martedì 31 maggio 2016

QUANTO E' IMBROGLIONE RENZI ? SECONDA PARTE


QUANTO E' IMBROGLIONE RENZI ? DISCUTIAMO SU ALCUNE TESI DI ELIO RINDONE


 (PARTE II)



Dopo aver ospitato la prima parte di questo intervento di Elio Rindone (su http://cronachelaiche.globalist.it/ del 4 maggio 2016) ne completo adesso la pubblicazione. Come per la prima parte, auspico anche per questa seconda una partecipazione argomentata da parte di chi abbia qualcosa di documentato da dire (a sostegno o in opposizione alle tesi di Rindone). Chi mi legge in FB è invitato a copiare e incollare il proprio intervento anche nella zona “Commenti” sotto l’articolo di Elio Rindone pubblicato sul mio blog  (  www.augustocavadi.com ).



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Ma l'accecamento di massa può riguardare, oltre che i partiti, anche i singoli politici. Capita, infatti, che siano scambiati per autentici statisti dei volgari illusionisti che riescono a conquistare la fiducia di milioni di elettori e addirittura a imporsi per anni, con notevoli danni per i cittadini. I casi più clamorosi, in Italia, sono quelli di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, che hanno mostrato un'eccezionale abilità nell'assicurarsi un vasto consenso popolare, anche se i loro governi sono stati tra i peggiori della storia repubblicana: il primo, tra alti e bassi, ha regnato per un ventennio, il secondo ancora non sappiamo per quanto tempo, ma se il buon giorno si vede dal mattino...
Anche se si presentano l'uno come leader del centro-destra e l'altro del centro-sinistra, hanno in realtà molto in comune: sono considerati uomini carismatici, grandi comunicatori, padroni del mezzo televisivo, che garantisce milioni di voti a chi sa usarlo. Entrambi accentratori, decisionisti, insofferenti alle critiche e, soprattutto, privi di ogni radicamento ideologico. Infatti, Berlusconi si proclama liberista mentre è titolare di un impero televisivo inaccettabile in qualunque Paese liberale e Renzi si dice rappresentante di una sinistra riformista mentre, riuscendo là dove Berlusconi aveva fallito, abolisce di fatto l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e impone una riforma della scuola che mette a rischio la libertà d'insegnamento, affidando ai presidi il potere di assumere per chiamata diretta e con contratti triennali i docenti: e pensare che nel 2008 il centro-destra non era riuscito neanche a far approvare il disegno di legge Aprea che prevedeva soltanto la loro assunzione mediante concorsi banditi dalle singole istituzioni scolastiche! In effetti, non c'è soluzione di continuità nella politica dei loro governi, accomunati dalla fedeltà ai poteri forti, e infatti Berlusconi ha più volte ripetuto che il suo partito non poteva non votare le leggi volute da Renzi perché erano esattamente quelle care a Forza Italia. Del resto Renzi, appena siglato il patto del Nazareno, non ha nascosto di sentirsi in piena sintonia con Berlusconi, e anche dopo la rottura (definitiva o solo temporanea?) del patto ha sempre potuto contare, in caso di bisogno, sui voti di un buon numero di parlamentari berlusconiani. I due hanno pure in comune l'avversione per una magistratura indipendente, e infatti Renzi fa approvare una legge sulla responsabilità civile dei giudici, mostrandosi anche in questo caso più bravo del suo maestro. Entrambi vogliono un sistema elettorale che, alterando il responso delle urne grazie al premio di maggioranza, consenta di governare senza una forte opposizione, ed entrambi hanno un chiodo fisso: cambiare la Costituzione in modo da rafforzare il governo e indebolire il parlamento. E, più spregiudicato di Berlusconi - per quanto possa sembrare incredibile! - Renzi per raggiungere i suoi obiettivi non si preoccupa del fatto che l'attuale parlamento è moralmente delegittimato, perché eletto con una legge bocciata dalla Consulta, che le riforme elettorali sono materia del parlamento e non del governo e che devono essere approvate rispettando le normali procedure, e cioè senza ricorrere a canguri, sedute fiume e fiducie, e senza minacciare lo scioglimento delle Camere. Entrambi, inoltre, si presentano come innovatori, che si oppongono al vecchio e screditato ceto politico. Berlusconi è l'uomo del fare, l'imprenditore di successo prestato alla politica, che però si circonderà proprio di quanti nella Democrazia cristiana e nel Partito socialista sono fortunosamente sopravvissuti alla bufera di Mani Pulite. Renzi è il rottamatore dei dirigenti del Partito Democratico, ma solo di quelli che non si affrettano a salire sul suo carro. Da avversari della casta, invisa ai cittadini, si trasformano presto nei suoi più accaniti difensori, dichiarandosi d'accordo sul fatto che le condanne, sino a sentenza definitiva, non sono un ostacolo per occupare cariche pubbliche. Del resto, questa è una delle più radicate tradizioni italiche come notava un secolo fa Antonio Gramsci: «L'Italia è il paese dove si è sempre verificato questo fenomeno curioso: gli uomini politici, arrivando al potere, hanno immediatamente rinnegato le idee e i programmi d'azione propugnati da semplici cittadini» (luglio 1918).
Entrambi sono prodighi di promesse, quasi mai mantenute: creare milioni di posti di lavoro, abbassare le tasse, non mettere le mani nelle tasche degli italiani, cambiare l'Italia (in meglio o in peggio?), fare una riforma al mese... Specializzati nell'infondere ottimismo (mentre quello della paura è il territorio di caccia monopolizzato dalla Lega), far sognare gli italiani, spostare l'attenzione su sempre nuove questioni, in modo che ci si dimentichi che le precedenti non sono state risolte, accusando di gufismo - brillante aggiornamento del vecchio termine disfattismo - chi si permette di denunciare la nuova malattia dell'annuncite.
Sempre pronti a smentire quanto affermato per mesi, approfittano della scarsa memoria degli elettori. In rete è facile trovare un abbondante campionario delle loro giravolte: essendo più note quelle di Berlusconi, ci limitiamo a ricordarne qualcuna di Renzi. Da sindaco di Firenze chiedeva il dimezzamento del numero e delle indennità dei parlamentari e una legge elettorale che prevedesse le preferenze: oggi i fatti dimostrano che erano parole al vento. Dopo le Politiche del 2013 proponeva di "abolire e rinunciare al rimborso elettorale di queste elezioni, immediatamente, [...] finanziamento, che vale 45 milioni di euro per il Pd e 43 per Grillo". Il M5S ai milioni ha rinunciato, il Pd no, neanche dopo la conquista del partito da parte di Renzi.
L'ultima giravolta, per ora, è la decisione di eliminare dal 2016 la tassa sulla prima casa. Eppure l'uguale provvedimento del governo Letta era considerato un cedimento a Berlusconi da Renzi, che nel 2013 sosteneva che "Per creare lavoro dobbiamo dare una visione per i prossimi 20 anni. Il problema non è l'Imu" e intimava: "Parliamo di emergenza abitativa e di sfratti. Basta parlare di Imu". In effetti, tanti italiani sono proprio degli smemorati, perché altrimenti non continuerebbero a fidarsi di chi prometteva di ridurre le tasse per tutti mentre in realtà le aumentava per i meno abbienti, o di chi assicurava di sostenere il governo Letta mentre era già al lavoro per farlo cadere. Ma, si sa, i riflessi condizionati scattano nonostante le ripetute delusioni: come il cane di Pavlov aumenta la salivazione appena sente il suono del campanello, così un buon numero di elettori si eccita al semplice annuncio dell'eliminazione delle tasse più odiate.
Elio Rindone

