mercoledì 24 dicembre 2008

DONNA E PASTORA


“Centonove” 24.12.08

DONNA E PROTESTANTE ?
FUORI DALLE CORSIE!

Elisabetta Ribet, 35 anni, piemontese, da 5 anni pastora della chiesa valdese-metodista della Noce a Palermo. E’ una donna dai modi aggraziati, lo sguardo attento, il sorriso acceso da un vivo senso dell’humour. Le cronache raccontano di un grave episodio di cui è stata vittima in questi giorni presso una struttura sanitaria pubblica del capoluogo siciliano. Cosa le è capitato, di preciso, pastora? “Mi sono recata a trovare, presso il reparto di traumatologia e ortopedia dell’Ospedale ‘Cervello’, un’anziana signora della mia comunità. E’ un mio dovere pastorale, prima ancora un suo diritto di cittadina ricevere assistenza spirituale. Ero in anticipo rispetto all’orario delle visite e un’infermiera mi ha gentilmente bloccato, chiedendomi di attendere. Ho esitato un momento e poi, visto che alcune altre persone sono entrate in reparto, sono entrata anche io senza ulteriori problemi. Il giorno dopo sono tornata insieme a due altre sorelle di chiesa. Siamo entrate in tre mezz’ora prima dell’orario di visita. Quando ci hanno chiesto di uscire le due hanno immediatamente chiesto scusa e sono uscite, ma che io, in quanto pastora, potevo rimanere. L’infermiera era accompagnata dal primario, dottor Claudio Castellani, che non ha voluto sentire ragioni: nonostante gli abbia mostrato il tesserino che certifica che io sono un ministro di culto, documento riconosciuto dallo Stato italiano nei termini dell’Intesa con le nostre chiese, mi ha buttato fuori. Peraltro, in reparto e in particolare nella stanza della persona che mi aspettava non c’era nessuna situazione che potesse far dire che era meglio non entrare immediatamente”.

Ma esiste una normativa che le garantisce il diritto di visita di una fedele fuori orario?
“Sì, certo. E’ la normativa garantita dall’Intesa tramite la legge 449 dell’84 che non vale solo per i preti in clergyman, ma anche per chi come me è una giovane donna con la gonna un po’ sopra le ginocchia”.
E cosa l’ha ferita in questo episodio?
“Innanzitutto, sul piano più immediato delle relazioni umane, l’assoluta mancanza di ascolto da parte del primario. In secondo luogo, la palese violazione del diritto della sorella ricoverata e della sua libertà di religione. Come se soltanto i cattolici romani avessero diritto alla visita del loro parroco... Inoltre sono stata amaramente colpita nella mia coscienza di cittadina di uno Stato laico che non riesce a garantire parità di diritti. Sia chiaro: sarei stata altrettanto turbata se ad essere bloccato fosse stato un rabbino ebreo o un imam islamico, e mi chiedo come funzioni con i pastori pentecostali. E’ una questione di genere, di abito talare, qual è il problema?”
Se poi si considera che tutto questo avviene in una regione in cui un governo di centro-destra ha assunto negli organici amministrativi gli assistenti religiosi cattolici, costringendo tutti i contribuenti a pagare un servizio di cui godono solo i pazienti cattolici, c’è davvero da rimanere esterrefatti. Dopo la sua protesta sull’edizione palermitana di un quotidiano nazionale è mutata qualcosa?
“Corrado Augias ha ripreso la lettera sull’edizione nazionale di ‘Repubblica’. Nel frattempo, la Tavola Valdese si è mobilitata per chiedere chiarimenti e per denunciare questo episodio. Non è una cosa che tocca me personalmente, ma piuttosto un preoccupante segnale di quella che nel migliore dei casi possiamo chiamare imperdonabile superficialità, se non violazione di diritti di base.
La cosa che più mi rattrista è sentire che attorno a questo episodio si sta formando, a fianco della giusta attenzione e volontà di chiarire i fatti ed evitare che si ripetano simili situazioni, anche una leggera bruma di spettacolarizzazione da reality show. Non denuncio questo episodio per fare audience, ma perchè è uno dei tanti sintomi di qualcosa di molto grave che riguarda il nostro modo di vivere qui in Italia, il nostro senso civico e di cittadinanza, in particolare su tutto ciò che ha a che fare con la libertà di religione nel paese”.

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