venerdì 30 marzo 2018

ATTIVITA' DAL 5 AL 15 APRILE 2018 PRESSO LA CASA DELL'EQUITA' E DELLA BELLEZZA



CASA DELL'EQUITA' E DELLA BELLEZZA

Via Nicolò Garzilli 43/a - Palermo

Care amiche e cari amici della “Casa dell’equità e della bellezza” di Palermo,
     eccovi il sesto calendario del 2018 (riguarda le iniziative dal 5 al 15 aprile).
     Chi è veramente interessato a un evento ha la possibilità di segnarlo in anticipo nella propria agenda.

 giovedì 5 aprile dalle 17,30 alle 19,30: Come trattiamo le donne della nostra vita?  Incontro, gestito dal Gruppo noi uomini contro la violenza sulle donne, aperto al pubblico (specialmente maschile) in occasione della Settimana su “Palermo e la nonviolenza”  nel 50mo anniversario dell’assassinio di Martin Luther King. Partecipazione libera e gratuita.

* venerdì 6 aprile dalle 18 alle 19,30: corso di educazione alla nutrizione, in collaborazione con il Cesmi,  tenuto dal dott. Davide Trio (iscrizione al corso euro 50,00; sconto di 10 euro ai sostenitori annuali della Casa dell’equità e della bellezza nonché ai pazienti abituali del dott. Trio).

* domenica 8 aprile dalle  11,00 alle 13,00:  Domenica di spiritualità laica. Quota di partecipazione: euro 5 (esentati i sostenitori annuali della “Casa dell'Equità e della Bellezza”). A seguire possibilità di restare a condividere il pranzo con il sobrio contributo alimentare di ciascuno.

* mercoledì 11 aprile dalle 18,00 alle 19,30: Conversazione di Ana Alfonso sull’arte di vivere e la leadership personale. Partecipazione gratuita ma obbligatoria la prenotazione attraverso il link  www.education2freedom.com/moduli 

* giovedì 12 aprile dalle 18 alle 20: Incontro su “Metodi nonviolenti per il superamento del sistema mafioso” a cura di Enzo e Manfredi Sanfilippo a partire dal volume (a cura di V. Sanfilippo), Mafia e nonviolenza, edizioni Di Girolamo. Organizza la Scuola di formazione etico-politica G. Falcone in occasione del 50mo anniversario dell’assassinio di Martin Luther King. Ingresso libero e gratuito.

* Sabato 14 e Domenica 15 Aprile dalle 9,30 alle 18,30 : stage sulla prevenzione e gestione dei conflitti con l’antropologa   Pat Patfoort (docente, trainer e mediatrice a livello personale e internazionale nel campo della Prevenzione, Trasformazione e Gestione Nonviolenta dei Conflitti).
Durante questo fine settimana si faranno  laboratori e si simuleranno casi in situazioni di contrasto. Lo stage  è rivolto ai singoli, alle coppie, agli operatori sociali, ma anche a coloro che vogliono creare le condizioni ottimali all'interno del loro gruppo di lavoro, associazione o altro. Il costo dell'incontro sarà di 90 €, per l'intero weekend. Per info iscrizioni: Anna cell. 3888990588    oppure  annare_@libero.it

***

Intanto un affettuoso augurio di serene festività pasquali.
Augusto Cavadi


PS: Si ricorda alle persone che vogliano partecipare a nostri eventi, e vivono lontano da Palermo, che presso la “Casa” stessa è disponibile un servizio di ospitalità per la notte precedente e/o successiva all’evento stesso, in cambio di un rimborso delle spese di mantenimento del servizio.

venerdì 23 marzo 2018

Die Sizilianer erklärt für touristen


Presso lo stesso editore italiano, Di Girolamo (Trapani), sono già disponibili, allo stesso prezzo di copertina (euro 5,90), le versioni italiana, inglese e cinese.Distribuzione in tutte le librerie fisiche e online.

giovedì 22 marzo 2018

SALVINI, VANGELO E ROSARIO: CLERICO-FASCISMO ?



Domenica 18 marzo 2018


      SALVINI, VANGELO E ROSARIO: TORNA IL CLERICO-FASCISMO?


