martedì 28 febbraio 2023

QUANDO LA BIBBIA PARLA DI EROS, AI TRADUTTORI S'INCEPPA LA PENNA....

by Augusto Cavadi

Nel suo Amori biblici censurati. Sessualità, genere e traduzioni erronee (Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2023, pp. 302, euro 28,00) K. Renato Lings si propone di evidenziare il “legame tra le attuali versioni della Bibbia da un lato e gli atteggiamenti negativi verso l’omoaffettività dall’altro” (p. 11). Non si tratta dunque di un’opera filologica ed esegetica soltanto, ma anche teologico-morale e direi politica: infatti la Bibbia, “grande codice” (N. Frye) della cultura occidentale, almeno sino ai nostri giorni, ha influenzato – nel bene e nel male – i giudizi e i comportamenti di tante popolazioni, indipendentemente dalle opzioni di fede individuali. 

Alla radice di tante incomprensioni un dato di fatto storicamente incontrovertibile: i teologi cristiani, sino alla Riforma protestante e in molti casi anche oltre, hanno letto (e talora tradotto) la Bibbia senza conoscere la lingua del Primo dei due Testamenti, l’ebraico. E’ stata ritenuta sufficiente la padronanza del greco (la lingua della Bibbia dei Settanta in epoca ellenistica) e del latino (la lingua della Vulgata).

Un caso esemplare è costituito dai capitoli 14,18 e 19 del libro della Genesi:  la (falsa) interpretazione medievale, secondo cui le città di Sodoma e Gomorra sarebbero state “distrutte a causa dell’eccessiva propensione degli abitanti alle relazioni sessuali tra uomini e uomini” , ha comportato “conseguenze fatali per decine di migliaia di persone con relazioni omoaffettive” (p. 63). Come spiega Lings, nel Testamento ebraico “più e più volte i profeti usano il nome di Sodoma come metafora dell’arroganza, dell’abuso (di potere) e dell’oppressione dei deboli, in particolare delle vedove, degli orfani e degli stranieri” (pp. 98 – 99). 

Un’intera sezione del volume (la terza) esamina, puntualmente, le forzature sessuofobiche – anzi, per la precisione, spesso omofobiche – delle traduzioni tradizionali (in lingua inglese, ma non solo) di passi cruciali quali:

·      Levitico 18,22 (“una frase ebraica ermetica e imbarazzante”, con almeno 17 interpretazioni,  nella traduzione viene semplificata per renderla “perfettamente appetibile al pubblico moderno” ) (p. 119);

·      Giudici 19-20 (due capitoli vengono che, impropriamente, letti come “immagine speculare” di Genesi 18 -19) (p. 122)

·      Prima Corinzi, 6, 9 – 10 (termini insoliti vengono sbrigativamente tradotti con vocaboli – quale “omosessuali” – coniati solo nel XIX secolo) (p. 146)

·      Romani 1, 26 – 27 (le frasi greche vengono “riferite a relazioni omosessuali anche quando descrivono semplicemente comportamenti non convenzionali”) (p. 163)

Una quarta sezione del libro è dedicata a degli “amori biblici” che, secondo l’autore, sono stati “censurati” dalle tradizioni ecclesiastiche: tra Naomi e la nuora Rut, tra Davide e l’amico Gionata, il centurione romano e il suo ragazzo, Gesù e il discepolo prediletto...E’ senz’altro la parte più problematica dell’opera, ma mi pare che l’autore abbia individuato la traiettoria più felice fra due possibili estremismi: da una parte negare che questi personaggi siano stati rappresentati come legati da vincoli affettivi particolari (non riducibili alle ‘normali’ relazioni di parentela o di amicizia), dall’altra applicare a tali vincoli straordinari le categorie odierne di “omosessualità” (e simili). Ciò che si può affermare con certezza è che la Bibbia conosce varie declinazioni dell’amore e che solo il bigottismo moderno ha tentato (e tenta) di separare nettamente le versioni ‘legittime’ dalle ‘illegali’ e ‘peccaminose’.


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1 commento:

Vitaliano ha detto...

Come si interpreta GIUDA 6-7 che fa riferimenti agli angeli che al tempo di Noè ebbero rapporti discutibili con donne (vedi GENESI 6:1-4) e Giacomo li paragona al comportamento degli abitanti di Sodoma? Non sono omofobo, però mi interessa capire la Bibbia