sabato 22 febbraio 2014

Difendiamo la filosofia, ma non il modo troppo diffuso in cui viene insegnata in scuole e università


“Repubblica – Palermo”
21.2.2014

SICILIA, TERRA DI FILOSOFI (MA TENETELI LONTANI DALLE SCUOLE)

La querelle sull’abolizione dell’insegnamento della filosofia da alcuni corsi di laurea, e sulla riduzione delle ore nelle scuole secondarie superiori,, non poteva non arrivare agli intellettuali siciliani, compatrioti di Gorgia di Lentini, di Empedocle di Agrigento, di Giovanni Gentile di Castelvetrano. Il coro – per quanto mi risulta – è unanime: giù le mani dalla filosofia, esercizio critico del pensiero presupposto di ogni libertà politica!
    E’ concesso a un vecchio docente (sia pur non ancora quiescente…) della disciplina balbettare qualche sillaba dissonante? Se sì, comincio con una confessione: anch’io, quando più di trent’anni fa si era ventilata un’ipotesi del genere, ho dato un piccolo contributo alla difesa integrale dell’insegnamento della filosofia nelle scuole italiane nella qualità di segretario nazionale di un’associazione professionale del settore. Ma oggi non mi avverto altrettanto motivato. Sono forse uno dei tanti ‘pentiti’ della filosofia che ho incontrato girando instancabilmente per le scuole del Paese? No. Al contrario è il mio amore per la filosofia che mi rende esitante nel difendere a spada tratta il suo posto istituzionale nei programmi ministeriali. Infatti ho constatato che essa è sottoposta a un duplice ridimensionamento che sfiora addirittura lo snaturamento.
     La prima mossa  - sin dalla impostazione originaria di Gentile al tempo del fascismo – è la riduzione della filosofia a storia della filosofia. Le ragioni, note agli addetti ai lavori, non si lasciano spiegare in poche battute ai profani. Comunque tutti sappiamo che a scuola non si fa filosofia, ma si studia la filosofia che hanno fatto i filosofi da due millenni e mezzo. Ora, per dirla in breve, la storia della filosofia è fondamentale, irrinunciabile,  per imparare a filosofare, ma, se resta fine a sé stessa, è sterile o addirittura dannosa: induce infatti alla convinzione che i filosofi si succedano in una sorta di processione di matti, con l’unica regola di dire l’opposto di ciò che hanno detto gli immediati predecessori. Quando qualche volta, da commissario esterno agli esami di maturità, davanti a giovani particolarmente brillanti nell’esporre le idee di Hegel o di Marx, mi sono permesso di chiedere “E tu, personalmente, sei d’accordo?”, la risposta quasi inevitabile è stata: “Veramente non ci ho mai riflettuto”. Dunque la stragrande maggioranza dei nostri studenti, evidentemente addestrata dalla stragrande maggioranza dei professori, esce da un triennio di studi filosofici senza avere un criterio di giudizio, una propria filosofia del mondo e della vita.
    Come se questo rischio non fosse abbastanza grave  - chiamiamolo il rischio del relativismo storicistico – la concreta prassi scolastica opera non di rado una seconda riduzione: la storia della filosofia non è neppure occasione per imparare a dialogare con i pensatori classici, anche attraverso l’interpretazione dei testi, ma diventa una sorta di catechismo nozionistico. Aristotele è nato in quel determinato anno, ha scritto questo e quell’altro, è morto all’età di...Se poi si ripetono, mnemonicamente, anche quattro concetti che riassumono le pagine di un manuale che riassume qualche monografia o qualche opera originale, si ritiene di aver fatto il massimo possibile. Quale motivo di stupore, dunque, se il 90% degli alunni lascia i nostri licei con l’idea pascaliana che la filosofia non vale un’ora della nostra vita?
    Non è questa la sede per far seguire alla diagnosi una terapia adeguata. Mi basterebbe segnalare che, per onestà intellettuale, non dovremmo identificare tout court la difesa della filosofia con la difesa di questi novant’anni di insegnamento della storia della filosofia nelle scuole. Qualsiasi azione in merito dovrebbe essere memore di alcuni dati: per esempio della raccomandazione di Platone di non far studiare la filosofia ai minori di 35 anni o di Karl Jaspers che, pochi decenni fa, esprimeva la propria contrarietà a diffondere le cattedre di filosofie nelle scuole tedesche (dove ancora oggi si insegna solo per poche ore e in pochissimi corsi). Chi misura la differenza fra la Divina Commedia recepita a scuola e lo stesso poema interpretato da Roberto Benigni nelle piazze può intuire cosa vorrei comunicare. E può meglio comprendere perché nei paesi anglosassoni, dove la filosofia non è così capillarmente diffusa nelle scuole, ogni libreria ha un ampio settore dedicato alla filosofia e c’è perfino gente che paga i filosofi per partecipare a discussioni nei bar, a laboratori  di ricerca, a dialoghi di consulenza personale. Lo so che è amaro chiederselo, ma almeno i filosofi non dovrebbero aver paura delle domande scomode: non è che la filosofia è troppo bella e troppo importante per essere ridotta a materia scolastica?

Augusto Cavadi

lunedì 17 febbraio 2014

Il “ben-essere” è solo quello psicofisico o passa anche dalla dimensione etica e intellettuale?

Visitate l'interessante rivista gratuita online  www.oggisalute.it
Vi troverete, fra altre notizie, un mio intervento, richiesto dal bravo direttore Valerio Droga, sulla distinzione (che di soito NON facciamo) fra ben-avere, ben-sentirsi e ben-essere.