lunedì 30 maggio 2016

"ETICA" DI AUGUSTO CAVADI SECONDO NINO CANGEMI

Foto di Giannandrea Dagnino (con la gratitudine del soggetto) 

www.sicilypresent.it          28 Maggio 2016

“Etica. Idee semplici per orientarsi” di Augusto Cavadi: teoria e pratica di una parola dalla lunga storia
                                                                             di ANTONINO CANGEMI                                                   

Augusto Cavadi, Etica. Idee semplici per orientarsi, Aracne, Roma 2016

La parola “etica” ricorre con assidua frequenza nelle nostre conversazioni, spesso in modo inappropriato, senza che ci si renda conto del suo effettivo significato. È una parola di moda: pronunciarla, specie in dibattiti politici, dà la sensazione di far crescere lo spessore di ciò che si dice.
Tanta inflazione e babelica confusione richiedono un’attenta riflessione sul senso e sulla portata del termine. Ben venga perciò il recente Etica. Idee semplici per orientarsi di Augusto Cavadi, edito da Aracne per la collana Paidea: concetti e significati della storia del pensiero.
Cavadi, filosofo-consulente e giornalista (collabora all’edizione palermitana di Repubblica), innanzitutto si sforza di chiarire il significato di etica. Per etica s’intende grossomodo l’insieme di idee che orientano il nostro comportamento. Da una simile definizione discende che tutti hanno un’etica, anche quelli che sembrerebbero esserne privi. Costoro saranno guidati da un’etica lassista o contraria ai valori comunemente accettati, ma anch’essi seguono una bussola che ne dirige il cammino.
L’etica, poi, ci suggerisce Cavadi, può essere condizionata da teorie che fanno perno sulla religione, sull’utilità, sul sentimento, sulla ragione, sulla ricerca della felicità, e ciascuna di queste teorie unisce pregi e difetti, dall’autore passati al setaccio. Inoltre l’etica ha un suo campo d’azione in tanti ambiti: da quello del lavoro a quello dell’affettività, da quello della conoscenza a quello della politica, da quello della pratica religiosa a quello dell’economia. E in ciascuno di quest’ambito l’etica incide tantissimo, più di quanto comunemente si riesca ad averne consapevolezza. Specie se l’etica – ed è quella prediletta da Cavadi – mira ad ottenere condizioni di vita che conducano alla realizzazione delle potenzialità dell’uomo, specie sotto l’aspetto sociale e in vista del benessere interiore.
Il breve ma denso saggio di Cavadi, da anni esponente della filosofia in pratica, è una guida istruttiva su una parola che richiama i più alti valori e temi oggi e sempre attuali. La felicità espositiva, la chiarezza e semplicità delle argomentazioni, messe in risalto anche dall’impronta dialogica, accentuano l’interesse per la sua meditata lettura.






Fonte:  
www.sicilypresent.it/libri/2000-etica-idee-semplici-per-orientarsi-di-augusto-cavadi-teoria-e-pratica-di-una-parola-dalla-lunga-storia.html

domenica 29 maggio 2016

LA CRISI DEI MATRIMONI E IL PARERE DI ARISTOTELE


“Repubblica – Palermo”
29.5.2016

PERCHE’ MATRIMONI SEMPRE MENO NUMEROSI E SEMPRE PIU’ FRAGILI ?

