sabato 25 febbraio 2017

LA TENEREZZA DI GESU'. HANNA WOLFF SECONDO MARIA D'ASARO


100NOVE
23.2.2017

           GESU' CHE TENEREZZA DI UOMO .  HANNA WOLFF DOCET

Tra i meriti del saggista e filosofo Augusto Cavadi, oltre alla rara capacità di coniugare in modo esemplare rigore di pensiero e chiarezza espositiva in campi che spaziano dalla politica alla filosofia, dalla teologia all’etica e all’impegno sociale, c’è anche quello di riuscire a condensare spunti imperdibili in libretti all’apparenza modesti. In particolare, nelle novanta pagine che compongono il saggio Tenerezza – Hanna Wolff e la rivoluzione (incompresa) di Gesù (Diogene Multimedia, Bologna, 2016, €5) l’autore ci offre le riflessioni su Gesù di Nazareth a opera della poco nota teologa e psicoterapeuta Hanna Wolff, deceduta nel 2001. L’intento dichiarato del testo è quello di richiamare l’attenzione sulle interessanti tesi della studiosa tedesca che, a parere di Cavadi, non merita affatto la damnatio memoriae cui sembra condannata: infatti le sue conclusioni teologiche, davvero suggestive e innovative, hanno il merito di presentarci un Gesù storico più autentico e “liberatorio” di quello conosciuto, ad esempio, attraverso le confessioni cristiane.
Che Gesù ci presenta questa studiosa di confine, che si è occupata di teologia e psicoterapia attraversando con coraggio e grande competenza tali discipline? Nei suoi tre testi fondamentali - Gesù, la maschilità esemplare; Gesù psicoterapeuta; Vino nuovo, otri vecchi - riproposti in italiano dall’editrice Queriniana e ben riassunti nel saggio di Cavadi, viene delineata la figura storica di un Gesù rivoluzionario incompreso, maschio e terapeuta esemplare; un Gesù che rifiuta il Dio degli eserciti, l’onnipotente Dio-patriarca della tradizione vetero-testamentaria. Ma la discontinuità tra Antico e Nuovo Testamento, così netta nelle parole e nella vita del Nazareno, è stata poco compresa già dai suoi stessi discepoli che “hanno forzatamente ‘armonizzato’ il messaggio di Gesù con il patrimonio biblico anteriore”. Secondo la teologa “La fanatica volontà di avviticchiarsi, come un’escrescenza parassita, all’ebraismo e al suo patrimonio religioso” trae origine “dalla ricerca non riuscita, e realizzata solo in parte, dell’identità cristiana”; per cui, paradossalmente, Cristo “che respingeva ogni giudizio, è divenuto il giudice del mondo.” La Wolff, con la sua attenta esegesi, ci dimostra invece che il Gesù originario credeva in un Dio assai diverso: un Dio misericordioso, un Dio empatico, che ci ama e ci lascia liberi “che garantisce un ritorno senza timore nella casa paterna/materna, che esclude radicalmente ogni ricorso alla violenza; (…) che, come un artista degno di lode, sollecita gli esseri umani a diventare artisti simili a lui.” Cavadi argomenta quindi che “cortei pro-famiglia, pro-campanile, pro-nazione potranno sempre svolgersi, ma non in nome di Gesù il Galileo” ed evidenzia come “la predicazione del vescovo di Roma – centrata sulla misericordia divina più che sul rigore legalistico patriarcale – troverebbe nelle ricerche bibliche e antropologiche della Wolff un più che solido fondamento scientifico”.
Hanna Wolff sottolinea ancora che Gesù, capace di integrare armonicamente l’anima maschile e quella femminile, è stato un “maschio singolare”: infatti, mettendo al centro della sua predicazione i valori femminili della disponibilità, della ricettività e della cura, ha demolito l’androcentrismo del mondo antico. Cavadi mette poi in evidenza che la Wolff, attraverso questa ‘nuova’ immagine storica di Gesù Cristo, ci fa ripensare criticamente molta teologia e altrettanta antropologia; infatti: “l’uomo concepito da Gesù è capace di rinunziare totalmente alle proiezioni che lo alienano e lo de-responsabilizzano (…). E’ di estrema plasticità psicologica: mostra di possedere ‘una sviluppata funzione del sentimento’(…); una spontanea e diretta percezione della natura profonda degli uomini e delle cose; (…) la capacità di vedere la realtà nella sua concretezza e di dare altrettanta concretezza alla dimensione più autentica, nonché di renderla comprensibile a tutti”. Infine, in Gesù la Wolff riconosce un precursore della psicoterapia contemporanea “perché in lui è pienamente presente la conoscenza dei processi psichici costruttivi o distruttivi della vita; (…) perché risana la persona ammalata (…), aiutandola a perseguire un agire costruttivo, che permetta di edificare la propria vita in gioiosa responsabilità”. Gesù dunque è lo psicoterapeuta esemplare, che “esorta l’uomo a diventare ciò che può e deve essere”, dà rilevanza sociale alle verità fondamentali dell’esistenza umana, esige da ciascuno il coraggio di incontrare se stesso.
 Grazie allora ad Hanna Wolff e al prezioso libretto di Cavadi, che ci fanno innamorare di questo Gesù maestro di cura: Tenerezza incondizionata che ci aiuta a vivere relazioni umane amorevoli, libere e autentiche e feconda un ventaglio infinito di possibilità esistenziali.     
                                                                                    Maria D’Asaro

1 commento:

Rolf Peter Lezius ha detto...

