sabato 29 marzo 2008

Capire la mentalità cattolica: impresa non facile…(I)


“Rassegna di teologia”
2007, 5

E. LOMBARDI VALLAURI, Capire la mente cattolica, Le Lettere, Firenze 2007, pp. 116, euro 12,00.

Ai teologi cui piace dialogare non solo con i laici che si occupano di teologia da un punto di vista ‘esterno’ alla fede (alla Cacciari o alla De Luca), ma anche con i laici che se ne occupano dall’interno della vita ecclesiale, risulterà estremamente interessante - starei per dire: ineludibile - raccogliere le intelligenti e documentate considerazioni del linguista Edoardo Lombardi Vallauri (figlio del filosofo del diritto Luigi) in questo agile, ma non superficiale, saggio Capire la mente cattolica. Considerazioni in parte teologiche, in parte filosofiche, ma - soprattutto - sociologiche: una fotografia del cattolicesimo contemporaneo scattata da un ‘obiettivo’ disincantato, senza zeli apologetici né furie polemiche. Il quadro di riferimento è, sostanzialmente, lo “scisma sommerso” di cui ha scritto qualche anno fa Pietro Prini: tra i cattolici cresce, in maniera impressionante, il numero di coloro che sarebbero disposti a seguire la chiesa in asserzioni cruciali (il mondo visibile non è Tutto, sulla scia del Nazareno dovremmo solidarizzare fra noi anziché fregarci a vicenda e soprattutto fregare i più deboli etc.) ma non in tante credenze e norme secondarie (da alcuni dogmi mariani a vari divieti di etica sessuale), eppure questo dissenso resta sotterraneo. Anzi, si autocensura in radice, prima ancora di configurarsi come dissenso: “non si adeguano nella prassi ai dettami della chiesa, ma nemmeno li contestano. Non è esatto dire che non li condividono: piuttosto li ignorano senza discuterli” (p. 8). Sui cattolici pesa dunque la responsabilità, per pigrizia e amore di quieto vivere, di erigere a sistema una sorta di schizofrenia comportamentale: “stanno buoni, glissano, non sollevano problemi, praticano l’ossequio nei confronti delle gerarchie, e intanto si regolano come gli pare. Insomma, si disinteressano delle questioni di verità” (p. 116). Il che, per i seguaci di un vangelo che presenta il Cristo come “Via, Verità e Vita”, non è il massimo della coerenza auspicabile. Tra di loro circola “un autentico spirito di servizio” sì che, complessivamente, costituiscono indubbiamente “una forza buona e onesta” (p. 7): perché non promuovere, dunque, in tutti gli ambiti della chiesa un clima di confronto franco, sereno, che renda tutti i fedeli altrettanto onesti intellettualmente, capaci di una “ricerca consapevole della verità” (p. 11) che li porti ad accettare con serietà ciò che ad un esame coscienzioso risulterà accettabile e a problematizzare, con altrettanta serietà, ciò che non li convince?

Augusto Cavadi

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