giovedì 30 marzo 2017

MAYR-NUSSER E DON PINO PUGLISI: UN PARALLELISMO



 
“ADISTA” 23. 3. 2017



MAYR-NUSSER E DON PINO PUGLISI: MARTIRI DEL NAZISMO E DELLA MAFIA



     Il 18 marzo 2017  la Chiesa cattolica ha proclamato “beato” Joseph Mayr-Nusser, un cittadino alto-atesino che il nazismo condannò a morte nel febbraio 1945 per essersi rifiutato di giurare fedeltà a Hitler. Il ricordo vola facilmente a Franz Jägerstätter, ghigliottinato dai nazisti il 9 agosto 1943 per ragioni analoghe e proclamato “beato” il 26 ottobre 2007. Meno immediato, a prima vista, il rimando a don Pino Puglisi, assassinato dai mafiosi a Palermo il 15 settembre 1993 e proclamato “beato” il 25 maggio 2013; meno immediato, ma non peregrino.

    Mayr-Nusser era molto impegnato nell’educazione dei giovani così come, qualche decennio dopo, Pino Puglisi. Entrambi furono critici nei confronti dei metodi pedagogici, in auge nei rispettivi ambienti nazista e mafioso, di stampo repressivo: avvertirono, e denunziarono negli scritti, i pericoli di un addestramento all’obbedienza cieca (secondo il modello che sarà denominato “pedagogia nera”).

   Entrambi seppero leggere, con lucidità, il carattere intrinsecamente ateo, blasfemo, del sistema nazista e del sistema mafioso, andando al di là delle affermazioni verbali e delle relazioni diplomatiche fra tali sistemi di dominio e le gerarchie cattoliche.

  Entrambi sperimentarono l’isolamento nella ribellione a regimi di oppressione e di intimidazione che ritenevano, giustamente, incompatibili col vangelo di Gesù e, prima ancora, con la dignità intrinseca di ogni persona umana. Ed entrambi pagarono con la vita questo isolamento: né il nazismo né la mafia potevano permettere che qualcuno rompesse la cappa del silenzio impaurito e la tacita complicità della maggioranza (dei cittadini chiamati alle armi, nel caso di Mayr-Nusser; dei preti operanti in Sicilia, nel caso di Puglisi).

   Isolati in vita, ambedue i beati sono stati contestati da morti con argomentazioni analoghe. Cattolici che hanno militato nell’esercito tedesco durante la Seconda guerra mondiale si sono chiesti, in più sedi e con toni di protesta, se la beatificazione di Mayr-Nusser non si risolvesse in una condanna morale nei loro confronti, come se fossero stati tutti o cretini o criminali. Parroci e frati, abituati a benedire nozze di latitanti e a battezzarne i figliuoli, si sono chiesti se la beatificazione del prete del quartiere Brancaccio non suonasse come un grave monito nei loro confronti, come se fossero tutti  complici dei mafiosi, o per ingenuità o per calcoli utilitaristici.

   Su questo punto magistero e teologi dovrebbero fare il massimo di chiarezza possibile. Quando si addita alla pubblica ammirazione un personaggio della storia cristiana si intende colpevolizzare chi non se ne dimostra quotidianamente all’altezza o piuttosto indicare un percorso di santità verso cui tendere con fermezza ma serenamente? Nella prima ipotesi, farebbero bene preti e fedeli ad affrettarsi a inchiodare un “beato”  su un altare secondario, omaggiandolo con fiori e candele, diffondendo l’idea che si sia trattato di un eroe eccezionale da venerare più che da imitare. Nella seconda ipotesi, ogni figura di “santo”  dovrebbe stagliarsi come un punto interrogativo inquietante rivolto all’insieme della chiesa: in che cosa sei cambiata da allora? La norma statistica è l’obiezione di coscienza verso ogni genere di militarismo, di bellicosità nazionalistica, o l’acquiescenza alla logica dominante di preparare la guerra per mantenere la pace? In altri ambiti problematici: la norma statistica è l’intransigenza verso ogni genere di clientelismo, di corruzione, di omertà o le comunità cattoliche sono ancora convinte che la mafia sia un fenomeno di mero ordine pubblico da delegare, senza immischiarsi troppo nelle faccende del mondo, a magistrati e poliziotti? Se queste beatificazioni si ficcheranno al nostro fianco come pungoli insistenti, riveleranno ancora senso. Se saranno solo occasioni di messe solenni con le prime file riservate alle autorità civili e militari, o magari anche di qualche convegno tutto sommato inoffensivo, si riveleranno  vestigia di fasi storiche tramontate per sempre.

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com 
   
http://www.adista.it/articolo/57181

1 commento:

Mauro Matteucci ha detto...

Ciao Augusto,

volevo ringraziarti per la riflessione su questi due grandi testimoni: Don Puglisi e Mayr Nusser (di cui sto leggendo la biografia proprio in questi giorni). Purtroppo rimasero isolati nella loro resistenza etica purtroppo quasi isolata - anche per causa della Chiesa - nella società che li circondava. Con stima e amicizia

Mauro