martedì 5 luglio 2016

BRUNO DI MAIO FRA ROMANZO E AUTOBIOGRAFIA


“Niente di personale”
29.6.2016

UNA LUNGA VITA BREVE

Dopo aver letto Una lunga vita breve (Diogene Multimedia, Bologna 2016, pp. 145,    euro 14   ) il lettore avrà qualche difficoltà a collocarlo nella propria biblioteca. E’ infatti “quasi” molte cose: “quasi” un romanzo, “quasi” una biografia, “quasi” un’autobiografia, “quasi” una monografia di storia contemporanea… E’ al confine di molti generi letterari, un po’ come la storia dell’autore, Bruno Di Maio,  che non si è identificata – riduttivamente -  con un ruolo sociale ma ne ha attraversato diversi: la docenza universitaria nelle aule di ingegneria dell’Università di Palermo, l’impegno religioso attraverso il Segretariato Attività Ecumeniche  (come raccontato nel suo libro precedente L’ecumenismo fa bene al cuore), il servizio politico (nella prestigiosa aula del Senato della Repubblica) ai tempi d’oro della Rete di Leoluca Orlando…
     Impossibile riprendere tutte le tematiche toccate nelle centoquarantacinque pagine del testo: possiamo solo accennare ad alcune.
      Una prima questione è di carattere, per così dire, filosofico-esistenziale: la vita umana ha, o può avere, senso? La risposta non è facile nell’epoca dell’eclissi delle “grandi narrazioni”: “Certo la ricerca di senso, ai nostri giorni, diviene progressivamente impervia, facendo crescere l’ipotesi che il senso non esista, che ogni speranza sia vana o addirittura puerile. Leopardi, con l’intuizione dell’infinita vacuità del tutto, coglie forse davvero l’essenza delle cose. Le religioni? Eh già, le religioni a che servono? I loro pretesi insegnamenti universali sono stati brutalmente contraddetti dall’esperienza tragica della guerra con la disumanità e con l’inaccettabile sofferenza degli innocenti che l’hanno accompagnata. Religioni e filosofie di vita, davanti all’incubo del fallimento, sono soggette sempre più a radicalismi, ad arroccamenti e fanatismo, che del resto è un fenomeno ricorrente nella storia. Bella prospettiva di futuro, davvero ! Qui non c’è Socrate che tenga” (pp. 45 – 46). Se la risposta alla domanda sul senso della vita non è facile, non si può dire neppure che sia impossibile: il senso della vita sta nell’individuare “un progetto degno di dedicarvi l’intera esistenza” (p. 143).
    Tra i possibili progetti esistenziali “la solidarietà tra i mortali” (p. 143) che scaturisce dalla forte “coscienza della fragilità individuale, posta in termini moderni da Martin Heidegger con il suo :’Essere per la morte’ “ (p. 143). La solidarietà come principio-guida può essere suggerito e sostenuto da una fede teologica, ma altrettanto bene da una convinzione laica: abbiamo conosciuto Albert Schweitzer (citato a p. 127), ma c’è il medico della peste di Camus ,cui mi hanno fatto pensare le righe dedicate Ignaz Semmelweis :”Il coraggio dei medici che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro le malattie, e spesso l’hanno addirittura sacrificata, va molto al di là del puro e semplice interesse umanitario e professionale. Penso in particolare a Ignaz Semmelweis, che ha salvato innumerevoli donne dalla morte di parto incontrando irrisione ed ostracismo, sino a finire la vita in un manicomio”  (p. 47).
                   La solidarietà è una delle molte forme dell’amore. Un’altra, che torna in queste pagine, è ovviamente l’amore di coppia che viene affrontato realisticamente: un’avventura entusiasmante, ma impegnativa (“Tu sei sul punto di scoprire quello che altri, me compreso, hanno sperimentato prima di te: che il rapporto d’amore non è come la battuta di caccia che si conclude con la cattura della preda. E’ l’inizio di un percorso denso di sviluppi imprevisti”, p. 85).
        Ho esordito sottolineando l’aspetto nomade della storia di Bruno Di Maio, il suo gusto di attraversare le frontiere disciplinari e vitali. Vorrei chiudere evidenziando una di queste frontiere in particolare: Snow avrebbe detto fra le “due culture”, la umanistico-letteraria  e la  scientifico-tecnica. Questo testo è attraversato dal desiderio di superare ogni divisione, ogni separazione: si fanno anche i nomi di due ingegneri-scrittori (Carlo Emilio Gadda e Leonardo Sinisgalli). Ed è per me consolante che un docente di questo indirizzo di studi pensi e scriva queste cose: quasi mezzo secolo fa, quando appena laureato in filosofia, le sostenni durante un convegno al cospetto del preside dell’allora Facoltà di Ingegneria, fui da questi severamente redarguito: “Qui si studia ingegneria ed è già tanto: non chieda ai suoi coetanei di perdere tempo con domande filosofiche”. Per fortuna ci sono ingegneri, come Bruno Di Maio, che oltre la soglia degli ottant’anni  continuano – ingenuamente – a perdere tempo con domande filosofiche.

Augusto Cavadi

www.nientedipersonale.com/2016/06/29/una-vita-lunga-in-breve-romanzo-o-autobiografia

2 commenti:

Pietro Spalla ha detto...

Di Maio: da tenere presente per qualche seminario sul rapporto scienze forti/tecniche e filosofia/religione etc.

Bruno Di Maio ha detto...

Ti ringrazio per la tua presentazione ampia, articolata e affettuosa. Non potevo sperare di meglio.