martedì 30 gennaio 2018

CASA DELL'EQUITA' : PROSSIMI APPUNTAMENTI


Care amiche e cari amici della “Casa dell’equità e della bellezza”
di Palermo,
     eccovi il terzo calendario del 2018 (riguarda le iniziative dal 31 gennaio  al 9 febbraio).
     Chi è veramente interessato a un evento ha la possibilità di segnarlo in anticipo nella propria agenda.

·      mercoledì 31 gennaio 2018 dalle 19,30 alle 22,30 (compresa sobria cenetta): “Gruppo noi uomini  Palermo contro la violenza sulle donne”. Il gruppo è aperto a tutti gli uomini che desiderano confrontarsi sul proprio stile di essere maschi; particolarmente benvenuti quanti avessero consapevolezza di tendere ad atteggiamenti sbagliati verso le compagne, le sorelle, le figlie, le amiche, le conoscenti…Contattare in anticipo Francesco Seminara (francesco.semi@alice.it). Partecipazione gratuita.
·      giovedì 1 febbraio dalle 20,15 alle 21,30 (con possibilità di prolungare la serata in pizzeria) : incontro su “Fede cristiana e scelte politiche: qualcosa in comune?” , guidato da Augusto Cavadi a cura della “Comunità di libera ricerca spirituale Albert Schweitzer”. Partecipazione libera e gratuita.
·      domenica 4 febbraio dalle 10,00 alle 11,15: meditazione partecipata a cura della “Comunità di libera ricerca spirituale Albert Schweitzer”. Partecipazione libera e gratuita.
·      ancora domenica 4 febbraio dalle ore 11,15 alle ore 13,00 (con possibilità di restare a condividere il pranzo con un piccolo contributo alimentare di ciascuno): Domenica di spiritualità laica a cura del “Centro di ricerca esperienziale di teologia laica”. Contributo per le spese di gestione della casa euro 5,00 (ne sono esentati i sostenitori annuali).
·      lunedì  5 febbraio dalle 19,00 alle 21,30: laboratorio “Teatro dell’oppresso” a cura della Scuola di formazione etico-politica “G. Falcone”. Partecipazione riservata a chi è già iscritto: le iscrizioni sono chiuse.
·      giovedì 8 febbraio dalle 20,15 alle 21,30 (con possibilità di prolungare la serata in pizzeria) : incontro di riflessione, su tematiche teologiche scottanti, guidato da Carmine Palmeri a cura della “Comunità di libera ricerca spirituale Albert Schweitzer”. Partecipazione libera e gratuita.
·      venerdì 16 febbraio dalle 18,00 alle 20,00: laboratorio sulla crisi del Movimento antimafia a partire dal volume di Giacomo Di Girolamo, Contro l’antimafia (Il Saggiatore). Con l’autore, introdurranno l’incontro Francesco Palazzo e Augusto Cavadi. Partecipazione gratuita a numero chiuso (40 persone). Precedenza a chi si prenota presso a.cavadi@libero.it

Intanto un affettuoso arrivederci,
Augusto Cavadi

PS: Si ricorda alle persone che vogliano partecipare a nostri eventi, e vivono lontano da Palermo, che presso la “Casa” stessa è disponibile un servizio di ospitalità per la notte precedente e/o successiva all’evento stesso, in cambio di un rimborso delle spese di mantenimento del servizio.

giovedì 25 gennaio 2018

PRENOTATE IN TEMPO AEREO E HOTEL: PONTE "FILOSOFICO" DEL 2 GIUGNO 2018

Ci siamo !
Anche quest'anno ci vedremo a Castellammare del Golfo (Trapani) per la QUINTA EDIZIONE DELLA FILOSOFIA D'A-MARE, Festival di pratiche filosofiche per non...filosofi di professione.
L'evento si svolgerà dal dopo-pranzo di venerdì 1 giugno al dopo pranzo di domenica 3 giugno 2018.
QUI DI SEGUITO IL PROGRAMMA che anticipiamo per dare, a chi lo desideri, la possibilità di prenotare in tempo sia gli aerei che gli alberghi (chi sceglie l'Hotel Al Madarig, dove si svolgerà la maggior parte delle attività, può fruire della speciale convenzione concordata con gli organizzatori:
info@almadarig.com    tel (+39) 0924 33533).
Il pass (valido tre giorni) è di euro 20,00 (per i residenti del Comune euro 5,00); per una sola giornata euro 10,00.