     Sulle nostre pagine è rimbalzato l’aggiornamento sui dati statistici riguardanti i nuovi matrimoni (sempre meno numerosi sia in chiesa che al Comune) e le domande di separazione (sempre più numerose tanto fra le coppie giovani quanto fra le anziane). La tendenza è chiarissima: anche nel Meridione italiano, anche in Sicilia, soffia il vento della secolarizzazione. Piaccia o non piaccia, dal punto di vista dei costumi affettivi e sessuali la distanza fra il Nord e il Sud d’Europa si accorcia. Sociologi e psicologi, giuristi ed economisti ci aiutano senz’altro a capire questi fenomeni: ma non ne esauriscono certo l’analisi.
  Una prima considerazione che si potrebbe aggiungere riguarda la comprensione storica. L’aspettativa di vita negli ultimi decenni si è allungata di molto per cui anche la durata di un matrimonio medio si è estesa: per le generazioni precedenti i decessi a quaranta-cinquant’anni di almeno uno dei due coniugi chiudevano delle convivenze che oggi si prolungano, se non interviene la decisione di separarsi,  sino a ottanta-novant’anni. Una seconda considerazione riguarda la valutazione morale delle separazioni. Esse costituiscono certamente il fallimento di un progetto di vita, ma abbiamo imparato a riconoscervi in alcune situazioni l’unica strada per correggere una direzione esistenziale sbagliata: non sono rari i casi, infatti, in cui un secondo esperimento di vita di coppia riesca molto meglio del precedente. Molto dipende, ovviamente, dal criterio di misura: se esso è la resistenza di un’istituzione, la persistenza del vincolo coniugale vale più della serenità dei coniugi; qualora, invece, sia proprio la qualità di vita dei coniugi, una separazione consensuale può risultare di gran lunga preferibile  - per sé e per i figli – di una convivenza forzata e polemica e dolorosa nella stessa casa.
    Ma perché si ha tanta difficoltà a mantenere una sincera fedeltà coniugale negli anni? Sino a poco tempo fa si poteva rispondere che la co-abitazione dopo la cerimonia nuziale svelava il vero carattere del coniuge; ma ormai è un argomento che non vale dal momento che le occasioni di conoscersi, anche intimamente, nel periodo pre-matrimoniale sono numerosissime per quasi tutte le giovani coppie. Una risposta più convincente può venirci dalla riflessione di Aristotele. Il sommo filosofo greco osservava infatti che l’amicizia può fondarsi o sul piacere o sull’interesse o sulla condivisione dei valori. Nel primo caso dura quanto dura lo scambio del godimento reciproco: basta che uno dei due amici perde salute o buonumore ed ecco che l’altro si allontana. Più duratura l’amicizia basata su interessi: se sono socio in affari con un partner, la nostra relazione sopravvivrà al calo di complicità emotiva purché persistano le ragioni utilitaristiche. Qualora vengano meno anche queste, l’amicizia resiste solo se ci sono passioni condivise e stima reciproca: se si coltiva insieme l’arte o il gusto per i viaggi o l’impegno politico o la ricerca scientifica…Molte coppie ritengono di essere pronte per il matrimonio solo perché hanno sperimentato un’intesa psicologica e sessuale. E quando la complicità erotico-emotiva scema si appigliano a ragioni di ordine utilitaristico (per esempio la gestione di un negozio o la responsabilità educativa dei figli). Ma anche queste motivazioni hanno una data di scadenza. Allora si resta insieme solo se si è pervenuti a un’amicizia “virtuosa”: radicata nel comune esercizio di qualità umane, civiche, intellettuali per cui un partner sa che difficilmente troverà un amico così prezioso e così sincero come il proprio coniuge.
     Così, almeno, la pensava un vecchio saggio del quinto secolo prima di Cristo. E potrebbe non avere tutti i torti.
 
         Augusto Cavadi

sabato 28 maggio 2016

SE SIETE IN FACEBOOK E VOLETE INCORAGGIARE QUESTI BAMBINI....

Nel caso che siate già registrati su facebook, saremmo contenti se vi collegaste alla pagina www.facebook.com/lottallemafie/  
Vi troverete degli album con composizioni di bambini di tutta Italia: nell'album "Mettiamo in versi il coraggio" si trovano anche delle poesie degli alunni di Adriana (Istituto comprensivo Arenella, plesso Di Bartolo, classe elementare IV F) e, tra i video, si trova il video della classe elementare V F del medesimo Istituto.
Nel caso in cui le poesie e/o il video vi piacessero, se cliccate "Mi piace" contribuite a valorizzare i due generi di lavori antimafia.
Grazie in ogni caso per l'attenzione, A. & A.

venerdì 27 maggio 2016

"LA MAFIA SPIEGATA AI TURISTI" IN VERSIONE POLACCA

Con gratitudine verso l'amico editore Crispino Di Girolamo e verso l'amica polacca Zuzanna Krasnopolska sono felice di comunicare che il mio volumetto La mafia spiegata ai turisti (Di Girolamo, Trapani 2016, pp. 68, euro 5.90)  - già disponibile in spagnolo, francese, inglese, tedesco, svedese, russo, giapponese ed esperanto - è adesso disponibile anche in lingua polacca.

mercoledì 25 maggio 2016

QUANTO E' IMBROGLIONE RENZI ? DISCUTIAMO SU ALCUNE TESI DI ELIO RINDONE

Il mio amico Elio Rindone mi ha segnalato un suo intervento su cronachelaiche.globalist.it del 4 maggio 2016 . E' un testo,  secondo il suo stile, lucido e tagliente.  Può essere condiviso al 100% ? Vorrei rispondere insieme a chi di voi vorrà contribuire con le proprie riflessioni su questo blog.