        E’ dal 313 dell’era cristiana che in Occidente vige un rapporto di vicendevole sostegno fra potere politico e potere ecclesiastico. In quell’anno, infatti, si ritiene che gli imperatori romani  Costantino e Licinio abbiano sancito la fine delle persecuzioni contro i cristiani e avviato  una politica di sinergia con la Chiesa cattolica fondata sul principio che il trono avrebbe protetto l’altare e, in cambio, l’altare avrebbe procurato al trono la legittimazione popolare. Apparentemente un patto di ferro, ma quanto davvero efficace? Esso ha certamente prodotto tensioni continue fra sovrani che hanno voluto comandare nelle questioni religiose (cesaropapismo) e papi che hanno voluto comandare nelle questioni temporali (teocrazia o, meglio, ierocrazia).
     L’era costantiniana – come l’hanno definita gli storici – è finita? Ciascuna delle due istituzioni (Stato e Chiesa) ha smesso di voler interferire nella sfera di competenza dell’altra? Dipende dai luoghi del pianeta. Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, o poco dopo in Francia, il principio liberale (proclamato da Cavour nella celebre formula “libera Chiesa in libero Stato”) si è affermato già nel XVIII secolo; in altri Stati, come l’Italia, la situazione è molto più ingarbugliata. Certamente sono stati compiuti passi avanti notevoli in direzione della laicità dello Stato con il Concilio ecumenico Vaticano II (1963 – 1965) e con il pontificato di Paolo VI; ma solo con Francesco I e con gli attuali vescovi della Conferenza episcopale italiana (dopo i famigerati anni del cardinal Ruini) sembrerebbe che, finalmente, la Chiesa cattolica stia accettando cordialmente che la società si gestisca secondo regole democratiche, limitandosi ad annunziare il proprio punto di vista senza ricorrere a strumentalizzazioni più o meno subdole.
  Qualcuno, però, o non se ne è accorto o fa finta di non accorgersene. Così leader politici sempre pronti a criticare papa e vescovi su tante questioni di solidarietà internazionale (come l’accoglienza dei migranti) e di equità interna (come il sostegno finanziario alle famiglie con redditi insufficienti)  - e, sul piano personale, dediti a stili di vita non proprio in linea con i dettami della morale cattolica – non esitano a rispolverare armamentari promozionali che, già negli ultimi anni della Prima Repubblica, perfino la Democrazia Cristiana aveva riposto nei cassetti.  Matteo Salvini che sventola vangelo e corona del rosario in piazza Duomo è davvero un’immagine che offende l’intelligenza di ogni cittadino “laico”, credente o meno che sia. Eppure i risultati elettorali hanno premiato queste nuove forme di collateralismo: segno che in alcune regioni italiane scarseggia o la laicità critica o l’intelligenza vulnerabile. Che ciò avvenga in fasce della popolazione poco istruita e in esponenti del “basso” clero dispiace, ma non sorprende. Sorprende, invece, oltre a dispiacere, che intellettuali di professione e soprattutto prelati appartenenti all’ “alto” clero abbiano o taciuto o manifestato timidi mormorii di dissenso (perpetuando equivoci e ambiguità che avevo denunziato nell’era Ratzinger pubblicando, addirittura con le edizioni San Paolo, “Il Dio dei mafiosi”). Infatti, se la moda del clerico-fascismo torna in auge, la Lega e i suoi eventuali compagni di schieramento anti-europeista non dovranno faticare molto a polemizzare contro l’Europa: prima che su questioni di bilanci finanziari e di politiche monetarie (dove qualche ragione potrebbero pure averla) si troveranno fuori dalla logica europea per mentalità e per metodi di ricerca del consenso.