IL GRUPPO EDITORIALE “DI GIROLAMO” DI TRAPANI
LA SCUOLA DI FORMAZIONE ETICO-POLITICA “G. FALCONE” DI PALERMO
LA FATTORIA SOCIALE  “MARTINA E SARA” DI BRUCA (TP)

con il patrocinio del Comune di Castellammare del Golfo (Trapani)

                                                        organizzano

la quinta edizione del

 FESTIVAL NAZIONALE DELLA FILOSOFIA D’A-MARE
La festa della filosofia di strada per  non…filosofi (di professione)
Castellammare del Golfo (Trapani)
 Venerdì 1 giugno –  Domenica 3 giugno 2018


Venerdì  1 giugno

14 - 18: Accoglienza e registrazione dei partecipanti presso hotel Al Madarig

18, 30 – 19, 30 : Passeggiata filosofica (condotta da Augusto Cavadi): partenza dall’hotel Al Madarig

21,45:  La taranta tra filosofia, musica e danza  (video di Antonino Prestigiacomo, commento filosofico di Alberto Giovanni Biuso, violino di Giorgio Gagliano, canto di Federica Mantero, danza di Linda Mongelli): presso  il Teatro Comunale “Apollo”.


Sabato  2 giugno

8 – 9:         Colazione con i filosofi (momento informale presso l’Hotel Al Madarig)

9, 30 – 12,00:             Laboratori di con-filosofia (uno a scelta secondo prenotazione, tutti presso Hotel Al Madarig):


      1.   Alberto Giovanni Biuso:           "Che significa essere pagani, oggi"                                            
2.     Orlando Franceschelli:             “Il messaggio etico di Charles Darwin”
3.     Giorgio Gagliano:                       “ Chiedere a Dio di liberarci da Dio”
4.     Chiara Zanella:                            "Il silenzio come virtù politica"
5.     Marta Mancini:                             Il fascismo oggi: quale diagnosi? quale terapia?

                                        
16 – 17,30      Disputa  a due (Al Castello della città)
                     “La volontà di potenza in Nietzsche: cosa mi convince, cosa non mi convince”
                      Dibattito pubblico fra Alberto Giovanni Biuso
                     e Orlando Franceschelli .
                     Introduce Chiara Zanella, modera Marta Mancini

18 – 20       Tavola rotonda su “Si può essere felici in un mondo infelice?” 
                      (Al Castello della città)

La riflessione dialogata, aperta a tutti gli iscritti al Festival, sarà introdotta da brevi interventi di tutti i filosofi presenti: Alberto Giovanni Biuso, Augusto Cavadi, Orlando Franceschelli, Giorgio Gagliano, Marta Mancini, Chiara Zanella.

21,45         Concerto di musica classica per pianoforte e per violino (Giorgio Gagliano) presso il Teatro comunale “Apollo”


Domenica 3 giugno

8 – 9:                          Colazione con i filosofi (momento informale presso l’albergo Al Madarig)

9, 30 – 12,00:             Laboratori di con-filosofia (uno a scelta secondo prenotazione, tutti presso Hotel Al Madarig):

1.     Alberto Giovanni Biuso:   XXI. Il secolo della dismisura                                                                                                                   
2.     Orlando Franceschelli:     “ Dopo Hiroshima e Nagasaki: alle soglie della terza atomica?”
3.     Giorgio Gagliano:                 L’agonia della democrazia”
4.     Chiara Zanella:                    Il coraggio e la tenerezza: due opposti?"
5.     Marta Mancini:                   Denaro e autoinganno: ambiguità e paradossi di un servo-padrone
                                        

