domenica 25 gennaio 2015

LA DISPONIBILITA' STRUMENTALE DI "FORZA NUOVA" IN PEDAGOGIA SESSUALE


“Repubblica – Palermo”
21.1.2015
L’EDUCAZIONE SESSUALE AL TEMPO DI “FORZA NUOVA”

      Di solito sono le iniziative meno lodevoli di esponenti della gerarchia cattolica ad essere imitate. Soprattutto da ambienti reazionari. Così, dopo che si è appresa l’iniziativa della Curia di Milano di segnalare le scuole dove si difendono i diritti degli omosessuali, anche a Palermo il movimento di estrema destra “Forza Nuova” si è attivato. In alcune scuole del capoluogo, infatti,  sono apparsi dei manifesti che propagandano il numero verde nazionale a disposizione delle famiglie per segnalare eventuali episodi di diffusione delle teorie “gender” e omosessualiste. Come recita il comunicato dell’ufficio stampa dell’associazione para-fascista, “Forza Nuova si pone al servizio delle Madri e dei Padri che rivendicano il diritto ad essere i primi educatori dei loro figli e che, invece, spesso e volentieri a loro insaputa, vengono messi da parte a causa di scelte, quanto meno molto discutibili, compiute da alcune scuole. La facilità con cui vengono accettati, autorizzati ed imposti seminari, interventi o proposte (dis)educative legati alla propaganda ed assimilazione, fin dai primi anni di scolarità, della teoria gender e dell’omosessualismo è allarmante!
Basta ammantare l’iniziativa di un bel velo anti-discriminatorio … e il gioco è fatto. Non è giusto che accada, non deve accadere: Forza Nuova ribadisce la totale avversione a qualsiasi propaganda omosessualista nelle scuole, poiché fondata su falsi presupposti di carattere antropologico, scientifico e morale.
Abbiamo attivato gli strumenti utili affinché le madri e i padri possano indicare le iniziative di propaganda e indottrinamento LGBT nelle scuole dei propri figli.
Verrà realizzato, assieme ai genitori, un libro bianco dell’aggressione della teoria gender negli istituti scolastici cittadini. Saremo quindi in grado di intervenire tempestivamente per denunciare le iniziative anche prima che possano svolgersi impunemente, approfittando di un silenzio complice. Da oggi anche i genitori palermitani sanno di non essere più soli in questa battaglia. Da oggi sanno a chi potersi rivolgere per la difesa dei propri figli”.
   Per alcuni giorni ho ritenuto che l’iniziativa non meritasse nessun commento, che fosse preferibile considerarla un episodio pittoresco di scarsa rilevanza e non regalarle nessuna pubblicità. Due considerazioni, però, mi hanno fatto cambiare opinione. La prima è che siti e blog gestiti da concittadini omosessuali chiedono che questa strategia non passi sotto silenzio. La seconda è che, da qualche sondaggio, ho misurato la gravità delle lacune informative dell’opinione pubblica (specie giovanile) sul tema: numerose persone, infatti, non sanno né cosa sia “Forza Nuova” né cosa siano le “dottrine LGBT”.
    Non è questo il luogo per colmare queste lacune informative, ma almeno una osservazione di fondo va fatta. Se proviamo ad elevarci al di sopra delle polemiche strumentali nel cortile di casa, e a soppesare la questione dal punto di vista di ciò che è meglio davvero per i ragazzi, s’impone un’evidenza: scuola e università, per dirla con Leo Buscaglia, ci insegnano di tutto tranne che ad amare.  La stagione dell’educazione sessuale – oscillante fra asettiche lezioni di fisiologia e prediche moralistiche – è tramontata. Ora resta il deserto del silenzio degli adulti che si affidano ai “fai-da-te” dei minori, supportati o disorientati dal mare magnum di internet.
    Si può costruire, in questo deserto, un percorso equilibrato di informazioni e criteri formativi basato su un’etica laica (dunque scientificamente fondata, filosoficamente argomentata, problematicamente aperta a diverse possibili opzioni individuali, né confessionale né anti-religiosa ma a-confessionale) ? Un simile percorso avrebbe bisogno della sinergia professionale di vari competenti: dal medico allo psicologo, dall’antropologo all’eticista, dallo storico delle religioni al sociologo, dal  pedagogista al poeta. Soprattutto avrebbe bisogno di un approccio doppiamente critico: sia perché chiaro nella distinzione fra ciò che è genetico, biologico, necessitante e ciò che è culturale, arbitrario, opzionale; sia ancor più perché funzionale alla scelta responsabile di ciascuno (dopo aver udito le diverse campane) nella gestione della propria corporeità, della propria affettività e, in ultima analisi, della propria esistenza.
     Solo all’interno di una visione globale del genere avrebbe senso affrontare questioni settoriali come la legittimità giuridica e morale di stili di vita alternativi ai due generi canonici della maschilità e della femminilità. Nella piena consapevolezza che non si tratta di questioni soltanto private perché l’atteggiamento sociale nei riguardi delle minoranze (anche sessuali) misura, e condiziona, la qualità della vita collettiva. Come ricorda un testo attribuito a più di un autore tedesco della prima metà del Novecento, “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”.