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com


www.livesicilia.it Domenica 18 marzo 2018 SALVINI, VANGELO E ROSARIO: TORNA IL CLERICO-FASCISMO? E’ dal 313 dell’era cristiana che in Occidente vige un rapporto di vicendevole sostegno fra potere politico e potere ecclesiastico. In quell’anno, infatti, si ritiene che gli imperatori romani Costantino e Licinio abbiano sancito la fine delle persecuzioni contro i cristiani e avviato una politica di sinergia con la Chiesa cattolica fondata sul principio che il trono avrebbe protetto l’altare e, in cambio, l’altare avrebbe procurato al trono la legittimazione popolare. Apparentemente un patto di ferro, ma quanto davvero efficace? Esso ha certamente prodotto tensioni continue fra sovrani che hanno voluto comandare nelle questioni religiose (cesaropapismo) e papi che hanno voluto comandare nelle questioni temporali (teocrazia o, meglio, ierocrazia). L’era costantiniana – come l’hanno definita gli storici – è finita? Ciascuna delle due istituzioni (Stato e Chiesa) ha smesso di voler interferire nella sfera di competenza dell’altra? Dipende dai luoghi del pianeta. Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, o poco dopo in Francia, il principio liberale (proclamato da Cavour nella celebre formula “libera Chiesa in libero Stato”) si è affermato già nel XVIII secolo; in altri Stati, come l’Italia, la situazione è molto più ingarbugliata. Certamente sono stati compiuti passi avanti notevoli in direzione della laicità dello Stato con il Concilio ecumenico Vaticano II (1963 – 1965) e con il pontificato di Paolo VI; ma solo con Francesco I e con gli attuali vescovi della Conferenza episcopale italiana (dopo i famigerati anni del cardinal Ruini) sembrerebbe che, finalmente, la Chiesa cattolica stia accettando cordialmente che la società si gestisca secondo regole democratiche, limitandosi ad annunziare il proprio punto di vista senza ricorrere a strumentalizzazioni più o meno subdole. Qualcuno, però, o non se ne è accorto o fa finta di non accorgersene. Così leader politici sempre pronti a criticare papa e vescovi su tante questioni di solidarietà internazionale (come l’accoglienza dei migranti) e di equità interna (come il sostegno finanziario alle famiglie con redditi insufficienti) - e, sul piano personale, dediti a stili di vita non proprio in linea con i dettami della morale cattolica – non esitano a rispolverare armamentari promozionali che, già negli ultimi anni della Prima Repubblica, perfino la Democrazia Cristiana aveva riposto nei cassetti. Matteo Salvini che sventola vangelo e corona del rosario in piazza Duomo è davvero un’immagine che offende l’intelligenza di ogni cittadino “laico”, credente o meno che sia. Eppure i risultati elettorali hanno premiato queste nuove forme di collateralismo: segno che in alcune regioni italiane scarseggia o la laicità critica o l’intelligenza vulnerabile. Che ciò avvenga in fasce della popolazione poco istruita e in esponenti del “basso” clero dispiace, ma non sorprende. Sorprende, invece, oltre a dispiacere, che intellettuali di professione e soprattutto prelati appartenenti all’ “alto” clero abbiano o taciuto o manifestato timidi mormorii di dissenso (perpetuando equivoci e ambiguità che avevo denunziato nell’era Ratzinger pubblicando, addirittura con le edizioni San Paolo, “Il Dio dei mafiosi”). Infatti, se la moda del clerico-fascismo torna in auge, la Lega e i suoi eventuali compagni di schieramento anti-europeista non dovranno faticare molto a polemizzare contro l’Europa: prima che su questioni di bilanci finanziari e di politiche monetarie (dove qualche ragione potrebbero pure averla) si troveranno fuori dalla logica europea per mentalità e per metodi di ricerca del consenso. Augusto Cavadi www.augustocavadi.com http://livesicilia.it/2018/03/18/chiesa-e-spot-elettorali-torna-il-clerico-fascismo_942297/