12,15 -  19,30: Escursione turistica (Il pullman parte davanti all’Hotel Al Madarig, passa dalla Riserva dello Zingaro, prosegue per Trapani; alle 17,30 riparte da Trapani e alle 18,30 ripassa dallo Zingaro per tornare a Castellammare del Golfo. Si consiglia munirsi di pranzo a sacco)


NOTIZIE TECNICHE

*  La partecipazione a tutti gli eventi è riservata ai possessori di un pass rilasciato dalla segreteria organizzativa del Festival  (euro 20,00; per i cittadini residenti ufficialmente a Castellammare del Golfo euro 5,00)
*  Eccezionalmente sarà possibile partecipare senza pass, gratuitamente,  alle manifestazioni culturali offerte, nelle due sere, alla città di Castellammare del Golfo nel Teatro comunale
      *  La partecipazione alla gita in pullman  di domenica 3 giugno sarà riservata a quanti avranno prenotato e versato la quota aggiuntiva di euro 20,00 (non più tardi del 20 maggio 2018)
* Tranne dove diversamente indicato, le sessioni di con-filosofia si svolgeranno presso l’Hotel Al-Madarig (con accesso ai possessori di pass)

Ovviamente si è liberi di pernottare in qualsiasi struttura alberghiera. Convenzioni speciali (sino a esaurimento posti) sono state stipulate con l’Hotel Al-Madarig  (0924.33533 o per e-mail  info@almadarig.com ).

* Per i pasti si suggerisce di prenotare sul posto a seconda dei gusti e delle esigenze alimentari. Ristoranti, trattorie, tavole calde e fredde con cibi di strada non mancano certo…

IMPORTANTE: E’ opportuno prenotare la propria iscrizione al Festival (a prescindere dalla sistemazione alberghiera che si sceglie autonomamente). A tale scopo  compilare il modulo predisposto contattando la segreteria di accoglienza (filosofiadamare@virgilio.it    o  cellulare 328.3369985).  Con questo stesso modulo  si può prenotare il servizio transfert dall’aeroporto e per l’aeroporto nonché la gita di domenica  3 giugno.
Per fruire agevolmente degli eventi, si consiglia vivamente di arrivare a Castellammare del Golfo già entro la sera di giovedì 31 maggio e di ripartire lunedì 4 giugno.

lunedì 22 gennaio 2018

DON FRANCO BARBERO E LA SUA CONFESSIONE DI UN ERETICO



BLOG

22.1.2018



“CONFESSIONE DI FEDE DI UN ERETICO”  (DON FRANCO BARBERO)



    La maggior parte dei cristiani, soprattutto se appartenenti alla confessione di fede cattolica, hanno delle nozioni teologiche così vaghe e imprecise che difficilmente possono essere scossi dalle novità in campo esegetico, biblico, storico. Tuttavia ce ne sono alcuni che, avvicinandosi all’età adulta, non si accontentano delle formulette catechistiche infantili e si chiedono cosa significhi davvero che esiste Dio, che Gesù era il figlio di Dio, che ha fondato una Chiesa indefettibile et cetera. Se lo studio personale, il dialogo con gli esponenti autorevoli, i confronti comunitari li convincono, aderiscono davvero alla Chiesa originaria; altrimenti, più o meno radicalmente, se ne vanno.

  In quelli che restano con convinzione, e per convinzione, è frequente che il fuoco della ricerca teologica e spirituale non si spenga; che continuino a cercare; che, agostinianamente, dopo aver capito per credere, credono per capire meglio. Don Franco Barbero è stato, ed è, uno di questi infaticabili cercatori: e quando le gerarchie ecclesiastiche gli hanno intimato di fermarsi nella ricerca teorica e pratica, ha preferito pagare tutti i prezzi necessari per mantenere la libertà di pensiero e di parola. Dopo decine di libri pubblicati, esce adesso la sua Confessione di fede di un eretico (Mille, Torino 2017, pp. 188, euro 18,00): una sorta di piccola summa delle numerose acquisizioni maturate nei lunghi anni di studio e di esperienza ministeriale con le persone di ogni orientamento ideale e sessuale.

