giovedì 12 dicembre 2024

BASTA CON LE VIOLENZE SUI CITTADINI DETENUTI NELLE CARCERI ITALIANE !

La condizione dei detenuti non è mai stata invidiabile. Non è un caso che, da secoli, la Chiesa cattolica inserisce nel novero delle sette opere di misericordia corporale “Visitare i carcerati”. Sul piano legislativo-istituzionale, con la Costituzione italiana in vigore dal 1948, sono stati compiuti rilevanti passi in avanti, a cominciare dal terzo comma dell’articolo 27: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Tuttavia, se ci spostiamo dal piano teorico-programmatico all’esperienza quotidiana, la situazione è ben diversa. Quanti di noi sono impegnati in associazione di volontariato penitenziario toccano con mano ogni giorno una contraddizione clamorosa: proprio là dove lo Stato democratico reclude i contravventori delle leggi, esso per primo non le rispetta. I diritti dei detenuti sono disattesi da tanti punti di vista (a causa del sovraffollamento, del malfunzionamento dei servizi igienici, dei ritardi nell’assistenza sanitaria, delle carenze di riscaldamento, delle difficoltà a imparare e svolgere un mestiere o a studiare e conseguire un titolo di studio e così via). In non pochi casi si tratta di soggetti abbandonati dalle famiglie d’origine e impossibilitati a procurarsi il vestiario essenziale e altri piccoli strumenti per la sopravvivenza e la pulizia.

Con i limiti fisici, economici, professionali noi volontari cerchiamo di rimediare ai disagi, ma non intendiamo supplire alle deficienze delle istituzioni pubbliche se non in misura provvisoria: la supplenza si trasformerebbe in oggettiva complicità se non fosse, contemporaneamente, denunzia e pressione affinché lo Stato faccia la sua parte. Non intendiamo costituire un alibi per nessun ente e per nessun responsabile a capo degli enti preposti a questo delicatissimo settore della vita sociale.

In questa logica non possiamo tacere la nostra amarezza  e la nostra indignazione per tutte le volte che – perforando l’abituale cortina di silenzio – arrivano alla luce della cronaca abusi fisici e psichici ai danni di nostri concittadini reclusi. Poiché operiamo a Palermo abbiamo appreso con particolare dolore dei maltrattamenti inferti da alcuni agenti della polizia penitenziaria di Trapani e, pur da associazione aconfessionale per statuto, condividiamo e rilanciamo l’appello di don Raffaele Grimaldi, Ispettore dei Cappellani della Carceri: «Questi episodi rappresentano una ferita profonda non solo per le vittime, ma anche per la missione di giustizia e recupero che ogni istituto penitenziario è chiamato a svolgere. Nessun reato, per quanto grave, può giustificare la negazione della dignità umana. Come ci ricorda la Bibbia: “Nessuno tocchi Caino”.  Quanto accaduto non solo viola i principi fondamentali di rispetto della dignità umana, ma tradisce la missione stessa degli operatori penitenziari, chiamati a custodire e rieducare. Questi atti deplorevoli gettano un’ombra sulla professionalità della maggior parte degli agenti, che quotidianamente svolgono il loro difficile compito con dedizione e rispetto”.

Ovviamente, nella terra in cui magistrati come Falcone e Borsellino hanno dato luminoso esempio di tatto nel relazionarsi con gli inquisiti al punto da meritarne spesso gratitudine e fiducia, attendiamo che la magistratura svolga con equanimità e rigore il suo compito. Anche per bilanciare, nell’opinione pubblica, alcune pericolose tendenze forcaiole, alimentate perfino da personalità politiche, evidentemente legate a culture del passato che speravamo ormai alle nostre spalle. E’ giusto che si sappia: se un Sottosegretario alla Giustizia può esprimere “intima gioia” all’idea che, in alcune situazioni, ai detenuti possa “mancare l’aria”, ci siamo in Italia centinaia di cittadini e di cittadine che provano “intima gioia” quando possono constatare che una persona in stato di detenzione intraprende, anche grazie al supporto di professionisti e volontari,  percorsi riparativi per tornare a respirare l’aria della libertà e della civiltà.

Bruno Di Stefano

· * L’autore è presidente dell’ASVOPE (Associazione di volontariato penitenziario) di Palermo

 

 




 https://www.zerozeronews.it/violenze-e-mancato-rispetto-della-dignita-dei-detenuti-lincivilta-delle-carceri/

venerdì 6 dicembre 2024

VIDEO INTERVISTA A GERMANO FEDERICI

Ho già parlato altre volte di questo amico che un brutto male ha strappato prematuramente ai suoi cari e a noi tutti. Adesso è in rete una bella intervista in cui egli ha modo di raccontarsi con la sobria efficacia delle persone davvero degne di ammirazione:

 https://youtu.be/JpJFtnKdw60?si=iXM5XT9EFyZ1HDK4


venerdì 29 novembre 2024

LE RESPONSABILITA' DELL'OCCIDENTE PER LA GUERRA FRA RUSSIA E UCRAINA

 

Ogni giorno, in Italia, si sfornano centinaia di libri: tra questi alcuni istruttivi, pochissimi davvero imperdibili. Se non mi inganno, l’agile e denso Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina (Fazi Editore, Roma 2023), di Benjamin Abelow, appartiene a quest’ultima categoria. Infatti è talmente chiaro nell’enunciare la sua tesi e talmente documentato nell’argomentarla che – alla fine della lettura – bisogna appellarsi a una forte riserva di pregiudizi ideologici per non condividerla.

