giovedì 15 dicembre 2016

I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI (DECIMA PUNTATA)


“Il Gattopardo”
Dicembre 2016.

I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI
(Decima puntata)

Il turista “mordi-e-fuggi” che visita Palermo per poche ore, in genere come tappa di una crociera, non se ne accorge; ma chi vi soggiorna anche solo per qualche giorno, e può permettersi delle passeggiate a piedi, resta colpito da una caratteristica insolita. La città, infatti, è costellata da lapidi e ceppi che ricordano vittime  - più o meno illustri – della mafia. In certe zone residenziali è davvero sconcertante: a poche decine di metri l’una dall’altra si incontrano insegne marmoree nei luoghi dove sono stati trucidati politici, magistrati, poliziotti, giornalisti, imprenditori…A due passi dal porto, in uno snodo stradale cruciale da cui passano quasi tutti i visitatori, si erge una enigmatica costruzione in ferro arrugginito: i rari curiosi che si interrogano in proposito scoprono che si tratta di un omaggio ai caduti della lotta contro la mafia. Da alcuni anni persino in molte chiese l’immagine di don Pino Puglisi ricorda che siamo in una terra in cui non ci sono zone franche rispetto all’invadente violenza criminale.
  Di questa selva di testimonianza si possono dare  - e si sono date – interpretazioni contrastanti. Per alcuni si tratta dell’ennesima tendenza tipicamente siciliana al culto dei morti. Lo scrittore Leonardo Sciascia, già decenni or sono, evidenziava come qualcosa di patologico questa sorta di necrofilia. Non è mancato neppure un politico palermitano che – esasperando questa critica – è arrivato a proporre che, per non dare agli ospiti stranieri un impatto rattristante, sarebbe stato meglio sottrarre ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino l’intitolazione della stazione aeroportuale di Punta Raisi.
   E’ vero, per richiamare la celeberrima espressione di Bertold Brecht, che una terra che ha bisogno di tanti eroi e di tanti martiri è “maledetta”. Ma sarebbe migliore se non ne avesse generato? O, avendoli generati, se se ne fosse dimenticata? Un oblio generalizzato, intenzionale, programmatico sarebbe certo una “maledizione” peggiore. Per questo ritengo che Palermo non debba nascondere le proprie cicatrici, ma esporle con un mix di vergogna e di (ancora maggiore) orgoglio. I suoi ospiti devono vedere, plasticamente, che il capoluogo della Sicilia è la capitale della mafia (o, per lo meno, lo è stata per troppo tempo); ma è anche (o, per lo meno, lo è stata per altrettanti anni) la capitale dell’antimafia. Che ha generato criminali indegni, ma anche cittadini integerrimi che  - pur nell’epoca dell’indifferentismo e della concentrazione sul privato – hanno saputo subordinare al bene comune la loro intelligenza, le loro energie, i loro affetti e, in non pochi casi, persino la loro vita. Insomma, Palermo non è una città per ignavi: quasi sempre, prima o poi, costringe a scegliere da che parte stare.

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

1 commento:

Ph ha detto...

Sono d'accordo sull'utilità delle lapidi per ricordare a tutti e ogni giorno quello che la città è stata ed ha vissuto. Non è vergogna ma esercizio della memoria. E' triste nel contempo vedere come molte di esse ormai siano quasi illegibili, consumate e dimenticate come gli eroi che lì sono morti. Vorrei tuttavia cogliere l'occasione per aprire una riflessione sulle tante, tantissime lapidi in memoria di cittadini comuni (che di eroico non hanno nulla) che costellano ormai tutti gli angoli della città, rendendola simile ad un cimitero e costringendo a volte gli automobiliti a schivarle. Lapidi che per forma e dimensione somigliano sempre più a vere e proprie cappelle funerarie, corredate di foto sempre più grandi e a colori, di fiori appariscenti, di lumini e persino di lampade elettriche (dove prenderanno l'energia elettrica per alimentarle non è dato saperlo). Tutte assolutamente illegali e non autorizzate. La solita smania di apparire dei palermitani, di rendere pubbliche le proprie possibilità economiche (piuttosto che il proprio dolore), l'ennesima forma di prevaricazione e tracotanza a cui non facciamo neanche più caso perchè ormai siamo abituati, vaccinati, nonchè l'ennesimo esempio di uso privato del bene pubblico con l'avallo di chi dovrebbe controllare e non lo fa. Per favore, non ditemi che questa è pietà per i morti, perchè la pietà per i cari estinti dovrebbe manifestarsi in privato o nei cimiteri, piuttosto che sulla pubblica via. Non capisco perchè le lapidi delle vittime di mafia o l'intitolazione dell'aeroporto a Falcone e Borsellino dovrebbero rattristare il turista, mentre le "cappelle funerarie" dei privati cittadini disseminate ovunque dovrebbero allietarlo.