   Senza perdersi in discussione su dogmi cristiani periferici (alcuni dei quali, come la verginità della Madonna o l’infallibilità del papa, non sono neppure comuni a tutte le chiese ma solo alla Chiesa cattolica romana) l’autore va dritto al centro della fede comune a tutte le confessioni cristiane: chi è stato davvero Gesù di Nazareth? Con il sostegno di decine di pubblicazioni di teologi cattolici, protestanti, anglicani (ormai tradotte in diverse lingue del pianeta) egli risponde: è stato un “figlio di Dio” nell’accezione semantica che la formula aveva nel I secolo della nostra era. Egli, molto probabilmente,  non si è mai definito tale; ma se lo avesse fatto – e comunque i primi discepoli lo hanno così definito – la denominazione si riferisce a qualcuno che Dio ha “investito di una specialissima funzione, di un particolare ‘potere’ liberante”, e che può adempiere tale missione solo se “vive una intimità e una prossimità straordinarie con Dio” (p. 47). E’ perciò filologicamente scorretto affermare, come hanno fatto le chiese cristiane dai concili del quarto e quinto secolo in poi (per altro non senza forti resistenze ‘interne’), che “figlio di Dio” significhi che Gesù è Dio, della stessa “natura” o “sostanza” del Padre, che vada adorato come l’Unigenito dell’Unico.

  Ma allora, in cosa crede un eretico come don Franco Barbero? Che, per i cristiani, “Gesù è la via che conduce a Dio e la strada e la causa di Gesù sono la strada e la causa di Dio. Nell’esistenza storica del profeta di Nazareth noi incontriamo davvero il testimone di Dio, colui che ci manifesta la sua volontà, le scelte e l’amore con cui Dio ama” (p. 19).

   Troppo poco? Per i signori dell’ortodossia, certamente. Ma per i ricercatori      s-pregiudicati, al contrario, è troppo. La benedetta e illuminata “eresia” di Barbero si è forse fermata prematuramente? Non ha ancora davanti agli occhi e, soprattutto, al cuore degli interrogativi ulteriori che si impongono come macigni? Ne segnalo due tra quelli che, da anni ormai, mi affaticano.

