martedì 31 maggio 2022

QUANDO LA PATRIA DEGLI ITALIANI ERA IL MONDO INTERO


 GLI ITALIANI EMIGRANTI: NON SEMPRE BRAVA GENTE

I cadaveri in pozze di sangue suscitano sdegno verso la mafia. Sono le uniche vittime?  No. L’intreccio fra mafiosi e ceti dirigenti corrotti , da più di un secolo, sta decapitando la Sicilia (e un po’ tutto il Meridione italiano) dei suoi figli più intraprendenti.   Già nella Sicilia feudale di fine Ottocento, sistemicamente ingiusta, alcuni fra i più coraggiosi si ribellano (i “Fasci siciliani”), ma soccombono: l’alleanza fra politici nazionali (che mandano l’esercito) e latifondisti siciliani (che arruolano cosche mafiose)  reprime duramente i moti rivoluzionari costringendo i più dotati fra le nuove generazioni a emigrare. La Sicilia, già povera,  ne risulta impoverita. L’impoverimento aggravato suscita, lungo il Novecento, altri tentativi di rivolta (per esempio dopo la Seconda guerra mondiale) che suscitano nuove feroci repressioni che suscitano nuove ondate emigratorie che impoveriscono ulteriormente la Sicilia. La ruota infernale gira sino ai nostri giorni: imprenditori che pagano in nero, docenti universitari che calpestano il criterio del merito nella cooptazione dei successori, mafiosi che falsificano le carte in ogni partita che prevederebbe regole certe, funzionari dello Stato che – per interesse o per paura – non perseguono né imprenditori evasori né docenti corrotti né mafiosi in servizio permanente effettivo. Questa situazione di intollerabile ingiustizia sistemica provoca continue emorragie dei cervelli migliori; queste emorragie lasciano campo libero ai peggior arrivisti maneggioni; il regime degli arrivisti maneggioni incrementa la fuga dei migliori. Ormai il meccanismo è rodato e, quel che è peggio, si rischia di rassegnarvisi come a cicli di calamità naturali. 

Queste considerazioni affiorano spontaneamente leggendo libri come Nostra patria è il mondo intero. 150 anni di emigrazione siciliana, Istituto Poligrafico Europeo, Palermo 2021, firmato da Giuseppe Oddo e Nicola Grato, in  cui la storia dell’emigrazione siciliana è letta come ambivalente esodo di minoranze criminali e di maggioranze encomiabili che hanno fatto fortuna altrove e che hanno contribuito alla fortuna degli Stati che le hanno (sia pur strumentalmente e crudelmente) accolte. Minoranze criminali: dalla Sicilia, e in minor misura da varie regioni italiane, sbarcavano In Tunisia, in Francia e soprattutto negli Stati Uniti d’America «preti, falliti, bancarottieri, truffatori e ladri. Né capaci né desiderosi di prestare la loro opera come “scavafosse”, costoro vivevano di espedienti dettati dal proprio ingegno. Nei casi [...] meno virtuosi divennero invece “padroni”, estorsori e criminali. La mano nera e la mafia furono opera loro” (pp. 54 – 55).

Maggioranze encomiabili: come accade oggi in Italia a causa delle organizzazioni mafiose albanesi o nigeriane, le punte criminali dell’iceberg gettavano ombra e discredito nella molto più consistente massa, semi-sommersa, di italiani, e anche siciliani, che erano le prime vittime dei connazionali delinquenti, dal momento che sbarcando trovavano facilmente un “boss” disposto a fungere «da mediatore fra gli immigrati disorientati e quel paese così estraneo»; da «agente di lavoro» al servizio degli «appaltatori» locali; da «mediatore politico» che «scambiava i voti dei lavoratori con posti di lavoro nelle opere pubbliche».  Era lo stesso soggetto che «si faceva pagare a caro prezzo l’alloggio (spesso una sistemazione di fortuna nei vagoni merce o in baracche), il cibo, i vestiti, gli utensili» e talora, «divenuto depositario dei risparmi dei lavoratori, e perciò soprannominato banchista, scappava con il denaro accumulato» (p. 54). . Nonostante queste condizioni di vita inizialmente frustranti, in maggioranza gli immigrati – secondo un osservatore dei primi del Novecento - «alla frugalità nel vivere uniscono onestà, correttezza, sobrietà, e così dotati non possono fare a meno di trionfare in tutti i campi dove si esplica l’attività umana» (p. 59). La conferma : “nei casi migliori diventarono giornalisti, insegnanti, impiegati, notai, e persino pastori protestanti” (p. 55). Così, in genere, venivano tanto “apprezzati” quanto “odiati e vilipesi da altri” – come gli irlandesi – che vedevano “in essi dei concorrenti pericolosi” (p. 59). 


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domenica 29 maggio 2022

ABBANDONARE LA CITTA' O RESTARE LAMENTANDOSENE? UNA FALSA ALTERNATIVA


 RESTARE NELLA PROPRIA CITTA’ PER LAMENTARSENE O ANDARSENE ALTROVE?

 

In estate, per qualche giorno o per qualche settimana, per una collina vicina o per un altro continente, si lascia la propria città. E la si può guardare come dall’alto di una mongolfiera. Questo distanziamento può diventare – direbbe Pierre Hadot – un ottimo “esercizio spirituale” filosofico se ci suggerisce, ad esempio, la domanda su che rapporti ciascuno di noi intrattiene con la propria città.

