giovedì 28 febbraio 2019

CASA DELL'EQUITA' E DELLA BELLEZZA. MARZO 2019

CASA DELL'EQUITA' E DELLA BELLEZZA
Via Nicolò Garzilli 43/a – Palermo
Care amiche e cari amici della “Casa dell’equità e della bellezza” di Palermo, eccovi l’aggiornamento per marzo del 2019:

·  Domenica 3 marzo dalle 11,00 alle 13,00: Incontro di spiritualità laica (“La domenica di chi non ha chiesa”). L’invito è rivolto a chi, pur non riconoscendosi in una appartenenza confessionale specifica, desidera coltivare in un contesto comunitario la dimensione etica e esistenziale basilare (silenzio, contemplazione del bello, sensibilità alle sofferenze dei viventi…). Dopo la prima mezz’ora di accoglienza reciproca, dalle 11,30 alle 13,00 una meditazione condivisa (introduce Armando Caccamo). Alle 13,00 pranzo con ciò che ciascuno desidera offrire in tavola. Chi non è già sostenitore mensile della Casa è invitato a versare 5,00 euro per le spese di gestione della stessa. 
·      Lunedì 4 marzo dalle 19,15 alle 21,45: Sergio Di Vita conduce un corso annuale di “Teatro dell’Oppresso” che si svolge nella Casa (all’interno delle attività promosse dalla Scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone") con cadenza settimanale. Per ulteriori informazioni: vitadisergio@gmail.com.
·      Lunedì 11 marzo dalle 19,15 alle 21,45: Sergio Di Vita conduce un corso annuale di “Teatro dell’Oppresso” che si svolgerà nella Casa (all’interno delle attività promosse dalla Scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone"), con cadenza settimanale. Per ulteriori informazioni: vitadisergio@gmail.com.
·      Nello stesso giorno, ma dalle 19,30 alle 22,30, incontro quindicinale del “Gruppo noi uomini a Palermo contro la violenza sulle donne”. Nel corso delle due ore è previsto un momento conviviale autogestito. Poiché molte scuole e associazioni chiedono interventi e testimonianze sul tema, i maschi disposti a momenti di autocoscienza, di riflessione su testi specifici e a tenere incontri di formazione sono vivamente pregati di aderire al gruppo ormai troppo sparuto rispetto alle richieste che provengono dall’esterno.
·      Giovedì 14 marzo dalle 19.30 alle 21.30: Armando Caccamo e Vincenzo Lima terranno (soprattutto, ma non esclusivamente, per i giovani) il primo di due Laboratori su "La comunicazione consapevole" per individuare il proprio stile comunicativo e affinarne l'efficacia. Organizza la Scuola di formazione etico-politica “G. Falcone”. Offerta libera a partire da euro 5,00 (esenti i soci della Scuola e i sostenitori mensili della Casa).
·      Lunedì 18 marzo dalle 19,15 alle 21,45: Sergio Di Vita conduce un corso annuale di “Teatro dell’Oppresso”che si svolgerà nella Casa (all’interno delle attività promosse dalla Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone), con cadenza settimanale. Per ulteriori informazioni: vitadisergio@gmail.com.
·      Lunedì 25 marzo dalle 19,15 alle 21,45: Sergio Di Vita conduce un corso annuale di “Teatro dell’Oppresso”che si svolgerà nella Casa (all’interno delle attività promosse dalla Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone), con cadenza settimanale. Per ulteriori informazioni: vitadisergio@gmail.com.
·      Nello stesso giorno, ma dalle 19,30 alle 22,30, incontro quindicinale del “Gruppo noi uomini a Palermo contro la violenza sulle donne”. Nel corso delle due ore è previsto un momento conviviale autogestito. 
·      Giovedì 28 marzo dalle 19.30 alle 21.30: Armando Caccamo e Vincenzo Lima terranno (soprattutto, ma non esclusivamente, per i giovani) il secondo di due Laboratori su "La comunicazione consapevole" per individuare il proprio stile comunicativo e affinarne l'efficacia. Organizza la Scuola di formazione etico-politica “G. Falcone”. Offerta libera a partire da euro 5,00 (esenti i soci della Scuola e i sostenitori mensili della Casa).


                                                 Intanto un affettuoso arrivederci,
                                                            Augusto Cavadi
                                                         a.cavadi@libero.it



martedì 26 febbraio 2019

ENRICO CILLARI: IMMIGRAZIONE, CHE FARE ?