Il Pd, Renzi e la Sindone (Prima puntata) 

Gli abbagli di massa non appartengono solo alla religione ma anche alla politica, complice il servilismo dei media. Il rischio per la democrazia è altissimo.

di Elio Rindone

La Sindone è un falso medievale, fabbricato in Francia e portato nei suoi feudi dal duca Ludovico di Savoia. È un fatto accertato. Eppure da oltre sei secoli è oggetto di venerazione e frotte di fedeli accorrono regolarmente a Torino in occasione della sua ostensione. Il fenomeno non è difficile da spiegare: credulità popolare, bisogno di protezione nelle difficoltà della vita, attaccamento alle tradizioni, interessi economici e politici, fiducia nell'autorità. Le prove inconfutabili degli storici e degli scienziati vengono, quindi, semplicemente ignorate e non raggiungono la massa, alla quale i mezzi di comunicazione fanno arrivare, invece, l'invito di un papa amato come Francesco (ma del resto non era amato anche Giovanni Paolo II?) a venerare un telo medievale (definito icona perché oggi si preferisce evitare il termine reliquia). Ma che cosa ha a che fare la venerazione di un pezzo di stoffa con la spiritualità del vangelo, che chiede un radicale cambiamento di vita a servizio dei poveri e dei diseredati? Incoraggiare questo tipo di religiosità significa abituare i fedeli a un infantilismo che banalizza il messaggio evangelico, sino alla manipolazione e alla superstizione.
Non bisogna credere, però, che fenomeni del genere non si verifichino in altri ambiti, anche se di solito l'inganno viene svelato in tempi più brevi. Uno dei campi in cui ricorrono più frequentemente simili abbagli di massa è quello politico. Un analogo miscuglio di ragioni e sentimenti, credulità e interessi, infatti, fa sì che talvolta siano considerati di sinistra partiti che fanno una politica di destra. Mi pare che sia questo il caso delle forze politiche, confluite poi nel Pd, che negli anni del berlusconismo trionfante non hanno mai fatto una seria opposizione; quando sono andate al governo non hanno abrogato nemmeno una delle leggi vergogna volute dal centro-destra e anzi, per esempio in materia di giustizia, hanno approvato con maggioranze bipartisan provvedimenti che continuavano a ostacolare le indagini della magistratura; che ormai da anni, con Monti, Letta e Renzi governano con le destre.
Stando alle etichette, infatti, da una coalizione di centro-sinistra ci si attenderebbe una politica all'insegna dell'equità fiscale: lotta all'evasione, progressività della tassazione e incremento della spesa sociale. Bene, negli ultimi venti anni non si è combattuta l'evasione fiscale; con lo slogan della lotta agli sprechi è stata pesantemente tagliata la spesa sociale; è stata ridotta la progressività delle imposte. Nel 1995, infatti, l'aliquota dell'IRPEF per i redditi più bassi era del 10% e quella per i più alti del 51%; dal 2008, invece, la prima è aumentata sino al 23% e la seconda è diminuita sino al 43%. Per i ceti meno abbienti, quindi, la tassazione è aumentata di 13 punti percentuali, mentre per quelli più abbienti è diminuita di 8 punti. Ma non basta. L'IVA, che è l'imposta più rilevante tra quelle indirette, cioè che colpiscono tutti i cittadini indipendentemente dal reddito, nel 1995 era al 19% mentre nel 2013, col governo Letta, è arrivata al 22% e col governo Renzi, salvo un poco probabile boom dell'economia italiana, nel 2017 salirà al 24%. Come liberarsi dalla sgradevole sensazione che nell'ultimo ventennio sia stata al potere in maniera continuativa in Italia la destra più feroce, anche quando si spacciava per sinistra?
Solo un altro esempio. Per raddrizzare i conti pubblici, il governo Monti non ha preso in considerazione l'idea di una patrimoniale ma ha messo le mani sul settore pensionistico. La riforma Fornero del 2011, allungando l'età richiesta per andare in pensione, non solo ha reso più difficile per tanti giovani la ricerca di un'occupazione ma ha anche provocato enormi difficoltà a centinaia di migliaia di persone che avevano concordato un'uscita anticipata dal lavoro e che sono rimaste senza alcun reddito: né da lavoro né da pensione. È ovvio che la sua riforma previdenziale il ministro Fornero non se l'è votata da sola! La legge, poi disconosciuta dai partiti che l'hanno approvata, è stata compattamente votata dal Pd, dal Pdl e dall'Udc. Eppure tanti elettori hanno continuato a considerare il Pd un partito di centro-sinistra, anche se il segretario dell'epoca, Bersani, dichiarava nel corso della campagna elettorale seguita alla caduta dell'esecutivo, che anche in caso di vittoria avrebbe governato con Monti. Potenza della fede! E, in effetti, ce ne vuole molta per vedere nel Pd una vera alternativa al Pdl, ora diviso nei due rami di Forza Italia e Nuovo Centro Destra: della superiorità morale di berlingueriana memoria non è rimasta alcuna traccia, almeno a giudicare dal numero di inquisiti, rinviati a giudizio e condannati, tanto che, in materia di corruzione, il Pd ormai non sfigura più nel confronto col Pdl.

martedì 24 maggio 2016

I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI (SETTIMA PUNTATA)



“Il Gattopardo”

Maggio 2016



I SICILIANI SPIEGATI AI  TURISTI

(Settima puntata)



   Tra le prime curiosità che affiorano, con un sorriso imbarazzato, sulle labbra di un turista in Sicilia è certamente la domanda sulla mafia. Di solito mi basta precisare che in quasi due secoli solo una coppia di turisti è stata ferita, per errore, in un attentato mafioso: tutte le altre vittime sono siciliane o di nascita o per professione. I mafiosi hanno, infatti , tutto l’interesse a coccolare i turisti che portano soldi nelle casse di alberghi e ristoranti.

  Quando la mia risposta non basta, segue a ruota una domanda più raffinata: i siciliani condividono un po’ tutti la mentalità mafiosa? Per dire come stanno le cose mi viene più facile cominciare col dire come non stanno.

    Una prima tesi sostiene la piena identificazione di cultura siciliana e mentalità mafiosa: i mafiosi sarebbero dei siciliani tipici, incarnerebbero in maniera esemplare la visione del mondo, della vita, della morte, della politica, della famiglia, della religione…degli abitanti dell’isola. Questa ipotesi è però  smentita dalla storia: che registra, in Sicilia,  migliaia di mafiosi e di collusi, ma anche migliaia di eroi dell’antimafia (celebri o anche operanti, quotidianamente, nelle pieghe della società).