Per alcuni è il rapporto del neonato con le poppe materne: ci si resta attaccati, soddisfatti del guscio protettivo, pronti a frignare ogni volta che si è frustrati in qualche necessità o desiderio. Parafrasando J. F. Kennedy, si potrebbe affermare che – per questi cittadini – la preoccupazione costante gravita intorno a ciò che la città può fare per loro, senza mai chiedersi che cosa essi possano fare per la città.

Da questa fase infantile, altri escono per passare a un atteggiamento adolescenziale di protesta e di rifiuto, di fuga: mentale e – quando possibile – fisica. Tanta insofferenza è quasi sempre, e quasi del tutto, giustificabile (un po’ come, in genere, l’insofferenza giovanile verso il sistema socio-culturale in cui ci si trova a nascere e a crescere): come sopportare un assetto fondato sulla disparità strutturale fra chi possiede molto e chi possiede poco o niente; fra chi si gode la vita senza lavorare e chi lavora tutto il giorno, e tutti i giorni, senza potersi godere la vita; fra chi ha molte strade professionali spianate dalla protezione familiare e chi  viene privato della possibilità di mostrare le proprie doti; fra chi può imporre al resto della società il suo potere (specie, ma non esclusivamente, maschile) e chi deve subire senza prospettive di emancipazione (specie, ma non esclusivamente, se donna) il potere altrui ...Chi emigra dalla città – specie se all’amarezza comprensibile non congiunge disprezzo per chi resta – merita rispetto. 

Eppure...eppure può capitare che qualcuno, oltrepassando la fase della protesta giovanile, pervenga a vedere la sua città con animo maturo. Con occhi adulti. E’ lo sguardo di compassione di chi – pur avvertendo l’esigenza di allontanarsene periodicamente – decide di non abbandonarla per sempre. E vi ritorna per dare, con gentilezza, una mano al lento processo di evoluzione.

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sabato 28 maggio 2022

CASA DELL'EQUITA' E DINTORNI: GLI APPUNTAMENTI PER GIUGNO-LUGLIO-AGOSTO- SETTEMBRE 2022


 Care amiche e cari amici della “Casa dell’equità e della bellezza” di Palermo,

vi aggiorniamo sulle attività del mese di giugno 2022.

 

·      Per i mesi di giugno-luglio-agosto- settembre NON ci saranno le meditazioni ‘laiche’ settimanali

·  la “Domenica di chi non ha chiesa” del mese di giugno si svolgerà a Gibilrossa domenica 5 giugno e coinciderà con la giornata conclusiva del Festival “Una montagna di filosofia” che la Scuola di formazione etico-politica “G. Falcone” organizza (da giovedì 2 giugno a domenica 5) sul tema dal “Benessere al Ben-essere” (per i dettagli cfr. https://www.filosofiaperlavita.it/2022/03/dal-benessere-al-ben-essere-week-end.html )

· Poiché, solitamente, sospendiamo le domeniche di “spiritualità laica” per luglio/agosto/settembre, il prossimo appuntamento è previsto per le ore 11.00 di domenica 2 ottobre.

 

Nella speranza di rivederci numerosi a Camigliatello Silano dalla cena del 18 agosto al pranzo del 24 agosto per le “Vacanze filosofiche per non...filosofi (di professione)” (cfr. https://vacanze.filosofiche.it/category/2022-camigliatello-silano/ ) vi auguriamo un’estate serena (per quanto possibile in uno scenario planetario crudelmente disastroso).

 

Augusto e Adriana 

PS: Approfittiamo di questa comunicazione per informarvi che 2 associazioni, da questo mese, sono ospitate nella nostra “Casa dell’equità e della bellezza”: infatti sia il “Movimento Nonviolento” (https://www.nonviolenti.org/cms/) che l’ ASPIC – Associazione per lo sviluppo psicologico dell’individuo  e della comunità (https://aspicsicilia.it/) hanno scelto come sede palermitana la nostra Casa. Siamo davvero felici che la nostra ‘famiglia’ – fondata sulla “convivialità delle differenze” (don Tonino Bello) – continui ad allargarsi con il solo scopo di rendere la “disgraziata” Palermo (Paolo Borsellino) una città più gentile, dunque più vivibile e amabile.

giovedì 26 maggio 2022

CHIESA E MAFIA A TRENT'ANNI DALLE STRAGI DEL '92


 A trent'anni dalla prima edizione, è ormai da alcuni mesi nelle librerie fisiche e on line  la nuova versione del libro in cui raccolgo e discuto documenti e studi sui rapporti fra le Chiese e le mafie.

Antonio Ortoleva mi ha chiesto di conversare un po' su questo tema e abbiamo appuntamento su Fb (accessibile anche a chi NON è iscritto a FB) per venerdì 27 maggio alle ore 19.00

Se non avrete proprio meglio da fare...😊😊😊




mercoledì 25 maggio 2022

DOMENICA 22 MAGGIO 2022 AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO: UNA GIORNATA INTENSA

 

Domenica 22 maggio, al Salone del libro di Torino, è stata per me una giornata intensa ma gradevolissima. 

Alle 12.00 Alfio Grasso, fondatore delle Edizioni Algra, ha presentato quattro autori della sua "famiglia", tra cui me per via di


Alle 16.00 è stata la volta degli autori di Spazio Cultura Edizioni presentati dall'infaticabile Nicola Macaione:

                                                                    Macaione presenta Cavadi


Alle 18.00, infine, per Di Girolamo Editore abbiamo presentato in tandem il mio libro sui trent'anni dalle stragi mafiose e il libro di Davide Fadda sui rapporti fra la Chiesa cattolica e le mafie meridionali:


Davvero puntuali e penetranti le osservazioni dei due relatori Elena Ciccarello (Direttrice del bimestrale "Lavialibera" del Gruppo Abele) e Natale Spineto (docente ordinario di storia delle religioni dell'Università di Torino).