Ricevo da un caro amico e, secondo il suo desiderio, rilancio volentieri dal mio blog questo testo  che fa il punto 'oggettivo' sulla questione "immigrazione" e suggerisce alcuni percorsi in positivo. Poiché affronta tematiche complesse e delicate, chiunque abbia elementi di critica, ma altrettanto seri, è invitato a spedirli.

L’IMMIGRAZIONE IN ITALIA: EMERGENZA, O PROBLEMA SOCIALE E GENERAZIONALE ?
    L’immigrazione in Italia non costituisce certamente più una emergenza perché  (anche se spesso per via di decisioni politiche inaccettabili) si sono arrestati i grandi flussi: una flessione del 65% nel 2017 (117.000) rispetto al 2016 (181.000) e dell' 80% nel 2018 (23.000) rispetto al 2017 : dati UNHCR, Ministero dell’Interno. E’, comunque, privo di realismo non considerare la rilevanza sociale del fenomeno in atto, che, proprio perché non ha più i caratteri drammatici di qualche anno fa, andrebbe affrontato  seriamente per migliorare  la gestione della integrazione e della convivenza con la popolazione di origine italiana.
     Infatti  c’è una rilevante  presenza di irregolari  (oltre 650.000)  cui si aggiungono  oltre 437.000 immigrati disoccupati e  187.000 stranieri presenti nei centri di accoglienza. Questi fratelli extracomunitari e non (oltre un milione), che si muovono nelle nostre città senza lavoro o residenza, non possono essere considerati “invisibili” insieme ai 5 milioni di poveri italiani. Gli immigrati vivono nelle nostre città in case fatiscenti e maleodoranti, in condizioni di sovraffollamento, considerata la cronica carenza abitativa italiana. Nel numero di “Millennium” di febbraio 2019 (n.20, anno 3) c’è un report sulla citta "clandestina" all’interno di quel che fu nel 2006 il villaggio olimpico a Torino nel quale, dal 2013, vivono nel degrado totale 1300 africani provenienti da nazioni subsahariane. Questo è uno dei tanti esempi di vita da “topi” cui sono destinati i nostri fratelli africani; altro che accoglienza!
    Inoltre non è accettabile sequestrare  gli  immigrati  per  anni nei Cara (Centri di accoglienza dei  richiedenti asilo), dato  che  dai   Centri  di accoglienza  esce  non più  del  5% di immigrati  per  anno. Certo per  molti  immigrati è  meglio stare in Italia in queste condizioni anziché vivere nei loro paesi d’origine, ma l’Italia ha   la  pretesa di  non   considerarsi  Terzo  mondo e, quindi, non si  può accettare questo degrado. Contemporaneamente  si registra  una vera emergenza sociale ben più grave dell’immigrazione dall’Africa e, cioè, la fuga dall’Italia di oltre  120.000 italiani  ogni anno,  già  formati e  per la  maggior  parte con  titoli  di studio, che  si  recano  in altri  paesi  della europei  alla ricerca di un futuro migliore.
E’questo il futuro che vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti italiani e  stranieri?  
E’ chiaro che il problema principale, per dare una svolta al Paese, è creare posti di lavoro e battere la corruzione. Dando risposte serie a questi due temi si risolverebbero i problemi sia degli italiani  sia degli immigrati.
  La sinistra ha prima accettato e favorito flussi incontrollati e incontrollabili, poi ha dovuto porvi rimedio perché il sistema di accoglienza si rivelava inadeguato. Non si è trattato di “buonismo” ma di assenza di realismo politico e di onestà intellettuale. Noi siamo uno Stato con tanti limiti strutturali e organizzativi e il non avere gestito bene i flussi di popoli ha creato squilibri sociali, che hanno poi permesso alla destra di Salvini di soffiare sul fuoco del razzismo.
  
   Il contenimento della immigrazione si è ottenuto prima con il modello di Minniti (che ha dovuto patteggiare a lungo con i libici e forse pagare alcune figure di discutibile caratura morale, complici dei libici), e adesso  con il blocco dei porti e delle ONG da parte di Salvini. Entrambe gli interventi, discutibili e disumani, hanno calmierato i flussi. Ma sono stati interventi che hanno agito sugli effetti delle  immigrazioni e non sulle cause. 
Certo l’Italia non può reggere altri flussi delle proporzioni di quelli verificatasi nel periodo 2014-2017 (623.000 africani),  ma limitarsi a contrarre i flussi con interventi più o meno polizieschi non può essere la risposta ad un fenomeno che certamente continuerà in futuro.
   Occorre,quindi, intervenire su più fronti come schematicamente indicato:

1-Sviluppare, in accordo con tutti i paesi della Comunità europea, una politica d’accoglienza condivisa, che è l’unica che può offrire una gestione più umana del fenomeno, fermo restando che vanno garantiti  i salvataggi in mare, prima di tutto per motivi umanitari e poi perché lo impone il diritto internazionale.
2- Programmare i flussi e concordare con i 29 paesi dell’Unione la divisione degli immigrati in maniera proporzionale alle capacità  e al numero di abitanti  di ogni singolo  Stato. 
L’Europa potrebbe anche farsi carico essa stessa di recarsi nei centri libici e nei paesi dell’area sub-sahariana per il trasferimento protetto  dei migranti , tentando di porre fine alla vergogna dei campi di detenzione presenti in Libia. D’altra parte se la Libia vuole i soldi dell’Europa deve anche accettare le richieste europee. 
3- Rivedere la missione Sophia. Ci si dovrebbe chiedere come mai le navi dell’operazione Sophia (sei navi di nazioni europee sotto la guida dell’Italia) nel 2017 hanno soccorso in mare solo 10.500 immigrati e gli altri (oltre 100.000)  li hanno soccorsi le ONG. Non sarebbe più giusto stabilire un accordo con le ONG per pattugliare insieme il mare ed evitare anche tutti gli attacchi alle stesse ONG per i presunti collegamenti con i trafficanti, dal momento che la missione Sophia è stata pensata proprio per fermare i trafficanti?
4- Riscrivere la legge europea che impone l’esame delle richieste d’asilo dei migranti al primo paese di sbarco (regolamento di Dublino) definendo, invece, un percorso concordato che  consideri i porti del Mediterraneo  europei e non delle singole nazioni.
5- Lavorare con tutti i paesi europei  per restituire “l’Africa agli africani”, cioè ridare le ricchezze prese con una politica di rapina (pozzi di petrolio, sfruttamento del territorio e delle sue ricchezze minerarie ecc.) e smettere di usarla anche come pattumiera di smaltimento dei rifiuti tecnologici dell’Occidente. Questo impone un  intervento del mondo occidentale che favorisca negli anni un passaggio agli africani delle attività lavorative create dagli europei, americani e ora dai cinesi. Altrimenti parlare di aiutarli a casa loro è solo un esercizio verbale e una grande ipocrisia. 
6- Investire nel recupero degli oltre 5.000.000 appartamenti abbandonati o mai ultimati, presenti su tutto il territorio nazionale (ma ancor più nel Sud d’Italia)  che avrebbe due importanti benefici : rilanciare l’edilizia, creando posti di lavoro, e dare case dignitose a  italiani e immigrati.
7- Potenziare la rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che ha permesso l’integrazione e scoraggiato il “business dell’immigrazione”. Negli Sparar si dovrebbe lavorare per responsabilizzare gli immigrati creando cooperative di servizio, utilizzando anche le leggi  già esistenti in Italia per questo settore. Purtroppo il decreto sicurezza di Salvini sembra proporre un progressivo  smantellamento degli Sprar. 
8- Verificare l’attività di tutti i Cara, alcuni dei quali sono venuti agli onori della cronaca per episodi di violenza, sfruttamento e spaccio di droga (Cara di Bari Palese, di Foggia Borgo Mezzanone e di Mineo a Catania). Alcuni  vanno ridimensionati e alcuni chiusi, ma attraverso una programmazione seria. Certamente non “buttando” in strada tanti immigrati e togliendo posti di lavoro agli italiani impegnati negli stessi Cara, come sembra fare, in questi primi interventi, il nostro ministro degli interni Salvini.

9- Intervenire per ridare all’agricoltura italiana dignità lavorativa. Non si possono continuare ad usare gli immigrati come riserva di manodopera a basso costo (chi lavora nei campi é pagato anche solo 2 euro l’ora per dieci ore al giorno) per il profitto  dei piccoli  imprenditori italiani. Coltivare la terra non è possibile a prezzi sempre più bassi, perché questo determina solo sfruttamento e lavoro in nero. 
                          
                                                                         ***

Infine due parole sul valore economico degli immigrati. Essi contribuiscono a un punto del PIL italiano l’anno (circa 12 miliardi) compensando le spese che lo Stato italiano sostiene nella manovra finanziaria, da alcuni anni, per la gestione dei flussi e degli arrivi (circa 5 miliardi di euro per anno con un contributo di appena  100 milioni di euro da parte  della CE). Inoltre gli immigrati contribuiscono a creare il fondo pensioni dell’INPS, perché quelli di loro che lavorano in regola versano gli oneri al fondo INPS e nessuno di essi ha maturato ancora una pensione. Quindi sono una risorsa per l’Italia che ha una bassa percentuale di giovani che lavorano e molti di loro lasciano l’ Italia alla ricerca di un futuro migliore. Proprio per questo i governanti hanno il dovere di lavorare per dare un futuro civile agli immigrati e  agli italiani, tendendo presente che le scelte nel medio termine avranno importanti ripercussioni sulle future generazioni e sui tanti uomini  invisibili che popolano le nostre città. 