     E’ allora vera la teoria opposta secondo cui la mentalità mafiosa sarebbe un cancro nel tessuto sano della cultura siciliana? Purtroppo neanche questa concezione – che pure farebbe onore alla Sicilia e che viene sbandierata da apologisti di buona volontà - è fondata. Gli adepti di Cosa nostra sono circa 5.000 tra cinque milioni di abitanti: non più di 1 su mille siciliani. Ma questa piccola minoranza non avrebbe l’enorme influsso che esercita se non coinvolgesse un numero molto più consistente di isolani che, pur non essendo ‘ufficialmente’ mafiosi, lo sono ‘culturalmente’. Quanti sono i siciliani che – pur non essendo inscritti a Cosa nostra per difetto di opportunità, di coraggio, di forza fisica o di quoziente intellettivo – ne condividono i princìpi ispiratori, i valori fondanti, le aspirazioni vitali ? Uno dei più noti mafiosi, diventato poi “collaboratore di giustizia”, suggeriva che un quinto circa dei siciliani –un milione circa di cittadini dunque – sono, per interesse o per paura, disposti a supportare le strategie criminali dei mafiosi doc. Questa fetta della società siciliana condivide molti segmenti della cultura tradizionale regionale (famiglia, onore, fedeltà, amicizia, ospitalità, devozione religiosa…) : ma li interpreta a modo proprio, li adatta alle proprie paure e ai propri bisogni, li assolutizza o li  amputa, insomma li deforma e li strumentalizza. In questo senso si può condividere la dichiarazione di un grande magistrato: mafiosi, militanti e simpatizzanti filo-mafiosi,  sono “il precipitato della saggezza siciliana”.

    La situazione è dunque, pressappoco, questa: la cultura siciliana è un mix di varie idee, simboli, credenze, costumi. Solo alcuni di questi elementi sono sequestrati, tritati, riciclati e diventano subcultura mafiosa (o, come si usa dire, “mafiosità”). Compito dei siciliani onesti  - che sono statisticamente la maggioranza (anche se non “organizzata” come la criminalità !) – è di vigilare criticamente sulla propria cultura; di ripensarne gli aspetti discutibili o equivoci; di sradicarne le diramazioni perverse.



Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com
 

lunedì 23 maggio 2016

"I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI" TRADOTTO IN CINESE

Sono davvero contento  - e grato al mio amico editore Crispino Di Girolamo - che sia uscita la traduzione cinese del mio volumetto I siciliani spiegati ai turisti (Di Girolamo, Trapani 2016, pp. 68, euro 5.90). Un grazie speciale alla mia ex-alunna Irene Burrescia che, con il consiglio di sue maestre cinesi, ha realizzato la traduzione.

domenica 22 maggio 2016

CI VEDIAMO ALL' AS.VO.PE DI PALERMO LUNEDI' 23 MAGGIO 2016 ?

Lunedì 23 maggio, dalle 15.30 alle 17.30, all'interno del Corso di formazione per volontari organizzato dall'Asvope (Associazione di volontariato penitenziale), terrò un seminario sul tema: Il volontariato: false e vere motivazioni (testo base di riferimento il mio volumetto Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2001).
Il seminario si svolgerà nella sede dell'Asvope ( Palermo:via Bonincontro, 39).

* Il mio modo di ricordare Giovanni Falcone e tutti  - tutti - i martiri dell'antimafia.
* La foto è un regalo di Gigi Francesconi. 

giovedì 19 maggio 2016

CI VEDIAMO A PALERMO DOMENICA 22 MAGGIO ALLE 17,00 ?





          

Piccola scuola del Pensare Filosofico con Augusto Cavadi (www.augustocavadi.com)
c/o sede legale del CeSMI Via Annibale 30 (Addaura)
Inverno – Primavera 2016
 Domenica: ore 17-19
Prossimo incontro: 22 maggio

BENVENUTO nella piccola  ‘comunità di ricerca’ filosofica per non…filosofi!
·       Una volta al mese ci incontriamo per affrontare il tema che la comunità avrà scelto a conclusione della sessione precedente (possibilmente un tema che intrighi esistenzialmente qualcuno dei partecipanti)
·       Tutti hanno diritto di partecipare, purché arrivino puntualmente nei dieci minuti precedenti l’ora di inizio della sessione
·       Tutti hanno diritto di intervenire, purché attendano di ricevere la parola dal filosofo-consulente che ha la regia della serata
·       Tutti hanno diritto di sostenere qualsiasi opinione, anche la più insolita, purché si sia disposti ad esporla con rispetto dei presenti; ad argomentarla con ragioni; a difenderla da obiezioni altrettanto argomentate
Lo scopo di una ‘comunità di ricerca’ NON è :
-       curare i propri malesseri psichici
-       alimentare la propria cultura
-       diffondere le proprie convinzioni
MA è :
-       prestare e ricevere, in spirito di amicizia, un servizio all’intelligenza di chi vuole capire meglio le questioni tipiche della tradizione filosofica (il senso della vita, della morte, del dolore, dell’amore, della felicità, della giustizia, del perdono, della fede religiosa, della politica, della bellezza etc.).
°°°°°°°°
FILO _ SOFIA: Amore per la sapienza, amore fra chi cerca la sapienza, amore per chi ha bisogno di sapienza e non lo sa

