sabato 4 maggio 2019

LE MOLTE FACCE DELL'AMORE

La bella, intensa, serena, vivace conversazione di ieri sera al Liceo classico "Scaduto" di Bagheria con il noto filosofo cattolico Giuseppe Savagnone è stata per me l'occasione di ripensare alcune tematiche toccate recentemente anche in alcune sessioni del Festival della Filosofia d'a-Mare di Castellammare del Golfo.
In dialettica con Giuseppe, che mi è stato maestro di tante cose nella fase di formazione (negli anni mi ero abituato ad aggiungere:"prima che optassi per una sana eresia rispetto al cattolicesimo"; ma adesso che il povero papa Francesco è accusato anch'egli di eresia dai custodi dell'ortodossia cattolica mi trovo un po' spiazzato: non è frequente nella storia della Chiesa che un eretico si trovi più d'accordo con un papa che con i suoi contestatori), e memore di numerosi scambi in proposito con un un altro mio amico, Alberto Giovanni Biuso (che, invece, si colloca in posizioni nettamente anti-cristiane alla Nietzsche) ho maturato alcune considerazioni che espongo in sintesi brutale.
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E' lecito, quando si riflette filosoficamente, sull'esperienza umana ricorrere ai miti egiziani, ai miti ebraici, ai miti greci e alle storielle zen? Indubbiamente. Come insegnano grandi geni dell'umanità (Platone, Vico, Jung, Jaspers, Heidegger, Ricoeur...) le mitologie illuminano la descrizione oggettiva e accurata (in filosofese si dice: la fenomenologia) dell'essere umano.
La Bibbia, compresi i quattro vangeli canonici, può costituire anch'essa - come le altre grandi narrazioni poetiche dell'umanità - un faro supplementare per la ragione osservante e riflettente? 
Dipende.
Se la si assume dogmaticamente come Testo rivelato "verbatim" ("parola per parola") da Dio, diventa un vincolo alla libertà della ricerca razionale. E' molto probabile, infatti, che l'intelligenza autonoma si scontri con idee, norme, convinzioni, credenze, insegnamenti biblici (e poi anche cattolici) che la costringono a un bivio doloroso: o la fede in Dio (in questa accezione letteralista) o la filosofia.
Qualora, al contrario, la Bibbia venga assunta come uno dei tanti testi sapienziali dell'umanità - intrecciata di intuizioni geniali e di asserzioni ignobili - essa, né più e neppure meno del Libro dei morti o dell'Iliade o della Bhagavat Gita o di Giulietta e Romeo o di Alla ricerca del tempo perduto, può offrire ipotesi di studio e suggerire punti di vista inediti.
Proprio oggi un intellettuale agnostico tendente all'ateismo (Corrado Augias) ha pubblicato, sulla home page di www.repubblica.it, un breve video in cui recensisce l'ultimo libro di un giovane filosofo ateo francese (Francois Jullien) dal titolo inequivoco: Le risorse del cristianesimo. Ma senza passare per le vie della fede (Ponte delle Grazie). Il tema di Jullien che più ha colpito Augias (confronta, sino a quando sarà disponibile in rete, https://video.repubblica.it/rubriche/racconti-di-corrado-augias/racconti-augias-ci-serve-ancora-il-cristianesimo-risponde-il-filosofo-jullien/332542/333138?ref=RHPPBT-BH-I210960169-C4-P6-S1.4-T1) è il tema dell'amore come "agape", come espansione gratuita e illimitata, soprattutto verso chi non ci attrae eroticamente e verso chi non ci ricambia in una relazione di amicizia paritetica. Secondo Augias, Jullien sostiene che questo tema dell'amore gratuito sia un'esclusiva originale della testimonianza esistenziale di Gesù detto il Cristo: se questa fosse davvero la tesi di Jullien (non ho ancora letto il libro, da poco in commercio in versione italiana) NON sarei d'accordo. Come ho documentato nel mio Chiedete e non vi sarà dato. Per una filosofia (pratica) dell'amore (Petite Plaisance) è vero che l'agape è un tema specifico del messaggio evangelico, ma non certo una sua esclusiva. Prima (filosofia greca, induismo, buddhismo), durante e dopo la vita di Gesù di Nazaret il pianeta pullula di personaggi, movimenti, testi che esaltano necessità di integrare l'eros e la philìa con l'esperienza, talora crocifiggente, dell'agape (vedi per limitarci solo a qualche esempio le interviste di Giovanni Falcone, agnostico, e di Paolo Borsellino, cattolico praticante). Anzi, diverse correnti orientali estendono la "compassione" anche agli altri animali in quanto esseri viventi e senzienti (fratellini minori e indifesi di cui i tre monoteismi - ebraismo, cristianesimo e islamismo - si curano assai poco).
                                                                 ***
Lo so che sostenere ciò che sostengo mi inchioda nella "terra di nessuno" di chi è troppo bigotto agli occhi degli atei e troppo eretico agli occhi degli ortodossi. Ma se un filosofo non è disposto a pagare almeno in termini di solitudine la fedeltà alla propria coscienza (consolandosi di non vivere né sotto inquisitori fondamentalisti  né sotto fondamentalisti laicisti) è meglio che cambi mestiere. Da Socrate a Giordano Bruno, da Galilei a Rosa Luxemburg, da Gandhi a Solgenitsin la strada della ricerca spregiudicata è scandita da martiri. 

www.augustocavadi.com

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo l'esegeta Simon Legasse c'è qualcosa di nuovo nel vangelo, anche se appare dimenticato in altre pagine neotestamentarie: la torah esorta "a venire in aiuto al nemico privato israelita (Es 23, 3-4). Ma non va oltre. Il giudaismo contemporaneo di Gesù e degli apostoli cerca di estendere il campo di applicazione dell'amore, ma non giunge mai a includere gli avversari del popolo ebreo: questi rimangono nemici e non si potrebbe fare altro che odiarli" (E chi è il mio prossimo?, Dehoniane 1991, pag. 160).
Ciao, Elio

Francesco Dipalo ha detto...

Se provare a confrontarsi in maniera aperta e recettiva con la realtà umana - non con le ideologie astrattive, o con le categorie intellettuali, ma con le persone in carne ed ossa - è eresia o bigottismo, ebbene, ti faccio volentieri compagnia in questa terra di nessuno. Fratelli della e nella terra di nessuno.
Francesco

Simonetta Attinelli ha detto...


Sempre a disposizione per un confronto

A presto Simonetta