giovedì 28 febbraio 2008

CUFFARO E L’ASPETTO ECCLESIALE


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“Primo piano”
28.2.2008

Cuffaro: l’aspetto ecclesiale della vicenda

Le vicende di Salvatore Cuffaro spiccano non per la loro inedita novità (altri presidenti di giunte regionali siciliane hanno subito in passato pesanti condanne penali) quanto per il genere di reato di cui è stato ritenuto colpevole da un tribunale di primo grado: favoreggiamento di boss mafiosi a cui ha fatto pervenire informazioni riservate su provvedimenti (per esempio intercettazioni ambientali) decisi a loro carico. Tra le numerose considerazioni circolate in questi giorni drammatici sui giornali e fra la gente, la meno nota riguarda l’aspetto ecclesiale della vicenda, circondata da silenzi tombali che solo voci isolate, pericolosamente isolate, hanno avuto in queste ore il coraggio di infrangere. Cuffaro non è solo un cattolico convinto e praticante, ma un cattolico che ha fatto della sua appartenenza ecclesiale una bandiera da esporre ai quattro venti. Ha chiamato un prete di periferia, generoso quanto ingenuo, a ricevere - in una stanza del Palazzo d’Orleans - i questuanti giornalieri cui distribuire elemosine e piccoli doni. Ha persino ritenuto opportuno supplire alla disattenzione dei vescovi siciliani, assumendo l’iniziativa plateale di consacrare la Sicilia alla Madonna delle lacrime di Siracusa. Ebbene, non è per lo meno strano che nessun esponente autorevole della comunità ecclesiale si sia fatto avanti in questa occasione per chiedergli un gesto di coerenza con gli ideali evangelici da lui strombazzati in tempi opportuni e inopportuni? Sinora si è appreso pubblicamente solo che alcune comunità si sono raccolte in varie chiese della Sicilia per pregare per lui prima della sentenza e che, dopo la sentenza, il parroco di Cuffaro, don Aldo Nuvola, abbia chiesto, a conclusione della celebrazione eucaristica domenicale, la solidarietà a un uomo ingiustamente perseguitato (”come Andreotti”) dalla “casta cattiva dei magistrati”. In senso contrario, solo una comunità cattolica di Ballarò ha avvertito il bisogno di chiedere perdono a Dio e ai concittadini per il pessimo esempio che il confratello Cuffaro ha dato e dà con i suoi reati (se saranno confermati anche in secondo e in terzo grado), con le sue frequentazioni e con il suo stile clientelare (che non hanno bisogno di nessuna conferma essendo da decenni davanti agli occhi di tutti).

Augusto Cavadi

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