venerdì 27 ottobre 2023

FRANZ JAEGERSTAETTER, MARTIRE DELL'OBIEZIONE DI COSCIENZA: UNA STORIA DI BRUCIANTE ATTUALIA'

 

DISOBBEDIRE AGLI ORDINI INGIUSTI SOLA VIA PER LA PACE

Ci sono libri che fanno male al cuore, ti raggiungono come un pugno sotto lo sterno. Eppure – o forse proprio per questo – vanno letti. E’ il caso di Solo contro Hitler. Franz Jägerstätter, il primato della coscienza (EMI, Verona 2021, pp. 176, euro 16,00) di Francesco Comina: un testo che, illuminando retrospettivamente la figura di un grande obiettore di coscienza, lancia inquietanti interrogativi a noi contemporanei di troppe “inutili stragi” (Benedetto XV). 

La vicenda di questo contadino austriaco che, chiamato alle armi dall’esercito nazista tedesco, nonostante il fortissimo amore per la moglie Franziska e le tre figliolette, dichiara incompatibile con la sua fede cristiana l’arruolamento in un esercito che combatte guerre immorali e accetta la conseguente decapitazione, sarebbe da sola intrigante: “Credo che sia impossibile dire che è un reato o un peccato rifiutare, come cattolici, di prestare oggi il servizio militare. Anche se ciò comporta la morte, non è forse più cristiano offrire se stessi in sacrificio piuttosto che, per salvarsi la vita, dover prima uccidere altri che hanno comunque diritto di vivere?” (p. 82).

Diventa ancor più indispensabile la narrazione di questa vicenda – a lungo taciuta perché, per contrasto, evidenzia la diplomatica accondiscendenza dell’episcopato austriaco e tedesco ai deliri razzisti e imperialistici di Hitler – perché Comina la intreccia con altre storie simili. Alcune note come la vita del pastore protestante Dietrich Bonhoeffer (“La chiesa confessa di aver assistito all’uso arbitrario della forza brutale, alle sofferenze fisiche e spirituali di innumerevoli innocenti, all’oppressione, all’odio, all’assassinio, senza elevare la propria voce in favore delle vittime, senza aver trovato vie per correre loro in aiuto. Essa è resa colpevole della vita dei fratelli più deboli e indifesi di Gesù Cristo”, p. 101); altre meno note e meritevoli di “memoria sovversiva” (J. B. Metz). Vengono, infatti, evocati Joseph Mayr-Nusser (“Ci tocca oggi assistere a un culto del leader (Fűhrer) che rasenta l’idolatria. Tanto più può stupirci questa cieca fiducia nei leader se consideriamo che viviamo in un’epoca piena delle più straordinarie realizzazioni dello spirito umano in tutti i campi della scienza e della tecnica”, p. 24); Edith Stein (“Da settimane siamo spettatori, in Germania, di avvenimenti che comportano un totale disprezzo della giustizia e dell’umanità, per non parlare dell’amore del prossimo”, p. 26); Johannes Maria Gfőllner (“Il punto di vista nazionalsocialista sulle razze è totalmente incompatibile col cristianesimo e perciò deve essere risolutamente rifiutato. Questo vale anche per il radicale antisemitismo che il nazionalsocialismo predica. E’ inumano e non cristiano disprezzare, odiare, perseguitare il popolo ebraico soltanto per la sua origine”, p. 36); Michael Lerpscher (giovane contadino legato alla comunità religiosa di Max Joseph Metzger, prete pacifista radicale, di cui leggiamo: “Sono e rimango un uomo libero/ mi si possa anche incatenare. /La verità continua a sventolare,/ e io continuerò ad annunciarla coraggiosamente./ E se mi verrà tagliata la lingua,/allora parlerò col mio silenzio”, p. 79 );  il francescano Josepf Ruf (“Mai in nessun modo mi è lecito conciliare il servizio armato con l’insegnamento nonviolento di Cristo!”, p. 40); Franz (detto Pater) Reinisch (“So che molti ecclesiastici pensano diversamente da me, ma non importa. Per quanto tenti di controllare la mia coscienza io non posso giungere a nessun altro giudizio. Con la grazia di Dio, non agirò mai contro la mia coscienza. Come cristiano e come austriaco mi sento nel pieno diritto di coscienza di non prestare giuramento di fedeltà a un uomo come Hitler”, p. 81); i giovani della “Rosa Bianca” (Hans e Sophie Scholl, Cristoph Probst, Willi Graf, Alexander Schmorell) ed il loro professore di filosofia Kurt Huber; padre Friedrich Lorenz, don Herbert Simpleit, mons. Carl Lampert; i coniugi Elise e Otto Hampel (distributori clandestini di inviti alla ribellione: “L’hitlerismo significa che la violenza spadroneggia in tutto il mondo. Rimarrà per l’eternità un’ingiustizia e non porterà mai i popoli alla pace. Abbi fiducia in te stesso e non nella banda di Hitler”, p. 113).

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https://www.zerozeronews.it/il-primato-della-coscienza-sola-via-per-la-pace-e-la-giustizia/

2 commenti:

Alberto Genovese ha detto...

Terrence Malick, prestigioso regista statunitense, si è ispirato, con molta fedeltà, a questa vicenda per girare un film di straziante bellezza e intensa poesia: "La vita nascosta - A Hidden life" (2019). Vi raccomando (mi verrebbe da dire: VI SCONGIURO) di vederlo.

La frase scelta dal regista per chiudere il film (tratta dal romanzo "Middlemarch" di George Eliot) è emblematica: «Il crescente bene del mondo dipende in parte da atti non storici; e il fatto che le cose tra te e me non siano così malvagie come avrebbero potuto essere, è in parte dovuto a coloro che hanno vissuto fedelmente una vita nascosta e riposano in tombe che nessuno visita».

Ricordo (se non ricordo male) che durante una sua visita in Germania, papa Ratzinger (che ha beatificato Franz Jägerstätter) disse, più o meno, che il nazismo fu opera di una banda di mascalzoni che traviò l'intero popolo tedesco. Mah... A me verrebbe da replicare che fu invece il popolo tedesco a scegliere questa banda di malvagi perché in essa si riconobbe, in quel momento storico. I gerarchi nazisti, e lo stesso Hitler, furono gli interpreti di un dramma che fu scritto dal loro popolo, e lo interpretarono così bene che ancora oggi scambiamo gli attori per gli autori.
(Alberto Genovese)

Elio Rindone ha detto...

Ottimo !