Il giorno dopo, ciliegina sulla torta, Crispino Di Girolamo mi ha mandato da Trapani la foto di un cliente della sua libreria che ha in mano il mio libro su Falcone e Borsellino: Nicola Morra, attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia.

Forse, per queste 24 ore, tante piccole emozioni possono bastare...




sabato 21 maggio 2022

Il MIO BILANCIO SU MAFIA E ANTIMAFIA A 30 DALLE STRAGI: LA PREFAZIONE DI FRANCA IMBERGAMO


Il libro che presento domenica 22 maggio alle ore 18.00 al Salone del Libro di Torino è sin da subito disponibile allo stand dell'editore e può essere richiesto dalla sede di Trapani con una semplice e-mail. ra alcuni giorni sarà distribuito nelle migliori librerie 'fisiche' e in tutte le librerie on line.

Riproduco, con gratitudine verso l'autrice, la Prefazione scritta da Franca Imbergamo, della Procura nazionale antimafia di Roma:

A trent’anni dalle stragi di mafia ogni scritto corre il rischio di scivolare  nella retorica più banale.

Lo ha ben presente Augusto Cavadi e sin dalle prime pagine mette in guardia il lettore dalle insidie dell’ antimafia di facciata con una citazione durissima “di vero c’è soltanto il botto “

Sintesi eccellente di una sconfitta storica e giudiziaria se ancora oggi i dubbi e le ombre sovrastano quanto accaduto negli anni delle stragi del ‘92 e ‘93 ( ma si potrebbe facilmente allargare lo spazio temporale a tutte le stragi del nostro dopoguerra).

Nonostante le condanne degli uomini di Cosa Nostra ,infatti ,la strategia terroristica messa in campo concretamente dai Corleonesi fa emergere altre possibili chiavi di lettura, altre concorrenti e gravissime , indicibili responsabilità.

Come leggere ,quindi ,questo presente?

L’autore suggerisce una chiave di lettura coraggiosa ed originale quando dice che bisogna partire dalla propria angoscia personale.

Senza vittimismo ma partendo dalla propria indignazione e dalla volontà di esercitare sino in fondo il proprio diritto/dovere di cittadini liberi.

Occorre ,pertanto, innanzitutto conoscere il fenomeno mafie in tutte le sue sfaccettature ed il libro ci guida con pagine di una sintesi di rara efficacia.

Ponendo tra il lettore e l’analisi storica e sociologica la giusta distanza, invitando ad esercitare il dubbio senza timori reverenziali.

Ma questo testo non è solo una brillante rappresentazione del fenomeno mafioso, è soprattutto una guida per capire quale strada sia percorribile per non essere sopraffatti dalla propria angoscia personale.

Vivere in maniera alternativa alle mafie ,anche se costa .

 Questa è secondo l’Autore l’unica strada percorribile, le  altre sono cammini esistenziali fatti di connivenza con la palude mafiosa, che non è stata certamente prosciugata .

Dobbiamo conservare l’amore per  la dignità ,la capacità di guardare criticamente l’evoluzione della società in cui viviamo, 

Esemplare il ricordo dell’insegnamento di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e struggente la citazione delle loro parole.

Per non tradirli dobbiamo continuare,senza perdere la speranza di raggiungere la verità storica ,se non giudiziaria ,riguardo a quanto accaduto in quel terribile 1992.

giovedì 19 maggio 2022

QUEL MALEDETTO 1992. IL LIBRO SULLE STRAGI MAFIOSE IN ANTEPRIMA AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO


DOMENICA 22 MAGGIO 2022, ALLE ORE 18.00, presso il padiglione 2 (Stand Regione Sicilia: F28 - G 27) del Salone internazionale del libro di Torno  presenterò con Elena Ciccarello (direttrice del bimestrale "Lavialibera") il mio libro sui trent'anni dalle stragi mafiose: Quel maledetto 1992. L'inquietante eredità di Falcone e Borsellino (Di Girolamo Editore).

Il volume è sin d'ora in vendita facendone richiesta alla casa editrice (giuseppe@ilpozzodigiacobbe.it): alcuni giorni dopo l'anteprima torinese sarà acquistabile anche in tutte le librerie fisiche e on line. Prenotatelo presso la vostra libreria di fiducia: è il modo migliore per incrementarne la diffusione!

N.B.: Nella stessa giornata di domenica 22 maggio, sempre presso lo stesso stand della Regione Sicilia,  alle ore 12.00 firmerò per gli eventuali lettori copie del mio libro "O religione o ateismo? La spiritualità laica come fondamento comune" (Algra Editore) e alle ore 16.00 copie del mio libro "Dio visto dal Sud. La Sicilia crocevia di sapienza e agnosticismi" (Spazio Cultura Edizioni).



martedì 17 maggio 2022

FALCONE, BORSELLINO: IL PUNTO TRENT'ANNI DOPO LE STRAGI


 FALCONE, BORSELLINO: FACCIAMO IL PUNTO TRENT’ANNI DOPO

 

Siamo a trent’anni esatti dalle stragi mafiose del ’92 (23 maggio: Capaci, con eccidio di Falcone, la moglie Morvillo, 3 uomini di scorta; 19 luglio: via D’Amelio, con eccidio di Borsellino e cinque guardie del corpo). Ricordarle comporta il rischio di vacua retorica, tacerne la colpa dell’ingratitudine. Quasi sottovoce, dunque, possiamo solo confessare il desiderio di perseverare lungo la stessa strada percorsa da questi due giudici, come da tante persone prima e dopo. Non pedissequamente, ma creativamente. Che potrebbe significare ciò in concreto?

