mercoledì 17 maggio 2006

I PRIVILEGI ALLA CHIESA TRADISCONO I CATTOLICI


Repubblica – Palermo
17.5.2006

FEDE E LAICITA’ IN SICILIA

Nello Musumeci lamenta un’eccessiva polarizzazione mediatica sugli altri due candidati alla presidenza della regione. Certo, sarà difficile per gli storici di domani spiegare come mai il centro-destra siciliano non abbia lasciato a Cuffaro il tempo e la tranquillità necessari ad affrontare i processi in cui è incriminato e non abbia addossato il peso della campagna elettorale su altri esponenti liberi da impegni giudiziari. Ma, dal momento che la scelta dello schieramento moderato-conservatore è stata questa, anche Musumeci deve rassegnarsi: è ovvio che le sue possibilità di farcela siano vicine allo zero.
Mai come in questa occasione la scelta fra i due contendenti effettivi sarà anche fra due visioni differenti della società, dell’amministrazione, dell’economia, della giustizia.

E - nonostante si tratti in entrambi i casi di due cattolici dichiarati e praticanti – persino della religione. Infatti c’è chi intende la propria identità confessionale come alternativa alla laicità: dunque ritiene del tutto normale chiamare a raccolta i propri correligionari e promettere loro, anche sulla base di varie dimostrazioni concrete già offerte negli ultimi cinque anni, un trattamento privilegiato. Una volta si tratterà di assumere in pianta stabile i cappellani ospedalieri, un’altra volta di sovvenzionare gli alunni delle scuole cattoliche private, un’altra volta ancora di finanziare restauro e costruzione di edifici di culto (o, comunque, di proprietà ecclesiastica). Di contro, qualche altra ritiene che ogni opzione di fede presupponga – e non possa in alcun modo scavalcare o cancellare – la propria dimensione laicale. E che dunque il consenso vada chiesto da cittadina a cittadini, in nome non di affinità teologiche bensì di ideali, progetti e strategie apertamente proposti e liberamente accettati. In questa prospettiva, essere credenti non si configura come un privilegio da condividere, ma come un motivo in più di spendersi per gli altri responsabilmente.
Sono in gioco – lo si vede facilmente – questioni culturali che vanno ben oltre la contingenza della polemica partitica. Per questo va salutata come preziosa la duplice occasione, che il “Dipartimento di studi su politica diritto e società” dell’Università di Palermo offre alla città in collaborazione con l’Istituto “Gramsci”, di riflettervi e discutervi con due protagonisti del dibattito italiano: Gian Enrico Rusconi, che ha parlato l’altro ieri, e Carlo Augusto Viano che (alle 16.30 nell’Aula Magna della facoltà di Giurisprudenza in via Maqueda) incontrerà oggi i cittadini interessati. L’insigne filosofo torinese si soffermerà su un tema – “La religione fra pubblico e privato” - di scottante attualità che ha avuto modo di affrontare nel suo ultimo volume laterziano dal titolo assai eloquente: “Laici in ginocchio”. Al di là di qualche opinione discutibile (non sembra, per esempio, che egli accetti la distinzione concettuale e terminologica fra ‘laicità’ e ‘laicismo’: tra un atteggiamento di apertura, di senso critico, di pluralismo, da una parte, e la chiusura immanentistica ad ogni forma di religiosità che esuli dall’intimo della coscienza individuale), la sua tesi è di solare evidenza: il clericalismo tracima ed invade gli spazi pubblici là dove i laici (atei, credenti o agnostici che siano) glielo consentono. In particolare, la propaganda del cattolicesimo illiberale – integrato, nel Meridione, da una crescente presenza di protestantesimo fondamentalista ‘teocon’ - ha successo nell’adescare il consenso perché utilizza strumentalmente i ‘valori’ mentre, di contro, il mondo laico sembra eticamente in disarmo e preferisce giocare in difesa.
Se questo è vero, il 28 maggio sarà una data decisiva per la sorte non solo amministrativa della nostra terra. Abbiamo registrato, di recente, le preoccupazioni anche da parte di donne e uomini di autentica fede che vedono minacciati da questo andazzo non solo l’eguaglianza dei cittadini ma lo stesso annunzio del vangelo. E’ lecito sperare che le intelligenze riflessive, anche se sinora concentrate a difendere i propri interessi immediati, sapranno alzare per una volta lo sguardo sul futuro e garantire col voto - a sé e ai propri figli - un clima più laico e, perciò, più libero?

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