                    Augusto Cavadi


2 commenti:

Maria D'Asaro ha detto...

Conosco bene il problema, perchè è arrivata una lettera del genere, nella scuola dove lavoro ...

Vittorio Riera ha detto...

C’è da chiedersi, a proposito dell’organizzazione fascista Forza Nuova (che poi tanto nuova non è, tanto certe sue tesi sono vecchie), perché si possa persistere in atteggiamenti di vero e proprio fascismo di cui non ci siamo voluti sbarazzare. L’errore primo della mancata continuità dell’antifascismo fu di Togliatti. Quando un regime cade, si va a un ‘repulisti’ – non fisico, badiamo – ma a un rinnovamento delle strutture, di uomini e cose, di apparati, di organismi e organigrammi, insomma a una radicale epurazione, disinfezione. Ora, in un impeto di folle generosità, nulla di tutto ciò accadde in Italia all’indomani del crollo del regime fascista. Tutto sembra essere rimasto come prima. Ognuno rimase al suo posto. Così. a esempio, i docenti universitari compromessi col fascismo hanno continuato con la didattica propria del Fascismo, l’impalcatura gentiliana della scuola rimase quella che era, l’altra impalcatura, quella burocratica, mantenne la sua robustezza e impenetrabilità. Ma l’errore più grave fu quello di permettere la costituzione di partirti fascisti e di far sedere (e parlare) in parlamento personaggi come Amirante. Insomma, si continuò come se nulla fosse accaduto. Tanto che nella maggioranza delle famiglie si continuò a respirare aria fascista. Anche la mia famiglia non fece eccezione, anche se mio padre da attivista fascista che era si ritirò in buon ordine. E anche io, probabilmente, sarei divenuto fascista se non avessi fatto incontri che mi fecero virare decisamente verso altri e alti atteggiamenti. Potrei fare dei nomi: Serafino Scrofani, un mio parente stretto, comunista ed esperto di problemi agricoli, e attraverso lui, Danilo Dolci, e poi ancora e forse soprattutto un numeroso gruppo di alunni tutti di una stessa classe che d’estate non facevano altro che parlare del loro professore di Italiano, Franco Scaglione, del suo Antifascismo che lottava con l’accumulo di cultura. Io, ad ascoltarli, ne bevevo le parole e pensavo ai paragrafi dei libri di storia che il mio professore di Italiano ci face va ‘saltare’ perché – ma me ne accorsi dopo – parlavano delle malefatte del Fascismo. Insomma, in me si faceva sempre più chiara da quale parte dovevo stare. Scelta la mia, corroborato da quanto accadeva nella mia famiglia, una famiglia modesta, e, come tutte le famiglie modeste, oneste, laboriose, dove le risorse economiche era quelle che potevano essere per un usciere di prefettura quale era mio padre. La conseguenza era che di libri a casa mia non ne entravano, però – ed ecco il punto – mio padre la sera, quando tornava dal fare lo ‘straordinario’ portava sotto il braccio il giornale L’ORA che io divoravo avidamente. Mi impressionavano soprattutto i titoli a caratteri più che cubitali e poi i corsivi corrosivi di ‘civis’ dietro cui si celavano le firme dei giornalisti Mario Farinella, Marcello Cimino, Etrio Fidora e, forse, lo stesso Rodari che firmava per esteso articoli di varia cultura e letteratura. L’approdo di tutto ciò non poteva essere che la militanza nel P. C. I. anche perché – soprattutto perché – tutta la sua politica si reggeva su un antifascismo non di facciata, come quello di altri partiti che pure avevano fatto la Resistenza, ma su un Antifascismo vero, di sostanza, fondato sulla diffusione della cultura che sola può combattere certi rigurgiti indigesti. Ma poi, anche quell’Antifascismo, in una con la mutazione e. direi meglio, con la degenerazione del Pci , si è andata via via annacquando fino a scomparire del tutto, così come – e ciò è significativo – è scomparsa dall’orizzonte politico di quel partito la classe operaia, che era il nerbo della sua struttura ideologica, le sezioni che sono divenute circoli, la FGCI, che non si sa che fine abbia fatto, una legge elettorale che impedisce di scegliere i propri candidati e che pertanto spinge, esorta, anzi, all’astensionismo e alla non partecipazione. È chiaro, a questo punto, caro Augusto, che il Fascismo con tutte le sue diramazioni ‘culturali’. trova terreno fertile per imporsi e prosperare. Ciao.