giovedì 26 ottobre 2023

L'AUTORITA' GERARCHICA NELLA CHIESA CATTOLICA SECONDO ORTENSIO DA SPINETOLI

 

LA LEADERSHIP NELLA CHIESA CATTOLICA: UNA RIFORMA ORMAI INDIFFERIBILE

Tra i fenomeni più curiosi che si registrano negli ambienti ecclesiali si può annoverare la discrasia fra l’evoluzione teorica (esegetico-teologica) e la stasi della pratica (pastorale-organizzativa). I tre saggi di Ortensio da Spinetoli, originariamente editi negli anni Settanta del secolo scorso ed ora ripubblicati nell’agile volumetto Tra voi non sarà così…Autorità, servizio, ispirazione nel Nuovo Testamento (Servitium, Milano 2023, pp. 140, euro 15,00),  illuminano un caso esemplare di tale discrasia: la leadership in una comunità di credenti.

 Infatti, da una parte, gli studi biblici sono sempre più espliciti nello spiegare che Gesù – ammesso che la convinzione di un’imminenza del Regno non lo abbia distolto da qualsiasi progettualità a lungo termine – non ha certo immaginato una Chiesa gerarchica, verticale, piramidale; ma, dall’altra, il diritto canonico (anche nelle sue riformulazioni più recenti, sotto il pontificato di Francesco) e la prassi quotidiana a tutti i livelli (Chiesa universale, diocesi, parrocchie, comunità di persone consacrate, associazioni cattoliche) non hanno scalfito, al di là di qualche maquillage, l’impostazione istituzionale bimillenaria. Nella Introduzione (secondo il suo stile abituale lucida e franca) don Ferdinando Sudati cita quei passaggi della nuova “Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano” (del 13 maggio 2023 !) secondo cui il papa sarebbe “chiamato ad esercitare in forza del munus petrino poteri sovrani anche sullo Stato della Città del Vaticano” (p. 10). Si noti l’avverbio anche: nella Città del Vaticano come, in generale, nella Chiesa cattolica.  E in cosa consisterebbero tali poteri sovrani? Nella “pienezza della potestà di governo, che comprende il potere legislativo, esecutivo e giudiziario” (ivi). Dunque: la ricerca biblica appura che Gesù di Nazareth non si è attribuito, e tanto meno ha trasmesso ad altri, il potere legislativo né l’esecutivo né il giudiziario; ma il più evangelico, anzi francescano, dei papi moderni (forse come estrema arma di difesa dai nemici interni del suo processo riformatore) ribadisce che un Capo supremo li può, anzi li deve, esercitare e per giunta in maniera indivisa, autocratica, totalitaria. Ma ciò che avviene a Roma, molti di noi l’hanno sperimentato in periferia: preti che teologicamente fanno passi da giganti in avanti, poi di fatto continuano a comportarsi con l’atteggiamento paternalistico – quando non autoritario – dei Superiori nei seminari da loro frequentati più di mezzo secolo prima! Ortensio da Spinetoli, sulla scia del Vaticano II, toglie ogni base biblica al modello imperiale romano della Chiesa latina: “l’autorità ha lungo i secoli fagocitato la comunità, i diritti e le aspirazioni dell’uomo. Il conflitto che essa ha sostenuto con la libertà degli individui si è chiuso sempre a suo vantaggio”, ma “gli indirizzi attuali cercano di riesaminare il problema per giungere a una soluzione più rispondente alle fonti evangeliche e agli intenti di Cristo” (p. 53), nella convinzione di fondo che “la libertà è il dono inalienabile che Dio ha accordato alle creature intelligenti e che egli stesso rispetta. Egli non può perciò permettere ad altri di ignorarla o di calpestarla; tanto meno in suo nome” (p. 54).

PER COMPLETARE LA LETTURA DELLA RECENSIONE CLICCARE QUI:

https://www.zerozeronews.it/chiesa-la-riforma-ormai-indifferibile-della-leadership/


2 commenti:

Nicoletta e Giovanni Fava ha detto...

Caro Augusto,

Grazie mille della bella recensione. Mette in luce molto bene l'attualità di questi scritti e la loro valenza rivoluzionaria. C'è bisogno di articoli così e che i testi di Ortensio siano diffusi.

un abbraccio    Nicoletta e Giovanni

Augusto Cavadi ha detto...

La recensione del 28 ottobre 2023 è stata riprodotta su "Viottoli" 2/2023, ma con un'integrazione finale che qua riporto:
"Sulla base di passi come Romani 8, 13 – 15 si può prefigurare il modello più autentico ed entusiasmante di Chiesa (e, analogamente, se decliniamo lo Spirito in versione laica, de-confessionalizzata, come il modello utopico di società): una “comunità di uomini liberi e condotti dallo Spirito” (p. 114). Dunque, liberi non di farsi i fatti propri a danno (o, per lo meno, senza preoccuparsi) degli altri, bensì mettendo a frutto i propri carismi per il bene comune (pp. 115 – 117). E “non è importante chiedere all’uomo un’adesione esplicita alla presenza o alla persona dello Spirito, basta constatare un fermo impegno ad accelerare il processo di risurrezione o di spiritualizzazione operato in modo nuovo da Cristo. La risurrezione in termini storici o moderni è sinonimo di evoluzione” (p. 122).
Da questi brevi cenni si evince che l’appello allo Spirito come istanza prima e ultima nella vita della Chiesa, dove pure hanno un proprio senso i ruoli di coordinamento e di sprone, non va inteso come invito al capriccio soggettivo: “il confronto con lo Spirito di Dio rimane sempre scomodo, perché impone all’uomo di far prevalere la voce migliore della propria coscienza sulle tendenze accentratrici ed espansionistiche che si annidano ugualmente nel suo animo” (p. 123).