domenica 13 dicembre 2020

NUCCIO VARA SU "DIO VISTO DA SUD" DI Augusto Cavadi



“Grandangolo Agrigento”

12. 12. 2020

DIO VISTO DA SUD. LA SICILIA CROCEVIA DI RELIGIONI E AGNOSTICISMI

Quando nelle mie letture mi imbatto in testi di contenuto teologico ( e non mi riferisco ai classici di questa disciplina, bensì alla produzione corrente, cioè quella rinvenibile negli scaffali delle librerie religiose delle Paoline) quasi sempre, e tranne qualche rara eccezione, mi trovo al cospetto di una saggistica nella quale i temi affrontati appaiono avulsi dalla contemporaneità, dalla vita reale, dai bisogni spirituali che continuano sotterraneamente a sorgere nella coscienza delle persone, nonostante tutto, malgrado la liquidità del tempo secolarizzato che stiamo vivendo. Sono libri di riflessione su Dio, di esegesi biblica, di ermeneutica neo-testamentaria, o di commenti sulle esortazioni e le encicliche papali, scritti, per lo più, da docenti delle Facoltà teologiche della Chiesa cattolica (purtroppo in Italia, a differenza che in altri paesi europei, la teologia è stata espunta dall’università pubblica) secondo uno stile accademico, convenzionale e perciò stesso ostico per un pubblico non specialistico o estraneo alle problematiche ecclesiali. Una saggistica pertanto auto-referenziale, cioè destinata agli addetti ai lavori o, in forma divulgativa, agli ambienti di stretta osservanza clericale, che già da anni ha lasciato largo spazio ad approfondimenti sul religioso e sullo spirituale sviluppati da autori laici, non credenti o scettici quali- tra i più noti- Corrado Augias (i suoi libri-inchiesta sul cristianesimo, su Gesù, su Maria) e Vito Mancuso (L’anima e il suo destino, Io e Dio, e il recente I Quattro Maestri). Per non dire poi dello scrittore Sandro Veronesi che con “Non dirlo ”, edito da Bompiani nel 2015, ha offerto ai suoi lettori una delle più intense e suggestive interpretazioni del Vangelo di Marco. Questi scritti , alla loro uscita, non soltanto hanno incontrato un vasto interesse e suscitato confronti e dibattiti, ma, soprattutto, hanno evidenziato il fatto che, ben oltre i confini angusti del chiesastico e del parrocchiale, esiste in Italia un’area di credenti non praticanti ( e più in generale di opinione pubblica) ancora interessata e disponibile a fare i conti con il tema cruciale della fede; vuoi per negarne, agnosticamente, i presupposti e l’utilità, vuoi per esplorarne i misteri e poter, grazie a ciò, proseguire a interrogarsi su Dio e sulle << cose ultime>>. Credo che il successo ottenuto dalle opere degli autori sopra citati sia scaturito in gran parte dal loro approccio libero, aperto, privo di pre-giudizi nella trattazione delle tematiche al centro delle loro ricerche ; e di questo identico spirito è pervaso uno stimolante pamphlet di Augusto Cavadi, Dio visto da Sud, la Sicilia crocevia di religioni e agnosticismi, Spazio cultura edizioni, che raccoglie in ordine diacronico una serie di articoli da lui pubblicati negli ultimi decenni sulle pagine regionali del quotidiano La Repubblica. Cavadi, filosofo pratico, fondatore a Palermo della Casa dell’equità e della bellezza, cristiano con alle spalle significative esperienze comunitarie, analista del fenomeno della mafia, ha offerto con il suo lavoro di opinionista una disamina dei vissuti religiosi in Sicilia osservandoli non in astratto bensì prendendo spunto da concreti episodi suggeriti dalla cronaca e, vieppiù, registrandoli mediante l’utilizzo di categorie concettuali mutuate dalle elaborazioni sul<< pensiero meridiano>> del sociologo Franco Cassano. Ed è proprio ciò ad averlo spinto a  situarsi in una postura analitica geograficamente determinata (il Sud e la Sicilia), indispensabile per riuscire a contestualizzare in senso storico-antropologico il problema di Dio, con l’intento di poterlo a sua volta riformulare  – come ha osservato don Cosimo Scordato nella sua postfazione al volume- anche adoperando gli spartiti propri di altre religioni ( l’ebraismo, l’islamismo e il  buddismo), nel meridione di fatto marginalizzate a motivo della perdurante e pervasiva egemonia in esso della tradizione cattolico-clericale. Scrive Scordato a tal proposito: “[la Sicilia oggi] ha maturato le condizioni che rendono non solo possibile, ma auspicabile, nell’ambito della tematica religiosa, che si dia una convivenza pacifica e creativamente interattiva, comprendente le diverse configurazioni religiose e la scelta anche di chi non crede”. In definitiva Cavadi, nei suoi interventi giornalistici, non ha fatto altro che ribaltare il celebre adagio secondo il quale Extra Ecclesiam nulla salus, scorgendo in quei credenti che il moralismo ecclesiastico ha estromesso dalle pratiche sacramentali (omosessuali, coppie di fatto, separati e divorziati) una modalità altra, forse più autentica, dell’essere cristiani, sino a Papa Francesco incompresa o negletta dalla Chiesa cattolica. Nessun brano biblico, sia del primo sia del secondo Testamento, può infatti avallare nella Chiesa- per dirla con Scordato- “espressioni della sessuofobia” o tendenze che ancora si ostinano a non voler “superare ogni omofobia”. Sul versante dei rapporti con il potere politico la Chiesa siciliana, pur avendo rotto con le complicità e le contaminazioni del passato, dovrebbe - secondo Cavadi-  sviluppare ulteriormente processi di netta separazione tra lo spirituale e il temporale poiché solo “ l’adozione di un’autentica laicità civica (secondo i dettami della costituzione repubblicana) e religiosa (secondo i dettami dei vangeli) potrà restituire alla sfera politica e alla sfera ecclesiale l’autonomia di giudizio e di azione di cui esse hanno bisogno…”. Anche nella lotta contro la mafia, passi in avanti, anzi vere e proprie azioni di rottura con il milieu criminale sono state compiute già da tempo dall’episcopato dell’isola (condanne nette degli inchini nel corso delle processioni davanti le abitazioni dei boss, riforma degli statuti delle confraternite, messa al bando della massoneria); Cavadi non può non prender atto delle svolte irreversibili già realizzate, ma chiede alla Chiesa, per “prevenire le infiltrazioni al suo interno”, di rendersi poco attraente ai mafiosi riscoprendo e, soprattutto, “mettendo in atto i valori del Vangelo”. Sobrietà cristiana, “solidarietà con i deboli della storia”, laicità sono dunque le chiavi di volta per riaccostarsi finalmente, al vero volto, tollerante e misericordioso, del Dio Unico. Osservabile da ogni latitudine, ma certo ancor meglio se dal Sud, da tutti i Sud del mondo. 

 Nuccio Vara


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