Tema del prossimo incontro (22-5-16): L'arte di invecchiare senza inacidirsi

·        Tutte le attività proposte dal CeSMI sono rivolte ai Soci (quota associativa euro 30,00 per un anno)
·        Contributo aggiuntivo per ogni sessione di filosofia-in-pratica: euro 8,00
·       E’ possibile partecipare la prima volta anche senza essere iscritti al CeSMI versando solo il contributo di euro 8,00

lunedì 16 maggio 2016

ANTONINO CANGEMI SU "FILOSOFARE IN CARCERE" ALLA FELTRINELLI


www.siciliainformazione.it

Augusto Cavadi presenta “Filosofare in carcere”
Augusto Cavadi presenta “Filosofare in carcere”
Può un detenuto, che vive una delle condizioni esistenziali più sofferte e umilianti, avere voglia e tempo di “filosofare”? Malgrado tutto, pare di sì. Come e perché lo si può scoprire domani sera (martedì 17 maggio 2016) alla Feltrinelli di Palermo, dove, a partire dalle 18,30, verrà presentato il libro di Augusto Cavadi “Filosofare in carcere. Un’esperienza di filosofia in pratica all’Ucciardone di Palermo”, edito da Diogene Multimedia. Nel corso dell’incontro interverranno, oltre all’autore, Francesco Chinnici, Maria Antonietta Spinosa e Francesco Giardina.
Augusto Cavadi, saggista e giornalista dai mille interessi oscillanti tra la teologia, la pedagogia, lo studio della criminalità mafiosa –tutti pervasi da robusta passione civile-, da tempo si dedica alla filosofia in pratica. Il filosofare, per Cavadi e per chi segue la filosofia in pratica, non è ricerca teorica, mera speculazione intellettuale su questioni tanto alte quanto distanti dalle esperienze di vita quotidiana: al contrario, è il ragionare per interrogarsi e fornire risposte ai problemi che si presentano nei sentieri esistenziali, da quelli apparentemente più minuti e correnti a quelli di maggiore spessore.
“Filosofare in carcere” è un agile volume frutto di un laboratorio di filosofia in pratica tenuto presso l’Ucciardone. I detenuti che vi hanno partecipato, stimolati da Cavadi, si sono confrontati con temi di rilievo filosofico, quale l’eros, la philia, l’agape, per scoprire quanto la passione, l’amicizia, l’amore come dono facciano parte del patrimonio esistenziale di tutti e di come possano orientare le scelte fondamentali. Né sono mancati, nelle discussioni filosofiche in “cella”, i richiami alla mafia, realtà che lo scavo del pensiero rivela nella sua aberrazione. Attraverso simulazioni di storie animate da personaggi frutto di fantasia (“Pinuzzo e Pinuzza”), i detenuti hanno espresso e affinato il loro pensiero accostandosi alla filosofia, non più scatola colma di astratti e incomprensibili formulari, ma bussola  della ragione e dell’esistenza.
Si è certi che in  quei giorni di laboratorio di filosofia in pratica – da cui è scaturito il libro di Cavadi – i detenuti, pur rinchiusi tra le pareti dell’Ucciardone, avranno assaporato il gusto della libertà, a esso anelando con più intensa energia. Perché il pensare, e ancor più il pensare filosofico, spezza catene e rende più liberi. E anche in ciò, e nel suo proposito in senso lato educativo, sta il pregio del lavoro di Cavadi.


Link all'originale: 

www.siciliainformazioni.com/antonino-cangemi/325607/cavadi-si-presenta-filosofare-in-carcere

domenica 15 maggio 2016

CI VEDIAMO ALLA FELTRINELLI DI PALERMO MARTEDI' 17 MAGGIO 2016 ALLE 18.30 ?

la Feltrinelli  I  Libri e Musica
via Cavour 133, Palermo - tel. 199 151 173

martedì 17 maggio  - ore 18.30

Augusto Cavadi

presenta il suo nuovo libro

FILOSOFARE IN CARCERE

Un'esperienza di filosofia-in-pratica all'Ucciardone di Palermo

Intervengono Franco Chinnici,

Maria Antonietta Spinosa e Franceco Giardina

 

 

venerdì 13 maggio 2016

CI VEDIAMO AD ALCAMO (TRAPANI) LUNEDI' 16 MAGGIO 2016 ALLE 16,30 ?

Lunedì 16 maggio 2016, alle ore 16.30, presso l'Istituto comprensivo "S. Bagolino" di Alcamo (Trapani), sito in via Verga 34 D,  Antonella Pennolino e Franco Chinnici presenteranno il mio libretto Filosofare in carcere. Un'esperienza di filosofia-in-pratica all'Ucciardone di Palermo (Diogene Multimedia, Bologna 2016, euro 5,00).
Naturalmente sarò felice di incontrare gli amici della zona.

