“Monitor” 30.1.2015
IL GESU’ LAICO DI J. M. CASTILLO
Devo
a un collega campano che stimo particolarmente, Lorenzo Tommaselli, la
segnalazione di un piccolo libro (di cui egli stesso ha curato la traduzione in
italiano) del teologo spagnolo José Marìa Castillo: L’umanità di Dio (La meridiana, Molfetta 2014, pp. 115, euro
14,50). Se ne parlo in questa rubrica di carattere filosofico, dunque
radicalmente laico, è perché questo aureo volumetto è un grimaldello in grado
di far saltare ogni barriera d’acciaio fra il mondo dei credenti e il mondo dei
non-credenti: a patto, ovviamente, che
- nell’uno e nell’altro caso – si tratti, prima di tutto e
fondamentalmente – di esseri pensanti.
Dopo aver chiarito la differenza fra fede
personale e religione istituzionale
(tanto preziosa la prima quanto pericolosa la seconda), Castillo si concentra
su tre affermazioni cruciali:
a)
Gesù è stato un uomo profondamente spirituale;
b)
la sua spiritualità è stata alternativa rispetto alla religione
ufficiale centrata sulla sacralità del tempo (il sabato) e dello spazio (il
tempio);
c)
egli non ha voluto fondare una nuova religione, bensì umanizzare ogni
forma di vita religiosa identificando la fede con l’impegno effettivo a favore
di quanti soffrono malattie, esclusioni sociali, fame, ingiustizie.
Se è così, “si può affermare
con certezza che Gesùè patrimonio di tutta l’umanità. Voglio dire che Gesù non
è proprietà del cristianesimo.
Sono stati il cristianesimo e la Chiesa a essersi appropriati di Gesù e ad
averlo presentato come il centro e il contenuto fondamentale di una nuova religione.
In realtà, la Chiesa avrebbe dovuto avere la libertà, il coraggio e l’onestà di
presentare Gesù come la realizzazione
piena di ciò che è più profondamente umano, di ciò che è pienamente e
minimamente umano, di ciò che, al di là delle culture, tradizioni, costumi e
convinzioni religiose, costituisce il compimento delle aspirazioni dell’umanità
che tutti portiamo dentro nel più profondo del nostro essere” (p. 103).
Dall’angolazione di Castillo si possono rileggere
con occhi nuovi, perché originari, passi evangelici rivoluzionari come i
versetti 31 – 46 del capitolo 25 del vangelo secondo Matteo (è il brano sul
giudizio finale). Da passi del genere risulta con tutta evidenza che “l’etica è
la realizzazione determinante della fede. Gesù non chiederà conto a nessuno
della sua fede, delle sue idee religiose, dei suoi dubbi o delle sue oscurità
teologiche, delle sue fedeltà o infedeltà alla dottrina della fede. Di più,
nessuno dovrà rispondere del proprio agnosticismo o persino del suo ateismo. E
sicuramente nessuno dovrà spiegare perché sia stato progressista o
conservatore, di destra o di sinistra, ortodosso o eterodosso. Tutto questo,
che tanto preoccupa la gente di Chiesa e quanti si identifiacno con l’ideologia
o con il programma di un determinato partito politico, a Dio - almeno per quello che ne dice questo
Vangelo – non sembra interessare come un problema decisivo. […] Quelle che Gesù
indica come decisive sono sei questioni che saranno i grandi temi dell’esame di
Dio: il mangiare, il bere, il vestire, la salute,l’accoglienza degli stranieri,
la visita ai carcerati. […] Nessuno dei temi presentati da Gesù si riferisce a
tematiche religiose. Tutti questi sono problemi che preoccupano ogni essere
umano, di qualsiasi fede; o anche se non ha una fede religiosa. […]Se il
Vangelo ha ragione, dal giudizio finale si deduce che quello che importa a Dio
non è ciò che ciascuno fa per la propria salvezza, ma quello che fa per la
felicità e il benessere delle persone con le quali s’incontra nella vita” (pp.
67 – 69).
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
2 commenti:
VITTORIO RIERA - Dopo una inziale frequentazione della chiesa - e chi non è stato all'oratorio da ragazzo? - mi sono progressivamente allontanato dalla chiesa e dalle pratiche religiose, preoccupandomi di operare unicamente per "la felicità e il benessere delle persone " nelle quali mi sono imbattuto. Di più, non conosco cosa sia la gelosia, l'invidia, la perfidia e altre categorie del genere. Gioisco, anzi, quando un amico ha successo. Devo ritenermi salvo, allora? VITTORIO RIERA
V. RIERA - MI SCUSO PER LA RIPETIZIONE ( CHIESA ... CHIESA)
Posta un commento