Innanzitutto, autenticarsi con le azioni prima, e più, che con le parole. Le denunce, le invettive, le esortazioni sono necessarie, non sufficienti. Esse traggono linfa dalla professionalità di chi – magistrato o politico, giornalista o prete, sindacalista o insegnante – le pronunzia e diffonde. Ognuno nel proprio ambito di lavoro è posto ogni giorno davanti a bivi : ascoltare la coscienza o gli umori della maggioranza, dire ciò che si ritiene vero o ciò che so risultarmi utile, operare nell’interesse del corpo sociale o della propria corporazione, dedicarsi a colmare le lacune della propria preparazione o a nasconderle con la brillantezza dell’eloquio? Più si conoscono i dettagli della vita dei nostri martiri civili, più si capisce che la loro morte è decifrabile solo come epilogo di un certo modo di esistere. E che non sono grandi perché sono stati uccisi, ma sono stati uccisi perché grandi. 

La loro statura professionale si presta ad essere apprezzata da varie angolazioni tra le quali vorrei sottolinearne una poco visitata: la forza con cui seppero combattere la mafia senza adottare metodi violenti. Non posso in poche righe sintetizzare ciò che ha scritto in proposito il mio amico, sociologo, Vincenzo Sanfilippo (cfr. https://www.augustocavadi.com/2018/07/lotta-nonviolenta-alla-mafia.html ), ma qualche motivo lo voglio accennare.

L’atteggiamento nonviolento autentico non è debolezza, rinunzia al conflitto, resa al nemico: è volontà di combattere e di vincere in maniera più incisiva e duratura di quanto non consentano le armi tradizionali. Ma per fare questo devi saper distinguere, già nel tuo sguardo, l’errore dall’errante o, come diceva Paolo Borsellino a sua sorella Rita, il mafioso dalla persona umana. Il primo lo devi destrutturare, l’altro lo devi sollecitare a ritrovare il suo sé più profondo. 

Questa (non facile) distinzione è possibile se, con Giovanni Falcone, ammettiamo una verità scomodissima: che ogni mafioso, lungi dall’appartenere a una razza mostruosa a parte, ci rassomiglia due volte. 


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sabato 14 maggio 2022

EDUCARE IN FASE DI MUTAMENTI EPOCALI


 EDUCARE IN FASE DI MUTAMENTI EPOCALI

 

 

G. Buondonno – G. Bagni, Suonare in caso di tristezza. Dialogo sulla scuola e la democrazia, PM edizioni, Varazze 2021, pp. 191, euro 14,00.

 

Quando un settantenne di oggi andava a scuola, da alunno, incontrava insegnanti che appartenevano – grosso modo – alla stessa era geologica. Ai nostri giorni non è più così: i 40-50 anni di differenza fra gli scolari e i loro docenti segnano un passaggio d’epoca che rende ancor più difficile di sempre intendersi. A questo stacco generazionale (che vale anche all’interno delle famiglie se i genitori non sono più giovanissimi) si reagisce in vari modi: dal pugno duro dell’autoritarismo dogmatico alla rassegnazione di chi abdica a ogni ruolo educativo e, magari, prova a comprarsi un po’ di rispetto giocando a fare l’eterno adolescente. I risultati, in questa varietà di casi, non sono entusiasmanti: si cresce male sia in regime carcerario che senza nessuna indicazione normativa, sia pur da disattendere. Due educatori di lunga esperienza scolastica – Peppino Buondonno e Peppe Bagni – si sono confrontati a lungo, via posta elettronica, su alcuni risvolti didattici di questa problematica e hanno deciso di condividere, in un oggetto cartaceo tradizionale chiamato libro, una parte dei loro messaggi. E’ nato così Suonare in caso di tristezza. Dialogo sulla scuola e la democrazia (PM edizioni, Varazze 2021, pp. 191, euro 14,00) scritto da due “immigrati digitali che insegnano a nativi digitali” (p. 28), consapevoli del cambiamento tra quando il professore doveva “sedurre i propri allievi, nel senso letterale di «se ducere»: condurre con sé, verso un mondo che sapeva di conoscere molto meglio di loro” (p. 29) a quando, come adesso,  li deve preparare a un mondo per certi versi più noto a loro che a lui e, per altri versi, ignoto a entrambi. 

In questa incertezza globale le poche acquisizioni certe delle scienze cognitive (dalla neurologia alla psicologia dell’età evolutiva) non entrano – di norma – a rivoluzionare la didattica quotidiana effettiva: per esempio facendo sul serio i conti “con gli aspetti percettivi mutati, con quelli elaborativi, con la capacità di concentrazione, con il mutato rapporto tra pensiero ed emozione” (p. 38). Fare i conti con questi mutamenti antropologici non significa assecondarli passivamente, ma provare a gestirli criticamente. Prima di tutto con onestà intellettuale e senso di autocritica: se, ad esempio, io insegnante per primo non riesco a staccarmi dieci minuti dal cellulare o se mi accorgo – riflettendoci su – che non riesco a leggere per intero un libro da più di un anno perché dedico tutto il tempo libero a curiosare su internet, è preferibile che eviti  rimproveri e consigli. Meglio sperimentare preliminarmente su se stessi strategie di liberazione e di acquisizione di quella ‘nuova’ saggezza che consiste nell’abbinare, alla capacità di cercare ciò che non si sa, l’intelligenza di capire cosa è meglio continuare a ignorare per non affollare la mente di nozioni e immagini superflue. 