Enrico Cillari

venerdì 22 febbraio 2019

SUL SUMMIT VATICANO SULLA PEDOFILIA: UN'INTERVISTA

Gianfranco D'Anna mi ha posto alcune domande sull'assemblea attuale del papa con i vescovi che presiedono le Conferenze episcopali nel mondo. Qui di seguito la breve conversazione.

FULL IMMERSION NELLA CATARSI DI PAPA FRANCESCO

Alla ricerca della catarsi, della purificazione, la Chiesa universale guidata da Papa Francesco è scesa nell’inferno della pedofilia.
Un viaggio lungo e coraggioso per smascherare le inconfessabili e sconvolgenti turpitudini compiute da sacerdoti e prelati. Una dolorosa elaborazione di malvagità, complicità e ipocrisie.
Un’autoanalisi inedita, soprattutto per una organizzazione mistica e gerarchica come la Chiesa Cattolica, ma essenziale, ribadisce in sostanza Bergoglio, per riconquistare carisma e capacità di elaborazione  profetica.
Da cosa nasce la pedofilia nella Chiesa e come estirparla? Questa la domanda di fondo scaturita, assieme alle lacrime e all’orrore suscitati dalle terribili testimonianze audio video di vittime di religiosi pedofili,  in molti dei 190  fra Presidenti delle Conferenze episcopali della Chiesa cattolica, capi delle Chiese orientali cattoliche, Superiori generali, esponenti della Curia romana e del Consiglio di Cardinali che partecipano alla full immersion dei 4 giorni di catarsi. Una risposta dissacrante dal versante laico la fornisce lo scrittore francese Frédéric Martel autore di “Power and corruption inside the Vatican“ secondo il quale “La pedofilia  il frutto dell’omosessualità repressa nel clero”.
Diametralmente opposta l’opinione del filofofo e teologo Augusto Cavadi: “So che molti lo pensano, ma a me la spiegazione dell’obbligo del celibato dei preti non convince. Meno ancora mi convince la connessione fra omosessualità – anche essa diffusa nel clero – e pedofilia.  Se così fosse non si spiegherebbero, nel mondo, le percentuali pressoché uguali di pedofili tra gli sposati e, in genere, gli eterosessuali. Le specificità negli ambiti cattolici sono, a mio parere, altre. Sulla prima ha insistito di recente lo stesso Bergoglio: il clericalismo pone i preti, rispetto alle vittime,  in una posizione di potere che incoraggia gli abusatori e scoraggia le denunzie degli abusati. Sulla seconda specificità neppure questo Papa parla, perché non può e probabilmente non vuole: la sessuofobia cattolica che avvolge in un’aura morbosa la dimensione sessuale delle persone, adulte o minorenni.”
Il summit del Vaticano sulla pedofilia nella Chiesa è comunque un’occasione storica assolutamente da non sprecare. “L’iniziativa di papa Francesco – afferma il filosofo –  è ovviamente opportuna. Si potrebbe aggiungere che, rispetto alla longevità del fenomeno, è tardiva. Già una decina di anni fa, al tempo di Benedetto XVI, lanciai l’allarme con un libro – “Non lasciate che i bambini vadano a loro. Chiesa cattolica e abusi sui minori “– arricchito da una lunga prefazione di Vito Mancuso, ma la reazione degli ambienti cattolici fu molto dura e mi si accusò di fare allarmismo per ragioni di propaganda editoriale. Eppure chi apriva il libro leggeva, sin dalle primissime pagine, che la pedofilia non è un fenomeno esclusivo della chiesa cattolica… “
Opinioni a parte, se si dovesse limitare alle diagnosi e non riuscisse a scavare e a cogliere le ragioni profonde di questo tragico e turpe malessere, il summit autoanalitico del Vaticano sulla pedofilia nella Chiesa  si risolverebbe in  una grave occasione mancata,  probabilmente irripetibile.
Per Papa Francesco la svolta deve essere tuttavia non solo retroattiva ma soprattutto concreta e definitiva. Una svolta di fede per trovare la forza, la capacità e l’onesta intellettuale di elaborare le linee di una terapia radicale che scongiuri l’insorgere e la perpetuazione degli abusi.
La storia, la psicologia, la sociologia, il diritto, la filosofia, come anche la teologia, hanno un ruolo da giocare.



