domenica 7 giugno 2015

CI VEDIAMO A PALERMO MARTEDI' 9 GIUGNO 2015 ALLE 18,30 ?


“Monitor”

5. 6. 2015-06-01





ANCHE NOI SIAMO CHIESA ?



    La mentalità clericale, in Italia diffusa molto oltre rispetto ai confini degli ambienti cattolici, ha portato nei decenni all’equazione chiesa = gerarchie ecclesiastiche. Giornalisti e politici, insegnanti e commentatori di ogni tendenza . nonostante ogni altra differenza – si ritrovano concordi nell’usare formule come “La Chiesa pensa…”, “La Chiesa proibisce…”, “La Chiesa autorizza…” quando è bastato non dico un papa, ma anche solo un cardinale o un monsignorino di curia a esprimere un’opinione, una condanna o un’autorizzazione.

      Questa maleducazione linguistica non è solo deviante dal punto di vista civico, ma persino teologico. Chi ha studiato anche solo gli elementi basilari del Catechismo cattolico sa che la Chiesa si autodefinisce  - e perché non si dovrebbe partire innanzitutto da ciò che un’organizzazione dichiara di sé stessa ? – “popolo di Dio in cammino”. La Chiesa è, innanzitutto ed essenzialmente, la comunità di coloro che rispondono all’invito di Dio a vivere il vangelo di Gesù di Nazareth. A vivere la sincerità degli intenti, la fraternità con i viventi, la solidarietà con chi è più sofferente, la difesa della giustizia, l’affermazione delle verità a ogni costo in ogni campo.

      Quanti sono costoro nel mondo? Uno, due, tre; dieci; cento; diecimila; centomila; un miliardo ? Non lo sappiamo. Non lo si può sapere. Solo Dio conosce i ‘suoi’ perché, come scriveva sant’Agostino più di 1500 anni fa, “molti di quelli che sembrano dentro, sono fuori; e molti di quelli che sembrano fuori, sono dentro” !

     Solo all’interno di questa comunità, di questo movimento in divenire, hanno senso eventuali distribuzioni di incarichi e responsabilità. Quindi la Chiesa non è quel singolo prete né quel determinato vescovo e neppure – da solo – il vescovo di Roma (chiamato, dopo secoli e secoli di storia, “papa di Occidente”). La Chiesa è un “noi”. E’ un soggetto “plurale”: unito nelle cose essenziali (le cose dell’amore), ma libero di confrontarsi su tutto ciò che è opinabile (cioè su tutto ciò che non è il primato della misericordia, della solidarietà e della tenerezza).

   Una trentina d’anni fa alcuni cattolici austriaci hanno voluto richiamare questa carta d’identità “democratica” della Chiesa cattolica e hanno fondato un Movimento che si estese rapidamente nel pianeta, raccogliendo milioni di adesioni. In inglese il Movimento si chiamò – e si chiama – “We are Church”; in italiano “Noi siamo chiesa”. Meglio sarebbe stato tradotto, però, con qualcosa del genere:  “Anche noi siamo chiesa”.

    Già, perché anche in Italia il Movimento ha preso allora piede e in Sicilia alcuni volenterosi, come Anna e Pietro Spalla, provarono a diffondere le prime raccolte di firme: per un nuovo modo di intendere il matrimonio, il rapporto con l’ambiente, il celibato dei preti…Ma erano gli anni duri di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e le richieste della base si infrangevano, come onde, contro le mura vaticane. Qualcuno ha resistito lo stesso. Per esempio Vittorio Bellavite, infaticabile intellettuale e animatore culturale milanese, che non ha mollato in tutto questo periodo di lungo inverno ecclesiale.

    E’ adesso il tempo di una nuova primavera? Con Francesco I si può riprendere il discorso conciliare (Concilio ecumenico Vaticano II: 1962 – 1965), iniziato da Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo I, sostanzialmente interrotto da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ?  Alcuni lo pensano. Così Vittorio Bellavite sarà in Sicilia nei prossimi giorni e riprenderà alcuni fili interrotti (in particolare a Palermo terrà un incontro pubblico presso la Chiesa di San Francesco Saverio all’Albergheria, martedì 9 giugno alle 18,30), con il sostegno locale di Maria Antonietta e Salvatore Menna (salvomenna@yahoo.it).  Anch’io ho accettato l’invito alla riflessione comune, pur convinto personalmente che la battaglia per la democrazia e il pluralismo all’interno della Chiesa cattolica sia ormai datata. Quale ne sarà l’esito, ormai la storia è andata molto avanti. Le organizzazioni mastodontiche (religiose o partitiche, culturali o ricreative) hanno perso l’occasione di rinnovarsi e ci troviamo davanti a sfide inedite che esigono risposte inedite. Che ci sia maggiore democrazia all’interno della Chiesa cattolica o del Partito democratico o della Cisl può costituire un passo avanti necessario, ma senza dubbio insufficiente. Oggi è il momento di impegnarsi per la democrazia delle istituzioni europee (a cominciare dall’Unione europea) e mondiali (a cominciare dall’Onu). I polli di Renzo continuiamo a pizzicarci l’un l’altro, ma la verità è che ormai il pentolone dove chiudere la parentesi della storia umana nell’universo bolle e attende.

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com

1 commento:

Armando Caccamo ha detto...

Grazie, Augusto, per questa riflessione!