L’autore ribadisce più volte che “le provocazioni che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno lanciato alla Russia sono errori politici talmente gravi che, a parti invertite, i leader statunitensi avrebbero da tempo rischiato una guerra nucleare con la Russia. Per i vertici americani affermare il contrario, come fanno adesso, rappresenta un pericoloso disconoscimento della realtà” (p. 57). Non si tratta di giustificare Putin, ma di capirne le ragioni perché se è un pazzo scatenato non resta che aspettare che la Nato distrugga la Russia o la Russia distrugga la Nato; se invece è un politico che sta difendendo in maniera autolesionistica un punto di vista logico, c’è la possibilità che – riconoscendo la parte di verità del suo punto di vista – si possa evitare il suicidio finale dell’umanità.

L’estremo interesse di questo libro sta nel fatto che le ragioni di Putin vengono esposte non da studiosi e politici russi o cinesi, ma proprio statunitensi, a cominciare addirittura da un falco di lungo corso, come Henry Kissinger, che (come ricorda Luciano Canfora nella lucida Prefazione), nel maggio 2022 (!!!),  esortava l’Occidente a non cercare “la sconfitta della Russia, che salderebbe l’alleanza fra Russia e Cina” (p. XIV). Ma la lista delle citazioni riportate e contestualizzate è lunga: da Chas Freeman (ex vicesegretario alla Difesa per gli affari di sicurezza nazionale) che, con amara ironia, afferma: “Combatteremo fino all’ultimo ucraino per l’indipendenza ucraina” (p.6) , al colonnello Douglas Macgregor, “storico comandante in Iraq che ha contribuito a sviluppare i piani di guerra statunitensi per l’Europa” (p. 17) : “Per i russi ciò che accade in Ucraina è una questione esistenziale. (…) I russi non tollerano forze o armamenti stranieri sul campo all’interno di un paese a loro ostile e che potrebbero plausibilmente minacciare la loro esistenza. (…) Cosa faremmo noi se i russi o i cinesi o qualcun altro dispiegasse una forza militare in Messico?” ( p. 33).

La tracotanza dei vincitori della Prima guerra mondiale ha arato il terreno per lo scoppio della Seconda: così sta avvenendo per voler stravincere dopo l’implosione dell’Unione Sovietica. Con una cecità supplementare: si vuole stravincere non contro il nemico di prima, ma contro chi ne ha eroso il potere. Già nel 1997 Geroges Kennan, “forse il più insigne statista americano allora in vita”, metteva in guardia contro l’errore del suo governo: “l’allargamento della NATO sarebbe l’errore più fatale della politica americana in tutta l’era post guerra fredda” (p. 43). E, in un’intervista dell’anno successivo, il novantaquattrenne ex-ambasciatore degli USA a Mosca si chiedeva retoricamente: “Ma davvero non lo capiamo? Le nostre divergenze durante la guerra fredda erano con il regime comunista sovietico. E adesso stiamo voltando le spalle proprio alle persone che hanno organizzato la più grande rivoluzione incruenta della storia per rimuovere quel regime” (p. 44). Davvero gli dei accecano coloro che vogliono distruggere! In questo scenario l’Unione Europea non potrebbe comportarsi in maniera più insipiente: invece di allargare l’alleanza alla Russia per costituire un Terzo polo mondiale dopo USA e Cina, si presta alle mire espansionistiche dell’USA e alla testardaggine di un capo di Stato, come Zelensky, che è stato eletto a larga maggioranza nel 2019 con la promessa di ristabilire la pace nel Donbass, senza riuscirvi, anzi allargando il conflitto nella convinzione che Putin non avrebbe rispettato nessun accordo sottoscritto (vedi proposta di mediazione del cancelliere tedesco Olaf Scholz, cinque giorni prima dell’invasione russa, a p. 66). Da parte sua, il capo della Russia sta facendo del suo peggio per elaborare un’ideologia reazionaria in funzione anti-occidentale rinforzando i legami con una Chiesa ortodossa nella cui predicazione è difficile rintracciare gli echi evangelici originari: insomma, ogni mese che passa ci avviciniamo a un baratro che ci eravamo illusi di evitare ormai per sempre. Gli appelli a fermarsi sinché si è in tempo, da parte di papa Francesco, vengono ignorati non solo (come è prevedibile) dal mondo non-cattolico e non-cristiano, ma perfino dai politici cattolici presenti nei parlamenti italiano, europeo e statunitense.

 

Augusto Cavadi

“Adista / Segni nuovi”

41 del 30.11.2024

lunedì 25 novembre 2024

LA VIDEO-REGISTRAZIONE DEL DIALOGO CON DARIO CULOT SUL SUO LIBRO DI CRISTOLOGIA

Chi desiderasse recuperare la video-registrazione del dialogo fra me e l'autore a proposito del libro di Dario Culot, Gesù questo sconosciuto. Cosa sapere prima di credergli. O di rifiutarlo, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2024, può trovarlo cliccando qui:

https://www.youtube.com/watch?v=aDUvlmgEfTg&t=129s