Il dibattito sull’impatto della quarta rivoluzione industriale  - la rivoluzione che ha introdotto le zone privilegiate del pianeta nell’infosfera – nelle pratiche didattiche ha ricevuto una forte accelerazione dalla pandemia da covid-19. I due autori concordano nel valutare positivamente la didattica a distanza come “sforzo della scuola, sacrosanto e bello, per dare segni della sua presenza e permanenza comunque”; per “ricordare a ciascuno che la scuola c’è, che li attende, che si sforza di tenerli in contatto tra loro, perché il legame sia reale e non virtuale”. Ma a patto di non trasformare queste modalità d’emergenza “in un modello innovativo  per la scuola del futuro”. Si tratta piuttosto di vivere la chiusura temporanea della scuola - casa (fisica) comune – come occasione per riscoprirne il valore: “come scrive Saramago, per vedere l’isola devi remare verso il largo. Solo a distanza apprezzi i suoi confini” (p. 99).

Le problematiche pedagogiche, lungi dall’incidere soltanto all’interno dei perimetri scolastici e universitari, comportano effetti dirompenti sul piano socio-politico: ormai siamo dentro un circolo perverso nel quale politici ed elettori sono carnefici e vittime, insieme, di un’involuzione cognitiva ed etica verso “la semplificazione, l’annientamento della complessità e della contraddittorietà” (p. 41). Non è certo “un caso se, in assenza di un pensiero critico sulla conoscenza, anche il pensiero critico sulla società capitalistica globale è minoritario e impotente” (p. 51).   Dunque, ancora una volta – e come sempre -  “dalle domande sulla scuola, emerge una domanda sull’umanità, sulle strutture sociali, sulla democrazia” (p. 42). 

E’ del tutto comprensibile che in un dialogo sulla scuola - per quanto a trecentosessanta gradi come questo fra due educatori di lungo corso -  non si possano affrontare tutti gli aspetti. Senza nessuna vena polemica, quindi, ma solo come contrappunto integrativo mi permetto di avanzare due considerazioni.

La prima è suggerita dalla constatazione che gli autori sottolineano, opportunamente, la necessità che a scuola si impari, concretamente, a “cercare risposte collettive perché, come questo tempo di pandemia dimostra drammaticamente, sono le uniche efficaci” (p. 98): non mancano, in proposito, qua e là, i riferimenti nostalgici all’aria del Sessantotto, quando i fermenti e i conflitti sociali si riverberavano all’interno delle aule e dalle aule rimbalzavano per le strade e le piazze. (In qualche passaggio ho trovato delle trasfigurazioni idealizzanti, almeno rispetto alle mie esperienze effettive dell’epoca: le assemblee studentesche non sono mai state solo espressione di “partecipazione orgogliosa”(p. 187), ma anche esercizi di narcisismo dettati da impulsi esibizionistici, nei leader,  e voglia di ottenere tutto senza faticare molto, nei gregari). Non manca  (a p. 186) un riferimento all’incisiva sentenza Don Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”. Sentenza preziosa per chi, come me, aveva ricevuto in ambienti cattolici una formazione incentrata (almeno metodologicamente) sulla crescita interiore, e gli riusciva faticoso superare la diffidenza nei confronti delle proposte ‘rivoluzionarie’ (identificate spesso con i socialismi ‘reali’ in URSS e in Cina). Ma, leggendo le pagine di questi colleghi cresciuti in ambienti culturali marxisti, o comunque di ‘sinistra’, mi sembra di cogliere una difficoltà per così dire speculare: la diffidenza nei confronti della dimensione spirituale (identificata spesso con l’adesione di fede a una chiesa). Proprio la testimonianza del parroco di Barbiana, invece, mi ha anche insegnato negli anni a capire che la dimensione politica, militante è autentica solo come risvolto di quella dimensione interiore che, nel pur prezioso dialogo fra i due co-autori, viene trascurata o, almeno, data per scontata.  A me ex-sessantottino, il mezzo secolo successivo trascorso da docente e consulente filosofico ha insegnato la necessità di una difficile sintesi fra coltivazione della propria soggettività e impegno civile in mobilitazioni collettive: fra cura della propria spiritualità (prima di tutto basica, laica, a-confessionale) e investimento energetico nello spazio politico (senza accecamenti ideologici che impediscano la critica all’interno stesso degli schieramenti in cui ci si decide a militare). Arrivato anch’io al tramonto dell’avventura terrena, non posso esimermi dal testimoniare che dei tanti compagni che nella seconda metà del XX secolo dichiaravano (con sincerità e passione) di voler cambiare il mondo, molti si sono limitati a ritagliarvisi un cantuccio dove rifugiarsi o da dove arrampicarsi per una privatissima scalata sociale. Chi ha provato davvero a incidere nella storia, complessa e intrigata, dell’umanità sono state quelle persone – donne e uomini – che hanno riversato nell’attività professionale di magistrato o di insegnante, di amministratore pubblico o di imprenditore privato, di giornalista o di poliziotto, di regista o di prete…i frutti di un’effettiva maturazione intellettuale e morale (per evocare Gramsci). A conferma della luminosa asserzione di Georges Friedmann: “Numerosi sono quelli che si immergono interamente nella politica militante, nella preparazione della  rivoluzione sociale. Rari, rarissimi quelli che, per preparare la rivoluzione, se ne vogliono rendere  degni”. La scuola che sogno è dunque certamente il luogo in cui qualcuno – in controtendenza rispetto alla opinio communis – mostra alle nuove generazioni che il sistema mondiale non può continuare come è andato negli ultimi cinque secoli; che urgono inversioni di tendenza decisive e che “scelte radicali rendono necessari conflitti duri e coraggiosi”  (p. 103) contro i privilegiati che autolesionisticamente stanno guidando la storia dell’intera umanità verso il precipizio; ma anche una palestra dove si imparano la meditazione silenziosa, la contemplazione della bellezza, l’alfabetizzazione emotiva, la grammatica affettiva, la sobrietà nei consumi, la compassione verso tutti i viventi, l’ammissione dei propri errori, la magnanimità di rallegrarsi per i pregi altrui. Perché non è vero che si diventa felici spendendosi per la rivoluzione, piuttosto la rivoluzione ha qualche chance di riuscita se a gestirla  è gente felice. Gli infelici sono marci e, quando hanno in mano uno scampolo di potere, l’usano o per sadismo o per interesse privato. 

