giovedì 7 febbraio 2008

SICILIA? INDUSTRIA DEL TURISMO…


REPUBBLICA - PALERMO
7.2.2008

DISAVVENTURE DI DUE TURISTI NELLA TERRA DELL’ACCOGLIENZA

Ho incontrato Nancy, svizzera, e Benjamin, tedesco, su uno scompartimento del treno per Roma: entrambi reduci di una vacanza in Sicilia che “non sarebbe stato facile dimenticare”. Incapace di decifrare il loro sorriso ironico, chiedo se per motivi piacevoli o di segno opposto. “Per entrambi”: e comincia un racconto che - se non fosse stato puntellato da continui nomi, cognomi e indirizzi - mi sarebbe sembrato inverosimile.
I due turisti avevano chiesto ospitalità a Maria, amica di amici tedeschi, che vive proprio alle spalle del teatro Massimo: la quale, correttamente, li aveva però avvertiti dei disagi notturni per i quali è in contenzioso giudiziario con dei vicini rumorosi. Infatti i due ospiti, verso le 23, sentono attaccare a tutto volume la musica di un pub proprio sotto la loro stanza. Pensano che, come avviene in tutta Europa, a mezzanotte potranno avere un po’ di silenzio. Quando alle 3 del mattino si rassegnano alla veglia forzata, si armano d’ironia e si presentano al gestore del locale: “Visto che non ci permettete di dormire, possiamo almeno avere una birra?”.

Il giorno dopo decidono di prendere un’auto in noleggio e gli viene consigliata una ditta palermitana “low cost che fa la differenza”. Il costo non si rivela proprio low (anche perché i due scelgono la formula assicurativa più completa), ma l’auto almeno è buona. Lo è talmente che, posteggiatala la sera stessa nei pressi di un ostello della gioventù a Catania, attira la fatale attenzione di ignoti ladri. Nessuno, a cominciare dal gestore dell’ostello (che li aveva stranamente invitati a spostare l’auto da una piazza illuminata ad un vicolo buio e deserto), mostra interesse ad aiutare i due malcapitati turisti. L’agenzia di Palermo, contattata telefonicamente, sostiene di trovarsi davanti ad un caso eccezionale (!?) e di non essere in grado di inviare immediatamente un’auto di riserva. Intanto i due sporgessero denunzia alla polizia e consegnassero le chiavi dell’auto rubata all’agenzia di Catania. Verso sera, lasciano l’ostello e si spostano in un albergo vicino. Qui il gestore sembra più attento alle loro disgrazie: “Sa, nel quartiere ci conosciamo un po’ tutti. Parlando con le persone giuste, l’auto si potrebbe anche riavere. Magari pagando qualcosa per il disturbo…”. Passano così, nel limbo dell’attesa, altre due giornate. Al terzo giorno, arriva il responso ufficiale: non è prevista alcuna sostituzione. Anzi, se vogliono evitare guai legali, i due clienti devono preoccuparsi di riconsegnare personalmente o per corriere le chiavi della vettura. Così, con le pive nel sacco (come si usava dire nelle novelle ottocentesche per ragazzi), ritornano a Palermo, consegnano la prova della loro innocenza e scoprono l’ultima beffa: non gli viene restituito neppure un centesimo della somma preventivamente addebitata sul conto della carta di credito!
Mentre Nancy e Benjamin raccontano, mi chiedo quante fiction sulla mafia dovremo esportare in giro per il mondo prima di provocare altrettanto danno all’immagine della Sicilia. E quanti milioni di euro in locandine e spot pubblicitari dovrà spendere l’amministrazione regionale per compensare gli effetti disastrosi di questo genere di accoglienza. Quando infine concludono la narrazione, mi resta una curiosità: quale potrebbe essere stato il risvolto gradevole di questa mini-odissea? “Maria, la nostra ospite palermitana che non conoscevamo prima del nostro arrivo, è rimasta più sconcertata e addolorata di noi. Preoccupata che ripartissimo scandalizzati, ci ha regalato pomodori secchi, capperi di Pantelleria, un chilo di pasta da frumento coltivato in terreni confiscati alla mafia e dolci di natale fatti in casa. Buccellatini mi pare: li chiamate così?”.

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