lunedì 19 marzo 2018

Movimento 5 stelle e rischi del post-ideologico




“Repubblica – Palermo”
10.3.2018

I CINQUE STELLE E IL RISCHIO POST IDEOLOGICO

    La storia anche recentissima (vedi parabola da asteroide di Crocetta e Megafono) dimostra ad abundantiam che, anche e soprattutto in Sicilia, vincere le elezioni è difficile, ma molto più difficile saper gestire la vittoria senza disperderne il patrimonio morale e direi psicologico.
   Il Movimento Cinque Stelle non può farsi illusioni: ha raccolto una valanga di voti per esclusione (quello no, quell’altro neppure, proviamo con questi): qualche passo falso gli sarà ancora una volta perdonato dal suo elettorato, ma non se saranno brevi interruzioni di un lungo, noioso, immobilismo. Il voto emotivo è, per natura sua, volatile: facile ad arrivare, ancor più facile a decollare verso altri lidi (astensionismo incluso),
   Innanzitutto, dunque, il Movimento dovrà corazzarsi nei confronti delle silenziose, ma tenaci, infiltrazioni clientelari e specificamente mafiose: Cosa nostra non ha preferenze ideologiche, ma avverte prontamente l’odore dei potere. Essa è specialista nell’arte che Ennio Flaiano attribuiva agli italiani in generale: correre in aiuto del vincitore.
   Un secondo pericolo, a mio avviso ancor più grave perché intrinseco al DNA stesso di questa formazione politica, è di orientare la barra del timone ora a destra ora a sinistra ora a centro secondo gli umori della rete telematica (o, meglio, di quegli utenti di internet che, non avendo molto da fare né per studio né per lavoro, sono devoti contemplatori dello schermo del computer e attivissimi manovratori del mouse).  Questa strategia, eccellente per pescare voti da ogni angolo della piazza elettorale, è altrettanto efficace per perderli nella tornata successiva. In proposito sarà decisivo, a mio avviso (e soprattutto a mia speranza), il ruolo di molti “esterni” eletti in Parlamento e che, dalla mattina del 5 marzo, non potranno che considerarsi “interni” al Movimento. Molti di loro hanno avuto il voto proprio per le competenze professionali dimostrate in lunghi anni di militanza nel campo della sanità pubblica o della finanza etica o dell’imprenditoria pulita: dovranno tradurre questa esperienza pregressa in altrettanta competenza politico-amministrativa. Sono diventati nella società civile ciò che sono perché hanno letto, studiato, riflettuto, operato: dovranno non solo continuare con questo livello di impegno, ma pretenderlo – o per lo meno stimolarlo – nei compagni di cordata. Su questo punto cruciale si profila un nodo micidiale: l’equivoco del movimento – per riprendere Di Maio – “post-ideologico”. Significa che alcune contrapposizioni del XX secolo, per esempio fra dittatura del partito fascista e dittatura del partito comunista, sono ormai superate dalla condivisione della Carta costituzionale (tranne che in frange rumorose di ignorantelli complessati di ogni colore)? Significa che molte questioni legislative devono essere affrontare prima di tutto con buon senso e poi filtrate alla luce di sacri principi universali? In questo senso ben venga la post-ideologia. Ma se significa ignorare che le vecchie contrapposizioni sono state sostituite da nuove visioni-della-società (per esempio la concezione di una società chiusa, identitaria, militarizzata, fortemente diseguale al proprio interno e concorrenziale all’esterno, da una parte; e il progetto di una società aperta, solidale al proprio interno e proiettata alla promozione del bene comune dell’umanità in politica estera, dalla parte opposta), e che queste idee-di-umanità e di civiltà condizionano alla radice molte opzioni che sembrano puramente tecniche e burocratiche, allora lo slogan della “post-ideologia” diventa confessione o di cecità o di cattiva fede.  Lo abbiamo ascoltato e ripetuto infinite volte: la crisi delle ideologie libera le società occidentali da dogmatismi intollerabili che hanno portato ai disastri del XX secolo, ma non può diventare deserto di ideali e di idee. Altrimenti la politica scade a improvvisazione dilettantesca e rischia di far rimpiangere i vecchi volponi che sapevano sin troppo bene dove eravamo e soprattutto dove volevano portarci.

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
  


domenica 18 marzo 2018

IL DIALOGO CON DON FRANCO BARBERO CONTINUA...



 Come ricorderà qualcuno dei lettori di questo blog, tempo fa ho recensito un volume molto provocatorio di don Franco Barbero: 
  In questi giorni l'autore ha avuto la gentilezza di comunicarmi che sul suo blog ha scritto alcune considerazioni sul mio commento: il dialogo fra "eretici" continua...

