Pagine

lunedì 17 gennaio 2011

L’esperienza personale del cancro


“Centonove”
7. 1. 2011

QUANDO IL PAZIENTE E’ IL MEDICO

Che succede se un medico abbastanza giovane, affermato professionalmente, sereno sentimentalmente, sportivo e amante della natura, scopre di essere ferito dall’innominato?
Sergio Audino lo racconta, autobiograficamente, in Le mie sette vite-Chiamando cancro il cancro (Flaccovio, Palermo 2010): un libro senza pretese letterarie e, proprio per questo, apprezzabile come testimonianza umana dai toni sinceri e a tratti toccante. “Quando possediamo la salute” – riconosce a conclusione della sua narrazione l’autore – “nella sua totale integrità, spesso manifestiamo tutto il nostro egocentrismo e tutto il nostro egoismo, mentre nella sofferenza si evidenziano prepotentemente il bisogno e la necessità di ricorrere alla reciproca solidarietà” e finalmente restituiamo “al nostro volto e al nostro sguardo un atteggiamento più autentico, più vero, senza sovrastrutture”.
La saggezza dei nativi americani trova nella vicenda del medico contemporaneo una splendida conferma: solo lo sciamano ammalato è in grado di curare le malattie altrui.
L’esperienza personale consente all’autore-protagonista di avvertire, molto più intimamente di quanto avesse potuto fare dall’alto della sua condizione di ‘sano’ e di ‘terapeuta’, la necessità di moltiplicare a favore dei malati oncologici non solo gli interventi strettamente clinici (hospice e assistenza domiciliare), ma anche psicologici. Si potrebbe aggiungere (sulla base di alcune esperienze in atto da anni in Piemonte) che il “ruolo insostituibile di supporto e di sostegno” ai pazienti e ai loro familiari può essere svolto da consulenti filosofici che si mettano a disposizione per dialogare e cercare, insieme agli interessati, un possibile ‘senso’ in ciò che – a prima vista – ne è del tutto privo (cfr. la narrazione di Luisa Sesino nel suo contributo al volume a più voci *Filosofia praticata. Su consulenza filosofica e dintorni*, Di Girolamo, Trapani 2008). Che è poi proprio ciò che Audino prova a realizzare in queste pagine: scritte da un medico ma non di medicina; con fini osservazioni psicologiche, ma non di psicologia; intrise di dolore e di speranza, di intuizioni e di domande, di dubbi e di ipotesi, come sono sempre le pagine filosofiche anche se vergate da un non-filosofo di professione.

Augusto Cavadi

Nessun commento:

Posta un commento