martedì 18 giugno 2013

Bibbia e omosessualità

“Repubblica – Palermo”
18.6.2013

Bibbia e omosessualità

Il consigliere palermitano dell’Mpa, Angelo Figuccia, non è il primo e non sarà l’ultimo ad appellarsi alla fede cristiana per condannare il Gay Pride. E non solo in ambito ecclesiale, ma anche in sede civile, per esempio chiedendo al presidente di una repubblica, che (sino a prova contraria) sarebbe aconfessionale, “un intervento deciso per porre fine a queste iniziative carnevalesche che nascondono seri pericoli per la morale collettiva. Sodoma e Gomorra, distrutte per opera divina, siano per noi un monito”. La questione è seria perché simili convinzioni non conoscono nessun genere di confine: le condividono - ovviamente traendone conseguenze esistenziali opposte -  fedeli e atei, analfabeti e laureati, eterosessuali e omosessuali.
Ma se ci si accosta alla Bibbia con un minimo di attrezzatura scientifica, intendo ovviamente linguistica ed esegetica, questa prospettiva vacilla seriamente. Molte ragioni saranno sviscerate mercoledì 19 alle 17 durante un question time organizzato ai Cantieri culturali  con un gruppo di preti cattolici e pastori protestanti, ma qualcosa la si può chiarire brevemente.
Una prima argomentazione, un po’ troppo raffinata forse, riguarda l’interesse dominante degli autori dei vari passi biblici che condannano l’omosessualità: che non è, anacronisticamente, un interesse morale quanto di fede. I rapporti fra soggetti dello stesso sesso, infatti, vengono condannati in quanto  - precludendo la riproduzione dei nuovi figli d’Israele – mettono a repentaglio la sopravvivenza fisica del popolo ‘eletto’ e, dunque, i disegni salvifici del Dio d’Israele. Una motivazione, dunque, squisitamente teologica, non etica, che – da quando il pianeta è sovraffollato – non può essere sostenuta con altrettanta convinzione. Una riprova? Che la morale sessuale cattolica, che condannava per gli stessi motivi qualsiasi pratica contraccettiva all’interno del rapporto coniugale, è diventata sempre più permissiva, sia in teoria che soprattutto nella pratica pastorale.
Ma – è l’obiezione che, spesso in perfetta buona fede viene avanzata a questo punto – così non si storicizza la parola dell’Eterno? Non si accetta una logica relativistica, almeno relativa ai tempi e alle circostanze locali? A questo genere di obiezioni basterebbe, per la verità, un rapido  - e certo incompleto – elenco di prescrizioni e di divieti, contenuti anche essi nella Scrittura, che nessun credente (tranne forse qualche rara tribù di fondamentalisti)  osa considerare vigenti. In Levitico, 18, 22  l’omosessualità è bollata come “abominio”. Bene. Ma nello stesso libro della Bibbia  (capitolo 11 , versetto 10) viene usato esattamente il medesimo vocabolo per stigmatizzare l’atto di consumare “crostacei”: perché una condanna sarebbe caduca e l’altra perenne? Al capitolo 24, versetto 44, si afferma che si possano possedere schiavi, sia maschi che femmine, a patto che siano stranieri: saremmo disposti a ribadire questo diritto con gli svizzeri o con i francesi? E al capitolo 21, versetto 20, che non ci si può avvicinare all’altare di Dio se si accusano difetti di vista: che fare con papi e vescovi bisognosi di occhiali? Il versetto 27 del capitolo 19 vieta espressamente ai maschi di radersi i capelli: qualcuno ritiene che sia necessario “mettere a morte” i trasgressori di questa norma?
Si potrebbe estendere l’analisi a molti altri libri della Bibbia, con scoperte altrettanto stupefacenti. Ma allora la Bibbia non insegna nulla in campo sessuale? Per fare in sintesi un discorso molto più articolato, essa insegna che l’anima della sessualità è l’amore: la benevolenza reciproca nella libertà e nel riconoscimento dell’uguale dignità dei partner. A qualcuno sembrerà poco, ma l’esperienza ci insegna quanto sia difficile per ciascuno di noi vivere davvero questo criterio di vita.

Augusto Cavadi

2 commenti:

Paolo calabrò ha detto...

Carissimo,
permettimi di farti i complimenti per l'eccellente pezzo di stamattina. Semplice, sintetico ed efficace. Importante perché permette di vedere che a volte basterebbe un minimo di attenzione (e di intelligenza) per risolvere problemi millenari (o almeno, per cominciare a mettersi sulla strada del dialogo, invece che dello scontro e della condanna).
Ti abbraccio

Pier Carlo Tesi ha detto...

Commento "laterale": non è mai fine scherzare sui nomi e sui cognomi, ma uno che si chiama Figuccia e tuona contro l'omosessualità strapperebbe un sorriso a chiunque. E poi si dice "nomen omen" ...
Bellissima riflessione, la tua, ho sempre avuto paura di coloro che attribuiscono a D. e alla Sua parola le proprie nevrosi.
Un abbraccio
Pier Carlo