sabato 30 dicembre 2023

MENTALITA' FEMMINISTA E CULTURA PACIFISTA

 



"Adista/Notizie", 41, 2023

Maria donna di pace 

1 gennaio 2024

Lc 2, 16-21.

 Sappiamo che la disputa sull’identità di Gesù Cristo è antica quanto il cristianesimo. Quando, dopo il Concilio di Nicea (IV secolo), cominciò a prevalere la dottrina dell’unica persona divina che, «non cessando di essere ciò che era (Dio), iniziò ad essere ciò che non era (uomo)», anche la mariologia fu sottoposta a coerente revisione: la madre di Gesù divenne, nel successivo Concilio di Efeso (V secolo), «madre di Dio». E fu la polla da cui zampillò la costellazione di dogmi mariani, sino alla sua esenzione – fin dal concepimento – dal “peccato originale” (XIX secolo) e alla sua assunzione in cielo in anima e corpo (XX secolo).

Questa articolata costruzione teologica sta o cade con la cristologia su cui poggia: per chi crede che Gesù sia portavoce, immagine, icona del Mistero, ma non egli stesso Dio per essenza, Maria è madre di un profeta, di un maestro, di un martire, ma non del suo stesso Creatore. Questo ridimensionamento, per così dire ontologico, fa della Madonna una donna da ammirare e imitare più che da “iper-venerare” nella sua inattingibile incomparabilità.

Poiché di Maria di Nazareth sappiamo poco o niente sotto il profilo storiografico, possiamo solamente supporre che – avendo Lei accompagnato pedagogicamente per tanti anni la formazione di un tale Figlio – non deve essere stata, pur con tutti i suoi inevitabili difetti, una donna banale. E proprio in quanto donna, la memoria di Lei può suggerirci le potenzialità del femminile (che nella società occidentale, incluse più o meno gravemente tutte le chiese cristiane, sono state per secoli svalorizzate e mortificate) anche in ordine ai drammi contemporanei.

Come è noto, papa Paolo VI, nel 1967, ha scelto proprio questa festività mariana per celebrare la Giornata mondiale per la pace, accompagnandola con un proprio messaggio sul tema. Anche i papi successivi hanno mantenuto questa tradizione, sino a Francesco (di cui Matteo Prodi e Sergio Tanzarella hanno pubblicato, in edizione critica con prefazione di don Mimmo Battaglia, con il titolo Conquista la pace, i messaggi del primo gennaio di ogni anno dal 2014 al 2023).

La coincidenza della celebrazione mariana con la Giornata per la pace è casuale, priva di significato? Non mi pare che i pontefici l’abbiamo mai notato, purtroppo. Eppure il nesso, ormai evidente, fra mentalità maschilista (virilista, androcentrica) e guerra permetterebbe di sottolineare un nesso, altrettanto stretto, fra mentalità femminista (materna, sororale) e pace. Maria, proprio in quanto icona della femminilità, potrebbe prestarsi a fungere da prototipo di quanti – donne o uomini – sono protesi nella costruzione di un mondo finalmente pacificato.

La storia anche recente ci avverte, però, di non cadere nel biologismo: come si nasce maschi e si diventa uomini, così si nasce femmine e si diventa donne. Il sesso non è il genere. Ci sono uomini che coltivano, nella loro psiche e nella loro postura sociale, il femminile che è in essi, senza averne né paura né vergogna; così come ci sono donne che, nella loro psiche e nella loro postura sociale, coltivano non solo il maschile che è in esse (ciò giocherebbe a favore di una personalità integrata), ma anche il maschilismo della tradizione patriarcale in cui sono nate e cresciute. In termini equivalenti: il patriarcato maschilista è una gabbia che imprigiona tutti e tutte, proprio come la cultura della violenza come unico metodo per affrontare gli inevitabili conflitti.

Insomma è solo una dimensione consapevolmente e criticamente femminile (che, sino al persistere del maschilismo, non può non dirsi femminista) del pensare, del sentire e dell’agire che può sostenere le persone – di ogni sesso e di ogni genere – nella ricerca quotidiana e proattiva della convivenza pacifica all’interno delle nazioni e fra di esse.


Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com

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