martedì 19 febbraio 2019

MONDO CATTOLICO E SISTEMA MAFIOSO: UN INCONTRO A PALERMO

Nonostante gli appelli degli ultimi tre papi, ANCORA IN MOLTI CASI preti e fedeli non si decidono a tagliare con il sistema di potere affaristico-mafioso.
Ne parliamo, a partire dal mio libro "Il Dio dei mafiosi" (San Paolo, Milano) , presso l'Università Libera Terza Età (U.li.t.e) di Palermo ( via Rosolino Pilo 33) 
alle ore 16,30 di giovedì 21 febbraio 2019.
Ingresso libero e gratuito . (Uscita pure 😄).

giovedì 14 febbraio 2019

UN NUOVO PARTITO CATTOLICO PER USCIRE DAL TUNNEL ?


10.2.2019

     UN NUOVO PARTITO CATTOLICO PER USCIRE DAL TUNNEL ?

Nelle ultime settimane il mondo cattolico italiano è stato attraversato – e, a quanto pare, continua ad esserlo - dal dibattito sull’ipotesi di dare vita a un nuovo “partito cattolico” o, per lo meno,  “di cattolici”. Si tratterebbe di riprendere il progetto lanciato proprio cento anni fa (18 gennaio 2019) con l’Appello ai “liberi e forti” da don Luigi Sturzo, poi attuato- non senza rilevanti modifiche peggiorative – dai più giovani dirigenti del partito: che doveva essere “laico” sin dal nome (“Partito Popolare”) e che invece, proprio sin dal nome (“Democrazia Cristiana”)  si strutturò come longa manus della gerarchia ecclesiastica. 
     Nell’impossibilità di restituire le variegate opinioni in campo (cosa che d’altronde fa con molta puntualità l’agenzia di stampa “Adista”, consultabile anche on line), mi limito a due o tre considerazioni di ordine generale che sviluppano il mio attuale parere in proposito: si tratterebbe di una risposta sbagliata a un’esigenza reale.
    Qual è l’esigenza?   Sostituire l’etica che anima l’attuale politica, attuata dalla maggioranza del Parlamento e del Governo, con un’etica alternativa: sostituire l’etica tribale, nazionalistica, sovranistica, xenofoba con un’etica planetaria, mondialistica, cooperativistica, solidaristica. Sostituire l’etica della paura e della chiusura  nel già noto con l’etica della curiosità e dell’apertura alla diversità.
    Perché fondare un partito con una base cattolica, sia pur aperto a quanti ne condividessero la piattaforma progettuale e programmatica, sarebbe un modo sbagliato di rispondere all’esigenza legittima di un cambio di etica? Per almeno due ragioni. 
     La prima, di carattere per così dire sociologico: non tutti quelli che si dicono cattolici conoscono, né ancor meno praticano, l’etica cristiana. Tra i cattolici, come tra gli ebrei o i buddhisti, c’è di tutto: i quant’anni della Democrazia Cristiana hanno dimostrato ad abundantiam che in uno stesso partito, sotto lo stesso simbolo, convivono onesti e ladri, servitori dello Stato e mafiosi, vittime e assassini. 
     La seconda ragione, di carattere per così dire teologico, è più difficile da formulare; ma ci provo lo stesso. Ammettiamo che un ipotetico nuovo partito di ispirazione cattolica radunasse al suo interno solo cattolici coerenti con l’etica cristiana (e, al massimo, non cristiani ma coerenti con la proposta etica del partito): questa situazione idilliaca non assicurerebbe lo stesso il risultato sperato. Infatti in politica i princìpi etici esigono di essere interpretati, tradotti, applicati: e in democrazia questa interpretazione, questa traduzione, non può essere univoca. Deve essere pluralistica. Certo, il principio della fraternità universale non può essere tradotto con “lasciamoli annegare se vogliono approdare nelle nostre coste”; ma – escluse certe applicazioni – ne restano molte altre possibili. E un partito politico deve essere in grado di trovare una linea comune fra i suoi esponenti e lavorare democraticamente affinché tale linea comune diventi legislativamente e amministrativamente operativa. Se un partito si illude di poter presentarsi all’opinione pubblica solo in nome di princìpi etici generali, non può evitare che un suo parlamentare dica “A”, un altro “B” e un altro “C” sulla medesima questione. 
    Se l’ipotesi di un nuovo partito “cattolico” o “di cattolici” è una risposta sbagliata, bisogna allora ignorare la domanda di un’etica diversa da quella attualmente condivisa dalla maggioranza parlamentare? Sarebbe un’omissione imperdonabile. C’è un’Italia (forse minoritaria, ma non così minoritaria come la sua proiezione istituzionale) che condivide un’etica umanistica, universalistica, solidaristica. Questa Italia, costituita da organizzazioni talora poco o per nulla reciprocamente collegate, deve inventarsi delle modalità per parlarsi, per riconoscersi, per progettare. Tra i punti principali dell’agenda ne vedrei tre:
a)   chiarire, una volta per tutte, che l’etica è di per sé laica, a-confessionale, a-religiosa. E’ un cantiere aperto al quale i cattolici, come i musulmani, gli agnostici, gli atei… possono contribuire alla luce della propria tradizione ma solo se rinunziano a ogni tentazione dogmatica, fondamentalistica;
b)  impegnarsi a proporre, con la testimonianza operativa e con iniziative di formazione, l’etica che condividono a una società sempre più distratta, irriflessiva, sommersa da una massa di notizie (vere e false) che non riesce a filtrare criticamente;
c)   riformare, se esiste, o altrimenti creare ex novo, uno strumento partitico in cui i principi etici condivisi possano trovare una traduzione operativa nelle sedi legislative e amministrative.

