tag:blogger.com,1999:blog-4277148047794928010.post5963046476632370079..comments2024-03-28T07:16:14.732+01:00Comments on Augusto Cavadi, il blog: POPPER CRITICO DI PLATONE, HEGEL E MARXAugusto Cavadihttp://www.blogger.com/profile/10763381367623288378noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-4277148047794928010.post-69900858897734446522020-09-07T19:44:56.931+02:002020-09-07T19:44:56.931+02:00
Dopo avere letto e commentato alcuni passi di Pla...<br />Dopo avere letto e commentato alcuni passi di Platone nel corso di due incontri con i partecipanti alle vacanze filosofiche di Roccaraso, alla fine ho esposto alcune mie osservazioni.<br /><br />1 Poiché Platone propone un modello ideale di Stato, non sarebbe corretto confrontare questo con le varie realizzazioni politiche. Il confronto corretto è tra modelli politici fra loro o tra realizzazioni fattuali tra loro.<br />2 Platone, che valorizza la dimensione spirituale dell’uomo, criticava la democrazia ateniese ed elogiava il modello spartano: come mai proprio Atene e non Sparta ha dato il più grande contributo allo splendido sviluppo culturale e spirituale della Grecia?<br />3 Chi critica la democrazia perché si basa sulla quantità (comanda la maggioranza) e non sulla qualità (comandano i migliori) potrebbe portare esempi storici in cui i migliori hanno avuto il potere? Che io sappia, si arriva al potere solo in base ai numeri o con la forza. Anche prima della rivoluzione francese contavano i numeri (il criterio della quantità precede l’introduzione di un suffragio più o meno ampio): nobiltà e clero contro terzo stato (2 a 1). Che i nobili e gli ecclesiastici superassero per qualità i borghesi è tutto da dimostrare: davvero si è più in gamba perché si nasce figli di re o di nobili (anche l’alto clero era costituito in genere dai cadetti delle famiglie nobili)?<br />4 Platone stabilisce un parallelismo tra la struttura dell’uomo (anima razionale, irascibile e concupiscibile) e quella della società politica (filosofi, guerrieri, lavoratori). Ma, posto che nell’individuo ci siano per natura queste tre facoltà, si può essere certi che le differenze di doti, e quindi di ruoli, tra i cittadini (per non parlare della massa degli schiavi) abbia un fondamento ugualmente naturale e non dipenda da circostanze storiche? E se Platone e Aristotele non fossero vissuti in un’economia fondata sul lavoro degli schiavi, siamo certi che avrebbero considerato naturale la schiavitù?<br />5 Platone nelle Leggi, ha abbandonato il progetto della Repubblica: non più il potere ai filosofi, non più abolizione di famiglia e proprietà privata per i governanti. Affida ora il potere non ai filosofi ma alle leggi e propone famiglia e proprietà per tutti: ma se per vivere occorre, per esempio, un terreno di un ettaro, il più ricco non può possedere un terreno che ecceda i sette ettari. Perché appiattire Platone sulla Repubblica senza prendere in considerazione i ripensamenti delle Leggi? Come escludere che Platone abbia cambiato la sua proposta perché, anche dopo essersi confrontato con il giovane Aristotele, si è convinto che non è realistico immaginare governanti capaci di rinunciare alla famiglia e alla proprietà? Resta però il fatto che l’avidità di ricchezze (e qui mi pare che Platone abbia visto bene) è la principale causa dei conflitti: forse per questo pone dei limiti in alto e in basso; la misura della ricchezza può variare ma ciò che conta, mi pare voglia dire Platone, è che non ci sia un’accumulazione di beni da parte dei più ricchi tale da impedire ai più poveri una vita decente; forse lo stesso obiettivo che oggi si vorrebbe raggiungere con un sistema di tassazione progressiva che mira in qualche misura a redistribuire le risorse, non per abolire le differenze ma per dare a tutti uguali opportunità.<br />6 Di quelli che storicamente hanno preso il potere con la forza o che, una volta arrivatici, hanno usato la forza per conservarlo, mi pare difficile dire che siano stati tra i migliori governanti. Hanno imposto una certa ideologia, eliminato le opposizioni e compresso le libertà (in una democrazia, anche mal ridotta, non c’è il consiglio notturno, quella specie di inquisizione proposta da Platone nelle Leggi, e io sono libero di scegliere: cattolico, musulmano, ateo…), tanto che per liberarsene è inevitabile il ricorso alla forza. La democrazia (che favorisce la diffusione dell’istruzione, il pluralismo dell’informazione, la difesa dei diritti delle minoranze…) non potrebbe essere allora davvero il male minore?<br /><br />Elio RindoneElio Rindonenoreply@blogger.com