domenica 17 giugno 2018

E' POSSIBILE UN VERO DIALOGO TRA I MONOTEISMI DEL MEDITERRANEO ?

In rete, nello spazio www.sfi.it, potete scaricare gratuitamente una rivista di didattica della filosofia dal titolo “Comunicazione filosofica”. Nel numero 39 (novembre 2017) è ospitata anche una mia RECENSIONE a:

L’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo (Trapani) pubblica in rete un periodico (scaricabile gratuitamente da www.istitutoeuroarabo.it/DM) dal titolo eloquente: “Dialoghi Mediterranei”. Poiché i numeri 22 (novembre 2016) e 23 (gennaio 2017) hanno riscosso un particolare interesse, l’Istituto ha ritenuto opportuno editare anche in forma cartacea (grazie al finanziamento della azienda Chiraema) i contributi apparsi telematicamente in questi due numeri.  Il volume che ne è risultato (Dialoghi Mediterranei. Monoteismi e dialogo, a cura di Antonino Cusumano, Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo, Mazara del Vallo 2017, pp. 219), può essere richiesto direttamente tramite e-mail: info@istitutoeuroarabo.it.
   Come indica già il sottotitolo del volume, i 18 contributi (preceduti da una Nota introduttivadel curatore) tematizzano la questione – ormai da tempo dibattuta – della possibilità che i tre grandi monoteismi del Mediterraneo (ebraismo, cristianesimo e islamismo) possano convivere o addirittura interloquire pacificamente e costruttivamente fra di essi.
  In un primo gruppo di contributi potremmo includere i testi che si occupano, prevalentemente,  di fotografare lo stato attuale da un punto di vista storico-antropologico : da Crociate di oggi, radicalismi di ieri. Il mito di Lepanto(pp. 77 – 86) di Cinzia Costa a Le religioni monoteiste nel rito funebre di Valeria Solesin [una ragazza veneziana uccisa nel corso dell’attenta terroristico al Bataclan di Parigi il 13 novembre 2015]:dimostrazione di un trascendimento  (pp. 27 – 36) di Linda Armano; da Un Comitato per la Stanza del Silenzio o dei Culti: prime risposte per spazi multifede(pp. 153 – 159) di Sara Raimondi a Chiese, moschee e sinagoghe: la luce di Dio scrive la città(pp. 177 – 210) di Flavia Schiavo. Anche Rosolino Buccheri, nel suo Retoriche, ambiguità, potenzialità e utopie nel dialogo fra fedi religiose (pp. 41 – 54), offre un quadro variegato e problematico dell’attuale status quaestionisutilizzando le interessanti categorie epistemologiche di MMR (Mental Model of Reality) e SMR (Social Model of Reality). 
  Una seconda serie di contributi è più orientata alle prospettive future: è possibile un dialogo fra i tre monoteismi? Nessuno degli interventi ritiene scontata la risposta affermativa. Né Piero Di Giorgi, a giudizio del quale “la violenza è connaturata al monoteismo ed è resa possibile anche dalle ambiguità presenti nei testi sacri delle tre religioni, soggetti, spesso, , a interpretazioni forzate e a strumentalizzazioni politiche” (Per  una sfida cosmopolita dal basso, p. 17) né Leo Di Simone, secondo cui “le tre fedi in questione non sono facilmente omologabili, né compatibili”:  “soltanto restando nell’alveo di una generica, ottimistica, allegra e speranzosa genericità si può affermare a cuore leggero che Cristianesimo, Ebraismo e Islamismo credono nello stesso Dio” (La confusione dei monoteismi in Europa, pp. 90-91). Pietro Clemente registra addirittura un deludente arretramento del clima internazionale da alcuni decenni a oggi: “Per molti anni esperienze di multiculturalismo hanno avuto vita difficile ma positiva, aprendo a immagini del mondo globale come polifonia delle diversità. Oggi queste immagini sbiadiscono velocemente” (Religioni, culture, guerre: un mondo di contraddizioni, p. 75).
  Molto saggiamente, a mio modesto parere, Adelkarim Hannachi mette in guardia dall’errore nell’individuare il livello del dialogo: se esso continua, soprattutto, fra dotti, “sembra un rimedio inventato allora per curare le persone sane”. Bisogna avere l’acutezza di sguardo e il coraggio di vedere che “i conflitti che hanno prodotto l’estremismo religioso sono di natura economica, politica e strategica. La strumentalizzazione dell’Islam subentra successivamente e si alimenta dell’arretratezza della mentalità, del tribalismo, del comunitarismo e delle forme di religiosità conservatrice, retrograda e fondamentalista” (L’Occidente e l’Islam: interrogativi sul dialogo interreligioso, pp. 106 – 107). Come afferma un sociologo francese, stiamo assistendo – più che alla radicalizzazione dell’islamismo – all’islamizzazione del radicalismo.