   Il primo: in che senso Gesù non è “una” via ma “la” via verso Dio? Barbero finemente precisa che ciò vale “per noi cristiani”. E cita un altro illustre eretico contemporaneo, il vescovo episcopaliano Spong: “Non affermerò mai più che il mio Cristo è l’unica strada per arrivare a Dio, perché ciò sarebbe un atto estremo di umana follia. Dirò, comunque, che questa è l’unica strada per me, poiché questa è la mia esperienza” (cfr. p. 52). Ma la questione, se non erro, è così solamente spostata: se Gesù è una delle tante, possibili, strade per entrare in comunione con Dio, per quale ragione mi dico cristiano e non islamico o induista? Di solito si risponde (ma non so se questa sia anche la risposta di Barbero o di Spong): perché sono nato in una tradizione cristiana. Una simile risposta non mi convincerebbe: non più in un’epoca di pluralismo etnico e religioso  ormai dilagante, almeno nella zona nord-occidentale del globo. Nell’attesa di una risposta più convincente sono arrivato alla conclusione di evitare ogni ambiguità: se essere cristiano significa  ritenere che Gesù sia “la” via verso Dio (o oggettivamente o soggettivamente), non sono più cristiano. (In questa posizione sarei, mi pare, in buona compagnia: a partire da Gesù stesso. Esperti come Paul Knitter mostrano come tale pretesa di esclusività o di netta superiorità rispetto ad altri percorsi non appartenesse al Gesù storico: è sorta con l’apostolo Paolo e si è ingigantita con l’autore del vangelo secondo Giovanni. Insomma è una pretesa che viene attribuita a Gesù dai fondatori del cristianesimo come si è andato strutturando  effettivamente: del cristianesimo, direbbe Ortensio da Spinetoli, come prima e fondamentale ‘eresia’ rispetto alla fede “di” Gesù e al suo messaggio originario). Sarei allora un post-cristiano o addirittura un a-cristiano o un anti-cristiano? Per nulla. Rispetto al cristianesimo storico mi considero piuttosto un oltre-cristiano (cfr., ad esempio, il mio In verità ci disse altro. Oltre i fondamentalismi cristiani, Falzea, Reggio Calabria 2007): sono serenamente convinto che Gesù di Nazareth sia “una” via significativa e coinvolgente, come in altre culture e per altri temperamenti possono esserlo Buddha o Mosé, Platone o Maometto. Questo non lo penso in chiave relativistica, bensì prospettivistica: ogni grande maestro dell’umanità ha evidenziato aspetti veri, ma parziali, dell’Assoluto. Ed è stato grande perché non si è limitato a insegnare a parole quello ‘scorcio’ del Divino che ha intravisto, ma lo ha incarnato esistenzialmente. Capisco che, dopo una vita di appartenenza al mondo cattolico, prima, e poi, più ampiamente, cristiano-ecumenico, sia sentimentalmente difficile ammettere di non appartenervi più: ma nella babele attuale delle lingue, il minimo che si possa fare è cercare di calibrare con cura le parole.

  Il secondo macigno su cui mi sono imbattuto nella ricerca di Dio  - macigno su cui il pastore d’anime don Franco Barbero si imbatte tragicamente e generosamente ogni giorno – è ancora più ingombrante: che Gesù sia “la” strada o “una” strada per accedere al Mistero di Dio come “Amore”, è legittimo ritenere che questo Volto di Dio sia reale? Non sto contestando il dato biblico che, nell’annuncio cristiano, il centro e il culmine consistano nella confessione di Dio come Agape, Dono incessante e gratuito di sé (anche se non mancano dei passaggi di segno diverso, talora opposto); mi chiedo, invece, se questo annuncio sia compatibile con il mare di sofferenze (non solo innocenti, ma anche inevitabili) che si verificano sul pianeta sotto i nostri occhi e che, secondo le scienze naturali, hanno segnato il cammino dell’evoluzione animale e umana. Desidero essere più preciso possibile: mentre, sia pur con difficoltà, riesco ad ammettere l’ipotesi che un Dio-Amore possa convivere con lo strazio provocato dagli umani per propria insipienza (anche se le prime forme umane forse non avevano neppure la possibilità di comportarsi in maniera meno crudele), mi riesce molto più difficile ammettere la compresenza di un Dio-Amore con il dolore sperimentato nel passato, nel presente e nel futuro da miliardi di viventi senzienti come effetto delle leggi naturali.   Mi si potrebbe obiettare: è vero che scienze e speculazioni filosofiche ci pongono davanti a un universo che attesta tanto la provvidenza quanto la sovrana indifferenza divina, ma chi accetta la testimonianza di Gesù – esegesi vivente del Dio invisibile – può trascendere il livello dei dubbi e attingere la verità ultima del Dio amorevole. Questo passaggio aveva una sua logica quando si riteneva di avere elementi per ammettere che in Gesù si fosse incarnato, puntualmente e integralmente, il Verbo; ma se Gesù è solo un essere umano e fallibile, come tutti noi, il suo messaggio teologico ha lo stesso valore ipotetico di qualsiasi altra asserzione su Dio. Il criterio di accettazione di tale messaggio va dunque cercato altrove, non può essere autoreferenziale: per esempio  se esso conferma le acquisizioni della ricerca scientifica e filosofica o, per lo meno,  se non confligge con esse. Insomma: a me pare che la questione cristologica rimandi alla questione        ‘teo-logica’ e che libri come Oltre le religioni, con tutte le possibili riserve che suscitano, hanno il coraggio di andare sino a  quel fondamento radicale. Il futuro della religione mi appassiona poco (e, nonostante il titolo dei saggi raccolti, non è a mio parere il cuore del volume); molto di più cercare di capire il futuro della fede in un Principio di vita e di amore in un orizzonte conoscitivo in cui sembrerebbe non esserci  frammento di luce e di bene che non comporti il risvolto del buio e del male.



Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com



Augusto Cavadi – Alcune considerazioni su «Confessione di fede di un eretico » di Franco Barbero.





martedì 9 gennaio 2018

"ANDARSENE" : UNA MEDITAZIONE SCOMODA MA SALUTARE

4.1.2018
                                     BIUSO RECENSISCE CAVADI 

Augusto Cavadi
ANDARSENE
Brevi riflessioni sulla morte propria e altrui
Diogene Multimedia, Bologna 2016
«Le lanterne di Diogene»
Pagine 96
€ 5,00


Il morire va inteso prima di tutto non sotto il segno della ψυχή ma sotto quello dell’ἀνάγκη, non come elemento, pensiero, dramma della vita umana ma come legge che involve, penetra e pervade ogni ente. Tutte le cose che sono ci sono perché altri enti ci sono stati e non sono più, come Cavadi riconosce quando scrive che «già la nostra nascita è stata un dono della morte. Altrui» (p. 10) e quando cita e commenta il frammento di Anassimandro con il quale la filosofia nasce in Europa: «L’ingiustizia consistente proprio nel fatto di ex-sistere, di nascere, di staccarsi dal grande e indefinito Tutto. La propria individuale sussistenza sarebbe il peccato originale che scontiamo morendo» (36).
Nascere e morire sono eventi oggettivi, entrambi del tutto naturali se natura significa esistenza e potenza della materia, delle sue leggi, del costituire ogni ente un attraversamento del tempo come tempo in atto, come grumo di un impasto, come onda di un flusso. Anche per questo è opportuno che «recuperiamo il nesso etimologico fra mater (madre) e materia» (38), perché siamo fatti della stessa carne di nostra madre e questa carne, questa madre è il divenire.
Ciò significa la bella e vera frase di Iona Heath citata dall’autore: «La profondità del tempo è più importante della durata» (83). Bella per la sintesi, vera perché descrittiva di uno dei significati più fecondi che si possano dare all’Inevitabile, al morire: farne un’occasione di totalità, sia nel senso di vivere pienamente il tempo che siamo sia di comprendere che lo siamo noi come lo è ogni altro ente.
   Cavadi offre un’ampia, se pur sintetica, panoramica delle possibili letture della morte passando dal platonismo al panteismo romantico, dal nichilismo all’originaria lettura ebraico-cristiana. Ogni lettore si riconoscerà, prevalentemente, nell’una o nell’altra. Personalmente ritengo che una delle pagine più dense di questo libro così saggio vada intesa nel senso che la parte che ogni ente -umani compresi- costituisce non è una parte ‘in vista di’ qualcosa ma una parte che ‘è’ qualcosa: «La piccola, minuscola, quasi insignificante vicenda di ciascuno di noi è inscritta all’interno di una dinamica complessiva d’immani proporzioni: moriamo perché nasciamo. Ogni frammento sperduto, ogni scintilla vagante, ogni lapillo incandescente non può non ricadere là dove ha avuto origine per ricostituire l’unità, l’ordine, l’equilibrio» (37). L’autore non esclude che in questa dinamica si possa rintracciare una qualche teleologia, la volontà di un qualche essere supremo o una legge naturale ; a mio avviso, però, nessun inspiegabile enigma quanto la presa d’atto che di tempo siamo fatti. E il tempo è l’altro nome della morte.
                                                                              Alberto Giovanni Biuso