Proprio la stima verso i co-autori di questo agile, ma denso, libretto mi suggerisce una seconda considerazione: il rammarico di non aver letto il loro parere su una questione che ritengo primaria. Per essere brevi e un po’ spietati: nei quaranta e più anni di servizio ho constatato che raramente gli alunni e le alunne più in gamba decidono di studiare all’università per diventare insegnanti. Medici o magistrati, dirigenti nell’amministrazione statale o nelle imprese private, giornalisti o diplomatici…ma insegnanti no. La ragione più ricorrente: se si è consapevoli delle proprie doti, a vent’anni non si intraprende una strada da cui è certo che si uscirà a settanta con lo stesso riconoscimento sociale e con la stessa remunerazione economica con cui si è entrati. In tutti gli altri settori professionali puoi diventare, se ci aspiri, primario d’ospedale o giudice di cassazione, capo di gabinetto ministeriale o direttore di banca, corrispondente da Mosca o ambasciatore a New York. Ma, se scegli l’insegnamento, sai che ti arruoli da soldato semplice e che da soldato semplice sarai congedato. A meno che non decida di fare il dirigente scolastico o l’ispettore ministeriale: cioè di abbandonare il lavoro che ti appassiona. Per molti di noi intraprendere la strada dell’insegnamento ha comportato una scelta etica, e ascetica, gravosa: come avevamo previsto e accettato, ci troviamo a riscuotere un emolumento mensile pari alla metà, spesso a un terzo o un quarto, dei nostri coetanei. Possiamo andarne fieri (personalmente rifarei esattamente le stesse scelte professionali, anche se né l’idraulico né l’elettricista hanno preso per vera la mia risposta alla loro domanda sull’ammontare della mia pensione), ma non possiamo pretendere che altri siano animati dallo stesso spirito missionario e/o politico-ideologico. Si badi bene: non è necessariamente una questione di soldi, ma neppure si può prevedere che in una società capitalistica l’unico settore professionale nel quale il denaro non abbia rilevanza sia il comparto degli insegnanti. Sino a quando vigerà il patto tacito fra Stato e i docenti della scuola primaria e secondaria (vi assumo senza filtri severi e, una volta in ruolo, vi esonero da qualsiasi verifica della quantità e della qualità della vostra prestazione; ma in cambio accontentatevi di stipendi inferiori agli altri professionisti), non sarà evitabile il paradosso di una scuola che – mediamente - non riesce ad arruolare fra i suoi quadri proprio i frutti migliori della sua semina. In Italia operano – senza contare gli istituti privati – circa 700.000 insegnanti: è intuitivo che, per rispondere a questo fabbisogno di operatori, non si possano adottare gli stessi criteri selettivi vigenti per i circa 10.000 magistrati. Ma in ciascun ordine e grado di scuola non ci sono maestri/e e professori/esse unanimemente riconosciuti/e come appartenenti a una fascia di merito e altri/e appartenenti ad altre fasce di merito? Non ci sono strumenti per ufficializzare e istituzionalizzare queste differenze effettive, senza mortificare né chi può e vuole dare di meno alla scuola né chi può e vuole dare di più? E’ equo riservare il medesimo trattamento sia al docente che svolge una seconda attività privata, si assenta spesso, arriva abitualmente in ritardo, è scostante o aggressivo con gli alunni, non si aggiorna né sui contenuti della propria area disciplinare né sui termini dei dibattiti pubblici né sulle sperimentazioni didattiche…sia al docente che si dedica alla sua professione a tempo pieno, si assenta solo in casi gravi, rispetta con puntualità gli orari di servizio, è comprensivo e rispettoso nei confronti degli alunni, dimostra continuo desiderio di approfondimento sia nell’ambito dei propri studi che nelle questioni socio-culturali in generale ?   Si potrebbero esaminare delle proposte legislative (anche mutuate da sistemi scolastici di altri Paesi come la Francia)  se non si fosse prigionieri, soprattutto nelle aree ‘progressiste’, di alcuni tabù pseudo-egalitari: ma non è questa la sede per esporle e per controbattere le solite obiezioni demagogiche sull’impossibilità di valutare una prestazione ‘sacra’ come l’insegnamento. Mi limito a osservare che, sino a quando non si scioglierà questo nodo (una sorta di conventio ad excludendum gli studenti migliori dalla professione docente), non sarà minimamente intaccato l’80% delle difficoltà del sistema scolastico. Viceversa, inserirvi nei gangli numerose personalità carismatiche – a cominciare dal carisma di saper mettere, senza arroganza sprezzante, le proprie doti a servizio dei colleghi e degli studenti di tutto l’istituto in cui si è incardinati – senza scoraggiarle in fase di scelta della professione e, nel caso che comunque intraprendano la professione docente, senza indurle ad abbandonare la scuola, primaria e secondaria, per accedere alle cattedre universitarie o agli uffici di dirigenti scolastici, sarebbe un’iniezione di vitalità intellettuale e di energia morale.   C’è qualcosa di perverso nella situazione attuale in cui, se un bravissimo insegnante di scuola dell’infanzia o di scuola primaria (apprezzato autore di saggi e relatore ai convegni internazionali) ha da mantenere decentemente una famiglia, è costretto a lasciare il suo ruolo per insegnare al liceo o all’università  dove, invece, accanto a docenti altrettanto preparati, vegetano – praticamente inamovibili – personaggi manifestamente inadeguati: ma davvero riteniamo che educare con saggezza bambini e adolescenti sia più facile, e meno socialmente rilevante, che tenere lezioni a studenti maggiorenni fortemente motivati? I piloti di aerei devono avere una notevole preparazione, ma non riuscirebbero a volare nei cieli se a terra operassero dei mediocri controllori di volo: che succederebbe se i controllori di volo più esperti avessero, come unica possibilità di carriera, diventare piloti d’aereo?