Ognuno di questi tre obiettivi (in sequenza logica rigorosa !) esigerebbe ben altra trattazione per sottrarsi a equivoci e fraintendimenti. Eventuali interventi critici e/o propositivi, da parte di altri lettori di questo sito, sarebbero un’ottima occasione di chiarimento, di approfondimento e – ove opportuno – di correzione di queste considerazioni.

                                                 Augusto Cavadi
                                           www.augustocavadi.com


https://www.zerozeronews.it/partito-cattolico-per-uscire-dal-tunnel-del-disastro/#prettyPhoto/0/

lunedì 11 febbraio 2019

LA FILOSOFIA COME TERAPIA DELL'ANIMA


Da oggi, in tutte le librerie on line e in tutte le librerie 'fisiche' che lo richiedono dai distributori regionali, è disponibile il mio ultimo libro: La filosofia come terapia dell'anima. Linee essenziali per una spiritualità filosofica, Diogene Multimedia, Bologna 2019, pp. 262, euro 16,00.

Si medita su come vivere con consapevolezza e intensità la ricerca scientifica e la fruizione del bello artistico, la propria finitudine, i sensi di colpa, le critiche che ci rivolgono altri, la fatica quotidiana del lavoro, i pasti, i digiuni, l'invecchiamento, i momenti di dialogo e gli spazi di silenzio, il distacco dai beni materiali e dalle proprie idee, la fedeltà alla materia e alla corporeità, la memoria della tradizione, i piaceri dell'esistenza, la lettura e la scrittura, gli amori e la solitudine, i giorni di lutto e i giorni di festa...

Chi ha già letto Mosaici di saggezze. Filosofia come nuova antichissima spiritualità (Diogene Multimedia, Bologna 2015, pp. 357, euro 25,00) può risparmiarsi i soldi: infatti, in questa edizione, vengono riprodotte le pp. 145 - 277 di quel testo. A meno che...
    A meno che quel testo vi sia piaciuto e vogliate regalare questo 'nocciolo' estratto dall' editore a uso di lettori che possano scoraggiarsi davanti a volumi un po' troppo...voluminosi. 



