“Dirittinegati.eu”
Numero 12 - 19 novembre 2010
INTERVENTI
Perché straccio la tessera del PD
Augusto Cavadi
Palermo. Lo dico subito: non appartengo al partito (invisibile, ma sempre più numeroso) degli anti-partiti (visibili, ma sempre più irrilevanti). Ho sempre avuto in tasca la tessera di un partito: non di uno stesso, ma di uno per volta, man mano che ero costretto a stracciarla perché scoprivo la sua irredimibilità (Democrazia cristiana degli anni ’70) o la sua inconsistenza sostanziale (Una città per l’uomo degli anni ‘80) o perché mi si squagliava davanti (Verdi all’inizio del XXI secolo)… L’ultima tessera l’ho chiesta un anno fa al PD perché – nonostante i Crisafulli, i Capodicasa e i tanti altri compagni di strada verso i quali non nutro entusiasmo – mi sembrava l’unico baluardo credibile contro la corazzata del centrodestra a tre corna (PDL-MPA-UDC).
Ma adesso che, con un colpo di mano, Lupo ha ribaltato il programma anti-lombardiano in nome del quale le primarie gli avevano assicurato la maggioranza nel partito, perché non dovrei gettare nel cestino anche questa tessera (e cercarne, possibilmente, una nuova)? Si potrebbe dire: resta e fa’ l’opposizione interna alla maggioranza con quei pezzi di maggioranza che non hanno cambiato idea. In altre parole: schierati con Mattarella o con Bianco e resisti. No, grazie: mi basta stare all’opposizione di governo, non ho bisogno di aggiungere il ruolo scomodo di oppositore di un’opposizione che ha cessato di essere tale solo perché si è autoconvinta di essere stata trasformata in maggioranza. La principessa Autonomista non ha baciato nessun rospo; o, se l’ha baciato, non l’ha per questo stesso trasformato in principe.
Mi potrebbero confortare le parole di Cracolici (prontamente supportate dalla Finocchiaro, la stessa che – battuta alle urne da Lombardo – è volata a Roma per sostenere meglio l’opposizione del centrosinistra in Sicilia):
“Se emergesse un collegamento con la mafia del presidente della Regione” – ha promesso il capogruppo del PD all’Ars – “noi prenderemmo le distanze senza se e senza ma. Finora, però, la vicenda è stata raccontata solo attraverso indiscrezioni giornalistiche”. Cosa si intende per “collegamento con la mafia”? Se intende relazioni, documentabili e penalmente rilevanti, con uomini di Cosa nostra o di associazioni satelliti in Sicilia orientale, il garantismo è sacrosanto. Ma si sa bene che la mafia è mafia perché è un sistema di dominio più ampio e articolato rispetto all’esercito dei killer e degli stragisti: la mafia è una rete di complicità, di scambi di favori, di raccomandazioni, di pressioni, di promozioni indebite, di appalti clientelari, di assunzioni senza concorso, di convenzioni ingiustificate, di sovvenzioni arbitrarie, di consulenze superflue e strapagate con i soldi pubblici sottratti ai bisogni sociali oggettivi. Ebbene, in questa accezione comprensiva, completa – l’unica adeguata a cogliere il cancro che divora la Sicilia dall’unificazione italiana, quando Franchetti denunciava “i facinorosi della classe media” come più pericolosi dei banditi ignoranti ed emarginati – esistono o non esistono responsabilità culturali ed etiche? questo governo ha sempre adottato decisioni ispirate a criteri oggettivi? Gli incarichi ai vertici della burocrazia sono stati assegnati per meriti professionali o per fedeltà alla persona e al partito? Le ditte, che grazie a convenzioni stipulate precedentemente con la Regione, lavorano in regime di monopolio di fatto, sono state sottoposte al vaglio della verifica e della possibile concorrenza leale? Le costruzioni abusive che deturpano le nostre coste, le nostre città, le nostre montagne sono state abbattute?
Queste – e simili – sono le domande da porre a quanti, nel PD, sono d’accordo nella decisione di evitare la caduta di Lombardo e il ricorso a nuove elezioni. A queste dovrebbero rispondere per convincere anche i riluttanti e i sospettosi come me.