 

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com

 

http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/educare-in-fase-di-mutamenti-epocali/

giovedì 12 maggio 2022

AVETE GIA' PRENOTATO L'HOTEL PER LE VACANZE FILOSOFICHE PER NON...FILOSOFI ?




INVITO

Il gruppo editoriale Il pozzo di Giacobbe-Di Girolamo di Trapani

organizza la

XXV

SETTIMANA FILOSOFICA

PER… NON FILOSOFI

 

L’umanità: famiglia solidale o covo di lupi?

Le “vacanze filosofiche per…non filosofi”, avviate sperimentalmente sin dal 1983, si sono svolte regolarmente dal 1998. Per saperne di più si possono leggere: Autori vari, Filosofia praticata. Su consulenza filosofica e dintorni (Di Girolamo, Trapani 2008) oppure, A. Cavadi, Filosofia di strada. La filosofia-in-pratica e le sue pratiche (Di Girolamo, Trapani 2010) oppure A. Cavadi, Mosaici di saggezze (Diogene Multimedia, Bologna 2015). 

È attivo anche il sito https://vacanze.filosofiche.it curato da Salvatore Fricano (Bagheria).

Programma orientativo

Arrivo nel pomeriggio (possibilmente entro le 19) di giovedì 18 agosto e primo incontro alle ore 21. La partecipazione alle riunioni è ovviamente libera, ma le stesse non subiranno spostamenti per far posto a iniziative private.

Sono previsti due seminari giornalieri, dalle 9.00 alle 10.30 e dalle 18.15 alle 19.45, sui seguenti temi:

* L’umanità fra immagine ideale e realtà effettiva

* La tensione dialettica fra il singolo e la moltitudine

* Noi umani siamo il virus o la terapia?

* Ci sarà un futuro di giustizia per i popoli?

I seminari saranno introdotti a turno da Augusto Cavadi (Palermo), Salvatore Fricano(Bagheria), Elio Rindone (Roma), Giacomo Vaiarelli (Palermo).

È possibile chiedere di anticipare e/o posticipare di qualche giorno il soggiorno in albergo.

Partenza dopo il pranzo di mercoledì 24 agosto.

Costi:

L’iscrizione al corso (comprensiva dei materiali didattici) è di euro 180 a persona. Chi si iscrive entro il 30 giugno ha diritto a uno sconto di 30 euro. Le coppie che si iscrivono entro tale data avranno un ulteriore sconto di 15 euro a persona.

Eccezionalmente si può partecipare a uno dei 12 incontri (euro 10).

Ognuno è libero di trovare il genere di sistemazione (albergo, camping o altro) che preferisce.

Chi vuole, può usufruire di una speciale convenzione che il comitato organizzatore (che come sempre non può escludere eventuali sorprese positive o negative) ha stipulato con:

Hotel Meranda

Via del Turismo, 29, 87052 Camigliatello Silano, Tel. 0984578022

Sito web: http://www.hotelmeranda.com/

Mail: info@hotelmeranda.com (a cui ci si può rivolgere per la prenotazione delle camere e il versamento del relativo acconto).

Si consiglia di chiedere l’iscrizione per tempo, poiché il numero delle camere è limitato, facendo riferimento alla convenzione particolare col gruppo di filosofia.

La pensione completa, comprensiva di bevande e con menu unico ma vario nel corso della settimana, costa a persona:

* in camera singola (con bagno) € 75 al giorno.

* in camera doppia (con bagno) € 65 al giorno.

Avvertenze tecniche

  • Per l’iscrizione ai seminari, dopo aver risolto la questione logistica, inviare scheda d’iscrizione e la copia (anche mediante scanner) del versamento di € 50,00 a persona, a titolo di anticipo sulla quota complessiva, a: prof. Elio Rindone (tel 0699928326 – fax 0623313760 – email: eliorindone@tiscali.it oppure a.cavadi@libero.it). In caso di mancata partecipazione alla vacanza-studio, detta somma non verrà restituita. La prenotazione al seminario non è valida finché non è stato effettuato il versamento e la data del bonifico fa fede per lo sconto!
  • Il saldo della quota di partecipazione sarà versato all’arrivo in albergo.

martedì 10 maggio 2022

SEVERINO DIANICH IN PRESENZA E VIA INTERNET: L'INCERTO FUTURO DELLE CHIESE


 L’Associazione Logos e koinonia, la Fondazione Parrino e il Centro di ricerca esperienziale di teologia laica di Palermo organizzano un incontro in presenza e on-line, con don Severino Dianich, decano dei teologi italiani, sul tema:

Sempre da riformare? Prospettive future della Chiesa

Appuntamento alle ore 18,00 di giovedì 12 maggio 2022 presso la sede di “Logos e koinonia” (via Brigata Aosta, 15 - Palermo).