IN DIALOGO CON IL PROF. AUGUSTO CAVADI

Intanto ringrazio il Prof. Augusto Cavadi per la sua gradita recensione al mio libro “Confessioni di fede di un eretico”. Voglio raccogliere la “provocazione” dei due “macigni” sui quali Cavadi dichiara di essere insoddisfatto di alcune mie riflessioni e mi sollecita a proseguire il confronto.
Gesù è per me, in quanto cristiano, la via? Nessun pensatore mi è più caro di Paul Knitter che, nel suo ultimo dei cinque libri, dopo aver riconosciuto il dono ricevuto dalle altre tradizioni, conclude riconoscendo la sua identità cristiana in questi termini: “Vi sono stati molti casi in cui ho riconosciuto, spesso con grande sollievo, che il Buddismo possa offrire a noi cristiani un'intuizione più profonda, una verità più chiara. E tuttavia, a fine giornata, la casa dove torno è Gesù. Come uno dei miei studenti più espliciti al Seminario dell'Unione ha sparato un giorno in classe: “Be', sembra che tu ami sia Gesù che Buddha. Ma vai a letto con Gesù”. Per quanto scomoda e inappropriata, l'affermazione si avvicina abbastanza alla realtà. Vi è una profondità, qualcosa di speciale, una storia che ho con Gesù che non trovo da nessun'altra parte, che è effettivamente contrassegnata da una certa esclusività, richiesta, e che meglio somiglia all'intimità e all'esclusività che sento per mia moglie” (Paul Knitter – Senza Buddha non potrei essere cristiano , pag. 286).
Ho appena terminato all'Unitre di Pinerolo le cinque conversazioni che ho proposto sul pensiero del teologo Paul Knitter. La sua tesi, qui pur espressa in un linguaggio non scientifico, veicola un riferimento che elimina ogni pretesa di esclusività o di qualsivoglia superiorità. Il suo pensiero, abbandonato ogni cristocentrismo, coincide con la mia ricerca degli ultimi cinquant'anni, di realizzare il passaggio dal cristocentrismo al teocentrismo. Non trovo quasi nessun pensatore cristiano che abbia coniugato identità cristiana e pluralismo della reciprocità e dell'accoglienza come Paul Knitter, senza elidere nessuno dei due poli della riflessione teologica.
Io tuttavia mi considero un cristiano che, sulla strada di Gesù, va oltre, secondo la preziosa testimonianza ebraica per cui ogni maestro profetico è il soggetto più stimolante affinché i discepoli vadano oltre. Vero maestro è colui che lavora al suo superamento nel senso che Dio è ancora altro da Gesù e da ogni suo testimone. Dio è ancora altro e oltre ogni tradizione e ogni testimonianza.
La mia permanenza nella tradizione cristiana non deriva da una sentimentale acquiescenza all'eredità ricevuta, ma da una responsabile rielaborazione e da una confermata adesione. Il che non esclude mai, nel percorso della mia vita, un attento confronto e un sincero rispetto delle altre tradizioni.
Da Paul Ricoeur ho appreso, in una sua lucida lezione di molti anni fa, che sarebbe molto difficile per ciascuno di noi rispondere oggi come saremmo situati a livello di fede se fossimo nati in un'altra tradizione e in un altro contesto storico. Rimane l'interrogativo legittimo, ma la mia priorità è di essere fedele alla storicità. Ben sapendo che i percorsi delle persone possono essere molto diversi e tutti ugualmente rispettabili.
In ogni caso nella mia vita, come ho cancellato l'idea che esista nella Bibbia un Testamento superiore all'altro, grazie soprattutto agli studi di Erich Zenger, così penso che il “più” o il “meno”, siano diventati per me codici impropri, dileguati, scomparsi dal mio immaginario. Riconosco solo l'alfabeto delle differenze che ho imparato dagli studi sugli “sguardi di genere” e soprattutto dall'ebraismo.
E arrivo così al secondo “macigno”. Anch'io riconosco che è ingombrante: non posso non condividere le intelligenti e pungenti riflessioni dell'amico Augusto Cavadi. Sento, come lui, in modo struggente questo confliggere della realtà del male con il messaggio del Dio Amore. Qui voglio esprimere due riflessioni che abitano e agitano la mia vita senza trovare una razionale conciliazione, ma accogliendo lo statuto della contraddizione. Quando quarant'anni fa scrissi le pagine “Credere nella contraddizione”, intendevo dire che la contraddizione (e non solo l'imperfezione, l'antinomia) sono l'ontologia della creazione, il suo esistere tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia, tra razionalità ed irrazionalità, tra caos e logos, per dirla con Vito Mancuso.
Ne prendo atto e cerco di reggere questo scandalo della realtà creaturale. Nemmeno Gesù, nei suoi numerosi punti di ignoranza (ai quali ho fatto cenno nel mio libro), è andato oltre questa contraddizione, ma ha riposto in Dio la sua fiducia. Gesù, a mio avviso, non ha risolto la contraddizione ma, come Giobbe e Qohelet, l'ha vissuta fino in fondo. Questa è stata la sua creaturalità, pur nella particolarità della sua vocazione. Anche in questo mi sento un ebreo discepolo di Gesù di Nazareth. Secondo il midrash ebraico, penso che anche Dio, dopo la creazione, sia caduto in una “contraddizione... depressione!” e che continui a condividere tutto questo con noi.
In questo cammino, mentre cerco di vivere la mia identità ebraico-cristiana, mi guardo bene dall'appiccicare ad altri nomi, categorie ed appartenenze. Mi piace pensare che ognuno di noi, donne e uomini di tutte le latitudini culturali e spaziali, siamo itineranti verso il mistero di Dio per sentirci abbracciati e per amarlo e adorarlo.

Franco Barbero
14/03/2018