martedì 22 novembre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE : ORA E' IL MOMENTO DELLA RIFLESSIONE

Care e cari interlettori di questo blog,
   dopo mesi di polemiche incrociate e di informazioni di ogni genere mi pare che ognuno di noi abbia abbastanza materiale per riflettere e decidere in vista dell'ormai vicino referendum confermativo della riforma costituzionale approvata dal'attuale Parlamento. Il materiale c'è e abbondante: vogliamo dire stop a nuovi stimoli informativi e dedicare, questi ultimi giorni, a un esame critico di quanto abbiamo raccolto mediante i canali più disparati?
  Poiché ogni giorno mi si chiede come voterò lo scrivo qui, adesso, e taccio (spero) sino al 4 dicembre 2017:

a) poiché è un referendum confermativo (non, come molti altri, abrogativo) non c'è una minima soglia di votanti per renderlo valido: anche se vanno a votare solo tre italiani, vincerà il parere di due. Perciò non rinuncerò neppure questa volta al diritto-dovere di esprimermi;
b) poiché (tranne alcuni esponenti dei due fronti a cui non frega nulla delle regole costituzionali e strumentalizzano il referendum per scopi estranei) ci sono persone per bene che votano "sì" e persone per bene che votano "no", non augurerò mai ai concittadini dello schieramento opposto al mio nessuna disgrazia (come la Sla augurata al mio amico Francesco Palazzo, che voterà in senso diverso da me, da parte di stupidi delinquenti che voteranno invece come me);
c) il cuore della questione è il rapporto (necessariamente inverso) fra "rappresentantività" e "governabilità": in regime democratico non si può rinunziare né all'una né all'altra, si tratta di trovare un giusto equilibrio. Infatti più è forte il Parlamento (specie se rappresenta in proporzione più fasce sociali), più si esercita la sovranità popolare, ma col rischio che il Governo abbia le mani legate e si arrivi con lentezza a una decisione; viceversa, più è forte il Governo (anche se rappresenta una minoranza del 25 - 30 % dei cittadini), più velocemente e efficacemente può assumere decisioni, ma col rischio che nessuna rappresentanza del popolo può obiettare, contestare, correggere;
d) la Costituzione entrata in vigore  il 1 gennaio del 1948, secondo me, assicurava un saggio equilibrio fra il potere legislativo e di controllo del Parlamento e il potere esecutivo e amministrativo del Governo: non c'era bisogno di modificare questo equilibrio che il mondo civile per decenni  ci ha invidiato;
e) ammesso, invece, che fosse necessaria (o anche solo opportuna) una riforma della Costituzione, andava negoziata consensualmente da tutte (o per lo meno dalla stragrande maggioranza) delle forze politiche (come appunto fra le forza antifasciste nel Secondo dopoguerra) : perché farla con neppure il 75% dell'assenso dei parlamentari?
f) se si è proceduto a colpi di maggioranza perchè c'era fretta, perché c'era tutta questa gran fretta (sì da darle la priorità rispetto ai gravissimi problemi del Paese) ?
g) e, se non si poteva aspettare un consenso più ampio (nel Paese e nel Parlamento) perché c'era fretta, perché almeno non si è proceduto a elezioni regolari (cioè con un nuovo metodo elettorale differente dal "Porcellum" dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale e dallo stesso "Italicum") in modo che a decidere in fretta, e senza una maggioranza "qualificata", fosse almeno un Parlamento eletto con metodo davvero costituzionale?
h) non sono un giurista, ma un filosofo. Come tale ho vivo il senso dei miei limiti. Devo ragionare con la mia testa ma è essa stessa che mi suggerisce quando, raggiunto il confine delle mie competenze, devo affidarmi a chi ne sa di più. Tra le autorità intellettuali e morali che si sono espresse in proposito, vedo da una parte (a favore del "sì") la J. P. Morgan (che in una lettera che chiunque può leggere in internet con i propri occhi raccomanda di ridurre costituzionalmente nei Paesi mediterranei il tasso di democrazia e di "socialismo"), l'istituto finanziario che ha provocato l'ultima crisi mondiale dell'economia; dall'altra parte (a favore del "no") la stragrande maggioranza dei costituzionalisti, dei filosofi del diritto, dei magistrati, degli avvocati, dei politici che ho da sempre stimato;
i) ecco perché voterò, senza la minima esitazione, per il "no";
l) spero che la vittoria del "no" non comporti la caduta del governo Renzi perché merita di cadere ma alle elezioni politiche, svolte con legge elettorale costituzionale, e solo se ci sarà uno schieramento alternativo più credibile;
m) a chi mi dirà se non sono imbarazzato di votare come Berlusconi, Brunetta, Salvini...risponderò che lo sono; ma aggiungerò che non mi sentirei meno imbarazzato di votare come Verdini, Casini, la Mussolini...

www.augustocavadi.com

8 commenti:

caudio ha detto...

