giovedì 2 febbraio 2006

LA SCELTA DEL DIFENSORE CIVICO


“Repubblica – Palermo”
23.2.06

PRIMO MERITO L’APPARTENENZA

Qualche volta i democristiani della Prima Repubblica spiazzavano elettorato e avversari politici con gesti di apertura al nuovo o di accettazione del diverso. Non così i pasdaram dei sultani della Seconda: fanno razzia e non lasciano neppure le briciole. Poiché Cuffaro è uno splendido frutto della vecchia scuola democristiana, per un momento ci si era potuti illudere. Ma è stato solo per pochi giri d’orologio. Il commissario - nominato dal presidente della Regione per supplire all’incapacità del consiglio comunale di raggiungere la maggioranza prevista per legge - aveva dichiarato di aver bisogno di un po’ di tempo per esaminare le carte e valutare i titoli, dando l’impressione di voler seguire le regole e il buon senso. Il responso di ieri ha però deluso nella sostanza, se non nella forma. Non pochi siamo convinti che abbia operato la scelta più banalmente bottegaia: assicurare, senza farsi troppi scrupoli, la poltroncina vuota ad uno di casa. L’avvocato Tito, per quel che se ne sa, è un professionista qualificato: ma, per quel che se ne sa, qualificato a fare bene, appunto, l’avvocato. Se non avesse avuto concorrenti, sarebbe stata una scelta dignitosa. Ma una consistente quota trasversale di consiglieri si era più volte espressa – alla fine a pari voti – per un candidato, Lino Buscemi, che si è occupato da decenni, a vario titolo e con varie strategie, proprio di quelle tematiche di cui dovrebbe occuparsi un difensore civico. 

Autorevoli componenti dell’associazione nazionale di questa specifica categoria di funzionari hanno avuto modo di esprimere pubblicamente, anche se in taluni casi da posizioni politiche di centro-destra, stima e apprezzamento per Buscemi (per altro eletto presidente del comitato scientifico dei difensori civici italiani): ma i meriti derivati dalla competenza non sono stati sufficienti a compensare il demerito di non vantare appartenenze. L’esito della ormai lunga vicenda sarebbe stato preoccupante se si fosse trattato di qualsiasi nomina riguardante la gestione di un ente pubblico: ma, in questo caso, risulta quasi angosciante. C’era da assegnare la responsabilità di un organo di garanzia indipendente cui il cittadino senza padroni e senza padrini possa rivolgersi quando sospetta di essere vittima di un abuso da parte di politici o di burocrati: ma che garanzie di equidistanza può offrire un personaggio preferito proprio perché schierato, senza ambiguità, da una parte? La storia - in Sicilia come dappertutto – riserva le sue sorprese e può capovolgere i pronostici: ma, allo stato attuale, come aspettarsi che una partita di calcio venga gestita equamente da un arbitro prescelto da una delle due squadre in gara? Sarebbe divertente, ma anche istruttivo, se il candidato escluso – o qualche altro cittadino – sottoponesse al candidato vincitore una prima pratica da sbrigare: accertare se, nei meccanismi che hanno portato alla nomina commissariale del difensore civico, siano stati salvaguardati i diritti di tutti i candidati. E soprattutto della gente.
Poiché, come si sa, la speranza è l’ultima dea ad abbandonare i mortali, nessuno vuole mollare qualche appiglio rimasto. Anche noi staremo ad osservare, come avremmo fatto con qualsiasi altro nominato, il modo di agire dell’avvocato Tito nelle sue nuove - nuove per lui e nuove per Palermo – vesti. Vedremo con quali criteri, a sua volta, sceglierà i collaboratori permanenti che dovranno affiancarlo nell’esercizio delle sue funzioni di ascolto, di proposta, di stimolo, di denunzia. Ne vaglieremo le capacità tecniche nell’affrontare le molte, spinose questioni (soprattutto riguardanti la trasparenza dell’amministrazione) che l’attendono. Non meno la correttezza etica. Dunque anche il coraggio di protestare a voce alta se, come è accaduto a suoi omologhi in altre metropoli italiane, non dovesse ricevere dalla giunta municipale (come, per altro, non li ha ricevuti a suo tempo l’ex-Assessore alla legalità e alla trasparenza) i locali, le attrezzature, le risorse indispensabili per lavorare serenamente e seriamente. Soprattutto misureremo, con l’intera opinione pubblica, la sua capacità di non guardare in faccia nessuno: neppure quei compagni di partito che, nella scelta del proprio controllore, hanno mostrato un invidiabile…autocontrollo. La città ha bisogno di un difensore civico che sappia e voglia accorciare le distanze fra i cartelloni pubblicitari e la quotidianità; dare voce agli immigrati e alle fasce più deboli della popolazione; soprattutto stroncare il clientelismo di ogni colore senza il quale il sistema di dominio mafioso inizierebbe a mostrare le prime crepe.

Augusto Cavadi

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