 Nel corso dell’incontro Augusto Cavadi presenterà brevemente il volume di Ortensio da Spinetoli, Rifondare la Chiesa. Una follia inevitabile (Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2021).

Link per il collegamento: link: https://meet.google.com/rkh-vmdb-mga

Ingresso libero nel rispetto delle normative sanitarie vigenti.

domenica 8 maggio 2022

LE QUATTRO PARETI DELLA GABBIA DEL MASCHILISMO


 PRIGIONIERE DEL MASCHILISMO ? SI’, MA ANCHE I MASCHI

 

Solo chi perde la libertà impara a conoscerla davvero. La prigionia può essere una scuola di crescita conoscitiva. Ma a patto che, se si perde la libertà, o non la si è mai sperimentata perché si è nati in prigione, si abbia la consapevolezza della propria prigionia. E’ almeno dal mito platonico della caverna a oggi che i filosofi provano a metterci in guardia da quella forma di povertà estrema che consiste nel non sapere neppure di essere poveri. 

Una condizione di illibertà di cui raramente siamo consapevoli è costituita dalla gabbia del maschilismo. Almeno se, per maschilismo, intendiamo un sistema culturale, istituzionale, sociale, politico, economico in cui – mediamente – le donne si trovano in situazioni oggettive di svantaggio, di subordinazione, rispetto agli uomini.

Le pareti di questa gabbia sono almeno quattro.

Innanzitutto un fattore biologico: la femmina paga il privilegio di poter concepire e mettere al mondo figli con la  riduzione della prestanza fisica nei mesi della gravidanza, prima del parto, e dell’allattamento dopo. 

Questo fattore fisiologico è stato accentuato da scelte socio-economiche: la divisione del lavoro fra femmine, dedite alla cura dell’abitazione e dei piccoli, e maschi, dediti alla caccia, alla guerra, ai lavori extra-domestici come il commercio. Tutt’oggi si registra una disparità di opportunità lavorative fra donne e uomini: lo slogan “Dobbiamo lavorare il doppio per contare la metà” è eccessivo, ma può farci attenti alle statistiche secondo cui, a parità di mansioni, le donne guadagnano circa un terzo in meno dei colleghi uomini. 

Un terzo ordine di vincoli della libertà muliebre appartiene all’ordine giuridico-istituzionale: dalle città greche agli Stati nazionali contemporanei è stato necessario il trascorrere di circa 25 secoli affinché il diritto di votare venisse esteso dai maschi alle donne. In Italia, come è noto, si è dovuto attendere il 1946, ma ciò non ha impedito né di mantenere sino agli anni Settanta il diritto del marito di controllare la posta e di ‘correggere’ con le maniere forti i difetti della moglie (e, nel caso dell’assassinio per “motivi d’onore”, di godere delle attenuanti previste dal codice penale) né di escludere le laureate in giurisprudenza dalla carriera in magistratura.


PER COMPLETARE LA LETTURA BASTA UN CLICK:

https://www.zerozeronews.it/prigionieri-del-maschilismo-si-ma-anche-i-maschi/


Lunedì 9 maggio 2022, alle ore 17.30, terrò una conversazione su queste tematiche sia in presenza che on line:




giovedì 5 maggio 2022

AGLI AMICI DI BERGAMO, COSTA VOLPINO, PINEROLO, TORINO : QUALCHE OCCASIONE PER INCONTRARCI

Care e cari,

dopo due anni di 'ritiro' forzato, pare che si possa ricominciare a vedersi in presenza.

Affinché chi lo desideri possa organizzarsi in tempo per  trovare modo d'incontrarci, comunico sin d'ora alcuni miei appuntamenti pubblici fra Lombardia e Piemonte.

Giovedì 19 maggio 2022 a Bergamo

                               ore 18: apericena presso "Spettegolezzi" (v. Ghislandi) 

                               ore 21: dialogo con Fabrizio Longhi a partire dal mio libro "Religione o ateismo? La 

                                           spiritualità 'laica' come fondamento comune" (Algra Editore) presso Parrocchia

                                          di S. Fermo (via  Santi Maurizio e Fermo, 11)

Venerdì 20 maggio 2022 a Costa Volpino (Bg):

                                       - giornata di vacanza con gli amici che vivono affacciati sul Lago d'Iseo

Sabato 21 maggio 2022 a Pinerolo (To):

                            ore 15,30 : Incontro su "Una spiritualità oltre le religioni" presso il Salone del Circolo

                                              dei lettori (Via Duomo 1 , di fronte al municipio).

Domenica 22 maggio 2002 a Torino (presso lo stand "Regione Sicilia" del Salone del libro): 

                            ore 12,45: Breve presentazione del mio libro  "Religione o ateismo ?" (Algra Editore)

                            ore 16,45: Breve presentazione del mio  "Dio visto da Sud" (Spazio cultura edizioni)

                            ore 18,00: Presentazione del mio libro "Quel maledetto 1992. L'inquietante eredità di 

                                             Falcone e Borsellino" e del libro del mio amico Davide Fadda "L'inchino.

                                             Santi, processioni e mafiosi nel Meridione italiano", entrambi editi da

                                            Di Girolamo Editore.