 Il link per chi preferisce una scorciatoia:
 www.oggisalute.it/2014/02/il-ben-essere-e-solo-quello-psicofisico-o-passa-anche-dalla-dimensione-etica-e-intellettuale-alle-radici-della-filosofia-in-pratica


sabato 15 febbraio 2014

Ci vediamo giovedì 20 e venerdì 21 febbraio 2014 a Bologna?

Care e cari, nella mattinata di giovedì 20 febbraio sarò a Firenze per condurre, con Mario Ghidoni, un seminario al Centro studi nazionale della Filca Cisl a partire dal mio volumetto "Legalità" (Di Girolamo, Trapani 2013).

La sera stessa raggiungerò Bologna dove, alle 20.30, presso la Biblioteca comunale "Ginzburg", sperimenterò con Mario Trombino, Enzo Pellegrino, Massimo Ercolino e un gruppo di artisti una pratica filosofica per me nuova: la decifrazione dei significati filosofici e teologici di alcune pitture della storia dell'arte italiana. L'incontro, organizzato dalla rivista "Diogene - Magazine" è aperto a tutti.

Il giorno successivo,  venerdì 21 febbraio, alle alle ore 15,  nell'Aula magna del liceo "Fermi",  terrò una conversazione-dibattito a partire dal mio volumetto "La mafia spiegata ai turisti" (Di Girolamo, Trapani 2009).  

Sarò felice, in uno o in entrambi gli eventi bolognesi, di rivedere chi di voi abita in quelle zone.

Fotocopie illecite, ma è tutta colpa degli studenti universitari?


“Centonove”
14.2.2014

FOTOCOPIE   ILLEGITTIME?   SI, MA ANCHE LE  COPIE AUTOGRAFATE

     A Palermo ancora una volta, come per altro è avvenuto in altre città, la Guardia di finanza ha scoperto e smantellato un centro di riproduzione fotostatica illegale di testi universitari: senz’altro una buona notizia. Adesso però se ne aspetta una seconda, connessa strettamente alla prima. Infatti l’industria clandestina delle fotocopie di libri in commercio è un reato non solo odioso, ma anche autolesionistico: se un editore conta di vendere 1000 copie di un testo adottato a scuola o all’università, può determinare un prezzo di copertina; se, in base all’esperienza ripetuta negli anni, sa che ne venderà 100 copie perché le altre 900 sarammo riprodotte fraudolentemente, sarà costretto dalle leggi di mercato a fissare un prezzo di copertina triplo o quadruplo per non andare in rosso. Ma il prezzo esoso spingerà ulteriormente all’illegalità e  - come in un cerchio infernale – l’illegalità spingerà ad innalzare ulteriormente il prezzo ufficiale.
      Assodato questo chiarimento preliminare sulla inaccettabilità dei reati contro i diritti d’autore, va però completata la riflessione sulla responsabilità di alcuni docenti universitari che – non soddisfatti degli emolumenti mensili già decorosi, dei contributi accessori per viaggi di studio e pubblicazioni, dei guadagni derivanti da consulenze e altre prestazioni fuori dalle mura accademiche – hanno interpretato e interpretano la pubblicazione delle dispense, e più in generale dei loro testi, non come un servizio incluso nella loro docenza bensì come un’ennesima fonte di guadagno.  Questa perversione arriva a livelli incredibili per chi è estraneo al clima di intimidazione mafiosa che si può arrivare a respirare in alcune aule universitarie, specie nel Mezzogiorno italiano. L’esempio più eclatante che non si può non citare in proposito riguarda quei professori che agli esami chiedono ai candidati non solo di presentarsi con un libro originale (richiesta sacrosanta per le motivazioni appena richiamate), ma addirittura con una copia ‘vergine’. Se un amico, dopo aver sostenuto l’esame,  presta al collega la sua copia o se una coppia di fidanzati studia sullo stesso libro per lo stesso esame, ciò viene considerato  - del tutto illegittimamente – una trasgressione. Da qui l’idea geniale  - genialmente ridicola, odiosa, ripugnante – da parte dell’esaminatore di autografare la copia del libro dello studente e di vietare, contestualmente, che qualche altro candidato possa presentarsi agli esami con una copia già autografata. Là dove questa prassi è in uso, uno studente dovrebbe avere il coraggio civico di denunziare per abuso di potere l’insegnante. Ma, dal momento che si temono ritorsioni immediate o future, certe o possibili, dirette o tramite colleghi compiacenti, si finisce col subire in silenzio.  E col ricorrere a forme di autodifesa, come le fotocopie clandestine, tipiche dei sudditi intimiditi da regimi dittatoriali. 
     L’intervento della Guardia di finanza nelle fotocopisterie che riproducono testi illegalmente può spezzare questo secondo cerchio diabolico che dall’abuso del docente porta alla trasgressione dello studente che, a sua volta, inasprisce le forme illegali di controllo e di repressione da parte del docente.  Impossibilitati a ripiegare sulle copie fraudolenti, gli studenti avranno adesso un motivo in più – si spera decisivo – per denunziare i professori prepotenti. La seconda buona notizia che attendiamo è che qualcuno di questi vada a raggiungere in galera i titolari di copisterie abusive.

Augusto Cavadi

giovedì 6 febbraio 2014

Il valore e il senso della filosofia

 La casa editrice Petite Plaisance (Pistoia) ha pubblicato un volume
 costituito dalle risposte che alcuni di noi, interpellati, abbiamo dato
 a tre domande sul senso e la validità del filosofare oggi.
 Per maggiori dettagli (ed eventuali acquisti) digitare
(oppure fare "copia e incolla"):

http://www.petiteplaisance.it/libri/201-220/210/int210.html