Anch'io, Augusto, voterò per il no. La mia opinione risente di una qualche cultura giuridica derivante dalla mia esperienza di studente di Economia a Ca' Foscari. Tuttavia i criteri di valutazione non possono non essere concordi nello spirito che ben esprimi nel tuo articolo. Mi sovviene un pensiero di H. Arendt. In buona sostanza con chi vorresti condividere il viaggio, con Barbablu? Ora come dici tu, il viaggio con Berlusconi è diverso da quello, originario e fondante, che ne vorrebbe stravolgere i fini. Vale a dire: meglio con Boschi o con i padri costituenti? Non ho ombra di esitazione. I secondi.
Un caro saluto.

Mauro Matteucci - Pistoia ha detto...

Ciao Augusto,
condivido le tue riserve, anzi sono ancora più duro nell'opposizione a questa "deforma costituzionale", che porta il nome di Boschi-Renzi. Ne aggiungerei particolarmente una: siamo davanti a una banda di Pinocchi. Abito a pochi chilometri dal paese del burattino di Collodi, che, quando sento parlare il premier e i suoi amici, mi viene sempre più in mente:
- Pinocchi, quando parlano di una "riforma epocale", che altro non è che un grosso pasticcio ideato, per passare alla storia, da parte di un gruppo di rampanti irresponsabili, che con un colpo di spugna vogliono cancellare 47 articoli stravolgendo la Carta fondante della nostra democrazia;
- Pinocchi, quando parlano di ripresa economica attaccandosi agli zero virgola, mentre il nostro Paese è bloccato e soprattutto i giovani sono da anni senza futuro;
- Pinocchi, quando parlano di sistema bancario sano e di decreti che restituiscono i soldi ai risparmiatori truffati dalle banche, mentre in realtà questi sono nella più nera disperazione, vedi l'ultima dimostrazione di fronte alla Banca d'Italia;
- Pinocchi, quando minacciano l'Europa, mentre fino ad oggi hanno votato tutte le misure di austerità e di impoverimento di interi popoli, vedi quello greco;
- Pinocchi, quando un giorno sì e l'altro pure, promettono soldi a tutti, opere mirabolanti - come il Ponte sullo Stretto - per poi negare tutto il giorno dopo ...
Spero che dopo il 4 dicembre questi irresponsabili se ne vadano e finalmente abbiamo dei politici preoccupati del bene comune. Ma esistono?
Termino con una nota di speranza, ricordando le parole di Niccolò Machiavelli, grande fondatore della scienza politica: Perché gli è offizio di uomo buono, quel bene che per la malignità dei tempi e della fortuna , tu non hai potuto operare insegnando ad altri, acciocché, sendone molti capaci, alcuno di quelli, più amato dal Cielo, possa operarlo".
Con amicizia,
Mauro

Luigi Capitano ha detto...

"Quod omnes tangit ab omnibus tractari debet".
Dovremmo trarre lezioni da questa massima medievale!
Il no non è per il no (per essere negativisti), ma è perché ciò che riguarda tutti (la revisione, non la chiamerei nemmeno "riforma" costituzionale) non è trattato se non in maniera ipocrita, demagogica, non autonoma da una oligarchia al potere in un'Italia oggettivamente allo stallo politico e bisognosa di una vera riforma.

Mario Mercanti ha detto...

Caro Augusto, acogliendo il tuo invito ad un esame critico della vicenda referendaria, mi permetto di rilevare che:
- i padri costituenti, nel formulare l'art 138, hano espressamente previsto che le modifiche alla Costituzione possono essere deliberate a maggioranza dei componenti dei due rami del Parlamento, nel qual caso, per evitare colpi di mano delle forze di governo, l'ultima parola spetta al popolo sovrano;
il presidente Napolitano nel suo discorso di insediamento per il secondo mandato esortò, con le lacrime agli occhi e riscuotendo fragorosi applausi, a porre finalmente in essere le indispensabili e urgenti riforme della legge elettorale e della seconda parte della Costituzione;
- Renzi nei suoi discorsi sulla fiducia mise al primo posto del suo programma tali riforme, rappresentando in particolare ai senatori la sua intenzione di procedere ad una radicale modifica della composizione e delle funzioni del Senato;
- Renzi ha cercato, come da te auspicato, un consenso sulle rifome più ampio di quello dei soli partiti della maggioranza ma , di fatto, ha trovato una disponibilità in tal senso solo da Forza Italia, venendo ferocemente attaccato dalle altre forze di opposizione proprio per aver cercato questo più ampio consenso.
Non entro, ovviamente, nel merito dei contenuti della riforma, che, come tu ritieni e come io spero (in spe contra spem), dovrebbero già essere pienamente noti a tutti.

