sabato 17 gennaio 2015

LA MAFIA IN 5 PAROLE (e un appuntamento a Trapani per venerdì 23 gennaio 2015)


“Monitor”
9.1.2015

 COME SPIEGARE LA MAFIA AI TURISTI ?

Sarà capitato tante volte anche a voi  - quando uscite fuori dalla Sicilia o accogliete qualche amico dal “Continente” (espressione isolana per denominare gli abitanti da Reggio Calabria a Stoccolma) – di sentirvi chiedere: ma, insomma, questa mafia cos’è?
   Solo trenta o quarant’anni fa, quand’ero ragazzo, la domanda era ancora più radicale: ma, insomma, questa mafia di cui tanto si parla, c’è davvero? Alti magistrati, politici rinomati, cardinali di santa romana chiesa ne dubitavano o, per lo meno, minimizzavano riducendola a uno dei tanti fenomeni delinquenziali che ci sono sempre stati (e molto probabilmente sempre ci saranno) sulla faccia del pianeta. Decine di morti assassinati hanno per lo meno ottenuto che la mafia è diventata un dato evidente, indiscutibile. Superato il dubbio radicale, resta però intatta la domanda su cosa sia davvero la mafia.
   Se non ci accontentiamo dell’immagine televisiva dominante, non è facile rispondere con precisione e brevità. Quando ci provo (come nel libretto che l’editore trapanese Crispino Di Girolamo ha già tradotto e divulgato in nove lingue, dall’inglese al giapponese, allo svedese e all’esperanto: La mafia spiegata ai turisti) mi concentro su 5 parole chiave.
1.    Associazione criminale: 5.000 uomini che fanno parte di Cosa nostra e di qualche altra ‘Stidda’ corollaria.
2.    Dominio: questa minoranza (l’1 per mille dei 5.000.000 di siciliani) si associa per condizionare i 4.995.000 concittadini che non aderiscono formalmente all’associazione mafiosa.
3.    Denaro: il potere sugli altri è il primo dei due scopi costitutivi della mafia; il secondo è l’accumulazione di ricchezza. Ovviamente i due scopi si intrecciano: si comanda per arricchirsi, ci si arricchisce per comandare.
4.    Persuasione : ogni associazione ha i suoi mezzi per arrivare agli scopi costitutivi. La mafia alterna la carota e il bastone. Prima viene la carota: l’offerta di protezione, di aiuto per ritrovare un’auto rubata o per vincere un concorso di primario. Si cerca di co-optare benevolmente complici.
5.    Violenza: quando il non-mafioso non si lascia irretire dalla carota, e solo allora, i mafiosi si rassegnano a ricorrere al bastone: fuor di metafora, all’intimidazione violenta. La violenza viene prima minacciata, poi praticata.
Se ricuciamo, con un unico filo, le cinque parole-chiave abbiamo una definizione di mafia (della cui sostanza sono debitore a Umberto Santino e ai colleghi del Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo): la mafia è un’associazione di criminali che perseguono il potere e il denaro mediante un consenso sociale fatto di promesse e di minacce. Possiamo difenderci da questo sistema di dominio? Possiamo addirittura ipotizzare di liberarcene definitivamente? Intanto che invierete alla mia solita email (acavadi@alice.it) le vostre opinioni, segnatevi una data in agenda: venerdì 23 gennaio 2015. Infatti discuterò con chi vorrà su questa tematica sia alle 15,30 presso l’Istituto tecnico “Leonardo da Vinci” (piazza XXV Aprile) sia alle 20,30 nel corso di un “aperi-cena filosofico per non…filosofi” presso la trattoria “Angelino” (davanti l’ingresso del porto di Trapani).
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

1 commento:

Maria D'Asaro ha detto...

Ottima sintesi, quella che esponi nel prezioso libretto. Sintesi ragionata che serve non solo ai turisti, ma anche agli italiani - siciliani e non - che, per capire qualcosa sulla mafia, non si accontentano delle vulgate televisive e dei luoghi comuni.