 Quali che siano le probabilità di un tri-alogo fra i monoteismi mediterranei, certamente questo ha necessità di una preliminare rilettura critica dei fondamenti di ciascuna delle tre tradizioni. Solo “liberata dalla nozione mitologica di rivelazione divina, la Bibbia, come qualunque altro grande testo religioso, può allora offrire a chi è alla ricerca di senso spunti di grande ricchezza spirituale” (Elio Rindone, Che significa “rivelazione”?, p. 165); poiché ogni approccio al Mistero è parziale, limitato, “di questi limiti ogni religione dovrebbe rendere consapevoli i propri fedeli,mutando radicalmente al proprio interno insegnamenti e predicazione, fondandoli sulla premessa che ogni immagine di Dio è solo la proiezione di un ‘sé’ collettivo particolare, costruita e tramandata nel tempo” (Marcello Vigli, Religioni sì, no, come, p. 213); insomma, come recita il titolo del contributo di Augusto Cavadi, Solo l’autocritica può consentire il dialogo(p. 55). Infatti, se si vogliono evitare “astratte e inutili fughe in avanti, che possono compiacere solo pochi”, bisogna piuttosto puntare a che “ognuno stia al suo posto e faccia la sua parte, con la sua storia e nella storia dell’umanità, che è storia di aree comunicanti” (Antonino Pellitteri, “Non disputate con la gente del Libro altro che nel migliore dei modi”,p. 152).
   In questa ottica autocritica rientra la fine distinzione proposta da Paolo Branca fra il livello teologico-dottrinario e il livello storico-antropologico: spesso, infatti, l’inconciliabilità non è tanto fra dogmi, quanto fra consuetudini sociali e condizionamenti culturali che, per ignoranza, si ritengono  intoccabili (mentre sono essi stessi frutto di intrecci storici e meticciati inter-etnici) (cfr. Forme della religiosità e dinamiche identitarie nell’era della globalizzazione, pp. 37 – 39). L’attenzione al piano della quotidianità sociale – ma questa volta per evidenziarne le potenzialità positive, costruttive - è testimoniata anche dagli episodi autobiografici raccontati da Stefano Montes (nel suo Percorsi esistenziali del dialogo interreligioso. Scene vissute fuori campo, pp. 115 – 136) nonché dal primo dei “comandamenti” suggeriti da Brunetto Salvarani nel suo Per un decalogo del dialogo: “Il dialogo si fa tra persone. Non sono i massimi sistemi, le filosofie, le metafisiche, le religioni, che entrano in dialogo, ma le persone, quando queste sono messe in situazione  di poter dialogare” (p. 172).
  Sul piano operativo, Luca Parisoli critica duramente il progetto di costruire a Berlino un tempio interreligioso, definendolo addirittura “funesto”: “da un lato, se le confessioni religiose sono moribonde, ossia non trovano più esseri umani disposti a riconoscersi nella loro identità normativa, allora è inutile agevolarne il decesso; dall’altro, se almeno una di queste tre confessioni religiose è vitale, allora significa cercare di ferirla a morte, seppure con il sorriso della tolleranza. E un animale ferito a morte è disposto a tutto pur di continuare a vivere” (L’identità normativa delle religioni tradizionali, p. 143). Meno drasticamente, Vincenzo Meale (in Nel destino di Gerusalemme il dialogo possibile tra le religioni, pp. 109 - 113) propone, in alternativa al (o, per lo meno, con priorità rispetto al) progetto architettonico in Berlino, ogni concentrazione di energie nel restituire a Gerusalemme le condizioni minime di vivibilità fra i fedeli dei tre monoteismi.
  Come si può intuire da queste note, poco più che telegrafiche, si tratta di un volume polifonico in cui ogni autore ha sintetizzato anni di ricerca e di riflessione. Di un volume, poi, che incarna ciò che dovrebbe essere sempre più la vocazione dell’Italia e, in particolare, del Meridione: un crocevia che elabora, con faticosa serietà, alcune delle tensioni più drammatiche della globalizzazione galoppante.

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

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