più oscure di noi?