giovedì 12 maggio 2016

L'ARCIVESCOVO DI PALERMO AL CULTO VALDESE-METODISTA


“Repubblica – Palermo”
12. 5. 2016-05-09

LA MOSSA ECUMENICA DI DON LOREFICE DOPO ANNI DI ANATEMI E SCOMUNICHE

        Subito dopo l’unificazione del Regno d’Italia (1861) un gruppo di valdesi scese a Palermo per fondare una chiesa nel Meridione. Da allora – come racconta Renato Salvaggio nel suo Vivere il vangelo in minoranza – per questo piccolo gruppo di protestanti la vita non è stata facile: il boicottaggio delle autorità religiose si è spesso sommato alla repressione statuale, soprattutto nel ventennio fascista. Ma la coerenza etica e l’attivismo sociale hanno segnato la vita della città e, gradualmente, di altre cittadine siciliane. Epiche le iniziative del pastore Pietro Valdo Panascia sia per la promozione umana (ancora florido il Centro diaconale della “Noce” con annessa scuola paritaria) sia per la denunzia della mafia in nome del vangelo (dopo la strage di Ciaculli del 1963). Eppure la mia generazione veniva avvertita sin dai banchi del catechismo: i protestanti sono eretici, vivono in oggettivo stato di peccato mortale e - per decreto del cardinal  Ernesto Ruffini-   chiunque entri in un loro tempio nella diocesi palermitana, sia pure per motivi turistici, è scomunicato automaticamente (latae sententiae).
        Senza queste premesse storiche non si può valutare adeguatamente il significato della partecipazione di don Corrado Lorefice, arcivescovo cattolico di Palermo, al culto domenicale delle chiese valdese e metodista radunate insieme nel tempio di via Dello Spezio (alle spalle del teatro Politeama). Una funzione liturgica, a cui ha ritenuto opportuno partecipare anche il sindaco Orlando, animata da uno splendido e allegro coro di uomini e donne del Ghana residenti nella nostra città. Come ha detto il pastore Peter Ciaccio nella sua omelia è stato come il ritrovarsi di una coppia separata da molti anni:  due partner che non possono certo dimenticare le ferite psicologiche, tuttavia intenzionati a ricominciare daccapo.
        Se l’evento è, dunque, decisamente positivo (in una fase storica in cui si elevano muri è sempre una buona notizia che se ne abbatta qualcuno dei vecchi) non si può negare l’impressione che si realizzi fuori tempo massimo. Le differenze interne all’ambito del cristianesimo fra cattolici e protestanti vengono comprese sempre più arduamente in un’epoca di secolarizzazione avanzata nella quale è il cristianesimo stesso, nella sua globalità, in discussione. Anzi – se non vogliamo osservare da un’angolazione provinciale – è la fede in un Dio trascendente e creatore (il Dio comune a ebrei, cristiani e islamici) in crisi. L’ecumenismo (il movimento inter-ecclesiale che da decenni lavora per la riunificazione delle varie confessioni religiose, rappresentato al culto domenicale da uno dei suoi più noti esponenti nazionali, l’ingegnere palermitano Bruno Di Maio) è senz’altro auspicabile: ma servirà a poco se il modo di concepire Dio – e il rapporto di Dio con il cosmo e con l’uomo – non sarà depurato da scorie mentali, morali, giuridiche che lo rendono inaccettabile dalle coscienze scientificamente e eticamente evolute. Non pochi pastori e teologi ci stanno provando da decenni (qualcuno perfino nel ruolo di papa): ma le resistenze tradizionaliste e fondamentaliste sono tante, non solo nelle cerchie clericali. E trasversali rispetto alle tre religioni monoteistiche.

                                                                         Augusto Cavadi
                                                        (WWW.AUGUSTOCAVADI.COM)

mercoledì 11 maggio 2016

ANTONELLA PENNOLINO SU "FILOSOFARE IN CARCERE"


ANTONELLA PENNOLINO: appunti su Filosofare in carcere di Augusto Cavadi
 “La pagina maieutica”
Maggio – giugno 2016

     Quando sono stata invitata a presentare il libro Filosofare in carcere di Augusto Cavadi, mi sono chiesta “filosofare in carcere? Una bella sfida!” Io ho conosciuto la filosofia come qualcosa di diverso, per certi versi astratto, e invece mi trovo davanti a un titolo che a prima vista sembra un paradosso perché l’autore sembrerebbe avere la pretesa di fare qualcosa che in carcere non può avere luogo, lì dove i problemi delle persone sono molto lontani dal ragionamento filosofico. Incuriosita ho accettato e mi sono trovata davanti a tutt’altro che qualcosa di teorico e astratto: mi sono trovata davanti a una FILOSOFIA IN PRATICA, una filosofia che è, come si legge nelle prime pagine del libro, “ARTE DI SCAMBIARSI I PENSIERI” per giungere a risposte sull’esistenza partendo da domande che sembrano non avere, a primo impatto, una risposta. Sì, domande che sembrano non avere una risposta perché vengono poste in un ambiente in cui, sempre a primo impatto, sembra regnare la NON-VITA, il NON-AMORE, la NON-AMICIZIA: cioè in un ambiente dove si vive la negazione, il buio, la notte dell’esistenza. Certo, il vissuto e il sostrato sociale e culturale dei detenuti farebbero pensare, non senza pregiudizio, che i sentimenti più nobili lì, in carcere, non possono avere voce perché è così secondo schemi mentali radicati nella nostra società. Invece in questo libro, i detenuti  - che, a questo punto, mi piace chiamare le PERSONE DETENUTE -  grazie ad Augusto Cavadi, Franco Chinnici e Maria Antonietta Spinosa (proprio come bravi filosofi che fanno ricorso alla maieutica socratica, cioè all’arte del saper tirare fuori da noi ciò che abbiamo dentro), alla fine del percorso scopriranno di conoscere l’amore, l’amicizia e tutto ciò che nella vita avevano messo in un angolo dimenticato dell’anima. Il volumetto rispecchia l’esperienza fatta all’Ucciardone di Palermo e ruota attorno alla ricerca in comune di risposte a domande condivise  che riguardano il SENSO DELLA VITA, da cui scaturiscono i concetti di libertà e di famiglia per amore della quale si è disposti anche a commettere un reato. Da qui l’amore per gli altri identificati con i “propri” perché solo loro esistono, come se tutti gli altri, fuori dalla famiglia, non esistessero. Partendo da questo principio, nel volumetto viene fatta un’analisi della parola AMORE come eros (passione), philia (amicizia), agape (amore come dono) attraverso un dialogo tra due personaggi immaginari: Pinuzzo e Pinuzza. E poi l’amore “distorto” di una madre in una famiglia mafiosa per un figlio che non ha appreso il codice d’onore che farebbe di lui un vero uomo, egregiamente rappresentato in una lettera immaginaria a don Totò. Atteggiamento dettato da un problema di cultura, di educazione, di “emarginazione” in determinati ambienti (don Totò) nei quali si vuole rimanere senza pensare a un cambiamento e atteggiamento dovuto anche a una sorta di imposizione sociale. L’amore, quindi, fa da sfondo e da motivo conduttore nel libro, nel bene e nel male, fino a diventare addirittura – in una storia vera - un’arma usata da un mafioso nei confronti di una donna, “un’arma micidiale, più efficace delle bombe”, raccontato in una lettera che ha un destinatario immaginario: don Carmelo.
      Quindi molteplici spunti di riflessione quelli donati al fortunato gruppo di detenuti che mai avrebbero pensato di “filosofare” e invece scoprono che la filosofia è vita vissuta, vita sperata, vita sognata. Ecco che il carcere da luogo del NON-AMORE  diventa luogo in cui è possibile un riscatto, una rinascita, proprio a partire dalle proprie debolezze. Un viaggio nella propria interiorità in cui ogni fragilità diventa un valore aggiunto, un punto di partenza da cui si può provare a ricominciare a sognare, a sperare, a credere.
Antonella Pennolino
Castellammare del Golfo (Tp) , 26.4.2016