sabato 9 febbraio 2019

SANDRO MAGISTER E L'ENNESIMO ABBAGLIO SU PAPA F

2.2.2019

L’ENNESIMO ABBAGLIO DI SANDRO MAGISTER 
                                   SU PAPA FRANCESCO

     Nel sito “Settimo cielo” il vaticanista dell’ <<Espresso>>, Sandro Magister, ha riportato delle dichiarazioni di papa Francesco perché gli sembrano scandalosamente inopportune. Magister vi punta il dito contro nella convinzione che si tratti di tesi modernissime, innovatrici rispetto alla tradizione cattolica. Ma è davvero così? Ascoltiamo alcuni passaggi: il francese Dominique Wolton è <<autore del libro intervista più riuscito tra quelli finora pubblicati col papa>>, intitolato Dio è un poeta. Un dialogo inedito sulla politica e la società (Rizzoli, Milano 2017). <<A Wolton che gli chiede perché mai si oda così poco il messaggio “più radicale” del Vangelo, che secondo lui è la “condanna della follia del denaro”, Bergoglio risponde: “È perché certi preferiscono parlare di morale, nelle loro omelie o sulle cattedre di teologia. C’è un grande pericolo per i predicatori, ed è quello di condannare solo la morale che è – mi si perdoni – ‘sotto la cintura’. Ma degli altri peccati che sono i più gravi, l’odio, l’invidia, l’orgoglio, la vanità, l’uccidere l’altro, il togliere la vita… di questi si parla poco. Entrare nella mafia, fare accordi clandestini… ‘Sei un buon cattolico? E allora pagami la tangente’”. Più avanti dice ancora il papa: “I peccati della carne sono i peccati più leggeri. Perché la carne è debole. I peccati più pericolosi sono quelli dello spirito. Io parlo di angelismo: l’orgoglio, la vanità sono peccati di angelismo. I preti hanno la tentazione – non tutti ma molti – di focalizzarsi sui peccati della sessualità, quella che io chiamo la morale sotto la cintura. Ma i peccati più gravi sono altrove”. Obietta Wolton: “Ma quello che lei dice non è capito”. Risponde il papa: “No, ma ci sono dei buoni preti… Conosco un cardinale che è un buon esempio. Mi ha confidato, parlando di queste cose, che appena qualcuno va da lui per parlargli di quei peccati sotto la cintura, egli dice subito: ‘Ho capito, passiamo ad altro’. Lo ferma, come per dirgli: ‘Ho capito, ma vediamo se hai qualcosa di più importante. Preghi? Cerchi il Signore? Leggi il Vangelo?’ Gli fa capire che ci sono degli sbagli molto più importanti di quello. Sì, è un peccato, ma… Gli dice: ‘Ho capito’: E passa ad altro. All’opposto vi sono certi che quando ricevono la confessione di un peccato del genere domandano: ‘Come l’hai fatto, e quando l’hai fatto, e per quanto tempo?’… E si fanno un ‘film’ nella loro testa. Ma questi hanno bisogno di uno psichiatra” >>.
   Se per tradizione intendiamo la dottrina e la prassi della Chiesa cattolica negli ultimi tre-quattro secoli, Magister ha ragione: le parole del papa sconvolgono una mentalità sessuofobica che ha seminato dentro e fuori le comunità dei fedeli danni incalcolabili. Ma se andiamo indietro nel tempo sino a san Tommaso d’Aquino o, ancora dietro, sino ai Padri della Chiesa e, infine, agli scritti del Secondo Testamento, scopriamo che papa Bergoglio non sta inventando né innovando per nulla. Il profilo del cristiano è stato sempre caratterizzato, come insegnavano anche i catechismi più antiquati,  da tre virtù “teologali” (possibili per grazia di Dio) che sono la fede, la speranza e l’amore gratuito e da quattro virtù “cardinali” (che fanno da cardine della vita morale umanamente saggia) che sono – in ordine decrescente di importanza – la prudenza, la giustizia, la forza interiore e  la temperanza. Se la virtù della temperanza – del controllo della soddisfazione dei propri impulsi al cibo, al bere e ai piaceri sessuali – è la meno elevata, anche i vizi contrari sono i meno gravi. Molto più gravi, invece, i peccati contro le virtù più elevate nella scala di valore, quali la giustizia e l’amore. Che un papa ce lo ricordi, dunque, non dovrebbe stupire. Tanto meno chi, avendo scelto di fare giornalismo nell’ambito delle questioni teologiche e religiose, dovrebbe avere una preparazione un po’ al di sopra dell’immaginario collettivo condizionato dalla predicazione di preti che,  dal momento che riducono la morale a ciò che avviene “sotto la cintura”, “hanno bisogno di uno psichiatra”.
      Augusto Cavadi
                                                                               www.augustocavadi.com

