mercoledì 12 maggio 2021

VALERIO GIGANTE SU "NE' PRINCIPI AZZURRI NE' CENERENTOLE" DI AUGUSTO CAVADI


 Adista Notizie n° 16 del 01/05/2021

ROMA-ADISTA. Un libro dalla forte valenza etico-civile “trascritto” e adattato – a mo’ di prontuario – per i ragazzi e alle ragazze delle scuole medie superiori. È l’interessante esperimento di Augusto Cavadi, palermitano, già docente, saggista e appassionato di temi teologici, filosofici e pedagogici, che alcuni mesi fa aveva pubblicato L'arte di essere maschi libera/mente. La gabbia del patriarcato, scritto in collaborazione con il Gruppo "Noi uomini a Palermo contro la violenza sulle donne". In questo libro la violenza sulle donne era analizzata dagli uomini, anzi – precisava l’autore – da «maschi meridionali», come la spia di un ben più ampio retroterra culturale e sociale del patriarcato. Con modalità che ricordano, per certi versi, quella mafiosa: come nel caso delle mafie, la cui presenza, «attiva e pervasiva», si mantiene «anche quando rimane nascosta e silenziosa». E proprio come la mafia, che uccide quando si sente minacciata, il moltiplicarsi dei crimini contro le donne potrebbe significare, secondo Cavadi, che «i maschi avvertono traballare la loro posizione di secolare predominio e reagiscono a quegli atteggiamenti femminili che, finalmente, si oppongono allo status quo secolare».

Nel suo nuovo libretto – un settantina di pagine in tutto (Né principi azzurri né Cenerentole. Le relazioni di “genere” nella società del futuro, Di Girolamo, Trapani 2021, pp. 76, euro 8) – cerca di fare ordine su tutta una serie di questioni, a partire dagli stereotipi di genere («che “genere”di donna o di uomo diventare dev’essere una mia scelta consapevole, non un’imposizione della famiglia, della scuola, degli amici, della comunità religiosa che frequento, in ultima analisi della società»), per dare ai ragazzi e alle ragazze strumenti utili per poter capire le relazioni di genere. Consapevoli che i ruoli sociali sono largamente plasmati da fattori storici, culturali e sociali, e che perciò si modificano costantemente col cambiare della società. Ma soprattutto il libro aiuta i giovani a riconoscere e fuggire le forme patologiche che spesso le relazioni tra i sessi assumono. Perché la costruzione di identità che operino una critica profonda e corrosiva alla cultura patriarcale deve cominciare sin da giovanissimi, quando cioè è più facile intervenire sugli stereotipi di genere, con l’obiettivo di vivere come cittadini/ e, liberi/e da modelli imposti. E dalle violenze che ne sono spesso il frutto.

I capitoli hanno un approccio pratico, anche nella dimensione quotidiana. Il VII, “Cosa posso fare da oggi”, invita ad esempio a «tradurre le nuove idee – se davvero risultano convincenti – in gesti concreti». Con una serie di suggerimenti sia per i ragazzi (come il rivedere ogni atteggiamento di prepotenza nei confronti delle donne, madri, sorelle, compagne di scuola, partner, o evocare espressioni lesive della dignità della donna) che per le ragazze (contestare ogni esempio di violenza verbale o fisica o psicologica su di sé o gli altri, interrogarsi sulla gelosia del proprio partner, ecc.). Oppure il decalogo allegato in appendice al libro che suggerisce alle ragazze gli atteggiamenti e i comportamenti più adatti per fronteggiare ragazzi che hanno manifestato atteggiamenti violenti nei loro confronti. 

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