martedì 25 marzo 2008

TURISMO


“Repubblica - Palermo”
martedì 25 marzo 2008

LA RETE SICILIA - TUNISIA

Nel 2010 il Mediterraneo diventerà, per dirla sommariamente, una zona di libero scambio. Come ogni passo verso la globalizzazione, sarà una lama a doppio taglio: potrà arricchire proporzionatamente le popolazioni coinvolte, ma anche favorire lo strapotere dei forti sui deboli. Al di là dell’entusiasmo di facciata, le prospettive non sono le più rosee: gli amministratori siciliani, troppo impegnati in risse da cortile pre-elettorali, non stanno predisponendo nessuna strategia complessiva in vista della scadenza e tutto lascia presagire che saranno soltanto le imprese del Nord (italiano ed europeo) ad approfittare - del tutto legalmente - dei nuovi mercati.

Fedele all’ispirazione originaria, il Cresm di Gibellina (il Centro di ricerche economiche e sociali per lo sviluppo del Mediterraneo fondato da Lorenzo Barbera, uno dei più creativi collaboratori di Danilo Dolci) va progettando - e mettendo in esecuzione - strategie che possano enfatizzare i vantaggi e ridurre al minimo i risvolti negativi di questo processo attivato dall’Unione europea. “Partecipare”, rivista reperibile gratuitamente in internet (www.cresm.it) ed anche su carta, aggiorna periodicamente sui progetti dell’associazione senza fini di lucro: ma almeno le vicende di uno di questi progetti meritano d’essere segnalate.
L’idea originaria è, nella sua semplicità, geniale: sconvolgere l’assunto (dato per ovvio) che debbano essere solo gli europei a visitare da turisti l’Africa e promuovere una corrente inversa. Più precisamente: favorire il turismo tunisino in Sicilia alla riscoperta delle radici arabe. Ma questa è, per così dire, la seconda fase. Per renderla possibile è opportuno, come spiega l’attuale presidente del Cresm Alessandro La Grassa, realizzare una prima fase di interventi in Tunisia mirati alla “attivazione di processi di sviluppo sostenibile e di cooperazione solidale, attraverso il riconoscimento delle diversità culturali, la conoscenza e il rispetto della dimensione locale, lo studio dell’impatto sociale del turismo di massa, spesso invasivo e distruttivo”. A tale scopo è fondamentale attrezzare le popolazioni tunisine sia dal punto di vista logistico (incrementando la disponibilità di letti anche attraverso i Bed & Breakfast gestiti da famiglie) sia, ancor più, dal punto di vista mentale: diffondendo la convinzione che “il turismo - se turismo consapevole, responsabile e sostenibile - rappresenta il primo strumento per far incontrare, interagire e conoscere realtà socio-culturali diverse, in un’atmosfera gioiosa, rilassante, piena di curiosità da un lato, e di ospitalità dall’altro, quale può essere quella di un viaggio”. In questa direzione si sono attuate le prime iniziative nella regione di Medenine (e, in particolare, nel capoluogo Zarzis, cittadina della costa meridionale della Tunisia, al confine con la Libia, di fronte all’isola di Djerba), provando a costruire i primi nodi di una rete turistica capace di interconnettere realtà produttive (olivocoltura, pesca, artigianato) e patrimoni culturali (siti archeologici, luoghi di rilevante bellezza naturale, tradizioni gastronomiche a rischio di estinzione).
Purtroppo le idee migliori arrivano di solito troppo presto rispetto ai tempi della politica e della burocrazia. Secondo la testimonianza degli operatori siciliani, l’Ambasciata italiana a Tunisi risponde raramente al telefono, obbliga a recarvisi di persona, fa addirittura pagare per la prenotazione e, alla fine, non rilascia i visti d’ingresso ai turisti tunisini per via dell’applicazione della Bossi - Fini. E’ lo spreco di un’occasione di sviluppo economico per il nostro Paese - per le regioni meridionali in particolare - che potrebbe costituire una meta per l’emergente ceto medio nordafricano; ma anche di un’occasione di tessitura di relazioni culturali ed umane con fasce sociali significative di popolazioni di religione ed etnia diverse dalla nostra ma la cui storia millenaria si è tanto spesso intrecciata (non sempre polemicamente) con la storia della nostra isola.

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