venerdì 17 dicembre 2021

PANDEMIA FA RIMA CON ANARCHIA ?


 ANARCHIA FA RIMA CON EPIDEMIA?

Che nella discussione pubblica scatenata dalla pandemia del covid-19 intervengano – contro le mascherine, poi contro i vaccini, poi contro i pass – personaggi grigi che, per la prima volta nella vita, possono dare del cretino a un virologo di fama internazionale o dell’assassino a un ministro della Repubblica democratica, non mi stupisce. A interrogarmi, invece, sono gli interventi ‘anti-’ di persone (spesso miei colleghi filosofi) che ho sempre stimato per la vastità delle letture e per l’acume degli scritti. Un libro ricevuto in dono dalla curatrice, L’individuo radicale di Max Stirner. Nichilismo e terrorismo nell’Europa della seconda metà dell’Ottocento (Bibliosofica, Roma 2021, pp. 116, euro 13,00), a firma del compianto Giovanni Feliciani, mi ha lanciato un flash illuminante suggerendomi una chiave di interpretazione del fenomeno contemporaneo che non cessa di stupirmi.

Il libro, infatti, è un testo sull’anarchia (su una certa versione dell’anarchia, intesa – come suggerisce in Prefazione Guido Simone Neri – come “filosofia della vita molto vicina ad autori classici del pensiero filosofico tardo ottocentesco come Simmel, oltre che, ovviamente a Nietzsche”, p. 21) scritto da un anarchico: un anarchico talmente “radicale” da non accettare di aggregarsi a nessuna associazione o a nessun movimento di anarchici, concentrato sulla difesa a oltranza della libertà dell’individuo. Tale libertà si manifesta (a detta dell’Autore in sintonia con Albert Camus: “Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no”) come “continua e implacabile affermazione, trasgressione e rivolta contro il potere dominante” (p. 28).

Se si condivide la convinzione – anche sartriana – che la libertà o è assoluta o non è, è evidente che ogni possibile restrizione normativa da parte di qualsiasi governo (di destra, di sinistra o di centro: democratico o dittatoriale o semi-democratico)  venga vissuta, in buona fede, come  negazione tout court della libertà: violazione insopportabile della sfera dei propri diritti innati. E, in quanto tale, contestata duramente.  Per un anarchico sincero, autentico, qualsiasi intervento dello Stato nel  proprio ambito d’azione è come la goccia che fa traboccare il vaso della più sacrosanta delle ire: egli, come Stirner, testimonia “un acceso radicalismo nei confronti di qualsiasi norma” e si rivolge “agli individui, a tutti gli individui, affinché comprendano che ‘nulla’ vi può essere al di sopra di loro” (p. 47). Infatti “l’individuo non deve ribellarsi ad una forma particolare di Stato”, “ad uno Stato determinato, alla forma attuale dello Stato”, quanto “all’ordine stesso cioè allo Stato (status) qualunque sia”: “il fine da raggiungere non è un altro Stato (lo Stato democratico, per esempio), ma l’alleanza, l’unione, l’armonia sempre instabile e mutevole di tutto ciò che è, e che è a condizione di cambiare continuamente” (p. 55). L’anarchia non mira a una semplice “rivoluzione” (che ha comunque per “méta un regime nuovo”), bensì a una “insurrezione” (“l’atto di individui che si ribellano, senza preoccuparsi delle istituzioni che dovranno cadere sotto i loro colpi, né di quelle che ne potranno risultare”, p. 56).

Quanti sono in Italia gli anarchici (sia consapevoli che inconsapevoli, sia per maturazione di una lunga ricerca intellettuale, come nel caso di Feliciani,  che per propensione temperamentale o perfino per interessi privatistici inconfessati – inconfessati almeno sino a quando certi leader populistici infrangono il tabù e proclamano a voce alta il primato dell’individuo sulla famiglia, della famiglia sulla società, della propria nazione sull’umanità) ? 

Per completare la lettura, basta un click qui:

https://www.zerozeronews.it/anarchia-fa-rima-con-pandemia/

1 commento:

Maria D'Asaro ha detto...

Analisi interessante. Grazie.