martedì 10 maggio 2016

TI SEI GIA' INSCRITTO ALLE VACANZE FILOSOFICHE PER NON...FILOSOFI DI AGOSTO 2016 ?



INVITO

Il gruppo editoriale “Il pozzo di Giacobbe”-“Di Girolamo” di Trapani organizza la
XIX
SETTIMANA FILOSOFICA PER... NON FILOSOFI

* Per chi: 
Destinatari della proposta non sono professionisti della filosofia ma tutti coloro che desiderano coniugare i propri interessi intellettuali con una rilassante permanenza in uno dei luoghi tra i più gradevoli del Bel Paese, cogliendo l’occasione di riflettere criticamente su alcuni temi di grande rilevanza teorica ed esistenziale.
* Dove e quando:
S. Caterina Valfurva (Sondrio) a 1.700 metri, dal 20 al 26 agosto 2016


* Su che tema:
Alla ricerca di senso: approccio filosofico e/o religioso?
Le "vacanze filosofiche per...non filosofi", avviate sperimentalmente sin dal 1983, si sono svolte regolarmente dal 1998. Per saperne di più si possono leggere: Autori vari, Filosofia praticata. Su consulenza filosofica e dintorni (Di Girolamo, Trapani 2008) oppure, A. Cavadi, Filosofia di strada. La filosofia-in-pratica e le sue pratiche (Di Girolamo, Trapani 2010) oppure A. Cavadi, Mosaici di saggezze (Diogene Multimedia, Bologna 2015). È attivo anche il sito www.vacanzefilosofiche.altervista.org curato da Salvatore Fricano (Bagheria). 

Programma orientativo
Arrivo nel pomeriggio (possibilmente entro le 19) di sabato 20 agosto e primo incontro alle ore 21
Sono previsti due seminari giornalieri, dalle 9.00 alle 10.30 e dalle 18.15 alle 19.45, sui seguenti temi:
* Filosofia greca e/o Religione cristiana
* Filosofia moderna e teologia cristiana
* La ricerca spirituale nella post-modernità
* Credere o pensare? Provocazioni esistenziali

I seminari saranno introdotti a turno da Augusto Cavadi (Palermo), Giorgio Gagliano (Palermo), Maria Lupia (Cosenza), Elio Rindone (Roma)
È possibile chiedere di anticipare e/o posticipare di qualche giorno il soggiorno in albergo.
Partenza dopo il pranzo di venerdì 26 agosto.
Costo
L'iscrizione al corso (comprensiva dei materiali didattici) è di euro 180 a persona. Chi si iscrive entro il 30 giugno ha diritto a uno sconto di 30 euro.
Eccezionalmente si può partecipare a uno dei 12 incontri (euro 15).
Ognuno è libero di trovare il genere di sistemazione (albergo, camping o altro) che preferisce.
Chi vuole, può usufruire di una speciale convenzione che il comitato organizzatore (che come sempre non può escludere eventuali sorprese positive o negative) ha stipulato con:
Hotel S. Caterina, Via Fraita, 9 - 23030 S. Caterina Valfurva, Tel. 0342 925123, Fax 0342 925110, Mail: info@hotelsantacaterina.info - (cui ci si può rivolgere per la prenotazione delle camere e il versamento del relativo acconto).
Si consiglia di chiedere l’iscrizione per tempo, poiché il numero delle camere è limitato, facendo riferimento alla convenzione particolare col gruppo di filosofia.
La pensione completa, comprensiva di bevande, costa:
* in camera singola (con bagno) € 65 al giorno.
* in camera d
oppia (con bagno) € 58 al giorno.
* tassa di soggiorno
1,30 al giorno per ogni ospite 


Avvertenze tecniche
  •   Per l'iscrizione ai seminari, dopo aver risolto la questione logistica, inviare l’acclusa scheda d’iscrizione e la copia (anche mediante scanner) del versamento di € 50,00 a persona, a titolo di anticipo sulla quota complessiva, a: prof. Elio Rindone (tel 0699928326 - fax 0623313760 - email: eliorindone@tiscali.it oppure acavadi@alice.it). In caso di mancata partecipazione alla vacanza-studio, detta somma non verrà restituita. La prenotazione al seminario non è valida finché non è stato effettuato il versamento e la data del bonifico fa fede per lo sconto!
  •   Il saldo della quota di partecipazione sarà versato all'arrivo in albergo.
Scheda di iscrizione Nome_______________________ Cognome____________________ 
Via o piazza_________________ N. civico____________________ 
c.a.p. e Città_________________ Prov._______________________ tf.__________________________ e-mail______________________ fax_________________________
Ho spedito € 50 a persona mediante bonifico bancario* intestato a:
Elio Rindone

conto cor. n° 1071306 presso Monte dei Paschi, agenzia 96, Roma
Codice IBAN del conto corrente:
IT43L0103003278000001071306 Anticipo per S. Caterina
Firma______________________ 

* I versamenti possono essere unificati per due o più iscrizioni 

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Elio Rindone

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IT43L0103003278000001071306 Anticipo per S. Caterina
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* I versamenti possono essere unificati per due o più iscrizioni