Mario Mercanti ha detto...

Caro Augusto, mi permetto di occupare ulteriormente lo spazio del tuo blog per svolgere alcune brevi considerazioni,che non ho inserito nel mio precedente intervento, scritto di getto (come si evince da alcuni errori ortografici, di cui mi scuso).
Sul piano strettamente giuridico, vorrei far rilevare che la sentenza n.1/2014 della Corte Costituzionale, nel dichiarare l'illegittimità del "Porcellum", ha espressamente precisato che rimangono, tuttavia, pienamente valide le elezioni svoltesi in vigenza dello stesso e che le Camere mantengono pienamente i loro poteri.
Nell'ottica del diritto costituzionale comparato, vorrei, inoltre, ricordare che ben pochi sono gli Stati che mantengono il bicameralismo paritario, il cui superamento, peraltro, ha da gran tempo trovato ingresso nei programmi di tutti(o quasi)i partiti, tra cui - in particolare - quelli della Sinistra riformista.
Consentimi, infine, di esprimere la mia senzazione che molti Italiani ( del resto, siamo un popolo passionale, che spesso decide e agisce più seguendo le emozioni che i ragionamenti)vedano in questa consultazione referendaria l'occasione per gridare al Cielo, con il loro "NOOOO!!!", una protesta contro tutte le ingiustizie e i mali del Mondo (o quanto meno dell'Italia, che sarebbero - manco a dirlo - da attribuire "tutti" alla "esclusiva" responsabilità del "nefando" Governo Renzi ). Ma penso che, al riguardo, il buon Di Pietro (nonostante il fatto che, come pare, si proponga di votare "no") sarebbe indotto a esclamare: "ma che c'azzecca?"

Francesco Palazzo ha detto...
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Mario Perico, Bergamo ha detto...

Caro Augusto
Ho letto le motivazioni sul blog che ti portano a votare NO al prossimo referendum,
anch'io, dopo aver sentito autorevoli posizioni di esperti costituzionalisti, giuristi ecc..,
con grande rispetto per te e per tutti quanti (spero non in modo strumentale come dice giustamente anche Mario Mercante) voterete NO.
Io proprio per salvaguardare quel poco che la democrazia richiede per non essere svilita e come evidenzi anche tu, del giusto equilibrio tra “Governabilità” e “Rappresentatività”
Voterò convintamente SI.
In questo momento storico per l'Italia (non siamo più nel 1948) serve un rafforzamento della “Governabilità” in 70 anni di costituzione vigente abbiamo avuto 63 governi..Poi unico paese al mondo con un bicameralismo paritario, basterebbe solo questo perchè sia necessario cambiare,
non sarà sicuramente la migliore riforma che si poteva fare, sappiamo che è frutto di compromessi prodotti dall'attuale situazione di maggioranza parlamentare, ma al momento non vedo possibili alternative.
Poi per quanto riguarda Renzi non mi sembrerebbe fuori luogo che il 5 dicembre, se vincesse il NO, rimettesse il mandato nelle mani del Capo dello Stato in quanto non dimentichiamo che Napolitano (come ben ricorda Mario Mercante) affidò a Renzi il mandato in specifico, per promuovere le riforme necessarie …
Cordialmente Mario P.

Alessandro L. ha detto...

Alessandro Lazzari Venezia 30-11-2016
Egr.Prof.Cavadi, mi ritrovo molto nelle sue argomentazioni e credo appartengano a molti cittadini di questo paese.
Pur rispettando il diritto-dovere di votare, ritengo che l'unico modo per far comprendere alle forze politiche che ci rappresentano, il malumore con cui ogni onesto cittadino di questo paese si sta avvicinando a questa consultazione popolare, sia quello di non votare e vorrei motivare la mia decisione.
Attualmente sembra esserci il 30% di persone che si trovano in una sistuazione di estrema incertezza , a questa percentuale deve essere aggiunta la consilidata percentuale di non votanti, che abbiamo in qualisiasi consultazione popolare e poi tutti coloro che dicono di votare per il no ma vorrebbero votare si e viceversa.
Se tutte queste persone, non votassero, chiunque vinca con una percentuale così bassa di votanti(probabilmente ben al di sotto del del 40%) otterrebbe la classica vittoria di Pirro e costringerebbe, anche questa modesta classe politica che ci rappresenta, a una seria e profonda riflessione e forse a seguire un iter politico serio e che abbia tutti i crismi della leggittimazione popolare.
Un cordiale saluto Alessandro Lazzari Venezia.