Ho letto di recente nella tua pubblicazione “Tenerezza” e mi farebbe piacere scambiare qualche parere.
A pagina 58 della tua pubblicazione citi la posizione critica della Wolff nei riguardi della teoria freudiana sui meccanismi propulsori che influenzano l’attività umana. Il tuo commento con le parole “severo giudizio” fa capire come queste critiche siano abbastanza problematiche ai giorni nostri. Da un po’ di tempo mi sono messo a studiare il tema dell’anima.
Ricerche necessarie sulle seguenti pubblicazioni:
1. “come il cervello produce l’anima” Biologo G. Roth
2. “il mistero Anima e corpo” Psicologo, filosofo H. Goller
3. “ Coscienza infinita” Cardiologo P. van Lommel
4. “ il cervello nudo” Fisico M. Markus
5. “Pensieri sporchi” Psicologa Kayt Sukel
Non è un problema andare a reperire le loro pubblicazioni che ho letto tutte in tedesco.
Gli argomenti trattavano a fondo il funzionamento del cervello a livello neurologico, endocrinologico, campi magnetici/elettrici emessi dalle sinapsi/dendriti, psicologia, esperienza post mortem, varie apparecchiature elettroniche/nucleari per la registrazione/rilevamento dei campi emittenti. Non per ultimo nuove metodologie per interfacciare la sensorietà di arti, occhi, sino alla manipolazione del cervello tramite impianti elettronici con relativa modifica del comportamento. Non ho neanche tralasciato il lato extrasensoriale PSI-parapsicologia.
È stato un vero lavoraccio per me e ho dovuto studiare parecchio.
La conclusione è la seguente:
E’ giusta la definizione biologica che noi facciamo parte del regno animale. Infatti il nostro corpo come qualsiasi altro animale reagisce a stimoli come, dolore, fame, sesso, ecc. Come gli animali reagiamo davanti a segnali di pericolo e ci facciamo attirare da cose che ci piacciono. Teniamo come per gli animali ricordi ed esperienze nelle relative zone del cervello. Come capita per gli animali il nostro carattere viene modificato da traumi subiti nel corso della vita: infanzia, disgrazie, violenza. Sia nell’uomo che nell’animale l’influenza esterna di eventi piacevoli/spiacevoli provocano reazioni a livello endocrinologico tali da ampliare/ridurre la sostanza cerebrale.
Una sola cosa non si può assolutamente registrare ed è quel senso che ti da la consapevolezza di esistere e qui vanno prese anche in considerazione quelle esperienze post mortem che non sono per niente così rare come comunemente si crede, al contrario. Solo l’uomo è capace davanti a uno stimolo che sia la fame, la sessualità, il pericolo, ecc. di prendere decisioni contrarie a quello che un animale in quei casi prenderebbe. Solo l’uomo è stato in grado di progredire al punto in cui ci troviamo oggi. Si parla di anima individuale, ebbene se ci soffermiamo a pensare sui nostri defunti,
non ci accorgiamo che ognuno di loro è irripetibile? Credo che a nessuno riesca facile trovare una spiegazione tangibile a questa unicità dell’individuo. Volutamente non vorrei usare i concetti religiosi in questa esposizione perché ciò che tanto cerchiamo lo sentiamo tutti e siccome non sappiamo come definirlo per assurdo lo mettiamo in dubbio. C’è chi pensa che con la matematica quantistica si riesca a spiegare quella dimensione che non vediamo. Si pensa di potere superare un giorno la dimensione spazio-tempo. Mi sono posto un quesito: Cosa potrebbe essere l’esistenza di un’anima nella nostra dimensione di spazio tempo? La risposta è subito non potrà mai essere l’anima che cercavamo.
Vengo alla conclusione. Nessuno degli autori dei libri che ho citato precedentemente ha potuto fornire prove materiali sull’esistenza o meno dell’anima. Ma tutti hanno ammesso l’esistenza non quantificabile materialmente, di qualcosa che anima ogni individuo singolarmente. Si usano termini di sentire, essere coscienti e in ultima razio la conclusione logica che esiste anche se ne mancano prove tangibili. C’è qualcuno che ha detto beati coloro che credono perché di loro sarà…..