martedì 2 febbraio 2021

COMPITI (PIU' O MENO ADEMPIUTI) DELLA CHIESA CATTOLICA CONTRO LA MAFIA


 COSA HA FATTO (E COSA NON FA) LA CHIESA CONTRO LA  MAFIA

 

Alcuni liceali, simpaticamente curiosi, mi hanno chiesto un parere sul ruolo della chiesa cattolica nella lotta al sistema mafioso. La risposta è semplice e complessa. Semplice perché, a mio avviso, le spettano i compiti  che tutte le organizzazioni della società devono svolgere; complessa perché questi  compiti  sono poliedrici, articolati, tentacolari.

In una società pluralistica, a differenza del passato, la chiesa cattolica non gode di  nessuna forma di  monopolio strategico: ciò che può, e deve, fare è sulla stessa linea  di altre agenzie educative (come le comunità ebraiche, islamiche, induiste, buddhiste; la scuola e l’università; i centri di studio e i laboratori di ricerca; le reti radiotelevisive e i giornali sia cartacei che on line) e di altre forme associative (dai partiti politici ai sindacati, dai movimenti alle organizzazioni del Terzo settore). Direi di più: la chiesa cattolica dovrebbe lavorare non solo come le altre aggregazioni sociali ma – per quanto possibile concretamente di volta in volta -  in cooperazione con esse. La forza della mafia sta nella sua capacità di infiltrarsi, trasversalmente, nei gangli delle istituzioni e della società: solo un coordinamento altrettanto trasversale dei cittadini decisi a liberarsene potrebbe sperare di riuscirci. Qua la radice della tragedia: la criminalità è (quasi sempre) organizzata, la legalità democratica è (quasi sempre) disorganizzata. 

Quali sono i livelli più rilevanti in cui si può srotolare un impegno incisivamente antimafioso? 

Li richiamo brevemente esemplificando, per ciascuno di essi, alcune modalità specifiche in cui la chiesa cattolica potrebbe declinarli.

Innanzitutto il livello della conoscenza: la mafia prospera all’ombra dei luoghi comuni e dell’approssimazione analitica. Va smascherata nella sua ideologia di base, ma anche monitorata nelle sue continue trasformazioni. Sin dagli anni della formazione  teologico-pastorale si dovrebbero moltiplicare dunque per preti e suore, catechisti e catechiste,  le occasioni di studio, di riflessione e di aggiornamento. 

Grazie all’arma dell’intelligenza si scoprirebbe  che la mafia è un soggetto ‘politico’ e che non sarebbe mafia se non avesse, dall’origine, un rapporto intrinseco con lo Stato. 

1 commento:

Maria D'Asaro ha detto...

Sintesi ineccepibile, grazie.