mercoledì 6 febbraio 2019

I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI. PUNTATA 26

“Il Gattopardo”
Febbraio 2019

GROTTESCHI EQUIVOCI

    Il “pizzo” siciliano è noto nel mondo quasi quanto la “pizza” napoletana. Non altrettanto note  le organizzazioni (come “Addiopizzo” e “Libera”) che offrono un’accoglienza turistica esente dalla sovrattassa del “racket”. Grazie alla loro azione di sostegno, aumentano gli imprenditori che si rivolgono alle autorità giudiziarie per ottenere protezione dai ricatti mafiosi. Questa ribellione alla dittatura delle cosche, per quanto ancora insufficiente, si va manifestando in misura crescente: ed è giusto che, anche fuori dai confini della nostra isola, si sappia che il numero dei malavitosi è bilanciato dal numero di cittadini onesti che, se necessario, mettono in gioco la propria stessa vita pur di salvare la dignità e la libertà d’impresa. 
   Sì, è giusto: infatti la resistenza civile contro la criminalità organizzata ha dei prezzi che non tutti conoscono. Per fortuna, nella maggior parte dei casi si tratta di prezzi accettabili da pagare: i mafiosi, infatti, come tutti i delinquenti, sono tendenzialmente vigliacchi e quando capiscono che un commerciante o un industriale si rivolge alla polizia evitano di insistere nella richiesta estortiva. Qualche volta, però, la storia non va così linearmente. Alcuni imprenditori sono stati uccisi per essersi rifiutati di pagare il pizzo e altri, avendo testimoniato in tribunale contro gli estortori, hanno dovuto cambiare – insieme ai familiari – identità, luogo di residenza, attività lavorativa. Come racconta in varie occasioni uno dei primissimi protagonisti di questa reazione eroica, Nino Miceli, si tratta di affrontare situazioni pesanti e qualche volta grottesche. Infatti l’opinione pubblica (talora perfino esponenti delle Istituzioni statali) confonde due categorie sociali differenti, anzi opposte: i testimoni di giustizia (cittadini integerrimi che, con la propria “testimonianza”, contribuiscono alla condanna dei mafiosi) e  i collaboratori di giustizia (più noti come “pentiti”, i quali – o per reale “pentimento” o più spesso per calcolo di convenienza – decidono di uscire dalle organizzazioni criminali e di “collaborare” con lo Stato che per tanti anni hanno combattuto). Dunque, mai confondere i “testimoni di giustizia” con i “collaboratori di giustizia”: è il minimo riconoscimento che dobbiamo – dentro e fuori dalla Sicilia - ai nostri migliori concittadini. 

Augusto Cavadi
 www.augutsocavadi.com 

lunedì 4 febbraio 2019

CASA DELL'EQUITA' E DELLA BELLEZZA FEBBRAIO 2019

CASA DELL'EQUITA' E DELLA BELLEZZA
Via Nicolò Garzilli 43/a – Palermo
Care amiche e cari amici della “Casa dell’equità e della bellezza” di Palermo,
questo è il secondo calendario del 2019.

·      Lunedì 4 febbraio dalle 19,15 alle 21,45: Sergio Di Vita conduce un corso annuale di “Teatro dell’Oppresso”che si svolge nella Casa (all’interno delle attività promosse dalla Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone) con cadenza settimanale. Per ulteriori informazioni: vitadisergio@gmail.com.
·      Lunedì 11 febbraio dalle 19,15 alle 21,45: Sergio Di Vita conduce un corso annuale di “Teatro dell’Oppresso”che si svolgerà nella Casa (all’interno delle attività promosse dalla Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone), con cadenza settimanale. Per ulteriori informazioni: vitadisergio@gmail.com.
·      Nello stesso giorno, ma dalle 19,30 alle 22,30, incontro quindicinale del “Gruppo noi uomini a Palermo contro la violenza sulle donne”. Nel corso delle due ore è previsto un momento conviviale autogestito. Poiché molte scuole e associazioni chiedono interventi e testimonianze sul tema, i maschi disposti a momenti di autocoscienza, di riflessione su testi specifici e a tenere incontri di formazione sono vivamente pregati di aderire al gruppo ormai troppo sparuto rispetto alle richieste che provengono dall’esterno.
·      Lunedì 18 febbraio dalle 19,15 alle 21,45: Sergio Di Vita conduce un corso annuale di “Teatro dell’Oppresso”che si svolgerà nella Casa (all’interno delle attività promosse dalla Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone), con cadenza settimanale. Per ulteriori informazioni: vitadisergio@gmail.com.
·      Lunedì 25 febbraio dalle 19,15 alle 21,45: Sergio Di Vita conduce un corso annuale di “Teatro dell’Oppresso”che si svolgerà nella Casa (all’interno delle attività promosse dalla Scuola di formazione etico-politica Giovanni Falcone), con cadenza settimanale. Per ulteriori informazioni: vitadisergio@gmail.com.
·      Nello stesso giorno, ma dalle 19,30 alle 22,30, incontro quindicinale del “Gruppo noi uomini a Palermo contro la violenza sulle donne”. Nel corso delle due ore è previsto un momento conviviale autogestito.
·      Domenica 3 marzo dalle 11,00 alle 13,00:Incontro di spiritualità laica(“La domenica di chi non ha chiesa”). Dopo la prima mezz’ora di accoglienza reciproca, dalle 11,30 alle 13,00 una meditazione condivisa (introduce Armando Caccamo). Alle 13,00 pranzo con ciò che ciascuno desidera offrire in tavola. Chi non è già sostenitore mensile della Casa è invitato a versare 5,00 euro per le spese di gestione della stessa. 

                                                Intanto un affettuoso arrivederci,
                                                            Augusto Cavadi

                                                         a.cavadi@libero.it